Confesso che mi ero abituato benino.
Ho avuto delle uscite "fredde", ma le giornate erano splendide, e io mi sentivo tutto gasato dal sole, sembrava che l'estate non finisse mai.
E poi è arrivata la ristrutturazione della casa, e insieme la pioggia.
Da bravo soldato, ho marciato compatto verso ogni concepibile negozio/magazzino/outlet/showroom alla ricerca del parquet perfetto, confrontandomi con la sciura su differenze di colore impercettibili, mentre il registratore mentale di cassa girava a pieno regime. Ma sabato mattina no, ca**o. Sabato, cascasse il mondo, esco in bici.
Tuttavia, il tempo è tiranno. Nel primo pomeriggio di sabato è previsto un incontro di orientamento della scuola dei ragazzi, ed a seguire l'ennesima visita al parquettista di turno. Se si vuole fare un giro decente, tocca partire presto.
Mi accordo con gli amici, che alla mia pretesa di partire alle 8 e 30 declinano in massa. F., l'unico sopravvissuto, accetta di partire alle 9. E quindi alle 9 sono al Parco della resistenza, che giro avanti e indietro lungo i vialetti per scaldarmi. Visto il fresco andante, ho messo i calzoni lunghi, ma la maglia è ancora intermedia. Ho qualche brivido.
Sono le 9. Ora le 9,10. Friggo di impazienza. Ma dove sta F. ? Già le 9,15 ... ma dove stà! Daje, che il tempo passa.
Arriva alle 9 e 30, si scusa, un inconveniente. Già il tempo a disposizione era contato. Vabbè, dai, può capitare.
Ci infiliamo su per la Val di Zena, di buon passo. Poche macchine, pochi ciclisti, nuvole basse. Il tempo è decisamente grigio, non ti fa venire voglia di uscire. Io, poi, ho sta fregola del tempo contato ed ho occhi solo per l'orologio.
Decidiamo di far tappa a Zena. Li c'è una fontana, è il posto giusto per ricaricare le borracce. Ma io sono presissimo dal mio personale conto alla rovescia ed F., evidentemente, guarda solo la strada. Passiamo l'incrocio senza vederlo, e ci ritroviamo al bivio per Quinzano.
Pausa merendina. Io sono ampiamente dotato di scorte addominali , ma F. è magro e deve mangiare. Guardando in alto, vediamo la nuvola bassa in cui presto ci infileremo. Però ci siamo scaldati, fuori è tutto bagnato ma non troppo freddo. Ripartiamo ed accendiamo le lucine, nella speranza che le rade macchine di passaggio non ci stirino. Per qualche decina di metri di altitudine non si vede niente. Poi, sulla nostra destra, un pallido disco traspare dalla nube grigia, e d'improvviso PAAAF!, il cielo è azzurro. Tutto intorno, sotto, è ancora grigio, ma sopra c'è il sole, e scalda. Ci guardiamo intorno. La nube si sta sciogliendo, e si ritira progressivamente lungo le vali, resistendo nelle zone in ombra. Facciamo qualche foto, lo spettacolo è troppo suggestivo.
Mi risveglio da questo momento di goduria, l'orologio corre. Si riprende. Io faccio il ritmo. F. questa strada l'ha fatta solo in discesa, e si lascia guidare. Io ormai l'ho già fatta parecchie volte, e ricordo ancora la fatica che feci alla prima. Ora vado sempre piano, ma tranquillo. Me la godo, le gambe rispondono ed il fiato detta il ritmo.
Da Quinzano ci infiliamo per Loiano, ed a Loiano prendiamo per Monghidoro. La giornata è diventata calda, e sfolgorante. Salgo con la maglia aperta, e sento il sole sulla nuca. Da Loiano a Monghidoro, poi, la strada è bellissima, si vedono tutte le valli dall'altro. Mi viene da pensare che gli americani la fecero in senso contrario durante la guerra. Mentre pedalo, guardo l'orografia dei luoghi, e cerco di indovinare quale costone avrei difeso, e quale no.
Prendiamo la strada principale del paese in senso vietato, e ci becchiamo un breve rimbrotto dal carabiniere di turno. Ha ragione, e ci infiliamo sul marciapiede per procedere ulteriormente. Ora è il momento di decidere. Proseguiamo per il Passo della Raticosa o torniamo indietro ? Guardo l'orologio, è tardino. Alle 2 e mezza devo essere davanti al PC coi ragazzi. Mancano 2 ore, e 50 km. Meglio tornare. Mettiamo l'antivento e voltiamo le bici.
I 6 chilometri tra Monghidoro e Loiano passano veloci e decidiamo di scendere per la variante di Barbarolo. La giornata è sempre bella, le nubi sono andate, ma all'altezza del paese sbattiamo contro la linea dell'inversione termica. Sopra Barbarolo è freschino ma non troppo. Sotto, un freddo polare.
Eccoci qui, siamo di nuovo al bivio per Quinzano. Il tempo corre inesorabile, tocca muoversi. Tuttavia, le mie gambe non cosano. Che strano. E che freddo, anche. Ho come un freddo rigido dentro, di quelli sgradevoli. Spingo sulle gambe, ma le sento vuote. Il contachilometri dice che stiamo andando pianissimo, anche per i miei standard. C'è qualcosa che non va, la luce si sta spegnendo. Ci penso un pochino, e capisco che ho bisogno di benzina. Mi fermo, apro l'antivento per prendere una merendina e ... sotto la maglia sono in un bagno di sudore. Caldo, ma sempre sudore. Per quanto l'antivento sia pieno di prese d'aria, è quasi un'ora che faccio la sauna senza accorgermene e senza sentirlo. Da stamani, ho bevuto solo qualche sorso di borraccia. Non è fame, la mia. Sono disidratato.
Bevo il bevibile, mangio la barretta ai cereali, guardo la pipì sciogliersi in vapore caldo e nel giro di pochi minuti mi sento di nuovo bene. Chiedo l'ora, sono le 13,30. Ho cannato i tempi. Tra un'ora esatta devo essere a casa, davanti al PC. Mancano circa 25 km alla macchina, poi devo caricare la bici e arrivare a casa. Ce la posso fare ? Chiaramente no, ma ci provo lo stesso.
Faccio la Val di Zena in tromba, pompando come un disperato. io ed F. ci alterniamo alla guida, ma non serve granchè. Anzi, il treno da cooperativo diventa pian piano competitivo, in forza di quegli insondabili processi mentali che ti governano quando smetti di pensare e fai andare il corpo in automatico. Ci facciamo la posta a vicenda, restando a ruota per poi tentare lo sprint assassino. Passiamo senza frenare la rotonda che segna la fine della valle, e strava mi dirà che non sono mai sceso così veloce in vita mia. Ancora un paio di chilometri, poi butto la bici in macchina. Esco dal parcheggio sgommando e facendo un pelo ad un'altra macchina in manovra. Mi mandano a quel paese ma me lo merito. Alzo la mano a mo' di scusa. Guardo l'orologio, ho 9 minuti. Devono bastare.
Mi chiama mia moglie, per sapere dove sono. Mentre procedo a velocità fotonica, riesco pure ad assumere un tono vagamente indignato. Ritardo ? Quale ritardo ? Non ti preoccupare, amore, sono sotto casa. E' palese che non mi crede. Guarda che si comincia tra 4 minuti, mi avverte. Dalla sua voce traspare il sottotitolo: ocio!.
4 minuti dopo, non so come, suono il campanello di casa. L'incontro sta per cominciare. Mentre mia moglie mi guarda con aria critica, mi strappo la maglietta di dosso come Superman, mi infilo polo e maglioncino sul torace bagnato, passo le mani tra i capelli et voilà, davanti alla telecamera. Sotto ho ancora i calzoni e le scarpe da bici, ma sopra, dalla vita in su, sono un padre desideroso di sapere tutto della futura scuola dei ragazzi.
... per la cronaca, non ci hanno dato il collegamento web al modulo che volevamo seguire. La sciura ha fatto casino con le prenotazioni on line. Nessun problema, però. Lo rifaranno tra 10 giorni, siamo caduti in piedi.
Lei mi guarda, e sentendosi in colpa non mi dice nulla.
Io la guardo, e sentendomi in colpa non le dico nulla.
I ragazzi ci guardano, e sentendo aria di maretta, decidono saggiamente di non dirci nulla.
Faccio la doccia, mi vesto, ed usciamo mesti. E' ora della quotidiana razione di parquet.
Dal mio punto di vista, come punizione per entrambi, è sufficiente.
Ho avuto delle uscite "fredde", ma le giornate erano splendide, e io mi sentivo tutto gasato dal sole, sembrava che l'estate non finisse mai.
E poi è arrivata la ristrutturazione della casa, e insieme la pioggia.
Da bravo soldato, ho marciato compatto verso ogni concepibile negozio/magazzino/outlet/showroom alla ricerca del parquet perfetto, confrontandomi con la sciura su differenze di colore impercettibili, mentre il registratore mentale di cassa girava a pieno regime. Ma sabato mattina no, ca**o. Sabato, cascasse il mondo, esco in bici.
Tuttavia, il tempo è tiranno. Nel primo pomeriggio di sabato è previsto un incontro di orientamento della scuola dei ragazzi, ed a seguire l'ennesima visita al parquettista di turno. Se si vuole fare un giro decente, tocca partire presto.
Mi accordo con gli amici, che alla mia pretesa di partire alle 8 e 30 declinano in massa. F., l'unico sopravvissuto, accetta di partire alle 9. E quindi alle 9 sono al Parco della resistenza, che giro avanti e indietro lungo i vialetti per scaldarmi. Visto il fresco andante, ho messo i calzoni lunghi, ma la maglia è ancora intermedia. Ho qualche brivido.
Sono le 9. Ora le 9,10. Friggo di impazienza. Ma dove sta F. ? Già le 9,15 ... ma dove stà! Daje, che il tempo passa.
Arriva alle 9 e 30, si scusa, un inconveniente. Già il tempo a disposizione era contato. Vabbè, dai, può capitare.
Ci infiliamo su per la Val di Zena, di buon passo. Poche macchine, pochi ciclisti, nuvole basse. Il tempo è decisamente grigio, non ti fa venire voglia di uscire. Io, poi, ho sta fregola del tempo contato ed ho occhi solo per l'orologio.
Decidiamo di far tappa a Zena. Li c'è una fontana, è il posto giusto per ricaricare le borracce. Ma io sono presissimo dal mio personale conto alla rovescia ed F., evidentemente, guarda solo la strada. Passiamo l'incrocio senza vederlo, e ci ritroviamo al bivio per Quinzano.
Pausa merendina. Io sono ampiamente dotato di scorte addominali , ma F. è magro e deve mangiare. Guardando in alto, vediamo la nuvola bassa in cui presto ci infileremo. Però ci siamo scaldati, fuori è tutto bagnato ma non troppo freddo. Ripartiamo ed accendiamo le lucine, nella speranza che le rade macchine di passaggio non ci stirino. Per qualche decina di metri di altitudine non si vede niente. Poi, sulla nostra destra, un pallido disco traspare dalla nube grigia, e d'improvviso PAAAF!, il cielo è azzurro. Tutto intorno, sotto, è ancora grigio, ma sopra c'è il sole, e scalda. Ci guardiamo intorno. La nube si sta sciogliendo, e si ritira progressivamente lungo le vali, resistendo nelle zone in ombra. Facciamo qualche foto, lo spettacolo è troppo suggestivo.
Mi risveglio da questo momento di goduria, l'orologio corre. Si riprende. Io faccio il ritmo. F. questa strada l'ha fatta solo in discesa, e si lascia guidare. Io ormai l'ho già fatta parecchie volte, e ricordo ancora la fatica che feci alla prima. Ora vado sempre piano, ma tranquillo. Me la godo, le gambe rispondono ed il fiato detta il ritmo.
Da Quinzano ci infiliamo per Loiano, ed a Loiano prendiamo per Monghidoro. La giornata è diventata calda, e sfolgorante. Salgo con la maglia aperta, e sento il sole sulla nuca. Da Loiano a Monghidoro, poi, la strada è bellissima, si vedono tutte le valli dall'altro. Mi viene da pensare che gli americani la fecero in senso contrario durante la guerra. Mentre pedalo, guardo l'orografia dei luoghi, e cerco di indovinare quale costone avrei difeso, e quale no.
Prendiamo la strada principale del paese in senso vietato, e ci becchiamo un breve rimbrotto dal carabiniere di turno. Ha ragione, e ci infiliamo sul marciapiede per procedere ulteriormente. Ora è il momento di decidere. Proseguiamo per il Passo della Raticosa o torniamo indietro ? Guardo l'orologio, è tardino. Alle 2 e mezza devo essere davanti al PC coi ragazzi. Mancano 2 ore, e 50 km. Meglio tornare. Mettiamo l'antivento e voltiamo le bici.
I 6 chilometri tra Monghidoro e Loiano passano veloci e decidiamo di scendere per la variante di Barbarolo. La giornata è sempre bella, le nubi sono andate, ma all'altezza del paese sbattiamo contro la linea dell'inversione termica. Sopra Barbarolo è freschino ma non troppo. Sotto, un freddo polare.
Eccoci qui, siamo di nuovo al bivio per Quinzano. Il tempo corre inesorabile, tocca muoversi. Tuttavia, le mie gambe non cosano. Che strano. E che freddo, anche. Ho come un freddo rigido dentro, di quelli sgradevoli. Spingo sulle gambe, ma le sento vuote. Il contachilometri dice che stiamo andando pianissimo, anche per i miei standard. C'è qualcosa che non va, la luce si sta spegnendo. Ci penso un pochino, e capisco che ho bisogno di benzina. Mi fermo, apro l'antivento per prendere una merendina e ... sotto la maglia sono in un bagno di sudore. Caldo, ma sempre sudore. Per quanto l'antivento sia pieno di prese d'aria, è quasi un'ora che faccio la sauna senza accorgermene e senza sentirlo. Da stamani, ho bevuto solo qualche sorso di borraccia. Non è fame, la mia. Sono disidratato.
Bevo il bevibile, mangio la barretta ai cereali, guardo la pipì sciogliersi in vapore caldo e nel giro di pochi minuti mi sento di nuovo bene. Chiedo l'ora, sono le 13,30. Ho cannato i tempi. Tra un'ora esatta devo essere a casa, davanti al PC. Mancano circa 25 km alla macchina, poi devo caricare la bici e arrivare a casa. Ce la posso fare ? Chiaramente no, ma ci provo lo stesso.
Faccio la Val di Zena in tromba, pompando come un disperato. io ed F. ci alterniamo alla guida, ma non serve granchè. Anzi, il treno da cooperativo diventa pian piano competitivo, in forza di quegli insondabili processi mentali che ti governano quando smetti di pensare e fai andare il corpo in automatico. Ci facciamo la posta a vicenda, restando a ruota per poi tentare lo sprint assassino. Passiamo senza frenare la rotonda che segna la fine della valle, e strava mi dirà che non sono mai sceso così veloce in vita mia. Ancora un paio di chilometri, poi butto la bici in macchina. Esco dal parcheggio sgommando e facendo un pelo ad un'altra macchina in manovra. Mi mandano a quel paese ma me lo merito. Alzo la mano a mo' di scusa. Guardo l'orologio, ho 9 minuti. Devono bastare.
Mi chiama mia moglie, per sapere dove sono. Mentre procedo a velocità fotonica, riesco pure ad assumere un tono vagamente indignato. Ritardo ? Quale ritardo ? Non ti preoccupare, amore, sono sotto casa. E' palese che non mi crede. Guarda che si comincia tra 4 minuti, mi avverte. Dalla sua voce traspare il sottotitolo: ocio!.
4 minuti dopo, non so come, suono il campanello di casa. L'incontro sta per cominciare. Mentre mia moglie mi guarda con aria critica, mi strappo la maglietta di dosso come Superman, mi infilo polo e maglioncino sul torace bagnato, passo le mani tra i capelli et voilà, davanti alla telecamera. Sotto ho ancora i calzoni e le scarpe da bici, ma sopra, dalla vita in su, sono un padre desideroso di sapere tutto della futura scuola dei ragazzi.
... per la cronaca, non ci hanno dato il collegamento web al modulo che volevamo seguire. La sciura ha fatto casino con le prenotazioni on line. Nessun problema, però. Lo rifaranno tra 10 giorni, siamo caduti in piedi.
Lei mi guarda, e sentendosi in colpa non mi dice nulla.
Io la guardo, e sentendomi in colpa non le dico nulla.
I ragazzi ci guardano, e sentendo aria di maretta, decidono saggiamente di non dirci nulla.
Faccio la doccia, mi vesto, ed usciamo mesti. E' ora della quotidiana razione di parquet.
Dal mio punto di vista, come punizione per entrambi, è sufficiente.
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