Dall’articolo “La cultura del nemico”
“... il sistema in cui viviamo è così lontano dall’habitat sociale e per certi versi culturale ideali per l’essere umano da creare potenti ansie, paure, frustrazioni. Queste renderebbero la nostra esistenza impossibile, perché sovraccaricherebbero il nostro sistema nervoso di quegli impulsi elettrici e quelle sostanze chimiche semplicemente mortali se in quantità massicce. L’unico modo che il nostro cervello trova per sopravvivere, nel senso biologico del termine, è quello di ‘espellerli’ sfogando i suddetti sentimenti e stati d’animo che li causano e che essi stessi alimentano a loro volta: le suddette ansie, paure, frustrazioni. Questo potrebbe avvenire con metodi inermi e costruttivi, rivolgendosi ad attività sane: arte, cultura, attività fisica, circondarsi di affetti, riempire la mente di positività concrete... Ma il metodo più semplice e sbrigativo sembra quello di scaricare questo turbinio di negatività su un nemico. E il nemico deve essere un’altra persona, o gruppo di persone, perchè non sentiamo il sollievo derivante dal nostro sfogo se non dall’effetto (negativo) che esso stesso ha sul nostro nemico. Ecco il motivo per il quale prendercela con il virus non ci dà sollievo: non possiamo offenderlo, insultarlo, farlo sentire in colpa, danneggiarlo emotivamente. E allora abbiamo nel nostro vicino di casa il nostro nemico. E così, mentre siamo tutti vittime del virus senza averne colpa, ci rendiamo vittime di noi stessi con tutte le aggravanti del caso.”