Ma in discesa l'anteriore si alleggerisce da se???

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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Happykiller

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ADexu e chi prima di lui ha fatto una buona analisi anche se si possono riassumere queste teorie dicendo che in linea assolutamente teorica, l'alleggerimento dell'anteriore o del posteriore varia in funzione del rapporto tra attrito con l'aria e attrito col terreno.
Teoricamente può anche esistere una condizione limite in cui i due attriti si equivalgono e non c'è sbilanciamento dell'equilibrio.

Il consiglio "peso indietro" è sempre deleterio se non circostanziato.
Il consiglio corretto è: "peso centrale, quando freni o quando è ripido, arretra... e vai pianin pianotto se non sei tranquillo. Occhi aperti"
Poi se è proprio uno alle prime armi, gli devi far da guida, andar piano quanto pensi sia adeguato alle sue capacità, annunciargli tutti gli ostacoli... e se c'è qualcosa di particolare, fermarti un attimo prima e spiegargli come affrontare il "problema".
Un neofita non può cominciare ad imparare, partendo con insegnamenti sbagliati... altrimenti si vedranno (come in effetti si vedono) un sacco di gatti di marmo con bicioni, alle quali sono affidate tutte le speranze.

Il peso deve muoversi in modo che il vettore dal baricentro cada sempre nei intorni del punto medio tra l'impronta delle ruote a terra, tranne rare eccezioni.
Il corpo dev'essere un giroscopio in carne ed ossa. :-)
 

NicoB

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Purtroppo per dimostrare delle teorie si ha bisogno dei noiosi calcoli e formule. È chiaro che con l'esperienza uno non ha neanche il tempo per pensare a tutto questo scende e basta, spostando il corpo istintivamente in base alle circostanze.
Però capire le basi teoriche si possono impostare comportamenti corretti nella tecnica della guida.
Poi se a qualcuno la teoria e i calcoli matematici gli fanno venire il mal di stomaco non sono tenuti a fare commenti in merito.

Jack, rispondo solo perchè scrivi che non siamo tenuti a fare commenti in merito.
Secondo me il concetto è diverso. Se la teoria serve per determinare quale sia l'approccio pratico migliore da tenere (e sono perfettamente d'accordo sulla logica), in questo caso mi sembra che il modello non abbia portato a nessuna scoperta così eclatante da rivedere sensibilmente le abitudini di guida di nessuno.

Ossia: per quanto risulti che in determinate circostanze l'anteriore possa essere più leggero di quanto un non attento e poco scientifico approccio abbia fin d'ora determinato, non credo che le risultanze siano tali da indurre qualche biker a comportarsi differentemente dal solito.

I calcoli matematici non mi fanno venire il mal di stomaco, anzi. Io ci lavoro pure con la statistica e la matematica. Apprezzo veramente lo sforzo enciclopedico ma in questa specifica circostanza cosa ne è emerso? Qual'è il risvolto pratico?
A mio avviso nessuno. Ma veramente nessuno.

Detto ciò, questa non vuole essere né una polemica né una critica.
Però, quando per esempio sul lavoro mi rendo conto che la fatica spesa per dimostrare qualcosa è esponenzialmente superiore al valore aggiunto che la spiegazione stessa dà alla risoluzione del problema o alla dimostrazione di una teoria, lascio perdere. Non è né efficiente, né efficace e quindi anti-economico. Addirittura spesso rischia di confondere le idee.

In conclusione, a mio avviso, dopo 50 interventi e aver scomodato le menti più ingegnose del forum, non si è arrivati a quel punto che avrebbe determinato un utile contributo all'esperienza di guida nella pratica del nostro sport. Siccome la partenza è stata da "Rivoluzione Copernicana" (...l'anteriore che si alleggerisce in discesa...), la degna conclusione del topic sarebbe dovuta essere: "Bene, spostiamo tutti il naso aldilà del mozzo anteriore e guadagneremo in sicurezza e tempi di percorrenza. Fino ad ora abbiamo sempre sbagliato e il primo che adotterà questa tecnica sbaraglierà tutti i pro nelle gare di DH mondiali".

Ho esagerato negli esempi ma è giusto per capire cosa intendo.
 

antopeddis

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Quoto adexu quasi in tutto, tranne quando dice che:

- le forze d'attrito sono applicate nel punto di contatto tra ruota e terreno. Sono applicate in quel punto sono nel caso di bloccaggio della ruota, altrimenti son sempre applicate ai mozzi.

-si devono raggiungere velocità difficilmente raggiungibili per fare in modo che il momento generato dalla risultante delle forze d'attrito dell'aria (che ha un punto d'applicazione abbastanza lontano da terra, sicuramente sopra il manubrio) sia maggiore del momento delle altre forze d'attrito (che sono applicate ai mozzi), cioè in modo che l'anteriore si alleggerisca. Ecco secondo me questa situazione (quella che alleggerisce l'anteriore) è molto piu frequente di quanto si possa immaginare, direi 50 e 50. Ma ammetto che certe teorie, sia la mia che quella di adexu e altri, devono essere necessariamente supportate da numeri (non di facile risoluzione), altrimenti rimangono solo dei pareri, dunque tutti rispettabili e tutti altrettanto validi.

Per il resto quoto tutto.
 

BuckJack

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Jack, rispondo solo perchè scrivi che non siamo tenuti a fare commenti in merito.
Secondo me il concetto è diverso. Se la teoria serve per determinare quale sia l'approccio pratico migliore da tenere (e sono perfettamente d'accordo sulla logica), in questo caso mi sembra che il modello non abbia portato a nessuna scoperta così eclatante da rivedere sensibilmente le abitudini di guida di nessuno.

Ossia: per quanto risulti che in determinate circostanze l'anteriore possa essere più leggero di quanto un non attento e poco scientifico approccio abbia fin d'ora determinato, non credo che le risultanze siano tali da indurre qualche biker a comportarsi differentemente dal solito.

I calcoli matematici non mi fanno venire il mal di stomaco, anzi. Io ci lavoro pure con la statistica e la matematica. Apprezzo veramente lo sforzo enciclopedico ma in questa specifica circostanza cosa ne è emerso? Qual'è il risvolto pratico?
A mio avviso nessuno. Ma veramente nessuno.

Detto ciò, questa non vuole essere né una polemica né una critica.
Però, quando per esempio sul lavoro mi rendo conto che la fatica spesa per dimostrare qualcosa è esponenzialmente superiore al valore aggiunto che la spiegazione stessa dà alla risoluzione del problema o alla dimostrazione di una teoria, lascio perdere. Non è né efficiente, né efficace e quindi anti-economico. Addirittura spesso rischia di confondere le idee.

In conclusione, a mio avviso, dopo 50 interventi e aver scomodato le menti più ingegnose del forum, non si è arrivati a quel punto che avrebbe determinato un utile contributo all'esperienza di guida nella pratica del nostro sport. Siccome la partenza è stata da "Rivoluzione Copernicana" (...l'anteriore che si alleggerisce in discesa...), la degna conclusione del topic sarebbe dovuta essere: "Bene, spostiamo tutti il naso aldilà del mozzo anteriore e guadagneremo in sicurezza e tempi di percorrenza. Fino ad ora abbiamo sempre sbagliato e il primo che adotterà questa tecnica sbaraglierà tutti i pro nelle gare di DH mondiali".

Ho esagerato negli esempi ma è giusto per capire cosa intendo.
Capisco benissimo quello che intendi, con questo topic non avevo minimamente intenzione di stravolgere le tecniche di guida di ognuno di noi soprattutto quelle dei pro del DH che di discese ne capiscono qualcosa.
Il mio scopo era quello di chiarire quel dubbio che mi veniva fuori dallo schemino originario e per capire se questa circostanza poteva essere la causa di alcune esperienze vissute sul campo.
 

ADexu

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Il quesito era basato sulla differenza tra PIANO e DISCESA ed il fondo era considerato sterrato battuto, senza ostacoli e/o pietre etc. :il-saggi:

Le due cose non sono immediatamente confrontabili dato che a scendere su un piano inclinato ciò che ci accelera è la componente parallela al piano della forza peso e il trasferimento di carico all'anteriore è dato dalla coppia di forze definita dalla suddetta componente e dalla forza d'attrito delle ruote sul tereno che agiscono su un braccio pari alla distanza normale al piano inclinato fra asse dei mozzi e baricentro dell'insieme, che ha come conseguenza il fatto che si carichi maggiormente l'anteriore. Accelerare in piano significa che si pedala quindi la forza è quella generata dalla pedalata che possiamo definire applicata al pinto di contatto fra ruota posteriore e tereno mentre la forza peso non ha nessuna componente orizzontale dato che ci muoviamo su un piano, la coppia di forze allora è quella data dalla forza propulsiva della pedalata e l'inerzia dell'insieme applicata sempre al baricentro che si oppone a tale accelerazione, appicate su un braccio pari alla distanza normale al terreno fra il punto di contato a terra della ruota posteriore e il baricentro della massa, con conseguente trasferimanto di carico sulla ruota posteriore.
Al di la delle teorie basta fare delle semplici prove, ad esempio basta mettere la fascetta sullo stelo a contatto con i foderi in leggera discesa (assimilabile a un piano, ci serve perchè la bici non si fermi) e da qui, stando ben fermi in posizione, procedere verso una pendenza maggiore che poi scada in un piano o in una leggera salita, una volta arrivati a valle (senza frenare per non inficiare l'esperimento) basta guardare la fascetta e vedere se è salita sullo stelo, se si allora vuol dire che in discesa c'è stato un trasferimento di carico all'anteriore. In piano poi basta stare ben fermi in sella ma dare delle belle pompate sui pedali per notere che in quel momento la forcella si solleva a causa di un trasferimento di carico al posteriore (ma la cosa è più evidente ad esempio con una moto da cross).
 

ADexu

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- le forze d'attrito sono applicate nel punto di contatto tra ruota e terreno. Sono applicate in quel punto sono nel caso di bloccaggio della ruota, altrimenti son sempre applicate ai mozzi.

Si, hai perfettamente ragione, ma nel momento non potevo essere troppo preciso su tutto o a quest'ora non avrei ancora finito di scrivere il post, in quel momento stavo pensando alla possibilità di ribaltarsi in avanti e allora....




secondo me questa situazione (quella che alleggerisce l'anteriore) è molto piu frequente di quanto si possa immaginare, direi 50 e 50.

Su questo ho qualche dubbio, per alleggerire l'anteriore l'attrito dell'aria (bisogna anche vedere il punto di applicazione della risultante di questo attrito che sicuramente non coincide con il baricentro ma che possiamo verosimilmente supporre abbastanza vicino) dovrebbe essere tale che il momento generato da tale forza insieme alla risultante parallela al terreno della forza peso su un braccio di forza dato dalla distanza normale al terreno fra il punto di applicazione dell'attrito con l'aria e il baricentro vada a superare il momento generato dalla componente parallela al terreno della forza peso e l'attrito delle ruote applicato sulla linea dei mozzi appicate al braccio definito dalla normale al terreno fra l'asse dei mozzi e il baricentro.... non so se si capisce, insomma, ma perchè il momento che tende ad alleggerire l'vantreno sia tale occorre che la velocità sia maggiore di quella consentita dal solo scorrere a valle senza pedalare, dato che quando la forza d'attrito aerodinamica equivale alla componnte parallela al piano della forza peso queste due forze si annullano a vicenda e la bici non accelera oltre, procedendo con moto rettilineo uniforme. Nelle moto invece questo fenomeno di alleggerimento dell'anteriore dovuto alla resistenza aerodinamica è molto più evidente dato che puoi accelerare con una forza che supera abbondantemente l'attrito aerodinamico, non è detto che la cosa non accada anche in bici ma non certo lasciandola scorrere per un pendio, occorre pedalare forte e raggiungere velocità piuttosto elevate (a occhio azzarderei almeno 60 o 70 Km/h) perche la cosa possa essere avvertita... ma può darsi che mi sbagli e basti anche meno, io comunque fin'ora non me ne sono accorto.
Direi che è più verosimile che l'attrito con l'aria diminuisca il trasferimento di carico all'anteriore, ma non che arrivi ad alleggerirlo rispetto al procedere regolarmente in piano.
 

antopeddis

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Su questo ho qualche dubbio, per alleggerire l'anteriore l'attrito dell'aria (bisogna anche vedere il punto di applicazione della risultante di questo attrito che sicuramente non coincide con il baricentro ma che possiamo verosimilmente supporre abbastanza vicino) dovrebbe essere tale che il momento generato da tale forza insieme alla risultante parallela al terreno della forza peso su un braccio di forza dato dalla distanza normale al terreno fra il punto di applicazione dell'attrito con l'aria e il baricentro vada a superare il momento generato dalla componente parallela al terreno della forza peso e l'attrito delle ruote applicato sulla linea dei mozzi appicate al braccio definito dalla normale al terreno fra l'asse dei mozzi e il baricentro

Io direi che il braccio (rispetto al terreno)della forza dell'aria (semplifichiamo per non stare a scrivere il braccio della risultante delle forze d'attrito.....ecc) sta un bel po' piu in alto del baricentro, direi sicuramente sopra il manubrio. Dunque già questo aiuta e non poco. E poi, non è necessario che il momento dell'aria sia piu grande del momento stabilizzante (chiamiamo cosi tutti quei momenti che caricano l'anteriore) per alleggerire l'anteriore. Attenzione!! Se è piu piccolo, per esempio la metà, sta dimezzando il carico sull'anteriore. Se invece, come dici tu, è piu grande mi ribalta, mi impenna la bici e mi capotta. Dunque ripeto che per alleggerire l'anteriore non è assolutamente necessario che sia piu grande. Comunque, non posso darti torto su niente sino a quando non mi presento con numeretti. :medita:
 

ADexu

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non è necessario che il momento dell'aria sia piu grande del momento stabilizzante (chiamiamo cosi tutti quei momenti che caricano l'anteriore) per alleggerire l'anteriore. Attenzione!! Se è piu piccolo, per esempio la metà, sta dimezzando il carico sull'anteriore. Se invece, come dici tu, è piu grande mi ribalta, mi impenna la bici e mi capotta.

Sono stato prolisso nel definire esattamente ogno forza proprio per non perdere di vista niente, quella componente parallela al piano di scorrimento è solo una parte (una componente, appunto) della forza peso dell'insieme applicata al baricentro, il resto della forza che nelle discese è di solito la parte maggiore (a meno che il piano non sia moooolto inclinato, ma allora i problemi di stabilità sono ben altri...) è normale al piano del terreno e se per caso il baricentro è in posizione intermedia fra le due ruote questa componente andrà a suddividersi in parti uguali fra le due ruote (per essere più precisi la reazione del terreno sul punto di contatto delle due ruote avrà valore uguale) quindi la bici non si ribalta assolutamente, perchè ciò accada il momento dato dalla resistenza aerodinamica deve essere maggiore del momento dato dal trasferimento di carico all'anteriore per via dell'attrito più il momento dato dalla parte di forza peso normale al piano che grava sulla ruota anteriore e che ha per braccio la distanza parallela al terreno fra il punto di contatto sul terreno della ruota posteriore e il baricentro del sistema, quindi è impossibile che ci si ribalti all'indietro solo lasciando scorrere la bici su un piano inclinato, al limite si può azzerare il trasferimento di carico all'anteriore, al limite si può avere un piccolo alleggerimento della ruota anteriore (me nei casi reali ne dubito fortemente per via delle dimensioni dei bracci che genarano i due momenti contrapposti) ma più aumenta la velocità e più, proprio per via dell'attrito aerodinamico, diminuisce la risultante che fa accelerare la bici fino al punto di azzerarsi e far procedere il tutto di moto rettilineo uniforme..... insomma arrivi a un certo punto che raggiungi una certa velocità e mantieni quella, basta così (forza di attrito aerodinamico pari alla componente della forza peso paralella al terreno che fa avanzare la bici, in quel caso trasferimento di carico al'anteriore pari a zero ma non negativo)
 

Happykiller

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tutte queste teorie partono dal presupposo che il biker sia un gatto di marmo... che il moto sia uniformemente accelerato... che gli attriti siano quantificabili indiscriminatamente, ecc...
Quando mai queste ipotesi si verificano?!


Perché non spremiamo i nostri cervelli per dei calcoli più utili? tipo... con che angolo d'incidenza bisogna salire su un wallride, data una velocità e un'inclinazione del wall...

Questo è un calcolo utile, secondo me, perché va accuratamente studiato anche sul campo, per evitare scivolate ridicole o dolorose, se si entra troppo tangenzialmente sul wall.

Apriamo un topic su questo argomento, che ha un'applicazione pratica più concreta? che dite? ci sarà da scervellarsi non poco, sù, non demoralizzatevi! :-P
 

antopeddis

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quindi la bici non si ribalta assolutamente, perchè ciò accada il momento dato dalla resistenza aerodinamica deve essere maggiore del momento dato dal trasferimento di carico all'anteriore per via dell'attrito più il momento dato dalla parte di forza peso normale al piano che grava sulla ruota anteriore

Si, hai ragione, mi ero dimenticato delle reazioni a terra. Comunque, potremo rimanere gg a discutere senza che se ne venga a niente di concreto, perlomeno senza numeri alla mano.

Per haapykiller: cos'è un wallride? E poi, mi spiegheresti meglio il problema?
 

NicoB

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Su questo ho qualche dubbio, per alleggerire l'anteriore l'attrito dell'aria (bisogna anche vedere il punto di applicazione della risultante di questo attrito che sicuramente non coincide con il baricentro ma che possiamo verosimilmente supporre abbastanza vicino) dovrebbe essere tale che il momento generato da tale forza insieme alla risultante parallela al terreno della forza peso su un braccio di forza dato dalla distanza normale al terreno fra il punto di applicazione dell'attrito con l'aria e il baricentro vada a superare il momento generato dalla componente parallela al terreno della forza peso e l'attrito delle ruote applicato sulla linea dei mozzi appicate al braccio definito dalla normale al terreno fra l'asse dei mozzi e il baricentro

Continuo a rispettare sempre di più lo sforzo ma a ritenerlo sempre più inutile.

Due proposte:
1. si scende a livello pratico e si da un senso alla discussione sfruttando le immani competenze teoriche di voi tutti
2. si sposta il topic in un forum di fisica nucleare

Propenderei per la prima :-)
 
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BuckJack

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Continuo a rispettare sempre di più lo sforzo ma a ritenerlo sempre più inutile.

Due proposte:
1. si scende a livello pratico e si da un senso alla discussione sfruttando le immani competenze teoriche di voi tutti
2. si sposta il topic in un forum di fisica nucleare

Propenderei per la prima :-)

Quoto per la prima proposta! :-|
Lo so, ho messo in piedi io sta baracca che sta diventando un grattacielo e poi......:artista:
 

Happykiller

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potremo rimanere gg a discutere senza che se ne venga a niente di concreto, perlomeno senza numeri alla mano.
Non c'è teoria che possa migliorare la sensibilità del biker nel muoversi come un giroscopio. Non c'è storia.

Una teoria serve per risolvere un problema irrisolto o per spiegare e codificare una serie di circorstanze pratiche o per estendere il campo d'applicazione di un'azione in altri ambiti.... oppure per perdere tempo in astrazioni fine a se stesse.

Parlando di situazione pratica più simile alla teoria del gatto di marmo su discesa liscia, quand'anche si venisse a formulare una teoria esatta e indiscutibile, la reazione sarebbe... "embé!? ad andar dritti sul liscio c'erano problemi?"

Non per fare i disfattisti, ma a veder tanti cervelli che si prodigano a cercar di dimostrare cose superflue, mi sembra un po' uno spreco... soprattutto quando, volendo dilettarsi nei calcoli, ci sono altre cose pratiche nel campo della guida della MTB, che potrebbero essere aiutate da un supporto teorico.

Per happykiller: cos'è un wallride? E poi, mi spiegheresti meglio il problema?
Naturale:
wallride.jpg


Artificiale:
http://www.folsom.ca.us/images/Departments/ParksAndRec/BikeTrail/WallRide.JPG
(non attacco l'immagine intera, perché è enorme)

Il problema è l'equilibrio di forze che ti tiene sù. Se non si ha abbastanza forza centrifuga, l'aderenza viene meno e si scivola giù.

Spesso l'ingresso ai wallsride è piuttosto ampio e sbagliare a prenderli non è difficile.
Solitamente, più li si va a prendere con un'incidenza accentuata (più perpendicolarmente), si ha una maggiore forza centrifuga e non si scivola giù, ma non sempre questo è possibile.

Sarebbe interessante determinare una formula che tenga presente dei parametri in gioco e determini qual è l'angolo minimo per salir su un wallride con determinate caratteristiche, senza cadere.

Poi si può fare una bella tabellina in excel e calcolare l'angolo nelle varie situazioni che si hanno in mente, per poter arrivare in loco preparati e scegliere la traiettori corretta, per sfruttar al meglio il wall, senza scivolar giù.
I parametri sono:
- [P] Peso biker+bici
- [v] velocità all'ingresso
- [a, b] dimensioni del wall
- [teta] inclinazione del wall rispetto alla verticale (z) [rotazione intorno a x]
- [alfa e beta] inclinazione della traiettoria rispetto al wall (prendendo come riferimento orizz e vert, non il piano del wall, ad esempio)
- [c] coefficiente d'attrito del wall con gli pneumatici (trascurabili tutti gli altri attriti)
- [r] raggio di curvatura della rampa che raccorda il sentiero e wall lungo la traiettoria.

Le ipotesi sono:
- superficie del wall piana;
- altri attriti trascurabili.

(dopo pranzo spiego meglio cosa va dimostrato):celopiùg:
 

antopeddis

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Guarda, non per fare polemica, davvero, ma risolvere con la teoria il caso del Wallride serve quanto risolvere il caso dell'anteriore. Mi spiego. Cio che domina in queste situazioni è l'intuizione. Cioè, tutti i calcoli teorici di momenti ribaltanti, momenti stabilizzanti, attriti, forze centripete (la forza centifuga è una forza apparente, non esiste), il nostro cervello è in grado di svolgerli, tra l'altro in tempi brevissimi (frazioni di sec), e di spostare i pesi in modo da restare in equlibrio. Quasi tutti noi (chi piu chi meno) è in grado di stare in equlibrio sulla bici in svariate situazioni, e questo a livello teorico significa fare tanti, ma tanti, ma tanti, complessi calcoli teorici( nonstante si adottino svariate semplificazioni), che in pochi riuscirebbero a farli (con l'ausilio di computer, sia chiaro). Il nostro cervello ci riesce, la prova è il fatto che stiamo in equlibrio, ma non siamo in grado assolutamente di metterli in pratica(cioe scrivere le equazioni). Quinidi, in sostanza, conoscere la teoria, serve a quasi niente (a meno di errori madornali tipo in curva spostare il peso tutto in dietro ecc), in quanto non puoi stare li a misurare angoli, forze, bracci, momenti, attriti, velocità del vento, direzione del vento, ecc ecc ecc. La teoria serve solo in linea di massima, molto massima.
Tant'è vero che Nicob, per esempio, trascura la teoria e magari sulla bici è piu bravo( ha l'intuizione necessaria a stare in equlibrio) di adexu che invece magari ha certe basi teoriche, e sa cosa succede, a livello teorico, in certe situzioni. Dunque se vogliamo disquisire con la teoria, ben venga, io sono un appassionato (nonchè professionista in un certo senso), ma coscienti del fatto che ai fini pratici servirà a pochissimo, quanto il caso dell'anteriore.
Teoria?? Bene, fuoco alle caldaie.....
 

Happykiller

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Visto che per andar dritto su una superficie liscia il cervello non è che debba far chissà che calcoli, mentre per far un wallride due conticini a spanne te li fai, pensavo fosse più costruttivo trovare una formula che almeno sulla carta mi desse un'indicazione di massima su come prendere un wallride senza spalmarmi come la marmellata.

A intuito ho fatto dei wallride anche sotto la pioggia su un lastrone di ardesia e non son caduto e faccio volentieri tutti i wall che mi capitano a tiro... però certe volte mi capita di scivolare, per lo più su tavolati molto lisci... e mi dico "eccheccazz", qualcosa evidentemente ho sbagliato a calcolare.
Insomma, se vedo un tavolato molto liscio e l'angolo d'incidenza della traiettoria non è tanto perpendicolare, vorrei poter stimare meglio l'opportunità di affrontare il wallride o tirar dritto e farlo il giro successivo, cambiando traiettoria.

Sicuramente con prove empiriche si otterrebbe un risultato migliore, come nel caso della discesa dritta... ma anche solo per statistica, è molto più difficile (o quanto mento lungo) avere un paniere di esperienze tale da poter affrontare qualsiasi tipo di wallride, con la certezza di non cadere.
Ad andare dritti sul liscio invece...


Insomma... dove l'istinto non ha modo di costruirsi con l'esperienza, in tempi ragionevoli, un aiuto teorico non sarebbe inutile.

Cioé, se a 18km/h voglio salire su un wallride 2x5m inclinato 15° dalla verticale, piuttosto liscio, con un raggio di raccordo di 2m, vorrei sapere se è sensato avvicinarmi con una traiettoria a 30°, per tirare una bella parabola alta, oppure se con 30° scivolerei, o se con 30° devo ridurre le ambizioni....
O viceversa, data tavola e traiettoria, sapere a che velocità devo prendere il wall per tirare al limite... se basta andar più forte per non scivolare, ecc...

insomma... non so voi, ma ci son variabili che a spanne mi vien difficile calcolare.
Se avessi una tabellina o dei grafici che mi dessero un'idea esatta del rapporto tra le variabili, con le dovute approssimazioni, sul campo avrei un'idea più chiara di come risolvere un problema pratico.
o-o
 

BuckJack

Biker ciceronis
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Visto che per andar dritto su una superficie liscia il cervello non è che debba far chissà che calcoli, mentre per far un wallride due conticini a spanne te li fai, pensavo fosse più costruttivo trovare una formula che almeno sulla carta mi desse un'indicazione di massima su come prendere un wallride senza spalmarmi come la marmellata.

A intuito ho fatto dei wallride anche sotto la pioggia su un lastrone di ardesia e non son caduto e faccio volentieri tutti i wall che mi capitano a tiro... però certe volte mi capita di scivolare, per lo più su tavolati molto lisci... e mi dico "eccheccazz", qualcosa evidentemente ho sbagliato a calcolare.
Insomma, se vedo un tavolato molto liscio e l'angolo d'incidenza della traiettoria non è tanto perpendicolare, vorrei poter stimare meglio l'opportunità di affrontare il wallride o tirar dritto e farlo il giro successivo, cambiando traiettoria.

Sicuramente con prove empiriche si otterrebbe un risultato migliore, come nel caso della discesa dritta... ma anche solo per statistica, è molto più difficile (o quanto mento lungo) avere un paniere di esperienze tale da poter affrontare qualsiasi tipo di wallride, con la certezza di non cadere.
Ad andare dritti sul liscio invece...


Insomma... dove l'istinto non ha modo di costruirsi con l'esperienza, in tempi ragionevoli, un aiuto teorico non sarebbe inutile.

Cioé, se a 18km/h voglio salire su un wallride 2x5m inclinato 15° dalla verticale, piuttosto liscio, con un raggio di raccordo di 2m, vorrei sapere se è sensato avvicinarmi con una traiettoria a 30°, per tirare una bella parabola alta, oppure se con 30° scivolerei, o se con 30° devo ridurre le ambizioni....
O viceversa, data tavola e traiettoria, sapere a che velocità devo prendere il wall per tirare al limite... se basta andar più forte per non scivolare, ecc...

insomma... non so voi, ma ci son variabili che a spanne mi vien difficile calcolare.
Se avessi una tabellina o dei grafici che mi dessero un'idea esatta del rapporto tra le variabili, con le dovute approssimazioni, sul campo avrei un'idea più chiara di come risolvere un problema pratico.
o-o
Scusa, credo che questo tema sia da affrontare in un topic dedicato non credi?? Così si confonderebbero le idee... :nunsacci:
 

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