Ore 6: il sole è appena sorto e parcheggio l’auto al passo Valles, a 2030 m di altitudine. Metto il casco e lo zaino e non salgo neanche sulla bici, oggi si inizia subito a camminare, bisogna salire fino ai 2200 m della forcella Venegia, un sentiero non eccessivamente ripido ma neanche pedalabile. Perciò bici in spalla e via alla scoperta di questo itinerario intorno alle Pale di S. Martino. Diciamo che il giro prevederebbe di scendere su asfalto fino a pian dei Casoni e poi risalire per malga Venegiota e baita Segantini, ma per fortuna enry mi ha consigliato questa variante che mi sembra molto più interessante, visto che è tutta su sentiero, ovverosia salire alla forcella Venegia e poi scendere verso la val Venegia su single track.
Mentre salgo con la bici in spalla mi volto e dall’alto vedo il passo di Valles rischiarato dal primo sole mattutino.
In breve sono alla forcella a 2212 m e posso subito ammirare le splendide creste fino al cimon della Pala.
Non fa freddo ma indosso la giacca antivento, visto che la discesa è tutta all’ombra. Seguo il sentiero non particolarmente tecnico ma divertente, alla fine c’è anche un piccolo tratto in salita, strano, che nella foga della discesa abbia perso una deviazione? Forse si, ma non c’è problema, in corrispondenza della traccia che sale verso passo Venegiota imbocco il sentiero che mi porta verso la val Venegia, si scende lungo il rio e poi nel bosco fino ad arrivare alla forestale che risale verso la baita Segantini. Comincio a salire senza neanche fermarmi, due click sulla forcella, uno sull’ammortizzatore e con il reggisella variabile è un attimo.
Dopo circa 300 m di dislivello su strada piuttosto comoda, arrivo alla baita Segantini proprio quando i primi raggi del sole cominciano a fare capolino da questa parte della valle
Adesso bisogna scendere fino al passo Rolle, e vista l’ora mattutina, posso permettermi di scendere lungo il bel sentiero, che è invece sconsigliato durante il giorno per la presenza di numerosi escursionisti che salgono verso la baita. Altro vantaggio di svegliarsi presto e infatti mi godo questo sentiero che si dimostra molto divertente. Al passo seguo l’asfalto fino al primo tornante e poi giù sul sentiero che taglia più volte la strada verso S. Martino di Castrozza. In effetti è più una carrareccia che un sentiero, ma è divertente ogni tanto guidare in velocità. Arrivo cosi in paese a 1400 m e mi avvio alla partenza degli impianti che mi porteranno fino ai 2600 m della Rosetta. Questo impianto l’avevo già preso l’anno scorso quando ho accompagnato il diretur e lo sceriffo nel reportage dell’impegnativa discesa dal sentiero 702
Discesa dalla Rosetta on Vimeo
Una cabinovia e poi una funivia e arrivo in cima. Prima di uscire dalla stazione a monte guardo verso il paese: S. Martino è li in basso, 1200 m più a valle, splendidamente incastonata fra le sue montagne.
Prendo la bici ed esco. Subito uno spettacolo affascinante si presenta ai miei occhi: l’altipiano delle pale di S. Martino, il rifugio Rosetta, le Crode e le Pale a fare da contorno, il tutto immerso in un magnifico cielo azzurro.
Non ce la faccio più, devo partire, devo andare a toccare con mano, anzi con le ruote della bici, tanta bellezza.
Un largo sentiero, quasi scavato nella roccia bianca, scende fino al rifugio Rosetta.
Il sentiero 702, me lo ricordo ancora bene con i suoi infiniti tornanti e i suoi baratri, scende a destra,
io invece continuo diritto lungo il sentiero 756, che avanza in saliscendi lungo l’altipiano delle Pale.
Lo scenario è magnifico, ovunque ci si volti è un fiorire di guglie e cime di roccia chiara che contrasta con il blu del cielo.
Non so più cosa fare, da una parte ho voglia di pedalare senza mai fermarmi in questo splendore, dall’altra ho voglia di immortalare più immagini possibili.
Il sentiero continua in leggera discesa verso la fine dell’altipiano, a volte risale leggermente
ma è comunque quasi completamente pedalabile, anche se alcuni sassi smossi obbligano ad un certo impegno.
Adesso il sentiero diventa un po’ più ripido, ed è bellissimo avanzare sulla roccia quasi bianca.
Ecco il bivio, a destra si prosegue sul 761 verso col di Prà e la valle S. Lucano, mentre io proseguo a sinistra sempre sul 756, che diventa stretto e ripido,
mentre improvvisamente si apre la vista verso la valle di Gares che arriva poi fino a Canale d’Agordo.
Comincia qui una lunga serie di tornanti, devo fare attenzione perché il sentiero adesso è tecnico e il fondo piuttosto smosso.
Scendo abbastanza velocemente, il sentiero entra nel bosco e il fondo diventa più liscio. I tornanti si susseguono ancora numerosi e a tratti il sentiero è piuttosto ripido e tecnico con numerose radici sporgenti. Verso la fine della discesa un rumore metallico sempre più insistente comincia a provenire dal freno posteriore, controllo e vedo che le pastiglie dei freni hanno finito la loro (breve) vita. Per fortuna ne ho sempre dietro un paio di riserva e mentre le cambio ne approfitto per 5 minuti di meritata pausa, visto che la discesa è lunga e impegnativa. Riparto e sono subito a Gares, dove un turista stupito mi chiede da dove vengo. Gli spiego il giro e mi fa i complimenti e in effetti mi rendo conto che una persona che al massimo ha visto in televisione i ciclisti del Giro d’Italia, non possa mai pensare che un “matto” riesca a scendere dalla Rosetta con quella strana bici!
Riparto lungo la valle, prendo prima la ciclabile sterrata lungo il torrente e poi la strada asfaltata e arrivo a Canale d’Agordo. Adesso mi tocca risalire fino a Falcade, per fortuna sinistra parte subito una bella ciclabile sterrata che, con alcuni tratti piuttosto ripidi, risale la valle e arriva fino a Falcade. Adesso bisogna ritornare agli oltre 2000 m. del passo Valles e ci sono due opzioni: o pedalare sulla strada asfaltata che arriva fino al passo, o prendere la seggiovia che porta verso il monte Pradazzo e poi pedalare solo gli ultimi 100 m. di dislivello.
La gamba è ancora buona, ma il tempo a mia disposizione comincia a scarseggiare visto che il pomeriggio sono impegnato e allora è naturale scegliere la seconda opzione (che giro di parole elegante per dire che non ho più voglia di pedalare ). Prendo perciò la seggiovia e mi godo il panorama su Falcade e la valle che ho appena risalito.
Arrivato in cima, seguo la forestale che in leggera discesa mi porta fino alla strada asfaltata che porta al passo. Ancora 100 m. di dislivello e il giro si chiuderà. Con calma arrivo in cima, anche perché ormai sono partito da 5 ore e mezza e la stanchezza comincia ad affiorare. Arrivato al parcheggio sul passo mi rendo conto di come cambino le prospettive per chi parte all’alba: questa mattina presto la mia auto era l’unica posteggiata nel silenzioso piazzale e ora faccio fatica a trovarla nel mare di lamiere multicolori circondate da turisti vocianti.
L'itinerario
http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/3005
Mentre salgo con la bici in spalla mi volto e dall’alto vedo il passo di Valles rischiarato dal primo sole mattutino.
In breve sono alla forcella a 2212 m e posso subito ammirare le splendide creste fino al cimon della Pala.
Non fa freddo ma indosso la giacca antivento, visto che la discesa è tutta all’ombra. Seguo il sentiero non particolarmente tecnico ma divertente, alla fine c’è anche un piccolo tratto in salita, strano, che nella foga della discesa abbia perso una deviazione? Forse si, ma non c’è problema, in corrispondenza della traccia che sale verso passo Venegiota imbocco il sentiero che mi porta verso la val Venegia, si scende lungo il rio e poi nel bosco fino ad arrivare alla forestale che risale verso la baita Segantini. Comincio a salire senza neanche fermarmi, due click sulla forcella, uno sull’ammortizzatore e con il reggisella variabile è un attimo.
Dopo circa 300 m di dislivello su strada piuttosto comoda, arrivo alla baita Segantini proprio quando i primi raggi del sole cominciano a fare capolino da questa parte della valle
Adesso bisogna scendere fino al passo Rolle, e vista l’ora mattutina, posso permettermi di scendere lungo il bel sentiero, che è invece sconsigliato durante il giorno per la presenza di numerosi escursionisti che salgono verso la baita. Altro vantaggio di svegliarsi presto e infatti mi godo questo sentiero che si dimostra molto divertente. Al passo seguo l’asfalto fino al primo tornante e poi giù sul sentiero che taglia più volte la strada verso S. Martino di Castrozza. In effetti è più una carrareccia che un sentiero, ma è divertente ogni tanto guidare in velocità. Arrivo cosi in paese a 1400 m e mi avvio alla partenza degli impianti che mi porteranno fino ai 2600 m della Rosetta. Questo impianto l’avevo già preso l’anno scorso quando ho accompagnato il diretur e lo sceriffo nel reportage dell’impegnativa discesa dal sentiero 702
Discesa dalla Rosetta on Vimeo
Una cabinovia e poi una funivia e arrivo in cima. Prima di uscire dalla stazione a monte guardo verso il paese: S. Martino è li in basso, 1200 m più a valle, splendidamente incastonata fra le sue montagne.
Prendo la bici ed esco. Subito uno spettacolo affascinante si presenta ai miei occhi: l’altipiano delle pale di S. Martino, il rifugio Rosetta, le Crode e le Pale a fare da contorno, il tutto immerso in un magnifico cielo azzurro.
Non ce la faccio più, devo partire, devo andare a toccare con mano, anzi con le ruote della bici, tanta bellezza.
Un largo sentiero, quasi scavato nella roccia bianca, scende fino al rifugio Rosetta.
Il sentiero 702, me lo ricordo ancora bene con i suoi infiniti tornanti e i suoi baratri, scende a destra,
io invece continuo diritto lungo il sentiero 756, che avanza in saliscendi lungo l’altipiano delle Pale.
Lo scenario è magnifico, ovunque ci si volti è un fiorire di guglie e cime di roccia chiara che contrasta con il blu del cielo.
Non so più cosa fare, da una parte ho voglia di pedalare senza mai fermarmi in questo splendore, dall’altra ho voglia di immortalare più immagini possibili.
Il sentiero continua in leggera discesa verso la fine dell’altipiano, a volte risale leggermente
ma è comunque quasi completamente pedalabile, anche se alcuni sassi smossi obbligano ad un certo impegno.
Adesso il sentiero diventa un po’ più ripido, ed è bellissimo avanzare sulla roccia quasi bianca.
Ecco il bivio, a destra si prosegue sul 761 verso col di Prà e la valle S. Lucano, mentre io proseguo a sinistra sempre sul 756, che diventa stretto e ripido,
mentre improvvisamente si apre la vista verso la valle di Gares che arriva poi fino a Canale d’Agordo.
Comincia qui una lunga serie di tornanti, devo fare attenzione perché il sentiero adesso è tecnico e il fondo piuttosto smosso.
Scendo abbastanza velocemente, il sentiero entra nel bosco e il fondo diventa più liscio. I tornanti si susseguono ancora numerosi e a tratti il sentiero è piuttosto ripido e tecnico con numerose radici sporgenti. Verso la fine della discesa un rumore metallico sempre più insistente comincia a provenire dal freno posteriore, controllo e vedo che le pastiglie dei freni hanno finito la loro (breve) vita. Per fortuna ne ho sempre dietro un paio di riserva e mentre le cambio ne approfitto per 5 minuti di meritata pausa, visto che la discesa è lunga e impegnativa. Riparto e sono subito a Gares, dove un turista stupito mi chiede da dove vengo. Gli spiego il giro e mi fa i complimenti e in effetti mi rendo conto che una persona che al massimo ha visto in televisione i ciclisti del Giro d’Italia, non possa mai pensare che un “matto” riesca a scendere dalla Rosetta con quella strana bici!
Riparto lungo la valle, prendo prima la ciclabile sterrata lungo il torrente e poi la strada asfaltata e arrivo a Canale d’Agordo. Adesso mi tocca risalire fino a Falcade, per fortuna sinistra parte subito una bella ciclabile sterrata che, con alcuni tratti piuttosto ripidi, risale la valle e arriva fino a Falcade. Adesso bisogna ritornare agli oltre 2000 m. del passo Valles e ci sono due opzioni: o pedalare sulla strada asfaltata che arriva fino al passo, o prendere la seggiovia che porta verso il monte Pradazzo e poi pedalare solo gli ultimi 100 m. di dislivello.
La gamba è ancora buona, ma il tempo a mia disposizione comincia a scarseggiare visto che il pomeriggio sono impegnato e allora è naturale scegliere la seconda opzione (che giro di parole elegante per dire che non ho più voglia di pedalare ). Prendo perciò la seggiovia e mi godo il panorama su Falcade e la valle che ho appena risalito.
Arrivato in cima, seguo la forestale che in leggera discesa mi porta fino alla strada asfaltata che porta al passo. Ancora 100 m. di dislivello e il giro si chiuderà. Con calma arrivo in cima, anche perché ormai sono partito da 5 ore e mezza e la stanchezza comincia ad affiorare. Arrivato al parcheggio sul passo mi rendo conto di come cambino le prospettive per chi parte all’alba: questa mattina presto la mia auto era l’unica posteggiata nel silenzioso piazzale e ora faccio fatica a trovarla nel mare di lamiere multicolori circondate da turisti vocianti.
L'itinerario
http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/3005