La teoria che serpeggia per cui ora non bisognerà farsi più male per non impegnare soccorritori ed ospedali è pericolosa ed inaccettabile.
Questo discorso vale solo finché siamo in emergenza, invece noi amanti dell’outdoor stiamo diventando bersaglio, in generale, di infondati attacchi e processi alle intenzioni.
Premesso che gli sport di montagna sono quanto di più lontano dal covid possa esistere, è chiaro che con gli ospedali sotto pressione non esporsi a rischi è un obbligo morale che tutti devono rispettare.
Nessuno sa come evolverà l’emergenza, l’ipotesi largamente accolta è che tra qualche mesi le strutture sanitarie saranno esuberanti (temporaneamente o definitivamente nessuno lo sa) ma nel momento in cui essere saranno esuberanti, e l'attività all'aperto sarà legale, gli sceriffi autoproclamati del c…o non dovranno romperci le palle, e speriamo che tornino ad attenzionare i bagordi della vita mondana, lasciando in pace chi si va a fare il trail nel bosco o lo scialpinismo. Infatti, non si può definire a priori quale attività è rischiosa quale no, rischia più un demente imporvvisato a tutta caldara sulla carrareccia che un bravo guidatore che scende dallo Chaberton. L'outdorr per definizione è basato sull'autocoscienza, quindi o li vieti tutti, o li permetti tutti senza pregiudizi.
Il CNSAS serve per soccorrere chi va in montagna, non per portare le uova di pasqua a domicilio, chi ne ha bisogno ha diritto di ricevere soccorso senza sorbettarsi il coro dei moralizzatori.
Inoltre, imporre la mascherina a chi va in MTB nel bosco sarebbe un’offesa al buon senso in primis, e al ciclista a seguire.
Sono tutte misure demagogiche volte a prevenire invidie e ripicche da parte di chi fa sport non attuabili senza distanziamento, ma inutili.