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Gino Bartali - mille diavoli in corpo – di Paolo Alberati

babolat

Biker ciceronis
29/7/06
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CORCIANO
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...........Ieri sera ho letto il primo capitolo, ne sono rimasto estremamente entusiasta e soprattutto affascinato. Non mi era mai successo con altri libri, ieri avevo una sensazione strana, dovuta anche al fatto che il tragitto fatto da Gino nella sua attività di "postino" percorre molte città a me abbastanza conosciute vivendo in umbria ormai da quasi un decennio. Anch'io, come diceva laveladileo qualche post fa, voglio leggere questo libro con molta calma, voglio "sorseggiarlo come un buon bicchiere di vino rosso", mai paragone è stato più azzecato!!! Dalle prime impressioni che mi sono fatto, ho notato che il libro è abbastanza scorrevole ed appassionante, ma quello che lo rende unico (almeno dalle prime pagine lette) è il modo in cui è stato pensato e poi realizzato, (per questo non posso che rinnovare i complimenti all'autore che, spero di incontrare presto per un bel giro in mtb nelle "nostre" montagne) ciò sicuramente lo farà diventare un documento storico di notevole spessore!!!
Scusatemi se mi sono un pò dilungato ma sono veramente eccitato dalla lettura delle prime pagine del libro di Paolo.......
 

laveladileo

Biker dantescus
12/4/06
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Roma
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Veramente bello, però io purtroppo l'ho sorseggiato solo fino a metà poi l'ho bevuto tutto di un sorso, però ogni tanto gli ridò un'occhiata, e lo risorseggio.

Mi rileggo qualche capitolo mi guardo le foto ed aspetto che Paolo ci dia qualche chicca in più!!
 

alberati.paz

Biker serius


Vi ringrazio, davvero.
Sapete per esempio perché anche l'impianto fotografico del libro ha una sua particolarià e (a mio modo di vedere) il suo fascino?
Ma perchè oltre il 90 per cento delle foto di questo libro provengono direttamente dal cassetto di camera da letto di Adriana e Gino Bartali.
E con Adriana proprio (la moglie) a maggio dello scorso anno ho aperto quel cassetto e abbiamo cominciato a stupirci (io), a piangere (lei)...

C'erano tre cassettoni di foto, moltissime mai viste prima da nessuna parte, moltissime con dietro gli appunti a penna di Gino, ricordi, impressioni su percorsi delle tappe (vedi infatti anche pagina 51) e dopo essere venuti a conoscenza della 'scoperta' del ritrovamento di queste cose, alla nostra ricerca si sono voluti unire anche Andrea Bartali e l'editore Giunti in persona!
In quel maggio 2006 ho vissuto un pomeriggio veramente emozionante...

E poi intervistare le suorine, che mi raccontavano di Bartali in bici ad Assisi...
Scusate, ma mi emoziono ancora a pensarci.

P
 

Allegati

  • Scelta foto ADRIANA BARTALI.JPG
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  • Scelta foto ANDREA BARTALI-GIUNTI.JPG
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  • 21 Suor Alfonsina-Paolo-Sr Eleonora.JPG
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babolat

Biker ciceronis
29/7/06
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CORCIANO
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.......certo che leggere un libro ed avere "a disposizione" l'autore che giorno per giorno ti svela piacevoli e sorprendenti retroscena non è cosa da tutti, grazie Paolo!!!
 

laveladileo

Biker dantescus
12/4/06
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Leggendo il libro, trovo che si parli di Ginettaccio (come dice Paolo Alberati) non come atleta, non come eroe, ma come uomo, come persona.
Mi è piaciuto leggere di Gino come giovane garzone di bottega di un negozio di biciclette, di figlio di fratello maggiore, di ragazzo che si innamora di una giovane e bella commessa, di giovane corridore entusiasta, squattrinato ed anche un po’ preoccupato per il proprio futuro che deve vincere più soldi possibili per poter continuare a correre e per non farsi scoraggiare dal padre che non vedeva di buon occhio la passione del figlio per le gare.
E poi mi è piaciuto leggere di come Gino correva, si allenava, di come portava documenti per i poveri ebrei perseguitati, di come si comportava con i vari religiosi (dalla suorina al Papa), di come affrontava le gare le fatiche il mal tempo, insomma si legge la storia dell’Uomo.
Anche l’impaginazione è molto bella, particolare, non e stratosferica, non è artistica, ma è come un album di foto che uno tiene a casa, non è perfetta, ma è fatta con il cuore, alcune foto sono rovinate, altre riportano delle scritte, appunti autografi date, e poi ci sono le figurine (hoi comunque è fatta tecnicamente bene).
Insomma un bel libro, scritto da chi conosce i toscanacci, da chi è abituato a soffrire per raggiungere dei risultati, fatto un da agonista, da un atleta, da un giornalista, da uno che ha cuore.
Grazie Paolo Alberati per averci (almeno a me) trasmesso emozioni, grazie per questa bella testimonianza che hai raccolto e che ci hai trasmesso.
Una foto che mi ha trasmesso emozione è la foto di Gino Bartali che porta il figlio maggiore sulla canna, una foto di famiglia uno foto di un papà orgoglioso, (probabilmente orgoglioso del figlio della famiglia ed anche della sua bicicletta).
 

antobike

Biker grossissimus
5/9/05
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Ovunque IO voglia.
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Io non sono di origine Toscana ma Bartali per me è sempre stato un mito. Oltretutto il caso ha voluto che lo incontrassi molto spesso nei suoi ultimi anni visto che per un certo periodo, da studente, ho abitato proprio in Piazza Della Costa, e proprio nel portoncino a fianco alla sua casa di Firenze. Lo incrociavo spesso, il classico "Buongiorno!" e qualche volta anche qualche battuta, io un po' in soggezione e lui con quel suo vocione gracchiante.
Non ho mai avuto il coraggio di chiedergli il classico autografo perchè lo vedevo come un vero mito, un pezzo di storia vivente e non mi pareva dignitoso chiedere un autografo ad un pezzo di storia come un ragazzino lo chiederebbe ad un qualunque cantantucolo da quattro soldi. Oltretutto lui sembrava anche molto riservato, molto distante dalle odierne figure di sportivi famosi tutta movida e veline. Solo una volta mi riuscì di fargli i complimenti per le sue vittorie passate; mi ringraziò con molta semplicità e un sorriso. Immagino gli sia capitato milioni di volte.
Grande uomo; comprerò al più presto questo libro, se è ancora disponibile!
 

laveladileo

Biker dantescus
12/4/06
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Complimenti sei stato fortunato ad aver conosciuto il grande Bartali, ti consiglio vivamente di leggere questo bellissimo libro, io l’ho letto ed ogni tanto gli do un occhiata, di seguito inserisco delle riflessioni, un pezzo di quanto scritto dall’Alberati che mi ha lasciato un segno.

Anche i grandi hanno un inizio, ed anche il grande Bartali, un giorno è diventato un professionista, sicuramente all’epoca le cose erano del tutto diverse rispetto ai giorni d’oggi, e leggendo il libro ho scoperto che quando Gino è diventato professionista nel 1935 ha cominciato a correre come indipendente, per cui secondo me è diventato un libero professionista, non ha una squadra per cui correre, si è pagato tutto da solo, non so se adesso sarebbe possibile, chiaritemi questo fatto.

Insomma Bartali comincia da una corsa di tutto rispetto, la famosa Milano Sanremo e visto che un produttore di cambi offre il proprio cambio rivoluzionario per l’epoca, ai ciclisti che lo vogliano montare, il buon neo libero professionista decide di montarlo ed al contrario degli atleti che hanno una propria squadra, si mette in fila per prenderlo e anche se si fa una certa, lo monta per cui tra fila e montaggio va dormire tardissimo e dopo due ore si deve svegliare per andare a fare la gara.

La cosa bella è che rischia anche di vincerla, ad un certo punto, dopo essersi messo dietro a Binda (famosissimo corridore dell’epoca di cui Batrali è tifoso) che però a causa del cattivo tempo, pare una tempesta, si ritira, allora il giovane neo professionista, nonostante abbia avuto un guaio tecnico che lo lascia con il solo rapporto 50x18 (ed anche qui come in altre parti del libro si vede che chi lo ha scritto è un ciclista) stacca tutto il gruppo e comincia a guadagnare parecchio, ma si fa fregare dalla propria sincerità, dalla voglia di chiacchiera e soprattutto dal direttore della Gazzetta dello Sport (sponsor della gara) che lo accosta durante la gara lo intervista per sfiancarlo, perchè la vittoria di un perfetto sconosciuto avrebbe diminuito il prestigio della gara, comunque si classifica 4° e vince un premio in denaro per la combattività.

Paolo Alberati non a scritto così questo paragrafo del libro (lo ha scritto molto meglio e con dovizia di particolari) ma è questo quello che mi e rimasto impresso dell’inizio della carriera del grande Bartali, lo ha descritto come una storia del passato, come una biografia, come un articolo di una gara e lo ha scritto con passione e ammirazione (almeno questo è quello che ho sentito).

Mi piacerebbe leggere le sensazioni degli altri che lo hanno letto di chi lo ha scritto e consiglio a chi non lo ha letto di leggerlo.
 

antobike

Biker grossissimus
5/9/05
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Ovunque IO voglia.
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"Conosciuto" è una parola grossa...
L'ho visto spesso e scambiato qualche parola di "buon vicinato", nulla di più (purtroppo). Mi sarebbe piaciuto farci una vera chiacchierata facendomi raccontare qualche aneddoto ma non è stato mai possibile. Comunque il libro lo leggerò.
 

alberati.paz

Biker serius
 

alberati.paz

Biker serius

Un pezzo di storia... proprio vero. Ma lasciatelo dire: tu sei stato comunque fortunato. A conoscerlo di persona e chiacchierarci siamo stati fortunati.
Paolo
 

laveladileo

Biker dantescus
12/4/06
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Credo che la tua fiducia sia ben meritata. Per il fatto che non ci conosciamo, possiamo rimediare, per esempio se vai a fare la rampilonga, ci possiamo prendere una cosa da bere, e nell'occasione mi faccio fare una dedica sull'libro di Bartali.

Se non avessi provato certe emozioni non le avresti potute trasmettere ai lettori, complimenti.






Questa è un altra storia, veramente una brutta storia, spero che si riesca a sconfiggere questa brutta pratica, anche per non offuscare tutto il ciclismo, dall'inizio della sua storia, compresi i campioni come Bartali, che proprio non se lo meritano.

A proposito, sai Bartali cosa ne pensava del doping??




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alberati.paz

Biker serius
Questa è un altra storia, veramente una brutta storia, spero che si riesca a sconfiggere questa brutta pratica, anche per non offuscare tutto il ciclismo, dall'inizio della sua storia, compresi i campioni come Bartali, che proprio non se lo meritano.

A proposito, sai Bartali cosa ne pensava del doping??




.[/quote]


Bartali raccontava di averlo provato una volta (allora il doping era stimolanti amfetaminici e caffè) con il risultato di doveri ritirare dalla corsa e vomitare tutto: era un Campionato del Mondo.
Quindi diceva: "da quella volta, in cui sono stato un vero stupido, non ho mai più provato, io 'fo da solo co' le mi' gambe!".
Ma per onor di cronaca, Coppi diceva (non riferendosi comunque a Bartali) "chi dice che non prende la bomba... stategli lontani e non accendetegli cerini accanto: c'è rischio che esploda!"


E sapete in un intervista tv cosa rispondeva Coppi a proposito della composizione degli ingredienti della bomba?
"Caffè, un nuovo paio di gambe, poi alcuni stimolanti e soprattutto un ingrediente che si chiama fiducia. Fiducia che la bomba funzioni...".

Una volta ci potevano scherzare. Oggi non più

P
 

laveladileo

Biker dantescus
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Bartali comunque era un caso a parte, ho letto che prima delle gare si fumava una sigaretta, non era normale, era un atleta a parte, infatti pare che non fosse in grado di allenare altri atleti, perchè le sue metodologie erano adatte soltanto per se stesso, Grandissimo Bartali!!!!




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Ser pecora

Diretur Heiliger Geist
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Qualche ciclista fumatore c'è anche oggi (anche se molto rari). Ai tempi di Baratali ed anche prima ne facevano di tutti i colori.
Il primo campione del mondo ufficiale della storia, Frederic de Civry,nel 1881 ha vinto il 1° campionato francese di velocità completamente sbronzo.
E' morto a 32 anni.
 

Ser pecora

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Ih ih ih...
Ciclisti: siamo un po' matti...?

Le realtà è che il ciclismo è nato più che altro come un'attrazione da circo.
E il nome di "sport povero" nasce proprio dal fatto che erano i poveri con un po' di "fisico" che si mettevano a fare il ciclismo, che all'inzio erano spesso solo delle gare di assurdità.
Poi col tempo è diventato lo sport della retorica: da quella poetica fatta di vette e aironi a quella di basso livello sui nazionalismi.
Ancora oggi cmq, rispetto a tanti altri sport è rimasta un'attività poco matura più che di "matti", gestita spesso da minkioni galattici.
E' vero che è rimasto uno sport che si presta bene alle esagerazioni in tutti i sensi (basta leggere i forum...).
 

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