Intervista al CT della nazionale Antonio Silva

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madmik83

Biker urlandum
21/9/03
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milano
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molte discussioni sono legate al fatto che esistono o meno piste, che la federazione vede solo i bitumari (mamma che disonore pedalare, sia mai!!) che ci vuole un circuito nel circuito del circuito, ma quanti si allenano veramente e seriamente?quanti dedicano parte della giornata a pedalare, provare, testare ecc ecc??quanti prendono la bici da corsa e vanno a fare salite o km?quanti vanno a spingere e girare nei secret spot??
quanti hanno una tabella di lavoro in palestra?quante discese fate in settimana? quanti km sulla bici da corsa o xc??

sono davvero curioso...

sapete perche in uk vanno cosi forte anche senza le piste??perche quando escono da lavoro vanno in bici e nn stanno a scrivere e dibattere sull'esistenza o meno delle piste!!
 

neuro

Biker extra
14/9/04
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Piacenza
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molte discussioni sono legate al fatto che esistono o meno piste, che la federazione vede solo i bitumari (mamma che disonore pedalare, sia mai!!) che ci vuole un circuito nel circuito del circuito, ma quanti si allenano veramente e seriamente?quanti dedicano parte della giornata a pedalare, provare, testare ecc ecc??quanti prendono la bici da corsa e vanno a fare salite o km?quanti vanno a spingere e girare nei secret spot??
quanti hanno una tabella di lavoro in palestra?quante discese fate in settimana? quanti km sulla bici da corsa o xc??

sono davvero curioso...

sapete perche in uk vanno cosi forte anche senza le piste??perche quando escono da lavoro vanno in bici e nn stanno a scrivere e dibattere sull'esistenza o meno delle piste!!

Esatto!!
 

SAD

Biker grossissimus
1/2/07
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†▲†▲†
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molte discussioni sono legate al fatto che esistono o meno piste, che la federazione vede solo i bitumari (mamma che disonore pedalare, sia mai!!) che ci vuole un circuito nel circuito del circuito, ma quanti si allenano veramente e seriamente?quanti dedicano parte della giornata a pedalare, provare, testare ecc ecc??quanti prendono la bici da corsa e vanno a fare salite o km?quanti vanno a spingere e girare nei secret spot??
quanti hanno una tabella di lavoro in palestra?quante discese fate in settimana? quanti km sulla bici da corsa o xc??

sono davvero curioso...

sapete perche in uk vanno cosi forte anche senza le piste??perche quando escono da lavoro vanno in bici e nn stanno a scrivere e dibattere sull'esistenza o meno delle piste!!


Tutti gli agonisti dovrebbero e credo facciano quello che hai elencato...

forse è per quello che c'è una strage di amatori...
 

madmik83

Biker urlandum
21/9/03
560
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milano
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nn puoi presentarti , o meglio puoi, ma nn puoi poi chiedere di portare avanti un movimento, a una gara girando magari 30gg in un anno....perche se metti 52 settimane qlc non puoi per vari impegni restano una 40ina di domeniche, togli qlc domenica di gara e hai fatto la frittatta...e pensare di fare risultati e magari innalzare il tuo livello!!!!
ci vuole tempo dedizione e sudore, lo sappiamo tutti, ma senza questi per un n numero di volte alla settimana, non si va da nessuna parte!!
 

DOGO

Biker delirius tremens
13/7/05
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V3n4

Biker ciceronis
1/6/06
1.489
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Como
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Vena....mi incolleresti (magari in word) il testo dell'articolo: il firewall della mia azienda me lo blocca...).

FONTE MTBNEWS:

Il finale di stagione è il momento ideale per tirare le fila del lavoro svolto, dando un’occhiata ai progetti futuri, alla stagione alle porte e alla preparazione invernale.
Scambiamo quindi due parole con Antonio Silva, direttore tecnico del settore abilità - che comprende downhill, four-cross, BMX e trial - della Nazionale italiana di mountain bike, per tentare di disegnare un ipotetico bilancio di fine anno. Silva, oltre a ricoprire un ruolo che lo mette a contatto con tutti i più forti atleti in Italia e nel mondo, fa trasparire la passione che lo ha portato ad abbandonare tutto per mettersi a disposizione della Federazione e dei suoi atleti al cento per cento.
La scadenza del quadriennio olimpico e degli incarichi federali è alle porte: «I programmi per il prossimo anno li ho stilati e presentati in FCI - commenta Silva - bisogna però vedere se verranno approvati in consiglio, e soprattutto se toccherà a me portarli avanti».
Cerchiamo di valutare i risultati degli italiani a livello internazionale: nel complesso, valuti positivamente la stagione?
Siamo partiti con l’intenzione di lavorare sui giovani, soprattutto a livello internazionale, perché è risaputo che i team - tantopiù quelli italiani - puntano maggiormente sugli élite, perché sono quelli che possono garantire un migliore risultato. A fine stagione si è aperta la squadra nazionale ad alcuni élite, per permettere loro di effettuare alcune trasferte costose, mettendo così a frutto l’impegno di una stagione.
Se andiamo a vedere i risultati dei singoli atleti, abbiamo avuto una flessione in coppa del mondo rispetto allo scorso anno, in buona parte dettato dal fatto che il livello medio degli atleti della world cup si è alzato. I fattori principali sono due: l’ingresso di tanti buoni atleti che non frequentavano normalmente la coppa e l’innalzamento del livello dei top rider, che è cresciuto e si è livellato verso l’alto. Proprio per questo, Sam Hill non ha più spadroneggiato e ha avuto avversari più che validi. Tutto questo non finisce di stupire, perché anno dopo anno vanno tutti sempre più forte: bisogna capire quale sarà il livello limite.
Discorso differente per il mondiale e l’europeo. Noi italiani non abbiamo potuto giocare realmente in casa, perché i tracciati di Commezzadura e Caspoggio hanno aperto una sola settimana prima dei due eventi; all’estero, quando hanno occasioni simili, preparano le gare con molto anticipo. Nonostante questo, i risultati ci sono stati: Marco Milivinti ha fatto un risultato eccezionale in entrambe le gare, Alan Beggin, nonostante non sia pienamente soddisfatto, ha migliorato i piazzamenti iridati degli ultimi anni.
A livello generale, ho notato una maturazione, di testa e di intenti, da parte degli atleti che fino a pochi anni fa non c’era: gli élite erano molto simili agli amatori, mentre attualmente la differenza non la fa soltanto il tesserino, ma l’impegno e la professionalità.
All’inizio degli anni ‘90, l’Italia era tra i Paesi da battere nelle discipline veloci. Oggi come allora, il settore ciclistico italiano, in tutte le altre discipline, è il top a livello internazionale. Quali sono le motivazioni di questa ormai cronica mancanza di risultati?
Dopo il periodo d’oro, la discesa in Italia è diventata un fatto prettamente amatoriale.
Bisogna premettere che la discesa di 12 o 15 anni fa non è la stessa di oggi: attualmente è molto più fisica, e soprattutto più tecnica. E’ quasi un altro sport.
Poi c’è da dire che i grossi campioni degli anni ‘90 venivano da altri sport: Corrado Hérin dallo slittino, Paolo Caramellino dal motocross, Giovanna Bonazzi sciava. Probabilmente c’è stata una convergenza verso il nostro sport di atleti da altre discipline “pseudo-estreme”. Proprio al momento giusto: c’era un alone di entusiasmo perché gli sponsor rispondevano, c’è stato un grandissimo team come Sintesi che si muoveva con mezzi incredibili. Tutto ciò ha creato un clima positivo che ha permesso di far nascere determinati campioni. Negli anni seguenti, all’estero hanno progredito, mentre il nostro movimento si è seduto sugli allori. Anche quando correvo io, si è sempre voluto tutelare il numero complessivo e non il livello degli atleti. Adesso recuperare terreno è dura, anche perché gli altri continuano a correre.
Come si possono migliorare i percorsi in Italia?
Abbiamo iniziato a migliorare i percorsi italiani da un paio di anni, o almeno a cercare di farlo, con l’aiuto di qualche organizzatore collaborativo. Ci siamo resi conto di aver cambiato veramente qualcosa quando sono partite le critiche degli amatori: è stato sufficiente incrementare, nemmeno di tanto, la tecnicità dei percorsi, per far sì che subito si sia sollevato un coro di reclami da parte dei tanti che hanno un livello tecnico medio-basso. Abbiamo tentato di mediare la cosa con le varianti, ma anche questa novità è stata accolta in modo poco positivo, perché l’amatore vuole confrontarsi sulla stessa pista dell’agonista: ma non posso abbassare il livello di una pista che deve aiutare Beggin e Milivinti a crescere per favorire un amatore che fa due gare all’anno.
Lo zoccolo duro della discesa italiana erano e sono tutt’ora gli amatori, ma sembra che esistano solo loro. Il nostro è uno sport tecnico. Se vogliamo crescere, per forza dobbiamo rendere più tecnici i nostri percorsi, non certo riservandoli ai migliori, ma con il criterio della progressività e delle varianti sui percorsi e con un meccanismo di selezione nelle gare regionali per accedere a quelle nazionali, su percorsi selettivi e di livello internazionale.
Si alza il livello in Italia portando gli stranieri qui o andando a correre all’estero?
Entrambe le soluzioni sono valide: portando gli stranieri in Italia si fa crescere l’immagine della discesa italiana, per alzare il livello tecnico occorre andare a correre all’estero, dove il livello medio è più alto e il confronto viene fatto con atleti più forti. Sono due cose che aiutano, in un senso e nell’altro.
A livello generale, cosa dovrebbe fare il downhill per diventare uno sport “di primo pelo”?
E’ fondamentale trovare i modi e le strade per pubblicizzarlo e farlo conoscere il più possibile. La spettacolarità c’è: tutte le volte che il downhill è riuscito ad uscire allo scoperto, la gente lo ha apprezzato. Ricordo, quest’anno in Val di Sole, i commenti di Alessandro Fabretti e Davide Cassani, che hanno seguito la telecronaca dell’evento, e si dicevano stupiti del numero eccezionale di messaggi e di email ricevuti dopo il passaggio dell’evento sportivo in televisione: quando c’è un riscontro così ampio, significa che c’è molta gente che non solo lo ha seguito, ma si è fermata per guardarlo e lo ha apprezzato. Anche Fabretti ha riconosciuto che il downhill è quel tipo di disciplina che, se ci capiti per caso, ti fermi a guardarla fino alla fine, perché “acchiappa”.
Bisogna creare più occasioni di passaggio, ma purtroppo è costoso per uno sport che non è ritenuto tra quelli degni di fare audience. Trovare il modo per uscire più frequentemente in tv può portare a cambiamenti radicali.
In particolare in Italia, bisogna crearsi un’immagine: l’ambiente è ancora troppo amatoriale, da sagra di paese, le gare non hanno colore, gli organizzatori devono curare anche la “facciata”, e gli atleti la propria serietà, per avere tutte le carte in regola per crescere.
Nel caso dell’esordio della BMX alle Olimpiadi, si è notato un accanimento verso questo sport da parte di molti giornalisti sportivi italiani, mentre gli stranieri si sono dimostrati più interessati e “tolleranti”. Come valuti questo comportamento?
Purtroppo, in Italia il ciclismo è quello su strada: su asfalto o al massimo sul parquet dei velodromi.
A me fa piacere che i giornalisti tradizionali si siano schierati contro il BMX, perché vuol dire che si sono resi conto che il BMX può diventare pericoloso e cambiare il ciclismo. E’ una situazione che stiamo vivendo su diversi fronti, non solo su quello della stampa: prima non ci considerava nessuno, adesso si preoccupano di sminuire i nostri movimenti, il movimento del BMX, del downhill, del trial, che stanno avendo uno sviluppo enorme. Sono tutte discipline che sono state sotto le braci, è il momento buono di buttare qualcosa sul fuoco: è ora.
Dopo aver parlato di BMX, è inevitabile passare al four-cross…
E’ un altro grossissimo problema italiano, perché non essendoci impianti, non c’è movimento. Qualche BMXer ha messo timidamente il naso nella disciplina, ma si è subito reso conto che non è BMX, e molti sono rimasti scottati. Ci sono sì i salti e le curve paraboliche, ma c’è un fondo irregolare, ci sono curve senza sponda, contropendenze e ostacoli naturali come rocce e tronchi: anche il 4X ha subito molti cambiamenti negli ultimi anni.
Venendo alla Nazionale, abbiamo recuperato Livio Zampieri: ha un carattere incredibile, una volontà che non è d’acciaio, ma di più, è impressionante. E’ già tornato a lavorare sodo, anche in BMX. Resterà una carta importante per la prossima stagione, da affiancare a qualche giovane che quest’anno a Rossana, al campionato italiano, ha debuttato nel four-cross, e non gli è affatto dispiaciuto.
Parliamo quindi di giovani: fai qualche nome che ritieni promettente.
Qualche carattere interessante c’è: è uscito quest’anno dagli junior un gruppetto di atleti che, pur avendo bisogno di lavorare ancora tanto per essere competivo a livello internazionale, può arrivare a buoni risultati in breve tempo.
C’è un po’ di vuoto tra gli junior e gli allievi del prossimo anno, mancherà il ricambio naturale. Rimarrà junior Andrea Gamenara, che è un personaggio molto valido: è un ragazzone, ma se trova convinzione in ciò che fa ha certamente buoni numeri; arriverà in questa categoria Pietro Caire, giovane in costante crescita. Tra i neo under 23 troviamo Edoardo Franco, in regolare e progressivo miglioramento; vorrei vedere anche Davide Don dopo una stagione di lavoro, perché ha praticamente appena iniziato a correre: ha dalla sua un fisico che, se lavorato e costruito, può diventare eccezionale. Marco Bugnone è passato quest’anno a confrontarsi con gli élite, e si è dimostrato subito competitivo a livello nazionale: può diventarlo anche all’estero, il suo obiettivo non può non essere quello di entrare tra i primi dieci.
Poi c’è un buon gruppo negli esordienti, Francesco Colombo, Gianluca Vernassa, Carlo Caire… Dobbiamo sperare nel futuro.


Fonte MTBNEWS
 

Walks-Astray

Biker grossissimus
21/8/05
5.747
-2
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40
Londra
www.imperialcollege.ac.uk
hei walks,
6 sparito? ...o ci 6?
con quale ente 6 tesserato?
cià mig:prost:

ciao? chi sei? come ti chiami? che numero di scarpe porti? qual'è il tuo piatto preferito? quanto fa 2 alla sesta? tappati un occhio e leggi questo cartellone

ti preme proprio eh : D

cmq frasi lapidarie a parte la discussione 4x si / 4x no non è banale
si, si racconta di casi in cui "quella volta..." ci fu un sorpasso
casi, perlappunto, non routine

inoltre ci sono tutti i problemi connessi con il fatto che chi fa 4x solitamente fa anche DH, ma i due sport, per arrivare ad un certo livello, hanno requisiti tecnici e fisici piuttosto diversi, finendo per escludere dalla competizioni chi cerca di fare entrambe... anche qui ci sono eccezioni sicuramente, ma sono "casi" perl'appunto e non certo la regola

queste sono solo le prime due cose che mi vengono in mente, ma sufficienti a creare scenari, FREQUENTISSIMI, tipo:
siamo una gara di dh, ci viene abbinata anche una gara di 4X
la maggior parte di quelli che fanno DH si iscrivono anche alla gara di 4X
si iscrive anche uno che non fa la gara di DH e che magari fa gare di BMX
partenza al cancelletto, il bmxaro dà 10 metri a tutti alla terza pedalata, entra nella prima curva per primo e si forma il trenino
se il bmxaro non commette errori madornali vince... perchè la pista, per chi è in testa, non presenta difficoltà tecniche particolari, nemmeno per un rider di bmx

già sarebbe diverso se la pista presentasse difficoltà tecniche specifiche del mondo della MTB, ma questo genere di difficoltà è particolarmente pericoloso se affrontato da più rider contemporaneamente che rischiano di toccarsi e sbilanciarsi l'un l'altro... di conseguenza l'abilità tecnica in una gara di 4X è sempre meno vantaggiosa dello scatto possente al cancelletto

di conseguenza, secondo me, il 4X è carino e divertente per chi partecipa, ma non è uno sport equo se abbinato alle gare di DH, e non è uno sport emozionante da vedere se non è equo
 

DOGO

Biker delirius tremens
13/7/05
11.792
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Milano
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ho provato a fare la variante crc della dh di morzine
Quanto è bella quella variante!

vai in francia e ti sale la depressione. è vero che il livello medio è molto più alto del livello medio italiano..

La prima cosa che balza all’occhio è:
- il livello del biker medio molto più alto del nostro
- il livello di bighe pregiate ed ultimo modello molto più basso della nosta media.

In Italia capita spesso che il biker medio sia molto più attento alla biga nuova, piuttosto che a capire come e dove quella che ha sia da “far rendere meglio”…

quei tanti che ogni estate vanno in Francia
Ti stimo Alba! 
Domanda (a tutti): in francia, subito sotto Avoriaz, venendo da Morzine e per proseguire verso il versante svizzero, mi sono imbattuto in una DH (ancora con il fettucciato) da brividi (partenza su rocce e pietre, con un road gap finale…ed una pietraia, sulla sx, nel tratto intermedio, che pareva essere terreno lunare)…di che DH si trattava?

...ciao alberto,
tento di spiegarmi meglio.
visto che tu hai visitato le strutture d'oltralpe, visto che conosci (per forza di cose) le nostre realtà da quando esiste la dh (6 una "memoria storica"), puoi facilmente fare dei confronti con il passato.
puoi dirmi/ci, per esempio, cosa modificheresti a caldirola per rendere la pista più moderna?:

Perdona l’intrusione, ma ad esempio a Caldirola (pista 3, Nuova) manca una sessione veramente scassata, è tutta diritta, c’è una linea “efficace”…
La pista “due” (road gap), ha le curve, ma è troppo liscia (tranne il bosco finale, quello che c’era prima del mega panettone finale): secondo me era utile per imparare a dare gas.
Per imparare ad andare forte, a mio parere è più utile la parte alta della pista numero uno, ossia quella vecchissima, quella dove ci sono più linee e si passa in contropendenza sulle radici, per poi dover impostare curva e controcurva…




Problema Italia (secondo me):
- a mio parere le piste che frequento (e può essere che ne abbia viste poche) mi sembrano povere di curve;
- sono spesso lente;
- sono poco scassete (in italia mancano le pietraie serie).

Basti pensare alla DH di Morzine…ed anche Pila diventa una pista “poco più che sufficiente”…

NB: per favore…evitiamo frasi del tipo “visto che parlate, andate a costruire le piste”…non ho mai visto lo sci crescere perché gli sciatori si battono le piste, o i piloti di motociclismo costruirsi i tracciati, e così via…il problema è proprio quello che non vi sono investimenti….ed una pista come Caldirola (o Vigezzo), se non vi fosse l’impegno personale dei tracciatori, non esisterebbero nemmeno (quindi è ovvio che, in assenza di una organizzazione alle spalle, si resti aggrappati al buon impegno di tanti amatori che tracciano la domenica ed il lunedì vanno a lavorare).
 

V3n4

Biker ciceronis
1/6/06
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Como
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Domanda (a tutti): in francia, subito sotto Avoriaz, venendo da Morzine e per proseguire verso il versante svizzero, mi sono imbattuto in una DH (ancora con il fettucciato) da brividi (partenza su rocce e pietre, con un road gap finale…ed una pietraia, sulla sx, nel tratto intermedio, che pareva essere terreno lunare)…di che DH si trattava?


Pista di Montriond di Coupe de France : dicasi gara con maggiori infortuni registrati...

Come pista è veramente incazzata, ma anche fin troppo periocolosa in alcuni passaggi...anche perchè praticamente sempre viscida!
 

DOGO

Biker delirius tremens
13/7/05
11.792
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Milano
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Pista di Montriond di Coupe de France : dicasi gara con maggiori infortuni registrati...

Come pista è veramente incazzata, ma anche fin troppo periocolosa in alcuni passaggi...anche perchè praticamente sempre viscida!

Però che bella che è!
Ricordo quando entrai nel boschetto a dx..quello che subito porta alla pietraia rocciosa peggiore mai vista prima...(quella con il materasso tra due rocce...)...che paura!
 

miguelon

Biker urlandum
27/4/06
503
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vicenza
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ciao? chi sei? come ti chiami? che numero di scarpe porti? qual'è il tuo piatto preferito? quanto fa 2 alla sesta? tappati un occhio e leggi questo cartellone

ti preme proprio eh : D

non voglio "entrare" nella tua privacy, ci mancherebbe, ti ho fatto solo delle domande tecniche
(non ti ho chiesto il nome, il n° delle scarpe e nemmeno se porti il tanga o le coulotte piuttosto dei boxer, non ti ho fatto domande di matematica e nemmeno di geografia) ...per capire da che parte stai, che tipo di biker 6! tutto qui.
miguelon
 

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