Passo Abra Malaga in direzione Santa Maria
Lunedì siamo partiti per andare a Vilcabamba, un paesino sperso fra i monti peruviani, molto vicino al bacino delle Amazzoni. Siamo saliti al passo da cui parte la Megavalanche e siamo scesi in bici dalla parte opposta, percorrendo in sella circa 40 km e 2800 metri di dislivello prima su una strada asfaltata dalla dolce pendenza e che quindi ci lasciava ammirare il fantastico panorama andino, poi su una sterrata che si inoltrava sempre di più nella giungla. Al posto di muschi e ghiacciai c'erano alberi di banane e zanzare assassine che mi hanno sbranato polpacci e braccia, al posto di giacche e guanti eravamo in sella in canottiera.
Rob e Renè
Dopo una pausa presso delle belle rovine Inka da cui si potevano vedere in lontananza sia i monti imbiancati che la giungla - posto strategico come al solito - siamo risaliti in macchina per farci shackerare per circa 4 ore su una strada infame che ci ha portato appunto a Vilcabamba. Non saremmo in Sudamerica se non ci fossero imprevisti, così ecco che rimaniamo bloccati circa 2 ore perchè stavano ricoprendo la strada con un nuovo strato di terra, dopo la stagione delle piogge. La disorganizzazione e il caos sono state qualcosa di spassoso (se uno se la prende qui diventa pazzo). Ecco la procedura: un tir pieno di terra la versa in diversi mucchietti che bloccano la strada. Automobilisti disperati cercano di superarli e rimangono inevitabilomente bloccati, come noi.
Mierda!
Dall'unica casa nel giro di 5 km, posta proprio vicino ai mucchietti infami, vengono dati in prestito pale e picconi per liberare le macchine, che nel frattempo sono ancora più imprigionate dato che un altro tir ha scaricato terra dietro di loro. La signora della casa, furba, si è organizzata e ha cominciato a vendere angurie e bevande agli imprigionati. Solo due Toyota Corolla (modello sudamericano) ce la fanno a superare i mucchietti di terra, sui quali nel frattempo Rob e Renè si divertono a saltare, fino a quando un bulldozer spiana tutto e libera la scena.
Rob in piega
Arriviamo a Vilcabamba verso le 7 di sera, sotto una pioggia battente. Il posto è dotato ogni tanto di elettricità, cosa che decide sulla nostra salute. Infatti qui ci sono le docce modello Frankenstein (vedere report Bolivia), quelle dove l'acqua viene riscaldata da un motore elettrico posto direttamente sopra il rubinetto della doccia, con cavi semiscoperti che, se toccati dall'incauto docciando che ricoperto di shampo alza un po' troppo le braccia, danno una scossa elettrica in stile tortura di Rambo, con conseguente caduta dell'energia elettrica per tutto il paese (cosa successa a Renè). Ci infiliamo in branda sporchi e puzzolenti.
Il mattino vediamo finalmente dove siamo: montagne estremamente verdi e ripide ci circondano, doverse strade sterrate partono da qui per andare tutte su a passi oltre i 4000 metri. Gli Inka avevano qui uno dei loro ultimi rifugi, quindi le loro strade sono dappertutto e portano in ogni direzione, Macchu Pichu compreso. Il verde rigoglioso e l'umidità che sale dalla giungla mi preoccupano non poco per quanti riguarda il meteo, e infatti il pomeriggio sarà coperto e con rovesci sparsi. Per consolarci il nostro guidatore local (le strade sono troppo scassate per usare il nostro furgone), una volta arrivati in cima al secondo giro della giornata, tira fuori un sacchetto pieno di foglie di coca e così si fa simpaticamente merenda tutti quanti insieme.
Barrette energetiche peruviane a 4200 metri di altitudine
Alla sera Renè ci lascia, dato che il suo volo parte da Cusco il giorno sucessivo, e si imbarca su un viaggio notturno con un tassista (parola che vuole dire tutto e niente) dotato dell'indistruttibile Corolla. Noi andiamo di nuovo a letto con le galline: alle 8:30 si tira giù la tapparella.
Shuttle peruviano per strade particolarmente impervie
Stamattina sveglia alle 4:30 per beccare l'alba. Dopo aver sbattuto la testa contro il muro e aver raggiunto l'interruttore mi accorgo che non c'è la luce, così girovaghiamo fra cucina e bagno (è una cosa stile campeggio con delle camere al posto delle tende) alla luce dei cellulari, fin quando non si aprono le cataratte del cielo e comincia a piovere. Contrordine: tutti in branda, dove mi trovo adesso e vi sto scrivendo, in modo da portarmi avanti per quando torniamo nella civilizzazione. Appena la comitiva è sveglia ripartiamo in direzione Ollaytaytambo dove rimarremo fino alla fine del viaggio. Abbiamo infatti un paio di giri e salti da fare....
Hot chicks
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