Dani ha scritto:
Un altro gruppo new entry per mè i Manowar, ero alla ricerca di un disco che ascoltavo 15 anni fa ma non ricordo il titolo, allora ne ho provato a prendere un paio che erano in offerta dei Manowar (il gruppo è quello ma il disco no).
Titoli?
Dei Manowar ho parlato pagine e pagine addietro in questo stesso topic, comunque i primi quattro lavori sono quelli che -imho- li rappresentano, poi non mi piacciono più, perchè si sono commercializzati, hanno terminato le idee e ripetuto se stessi.
Ecco il debutto, che uscì per Liberty (1982), contenente le storiche e classiche
Dark Avenger (con la narrazione di Orson Welles) e
Battle Hymn, oltre che al funambolico e velocissimo assolo di basso
William's Tale. Trattasi di album di metal classico, ad eccezione dei tre brani succitati, già in vena epica:
Il secondo disco, uscì nel 1983 per la indipendente Megaforce di John Zazula (la stessa casa discografica dei primissimi Metallica) ed è il capolavoro assoluto della band, uno degli album migliori del metal epico, a dispetto della copertina ridicola. La musica è molto heavy, cadenzata ed oscura; quest'album, l'unico tra i primi quattro ad essere privo dell'assolo di basso quale brano a se stante, segnerà una pietra miliare in questo genere; segnalare anche un solo brano da quest'album sarebbe impossibile, perchè sono tutti ottimi:
Perso anche il contratto con la Megaforce, nello stesso anno (1983) la band fece uscire Hail To England, negli U.S.A. su Manowar records (autoprodotto) e in europa per l'indipendente Inglese Music For Nations; anche questo, nonostante sia breve, è un album valido, che segue in parte quanto mostrato nel precedente, seppur non eguagliandolo: segnalo l'ottima opener
Blood of my enemies (che ricorda lo stile di Into glory ride),
Army of the immortals e la conclusiva
Bridge of death, lunga ed oscura come non mai:
Ed ecco quel che per me fu l'ultimo lp di valore del quartetto Newyorkese: Sign Of The Hammer, che uscì nel 1984 per la 10 records (l'etichetta specializzata per il metal della nota major Virgin); contiene dei classici stupendi, come
The Oath,
Thor The Powerhead, la stessa title track, ma anche
Mountain e la conclusiva
Guyana (cult of the damned):
Eric Adams era un cantante assai valido per questo genere, perchè possedeva una grande potenza, unita ad una tecnica superiore alla media di tanti vocalists del metal e ad una non indifferente capacità nell'interpretare la varie parti presenti nei brani. Gli assoli di Ross The Boss non erano virtuosi, ma comunque potevano dirsi validi per quanto concerne l'intensità ed il pathos. Joey de Maio invece non ha bisogno di presentazioni: la sua tecnica con il basso è fuori discussione, così come la prolifica vena compositiva (i brani sono praticamente tutti opera sua) peccato che il suo carattere egocentrico ed esibizionista lo portasse a mostrare con fastidiosa insistenza quanto fosse bravo con le quattro corde. Gli assoli di basso contenuti in Hail To England (Black Arrows) e Sign Of The Hammer (Thunderpick) sono inutili e fine a se stessi.
Ora (imho) come gruppo sono morti e sepolti da oltre 20 anni, ma i Manowar resteranno sempre nel mio cuore per questi primi quattro dischi.