Il Tracciolino della Val Codera

maurizio62

Biker tremendus
18/5/08
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61
Ualtellina
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Eccome, c'è anche il pub per il ristoro.....venghino siore e siori.....

Stazione_ferroviaria_Ceres.JPG
 

brondibel

Biker novus
27/7/08
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milano
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Nooooooooooo !!!!!! Sono arrivato troppo tardi, cercavamo una guida per fare il tracciolino magari il primo o secondo W.E. di giugno.
C'è qualcuno disponibile per far da guida ad un manipolo di disperati ?
Ciao Giulio.
 
La prima volta che ho sentito parlare del Tracciolino, è stato nel mese di settembre del 2010, quando ad una pizzata del nostro gruppo, i partecipanti di quella serata, hanno espresso la voglia di organizzare per il 2011 una serie di pedalate epiche.
Ed è stata l'unica signora presente che ha proposto la pedalata al "Tracciolino".
Subito la curiosità ha preso il sopravvento, sarà anche per il nome che protrebbe essere appropriato ad un gioco per bambini, ed appena ho avuto fra le mani la tastiera di un computer, ho digitato la parola magica in Google.
Pochi secondi ed appaiono sul video una serie di link che rimandano a diverse pagine, inizio la consultazione, leggo fra le righe dei vari siti, guardo le immagini pubblicate e capisco che trattasi di un percorso "ciclopedonale" situato nell'alto Lario fra la Valle dei Ratti e la Val Codera, dove è stato scavato nella roccia il passaggio di una ferrovia utilizzata per la costruzione di una diga.
Fra i link trovati da Goolge, c'è il collegamento ad una pagina di MTB-Forum.
Inizio a leggere, e più leggo, più la curiosità aumenta, guardo le foto allegate e la curiosità aumenta ulteriormente.
Ne parlo con i primi compagni del gruppo che incontro alla prima uscita dopo la pizzata, gli spiego quello che ho visto in rete, racconto delle foto pubblicate, e mi accorgo che più ne parlo più nei loro occhi risplende la voglia di pedalare questo percorso.
Poi inizia la programmazione delle pedalate per il 2011, a tutti viene data la possibilità di fare le loro proposte, e io non manco di inserire propio l'uscita al Tracciolino, programmandola per il mese di gennaio.
Siamo arrivati a novembre e la mia iniziativa ottiene un buon censenso generale fra gli iscritti al nostro forum, allora inizio a cercare chi più di me e di noi può darci informazioni sul percorso.
Ritorno a consultare MTB-Forum e leggo che un gruppetto di ragazzi di Como, da poco l'ha percorso, racconta fra le righe di magnifici paesaggi, illustra con le fotografie lo splendore dei posti attraversati.

P.S. quel ragazzo di Como è marco_23 che con Maurizio62 e Pes de lac hanno aperto questa discussione.
Decido allora di contattarlo via mail, mi risponde, mi ringrazia per i complimenti che gli ho inviato e mi comunica la sua disponibilità ad accompagnare il nostro gruppo.
A gennaio del 2011 però nell'alto Lario ha nevicato abbondantemente e quindi mi consiglia di spostare la pedalata nei mesi più caldi di maggio o giugno.
Intanto marco, si registra al nostro forum e partecipa attivamente alle discussioni, inserisce i link ad immagini e a filmati,
Apriamo il sondaggio sulla scelta del giorno, e a votazione viene scelto il 14 maggio come data di pedalata.
Un manipolo di iscritti però non potendo aggregarsi il giorno 14, decide di dare vita ad un gruppo che andrà a pedalare il Traccioli la settimana antecedente.
Nel gruppo tutto targato BG ci sono i nostri rappresentanti Tintore, Alfred, Mù e m@rtello, mentre gli altri, grazie ad un passa parola si aggiungono da varie località della provincia.
Al loro ritorno iniziano i racconti della pedalata, la pubblicazione delle immagini e della traccia gps registrata.
Leggendo il loro racconto e guardando le loro fotografie, l'adrenalina sale a 1000, e la voglia di partire non mi lascia dormire la notte.
Ma ecco d'improvviso l'imprevisto, consultando il meteo, il 14 si prevede acqua e temporali nella zona dove dovremo recarci.
E dai 40 partecipanti raccolti su facebook, nel nostro e in mtb-forum, iniziano le disdette.
Al grido di MAI MOLA' (mai mollare) e con la tenacia di chi crede che vengono premiati sempre i temerari, si decide che con bello o brutto tempo a quell'appuntamento fissato per le ore 8,00 a Verceia sul Piazzale del Municipio, ci si deve andare a tutti i costi.
La macchina dell'organizzazione si mette in moto, si fa la conta dei partecipanti, si verifica chi e quanti si aggregheranno alla carrovana che partirà da Bergamo.
E alle 6,00 del 14 maggio, ci ritroviamo all'ormai mitico parcheggio: (io) Tarta, Pianura, Simone e Gigi che ha deciso all'ultimo minuto di essere dei nostri.
Tarta prende la direzione casello autostrada di Dalmine perchè è li che con Paolo proveniente da Rudiano (BS) ha fissato il punto di aggancio alla nostra carovana, gli altri raggiungono Buba, Emanuele e Supermario per poi compattarci tutti insieme a Mapello.
Prendiamo direzione Cisano Bergamasco dove, incontriamo Ronzino e Fliston che ci stavano aspettando per continuare il viaggio automobilistico insieme a noi.
Puntuali alle 8,00 siamo al parcheggio del Comune di Verceia.
Pochi minuti a da tutte le parti arrivano auto e pulmini carichi di bike, e così reincontriamo vecchie conoscenze: Silvano e Diego che avevano partecipato nel 2010 alla nostra pedalata notturna ai Piani di Bobbio provenienti da Varese con Stefano.
Fabietto e Pixel, entrambi conosciuti all'Epic tour del Resegone.
E poi via via chi da Como, da Milano, da Monza per comporre un gruppo di 24 elementi.
Rapida puntatina al bar per un buon caffè che risvegli la muscolatura, una stretta di mano con la presentazione dei partecipanti, un veloce breefing e si da il via alle danze.
Lo sguardo di tutti è diretto verso il cielo, perchè sembra che la tenacia sia veramente premiata, fra le nuvole fa capolino un raggio di sole e tutti sperano che rimanga a farci compagnia per tutta la giornata.
Così è stato, qualcuno ha voluto regalarci un altro sogno; tranne due, ma propio due gocce d'acqua, il resto delle previsioni meteo ha lasciato un segno colorato sulle braccia e sulle gambe di tutti i partecipanti.
Inizia la salita su asfalto Lungo la Valle dei Ratti, inizialmente asfaltata, poi si trasforma in sterrato, terreno più appropriato a chi fa nountainbike, fino a giungere ad un bivio, deviazione obbligatoria per raggiungere la strada ferrata.

E a questo pounto si può dire che inizia il vero Tracciolino, quello praticamente visto e rivisto parecchie volte nei filmati trovati in rete, probabilmente gli stessi filmati che hanno reso famoso questo tracciato.
Ci siamo infilati nel bosco, e da questo momento i tratti pedalabili diventano pochi, bike in spalla e avanti lungo il sentiero, oltrepassando ostacoli, saltando da una roccia all'altra, scavalcando radici, cercando di non scaricare subito all'inizio tutte le forze.
Per alcuni questo è il modo sbagliato di interpretare la mountainbike, mentre per altri questa è la vera passione, spirito di sacrificio, forza fisica alla prova, fatica, sudore.... in un'unica parola "All Mountain"....
Poi invece quando davanti ai tuoi occhi appaiono immagini incantevoli, la fatica e la stanchezza sono subito ripagate.
Ma tornando alla cronaca della pedalata, dopo circa 40 minuti di passaggio nel bosco, arriva il momento di incontrare la strada ferrata.
E a questo punto coinvolgiamo la nostra guida a fare oltre che da navigatore anche da accompagnatore turistico.
Giunti sul binario, Marco ci informa che se andiamo verso destra, seguendo le rotaie, arriviamo alla diga.
E così un nutrito numero di partecipanti decide proprio di indirizzarsi verso la diga.
Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi lascia tutti meravigliati.
In una stretta valle è stata costruita la diga a strapiombo su un canyon a dir poco impressionante.
Camminare sul dorso della diga e guardare verso il basso fa rabbrividire, ma le foto ricordo sono d'obbligo e quindi, messa in tasca la paura, tutti hanno voluto avventurarsi per qualche metro lungo la parete della diga.
A visita completata e dopo aver fatto 4 chiacchere con il guardiano della diga, che ci ha accolti con un sorriso stampato sul volto, probabilmente non ha mai avuto occasione di incontrare così tante persone in quel posto, si torna al punto d'incrocio con il sentiero che giunge dal bosco e da li si da il via alla pedalata lungo i binari della ferrovia.
C'è chi decide di pedalare vicino alla parete rocciosa, chi sul binario e chi, i più avventurieri, vicino al protezione fatta da un filo di ferro che corre da un paolo all'altro ma che spesso sparisce, un susseguirsi di passaggi anche su ponti artificiali costruiti in ferro.
Non essendo impegnativa la pedalata, ma prestando attenzione ai punti dove si passa, si può ammirare il paesaggio sottostante sul lago di Novate Mezzola e sulla cime che circondano il Monte Legnone.
Il prossimo punto di sosta è fissato alla stazione a monte di arrivo del trenino dove una cremagliera con 45% di pendenza aiuta l'unico vagone del treno a raggiungere la cima.
Il treno è ancora in uso, viene utilizzato dagli operai della diga per trasportare atrezzi e viveri, questo è quanto ci ha raccontato il "capostazione" che ci è venuto incontro al nostro arrivo.
Torniamo sulle nostre ruote, fino a giungere all'ingresso della prima galleria, la più lunga, e da qui sarà un susseguirsi di gallerie, illuminate e no.
I passaggi all'interno delle basse gallerie, obbligano la pedalata a testa bassa, in alcuni tratti la tartaruga che vigila sul mio casco, sfiorava il soffitto di pietra.
Ma l'effetto buio, abbinato all'eco delle parole e alla luce dei faretti, crea un'atmosfera affascinante.
Questo pezzo di percorso che ci condurra fino a S. Giorgio, in alcuni punti risulta esposto ma molto suggestivo.
A S. Giorgio attendiamo di ricompattare il gruppo, un piccolo breefing per decidere quale strada percorrere per risalire verso Bresciadega, nella Valle Codera, e al Rifugio Brasca.
Ci aspetta ancora un tratto di risalita a spinta e con bici in spalla, ma ormai la prima meta della giornata è vicina e quindi l'animo è ancora alto.
Spingi che ti rispingi, ed ecco che saliti in quota si apre lo scenario della Valle Codera, percorsa dall'omonimo torrente che accompagna le nostre pedalate con il suo suono....
In prossimità del rifugio, giunti a Bresciadega, la vallata si apre e il sentiero si contorna di splenditi pini, qui la concorrenza alle più rinomate località dolomitiche si fa sentire, e i tipici paesaggi alpini diventano quadri davanti al nostro passaggio.
Ed ecco che la in fondo, si erge fra i monti e i boschi di pini che lo circondano, il rifugio Brasca, meta della nostra pedalata ma soprattutto punto di ristoro, dove possiamo riprendere fiato, cambiare gli indumenti e rifocillarci con la cucina a base di pizzoccheri, bresaola, formaggio e salame, il tutto bagnato da fiaschi di vino nero, caraffe di birra, lattine di coca cola e acqua, quella fresca che scende pura dai fontannii che circondano il rifugio.
Ad accoglierci anche il fuoco di un camino che crea l'atmosfera che ci riporta ai periodi invernali appena trascorsi.
A fine pranzo un buon bicchiere di grappa del gestore del rifugio è il segnale che la pausa è finita e si deve tornare in sella per prendere la strada del ritorno
Prima di ripartire è d'obbligo la foto ricordo, scattata personalmente dal signor Luigi, gestore del rifugio che ci ha chiesto cortesemente di inviargliene via mail una copia perchè la vuole pubblicare sul sito internet che sta preparando, motivazione della richiesta: "non sono mai arrivati fino qua così tante persone in bicicletta", ricordandogli che le nostre non erano semplici biciclette, stringendogli la mano e salutando la signora, siamo tornati in sella per tornare verso la base.
Riprendiamo il sentiero in senso contrario, quello che ci ha portato al rifugio, per scendere fino al paese di Codera, dove ad aspettarci abbiamo trovato la "Banda".
Si propio una banda al completo con tutti gli strumenti musicali, ma in realtà la banda non era lì per noi, ma bensì a festeggiare i pochi abitanti del paese.
Presa la decisione che la discesa da percorrere era quella da Codera, visto ormai il poco tempo rimasto per tornare, è iniziato un saliscendi fra gradoni di roccia, sia in discesa che in alcuni tratti in risalita a spinta, che per un'ora ci ha tenuto compagnia e ci ha sfiancato togliendoci le ultime forze rimaste.
Dopo 7 ore, 45 km, 810 metri di dislivello, una media di 5,4 kmh, grandi saluti e pacche sulle spalle a complimentarci reciprocamente, al punto di partenza, caricate in auto le bike e stravolti ma soddisfatti siamo tornati tutti fra le mura di casa.
 

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