Spero tu possa continuare a narrare queste storie ancora per molto.Mi sveglio alle 4 di mattina, dopo un incubo a base di lavoro, scadenze non rispettate, disastri vari.
A quel punto, il sonno è finito, e rimango a trastullarmi in cucina, facendo zapping fino alle 7.
Sono un cesso, con un sonno bestia ed occhiaie lunghe sempre.
Bevo 82 caffè, che si rivelano inutili. Come uno zombie saluto i ragazzi che vanno a scuola, bacio l'assonnata femmina, che sa di lettone e di buono, e - violentandomi - alle 9 di ieri mattina sono al punto di ritrovo. Avendo deciso che è primavera, sono vestito in maniche lunghe e calzoncini corti, ma leggero.
Fa un freddo becco. Gli altri sono in completo lungo invernale. Qualcuno ha addirittura i coprascarpe.
Niente di male, penso: ora che partiamo, mi scalderò. Mi scalderò tanto, anche, perchè quando FF mi ha convocato, si è dimenticato di dirmi che la parte "bolsa" del gruppetto (di cui mi onoro di far parte) era assente ingiustificata al gran completo. Quindi sono l'unico presente che non va in bici da decenni, non ha scavalcato le Ande in bicicletta e, più in generale, non è uno stangone possente assai ben allenato.
Mi accodo al gruppo, mesto. Ho già fatto l'esperienza, e quindi so cosa mi aspetta.
la cosa che mi consola è che normalmente, quando si fanno carico della zavorra che sono, mi usano le cortesie che i nipoti di solito riservano al nonno. Mi sostengono, mi danno saggi consigli, mi incoraggiano. "ti chiudo la finestra, nonno ? " "ti do una mano ? " "non scendere le scale da solo, appoggiati a me". Solo che questi nipoti hanno più o meno la mia età, quindi risulta tutto un po'strano.
Tuttavia, anche con queste cautele, quando i miei "nipoti" escono in bici hanno solo tre velocità:
- "fermi" (tipo quando arrivi da qualche parte e bevi un caffè);
- "circa 30 all'ora" (in ogni normale circostanza) e
- "a tutta birra" (quando incontrano un altro treno di ciclisti che mostra velleità competitive).
L'unica che mi viene facile è la prima.
Partiamo, direzione Castel dell'Alpi.
Castel dell'Alpi è un ridente paesino di mezza montagna sulle rive di un bel laghetto. C'ero già stato, anni fa, per vedere se ci si poteva fare windsurf. Ero andato in macchina, e conservavo il ricordo di una strada in fondovalle, che saliva piano piano fino a raggiungere, con progressione e dolcezza, il medesimo lago.
Probabilmente, se la rifacessi in macchina, è ancora così. Forse sarebbe ancora così anche se la facessi in bici al mio ritmo.
Invece, se sei il rimorchio pieno di zavorra di un treno di ciclisti allenati, si trasforma in una strada infame, piena di salite inopportune. Ma non divaghiamo.
Partiamo per Castel dell'Alpi, dicevo, Alla rotonda dovremmo girare a destra ma noi giriamo a sinistra, per la Val di Zena, in modo di aggiungere al percorso la salita tra Botteghino e Pianoro.
Non è una gran salita, anche se la prima volta che la feci mi sembrò una scalata epica. Ormai la conosco, e valuto le mie prestazioni dal mio ritardo sui più allenati in un determinato punto del percorso. Se loro son solo alla curva successiva, va bene. Se sono a metà del rettilineo che viene dopo, insomma. Se non li vedo ed hanno già passato il tornante, disastro.
Li vedo sul rettilineo, quindi - tutto sommato - va benino. Io mi sento bene, anche se fa freschino.
Scendiamo a Pianoro, e cominciamo a salire. Sono congelato, ma va benino anche qui. Loro sono a ritmo rilassato, beninteso. Sono io l'unico che si sta impegnando. Però reggo, e inizio quasi a vederla rosea. Forse mi sono allenato a mia insaputa.
Intorno al 40esimo chilometro passiamo il bivio per Loiano. Non sono mai andato oltre, e sarei quasi pronto per tornare. Ma possiamo anche proseguire, mi dico, tanto sto benone.
Mentre rimugino tra me e mè, il capotreno tutto giulivo esclama "daje gente ! mancano solo 13 km! E abbiamo già fatto 550 metri di dislivello!"
ferma un attimo - penso io - il dislivello previsto è intorno a 1100. Quindi ne manca la metà. Da fare in 13 km. Ma io so che alcuni di questi 13 sono in discesa, quindi non sono 13, saranno 10. E dovrei farli dietro a questi, col loro ritmo ? Ma io ci muoio.
Mentre contemplo affranto la mia prossima morte, con tanto di moglie piangenti e lapide intitolata a "P., padre e marito adorato, anche se abbastanza co***one", inizio a rimanere indietro. Dapprima un pochino, poi sempre di più, fino a che non mi ritrovo del tutto solo.
Che bello, però. La strada è immersa in un bosco, sento solo gli uccellini, il ronzio della catena ed il rumore del mio respiro.
Mi rendo conto che la salita non è proprio chissa chè, ma sono io che mi sono speso troppo nella fase di avvicinamento. Scalo i rapporti, grato dell'esistenza del 34 che metto a tratti. Ma sono contento, c'è un buon odore di foglie e tutto sommato ce la faccio bene. Basta andare piano.
Quando arrivo a castello, gli altri stanno bevendo il caffè. Probabilmente hanno anche schiacciato un sonnellino, ma sono grato del fatto che nessuno me lo fa notare.
Foto di rito e si torna. ora è tutta salute, penso io. Siamo in discesa, la bici ci cullerà facendo tutto il lavoro, e noi chiacchereremo senza sforzo di filosofia romanza ed altre cose elevate, mentre la strada ci porta verso Bologna in un tripudio di sole e natura.
E' a quel momento che incontriamo l'altro treno di ciclisti.
Saranno in 20, con le facce coriacee segnate dagli elementi, come lupi di mare. Ci sono giovani tra loro, ma quelli che fanno paura sono i Vecchi. Sono in gran parte 60enni, sulle loro Colnago con cambio elettronico da 40 milioni di dollari. Gente che la guardi e capisci che si fa 100 km al giorno, così come io mangio un grissimo. Sono magri. Abbronzati. Tirati a balestra. Competitivi.
I miei nipoti li vedono e subito scocca la scintilla. Quando sento l'odore di ozono, e vedo FF stringersi le scarpe capisco l'antifona. Addio, filosofia romanza. Sarà la guerra.
I Vecchi mandano avanti i loro giovani, che partono in tromba. Noi sproniamo i cavalli e ci ficchiamo dietro.
Pedalando come un matto, rimpiango di aver sostituito l'11 con il 12, che mi fa andare più piano. Ansimo, cercando di stare a ruota dei nostri. Mettiamo la freccia, e superiamo i giovani. E' stato semplice, mi dico. Ne sono sorpreso.
Ma era un trucco. I giovani non erano il meglio del gruppone, ma solo i menbri più inesperti.
Appena rientriamo sul bordo della strada veniamo a nostra volta passati dal treno di veciotti, che erano poco dietro di me, in silenzioso agguato.
Ci accodiamo a loro, in un silenzio mortale di sguardi assassini. le gambe pompano, nessuno parla. Sono forti anche per lo standard dei miei nipoti. L'obiettivo diventa non farci seminare.
Andiamo avanti così per qualche chilometro. nessuno cede, i giochi sono aperti.
O meglio, no. Qualcuno cede, e quello sono io, perchè girare praticamente in piano ai 36 di media mi fa scoppiare nel giro di pochissimo.
Per fortuna che anche FF rallenta, e mi offre la scusa per accodarmi. Se sono il nonno, faccio il nonno. Non è colpa mia se il treno dei nipoti rallenta ....
Arriviamo a Bologna, poi finalmente a casa. Negli ultimi 3 o 4 km avrei venduto la mamma per un passaggio in auto. Le gambe sono andate. La testa è andata. Siamo stati in giro 4 ore e mezza, facendo 102 km e 1100 e rotti di dislivello. Prima volta che passavo i 100 km, e prima volta che passavo i 1000 di dislivello.
Sono morto, e mi stendo intensamente grato della presenza in casa di un divano.
"ti sei divertito? " Chiede mia moglie.
Mi sono divertito ? Sono stanchissimo, le cosce mi fanno male, ho fatto una fatica porca, non ho dormito niente.
Abbiamo fatto le corse con l'altro treno di ciclisti come bambini idioti.
A Castel dell'Alpi ci si poteva andare pure in macchina. Non c'è ragione di massacrarsi le terga sulla bici per 100 km. Non c'è ragione di farlo in salita, potendo biciclettare giulivi in pianura. E' una cosa da stupidi, irragionevole.
Vorrei spiegarglielo, ma lei non capirebbe. Che uscire in bici senza particolare scopo sia una cosa da babbei, lei me lo ripete spesso. E io, in linea di principio, sono d'accordo con lei.
Mi sono divertito, quindi ?
Alla grande!
NB: mi sa che questo è il mio ultimo post, su questo forum. La scorsa settimana ho venduto la MTB (e le vicende della vendita meriterebbero un post a sè), quindi il mio legame con il mondo off road, già tenue, si è definitivamente rotto. Ma il gravel è dietro l'angolo, quindi: chi può dirlo.
Alla prossima.
La gravel ti offrira spunti per giri infiniti , tra sterrati , asfalto , argini , ecc .