il doping è connesso al ciclismo, da sempre.
Credere a un professionista cristallino in un mondo di tal fatta è come credere a Babbo Natale, alla Befana e pure all'esistenza dei puffi.
lo sport professionistico, incluso il puntuale reperimento del dopato di turno, è assolutamente pedagogico per i giovani:
infatti imparano come si sta in questo mondo e come ci si sopravvive: il mio vicino si dopa???...e io mi dopo di più, poi esco e punto il dito contro il mio vicino che si dopa...
già...perchè pare che in ogni aspetto della vita, anche lavorativamente parlando, ci sia sempre un dopato che va più forte di te...che sia sulla salitella di viale De Amicis rinominata "passo del diavolo" oppure al concorso dove quello dopato ci ha il paraculo che a te manca...anche se magari tu ti sei allenato di più e hai un cuore più decoubertiniano...
volete squalificare il dopato...radiarlo...dissuaderlo...educarlo...
io lascerei che continuasse pacifico a doparsi, dato che preferirei in ogni modo vivere in un mondo un filino meno ipocrita e falsamente moralista...
che i mezzi usati da ciascuno siano pubblici...l'onestà muoia definitivamente in questo inizio fetente di secolo...al diavolo le cazzate borghesucce di cui lo spirito sportivo olimpico si intrise...
lo sport non è un modo per insegnare i valori della tolleranza, dell'umiltà del sacrificio, della costanza, della pazienza... lo è stato raramente in pochi esempi che lo hanno brevemente risollevato dalla sua cruda essenza: "LA VOLONTA' NATURALE DI PREVALERE SULL'AVVERSARIO, acuita (nell'uomo) dall'ingegno talvolta doloso che si avvale di espedienti in spregio di qualche fasulla norma etica"