non so da dove esca quel 22%, sono dati al 2010? Sembrerebbe meno.
un estratto da un articolo su La Voce:
Una decisione sicuramente senza precedenti e sostenere che è stata presa sotto la spinta delle emozioni o dei risultati elettorali appare comunque riduttivo. I dati infatti suggeriscono che nel 2009 la percentuale di fabbisogno energetico fornita dalle centrali atomiche tedesche era di poco superiore a quella che la Germania ricava da eolico, fotovoltaico, biomassa e altre energie rinnovabili: 10,7 per cento contro 8,5 per cento (tabella 3). Ma dieci anni prima, nel 1999, il raffronto era 12,8 contro 2,4 per cento. Tra il 2020 e il 2030 il governo tedesco vuole che le energie rinnovabili passino a coprire tra il 70 e l80 per cento di quel fabbisogno. Difficile quindi credere che la Merkel, dopo una capriola politica di 360 gradi, possa avere preso una decisione simile in maniera superficiale, senza soppesarne adeguatamente le conseguenze. Tanto più che vi sono prezzi da pagare nel periodo transitorio: la rinuncia al nucleare costerebbe infatti 40 miliardi di euro, tantè che la tassa sullenergia atomica pagata dai produttori di energia è stata mantenuta e aiuterà a finanziare la spesa.
...
UNA DECISIONE DA CUI NON SI POTRÀ PRESCINDERE
La strategia tedesca prevede una serie di azioni. Primo, incrementare la produzione da rinnovabili che nel 2010 hanno raggiunto il 17 per cento del fabbisogno elettrico così da arrivare al 35 per cento nel 2020. Secondo, le infrastrutture elettriche: sono stati stanziati 500 milioni di euro per la ricerca e sviluppo di sistemi per accumulare l'elettricità e redistribuirla in maniera efficiente. In particolare, lobiettivo è avere una rete capace di trasferire al sud del paese l'energia eolica prodotta in grande quantità al nord e centrali dalla produzione modulabile, capaci di coprire i momenti in cui la produzione di fonti come l'eolico è più bassa: il pensiero va soprattutto agli impianti a gas. Poi efficienza energetica negli edifici si punterà a ridurre i consumi del 20 per cento in dieci anni e sensibilizzazione dei cittadini, anche per scongiurare reazioni Nimby contro impianti eolici ed elettrodotti. (1) Infine, una riduzione delle emissioni di gas-serra del 40 per cento nello stesso periodo.
Dobbiamo seguire una nuova strada. Vogliamo chelelettricità del futuro sia sicura, affidabile ed economicamente sostenibile. Le forniture energetiche in Germania hanno bisogno di una nuova architettura: è la sfida che Merkel pone a tutti i suoi concittadini, una sfida destinata a rendere le rinnovabili ancora più protagoniste. Gli investimenti annuali in fonti rinnovabili in Germania hanno superato molto bene la crisi: si stima infatti un giro daffari di 26 miliardi di euro, circa un 25 per cento in più rispetto al 2009. Anche loccupazione nel settore è cresciuta (+8 per cento) con 370mila addetti, più del doppio di quanti erano nel 2004 (160.500).
Si tratta certamente di un piano ambizioso che se da un lato si presenta non privo di rischi, dallaltro dimostra che chi lo propone ci crede ed è pronto a mettere nel piatto tutta la sua credibilità per raggiungerne i fini.
fonte lavoce
e la tabella con i dati al 2009:
un estratto da un articolo su La Voce:
Una decisione sicuramente senza precedenti e sostenere che è stata presa sotto la spinta delle emozioni o dei risultati elettorali appare comunque riduttivo. I dati infatti suggeriscono che nel 2009 la percentuale di fabbisogno energetico fornita dalle centrali atomiche tedesche era di poco superiore a quella che la Germania ricava da eolico, fotovoltaico, biomassa e altre energie rinnovabili: 10,7 per cento contro 8,5 per cento (tabella 3). Ma dieci anni prima, nel 1999, il raffronto era 12,8 contro 2,4 per cento. Tra il 2020 e il 2030 il governo tedesco vuole che le energie rinnovabili passino a coprire tra il 70 e l80 per cento di quel fabbisogno. Difficile quindi credere che la Merkel, dopo una capriola politica di 360 gradi, possa avere preso una decisione simile in maniera superficiale, senza soppesarne adeguatamente le conseguenze. Tanto più che vi sono prezzi da pagare nel periodo transitorio: la rinuncia al nucleare costerebbe infatti 40 miliardi di euro, tantè che la tassa sullenergia atomica pagata dai produttori di energia è stata mantenuta e aiuterà a finanziare la spesa.
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UNA DECISIONE DA CUI NON SI POTRÀ PRESCINDERE
La strategia tedesca prevede una serie di azioni. Primo, incrementare la produzione da rinnovabili che nel 2010 hanno raggiunto il 17 per cento del fabbisogno elettrico così da arrivare al 35 per cento nel 2020. Secondo, le infrastrutture elettriche: sono stati stanziati 500 milioni di euro per la ricerca e sviluppo di sistemi per accumulare l'elettricità e redistribuirla in maniera efficiente. In particolare, lobiettivo è avere una rete capace di trasferire al sud del paese l'energia eolica prodotta in grande quantità al nord e centrali dalla produzione modulabile, capaci di coprire i momenti in cui la produzione di fonti come l'eolico è più bassa: il pensiero va soprattutto agli impianti a gas. Poi efficienza energetica negli edifici si punterà a ridurre i consumi del 20 per cento in dieci anni e sensibilizzazione dei cittadini, anche per scongiurare reazioni Nimby contro impianti eolici ed elettrodotti. (1) Infine, una riduzione delle emissioni di gas-serra del 40 per cento nello stesso periodo.
Dobbiamo seguire una nuova strada. Vogliamo chelelettricità del futuro sia sicura, affidabile ed economicamente sostenibile. Le forniture energetiche in Germania hanno bisogno di una nuova architettura: è la sfida che Merkel pone a tutti i suoi concittadini, una sfida destinata a rendere le rinnovabili ancora più protagoniste. Gli investimenti annuali in fonti rinnovabili in Germania hanno superato molto bene la crisi: si stima infatti un giro daffari di 26 miliardi di euro, circa un 25 per cento in più rispetto al 2009. Anche loccupazione nel settore è cresciuta (+8 per cento) con 370mila addetti, più del doppio di quanti erano nel 2004 (160.500).
Si tratta certamente di un piano ambizioso che se da un lato si presenta non privo di rischi, dallaltro dimostra che chi lo propone ci crede ed è pronto a mettere nel piatto tutta la sua credibilità per raggiungerne i fini.
fonte lavoce
e la tabella con i dati al 2009: