DH/FR: ne vale la pena?

Happykiller

Biker pazzescus
4/3/05
13.797
123
0
Lac Leman
broadbandsports.com
Bike
Sentinella
Io ho lasciato l'alpinismo perché alla domanda "ne vale la pena?", mi sono dato una risposta negativa. Ho rischiato al vita così tante volte, non per imprudenze, ma per oggettivo rischio imprevedibile, che le emozioni indimenticabili e bellissime che provavo non mi parevano sufficienti per giustificare questa precarietà della mia esistenza.
Ho dirottato il mio gusto dell'estremo sul vertride, dove il rischio di cadere in qualche rirupo è comunque alto, ma le elocità sono tali da permettermi di valutare l'opportunità di fare certi pezzi in sella o meno.
Idem su drop e salti, senza cronometro, posso decidere se mi sento pronto, capace, o "in giornata no".
Freeride. Io ammetto il rischio di farmi male, non di ammazzarmi.
Mi porto casco integrale e protezioni anche nei giri pedalati più lunghi, perché in discesa voglio divertirmi senza pensieri.
E' da parecchio che voglio comprare il leattbrace, anche se ingombra, dà fastidio, limita. Senza casco integrale mi sento nudo e insicuro, e lo uso sempre, anche se fa sudare, anche se pesa e ingombra.
Idem se facessi DH non rinuncerei al leatt, perché quando si vuol andare oltre al limite, a velocità fotoniche, vorrei star più tranquillo.

Me lo prenderò per fare un raid in moto in Marocco... poi penso che lo userò anche in bici, almeno quando si fa gravity.

La morte di Marco mi stringe il cuore ogni giorno, perché ci penso e ripenso. Non vorrei mai "costringere" i miei cari a soffrire per una mia passione.
Ho pianto per Roland Ratzenberger, per Senna, per Patrick de ---ardon... perfetti "sconosciuti", neanche mai visti fuori da un televisore.
Tutti sappiamo quanto si sta male per la perdita di una persona cara. Non voglio essere la causa di tanto dolore per una mia imprudenza.

Non solo, ma anche solamente parlando di infortuni, la mia voglia di farmi male è pari al piacere dei miei capi se dovessi assentarmi dall'ufficio a lungo.
 

jack11

Biker dantescus
1/3/10
4.579
105
0
30
imola
Visita sito
vi riporto la mia esperienza, io con 3-4 amici della mia età circa 16-17 anni giravamo insieme e tanto fino all'anno scorso, non in DH, ma facendo AM, il rischio c'è comunque anche se minore, eravamo semrpe spensierati e ci credevamo immortali, poi sono iniziate le prime cadute serie, io mi sono rotto la clavicola, un paio di miei amici delle dita, un mio amico si è stirato dei legamenti, e allora abbiamo deciso di andarci più con calma e di comprare qualche protezioni in più. Ciò l'abbiamo detto ma non applicato, fino al punto in cui un mio amico cadendo gli è venuta una emoragia interna, si è fatto 3 settimane di ospedale, 2 in sala semiintensiva, per un mese non si è potuto muovere o quasi, 2 mesi dopo non riusciva a fare più di 2 addominali di fila, ha avuto 70 punti nella pancia, questo ha fatto riflettere me e molti miei amici, molti hanno smesso, potrete capire lo shok, dei ragazzi in un bosco con un nostro amico che sembrava che ti stesse per morire di fianco, ci siamo subito attivati e per fortuna danni permanenti non ne ha avuto, poichè si è dannegiato solo una parte di un rene e con un anno di tempo si ricrea e torna a funzionare come prima, lo stesso mio amico a un anno dall'accaduto è tornato a pedalare, ecco la discussione dove si parla del mio amico http://www.mtb-forum.it/community/forum/showthread.php?t=162916 bene ora giriamo spesso con persone adulte, ci siamo prese addeguati protezioni, il rischio c'è sempre, ci spingiamo spesso fino in fondo, giochiamo spesso dei jolly, ci piace l'adrenalina, siamo ragazzi, però ci siamo resi conto che non conviene rischiare poi troppo, lo stop forzato per incidenti è davvero brutto. ps il mio amico che è caduto e si è fatto un mese di ospedale, ci ha sconvolto davvero tanto e fatto sentire in colpa, ma ci ha fatto riflettere.
 
  • Mi piace
Reactions: Wu Ming

newnoise

Biker velocissimus
Che dire, quanto successo, come accade per molti di noi, mi ha fatto e mi sta facendo riflettere, soprattutto nel momento in cui l'acquisto del mio primo telaio da DH si avvicina. Ho fatto per molti anni motociclismo e ogni volta che tornavo "intatto" a casa dopo una giornata in mugello il mio pensiero fisso era: "anche stavolta l'hai raccontata davide...alla prossima puntata".. la percezione del rischio e i rischi effettivamente corsi mentre si andava in su e in giù per i passi appenninici non curanti di essere su una strada pubblica e nn in pista c'era e c'è sempre stata...eppure, ogni sabato mettevo la mia tuta, indossavo il casco e uscivo...credo che ognuno di noi conosca quell'emozione dentro di noi che ti spinge a fare qualcosa pur essendo consci che quella cosa sia pericolosa. La chiamiamo passione? La chiamiamo pazzia? Non importa. Ciò che importa è che dopo essere passato alla MTB e alle sue discipline gravity, tutto sommato mi sono reso conto che i rischi rispetto al motociclismo sono minori, le velocità sono diverse, la capacità nostra di reagire e pensare in situazioni difficili è maggiore... poi ragazzi, tutto sta a noi...io tuttora se non conosco la discesa, i passaggi difficili la prima volta li faccio a piedi, studio la traiettoria da sotto, e solo dopo provo a farlo in sella... Mi diverto, mi metto alla prova ma i miei limiti li ho sempre bene in mente e viversi la vita fino all'ultima goccia credo che comporti anche saperla rispettare, sapere quando fermarsi per poter tornare a casa stanchi, magari ammaccati ma sempre con il sorriso sulla faccia come un ragazzino...quindi si, ne vale la pena ma con giudizio..sempre!
 
  • Mi piace
Reactions: lagoz

lagoz

Biker forumensus
24/11/04
2.041
43
0
Visita sito
Che dire, quanto successo, come accade per molti di noi, mi ha fatto e mi sta facendo riflettere, soprattutto nel momento in cui l'acquisto del mio primo telaio da DH si avvicina. Ho fatto per molti anni motociclismo e ogni volta che tornavo "intatto" a casa dopo una giornata in mugello il mio pensiero fisso era: "anche stavolta l'hai raccontata davide...alla prossima puntata".. la percezione del rischio e i rischi effettivamente corsi mentre si andava in su e in giù per i passi appenninici non curanti di essere su una strada pubblica e nn in pista c'era e c'è sempre stata...eppure, ogni sabato mettevo la mia tuta, indossavo il casco e uscivo...credo che ognuno di noi conosca quell'emozione dentro di noi che ti spinge a fare qualcosa pur essendo consci che quella cosa sia pericolosa. La chiamiamo passione? La chiamiamo pazzia? Non importa. Ciò che importa è che dopo essere passato alla MTB e alle sue discipline gravity, tutto sommato mi sono reso conto che i rischi rispetto al motociclismo sono minori, le velocità sono diverse, la capacità nostra di reagire e pensare in situazioni difficili è maggiore... poi ragazzi, tutto sta a noi...io tuttora se non conosco la discesa, i passaggi difficili la prima volta li faccio a piedi, studio la traiettoria da sotto, e solo dopo provo a farlo in sella... Mi diverto, mi metto alla prova ma i miei limiti li ho sempre bene in mente e viversi la vita fino all'ultima goccia credo che comporti anche saperla rispettare, sapere quando fermarsi per poter tornare a casa stanchi, magari ammaccati ma sempre con il sorriso sulla faccia come un ragazzino...quindi si, ne vale la pena ma con giudizio..sempre!

Condivido le tue osservazioni, da vecchietto di cinquant'anni con due figli e moglie a carico, che è sempre in mezzo al traffico genovese con una vetusta (..anch'essa) Honda VFR 750.
I rischi sono spesso ben superiori su strada (sia in moto che in bici), in fuoristrada è molto più facile cadere, ma in considerazione ddella minore velocità e del ben minore rischio di essere falciati da altri mezzi (..magari da un TIR guidato da un tossico/alcolista) è ben minore.
Anche in fuoristrada, ovviamente, i rischi pur gravi, non mancano, ma con l'approccio suggerito dal buon Newnoise, vengono di molto limitati...
Seppur pianga il cuore quando si ha notizia di così gravi tragedie, a mio avviso, la vita deve continuare, facendo, per quanto possibile, tesoro di ogni esperienza negativa per far sì che detti rischi vengano ridotti.
Buone raidate a tutti!
Marco
 

newnoise

Biker velocissimus
Condivido le tue osservazioni, da vecchietto di cinquant'anni con due figli e moglie a carico, che è sempre in mezzo al traffico genovese con una vetusta (..anch'essa) Honda VFR 750.
I rischi sono spesso ben superiori su strada (sia in moto che in bici), in fuoristrada è molto più facile cadere, ma in considerazione ddella minore velocità e del ben minore rischio di essere falciati da altri mezzi (..magari da un TIR guidato da un tossico/alcolista) è ben minore.
Anche in fuoristrada, ovviamente, i rischi pur gravi, non mancano, ma con l'approccio suggerito dal buon Newnoise, vengono di molto limitati...
Seppur pianga il cuore quando si ha notizia di così gravi tragedie, a mio avviso, la vita deve continuare, facendo, per quanto possibile, tesoro di ogni esperienza negativa per far sì che detti rischi vengano ridotti.
Buone raidate a tutti!
Marco

Esattamente... credo che il nostro amato sport non sia ne il più sicuro ne però il più pericoloso... c'è molto di peggio in giro!! Credo che usando la zucca ci si possa divertire senza grossi rischi in DH... voglio dire, se c'è un salto che non mi sento di fare, non lo faccio. Punto. Li per lì non nascondo che la rinuncia la percepisco come un piccolo fallimento ma con il senno di poi mi dico...hai fatto la cosa giusta, il salto non scappa, è sempre lì che ti aspetta..quando te la senti lo fai. Fine. Questa è la mia filosofia quando scendo... alcuni potranno pensare che sia un approccio conservativo..io credo sia un approccio saggio, un approccio personale.. non devo dimostrare niente a nessuno ed ho sempre la facoltà di decidere cosa posso e cosa non posso fare.
 

l.j.silver

Biker delirius tremens
7/10/03
11.174
4.860
0
mordor
Visita sito
Bike
fatti miei
vedo solo adesso questa interessante discussione......porto la mia opinione in merito.
vado in mtb dal 96, x 6 anni ho fatto FR e DH ( amatorialmente, no gare.....) mai un 'incidente, anzi uno solo ma in un giro pedalato, poi dal 2005 son passato a fare AM o enduro che dir si voglia, da allora altri 2 incidenti,un avambraccio rotto ( frattura composta radio-ulna) ed un meese e mezzo di stop, poi nel 2007 caduta di faccia su roccia niente di rotto ma faccia da scontro con Tison e collo dolente x 2 settimane e 7 punti ai testicoli che avevano impattato contro il manubrio...4 mesi di stop.
lavoro in proprio quindi diciamo che non posso fermarmi piu' di tanto, insegno yoga e pratico shiatsu e tutte e 2 le volte , sia con la faccia gonfia che con il braccio ingessato ho continuato a fare lezione, dopo la facciata avvenuta di mercoledi ,il sabato seguente iniziavo un corso di shiatsu con persone nuove e mi sono presentato in condizioni a dir poco oscene...:maremmac:
ovvio che non è il massimo e qualche riflessione si impone.....
la cosa che piu' mi ha deluso è stato l'atteggiamento dei miei compagni, o meglio di alcuni, dato che, un po' x lo shock, un po' per scelta, ho cominciato a scendere piu' piano, hanno iniziato a prendermi x i fondelli, con battute piuttosto tristi sulla mia relativa lentezza e con termini non proprio carini come "sei diventato un coniglio", sei invecchiato e carinerie simili....:zapalott:
ed abbiamo tutti piu' di 40 anni.....io quasi 50....
ad ottobre di quest'anno 2 di loro sono caduti urtandosi con il manubrio cadendo, uno si è aperto il ginocchio malamente, niente di rotto ma ambulanza, ospedale e punti a iosa....
adesso che si sono cagati sotto iniziano a ragionare diversamente.
quindi se proprio devo essere sincero dico che per me non ne vale piu' la pena di tirare come un'ossesso, certo se succede un'incidente , succede, ma almeno avro' preso tutte la precauzioni del caso e quando non mi sento di fare un passaggio, scendo e comunque vado piu' piano, o almeno ci provo...
 

Happykiller

Biker pazzescus
4/3/05
13.797
123
0
Lac Leman
broadbandsports.com
Bike
Sentinella
Partendo dal fatto che nelle competizioni il desiderio di far la traiettoria migliore è più forte che nel freeride, perché c'è di mezzo un cronometro, penso che al di là dell'adrenalina, della determinazione e delle capacità, ci sia sempre un imponderabile fattore di rischio che non si può che prevenire con delle protezioni "passive".
I moniti portasfiga "va' piano che ti fai male", non si possono ascoltare. Soprattutto se devi fare il tempo.
Se fai agonismo devi ammettere in qualche misura un maggiore rischio, quindi o ti proteggi o se cadi ti fai più male.
Non ci sono molte alternative.

Marco penso che avesse percorso più volte la pista da DH di Agnona prima dell'incidente; penso che non avesse ripensamenti sull'opportunità di andare giù con quel ritmo; probabilmente si stava divertendo un sacco e "se la sentiva" di fare quel salto. Ma tutti sappiamo come non sia così improbabile sbagliare un salto e fare un capottone. A lui è andata nel modo peggiore e non ha potuto dire "devo stringere la traiettoria prima e star più centrato" o bla bla bla, come facciamo tutti. Forse con un Leatt avrebbe potuto dirlo.
Non possiamo saperlo ovviamente. Ma... in mtb i morti fortunatamente sono pochi. Non so le statistiche cosa dicono riguardo il leatt: quanti si son rotti l'osso del collo con quella protezione?


Insomma... la sfiga se vuole trova sempre un modo per aggirare le tante protezioni che uno può indossare, però penso che sia saggio metterla in difficoltà! :-) :omero:
 

VERSUSeDEITY

Biker forumensus
10/11/06
2.325
-4
0
dove si pedala
Visita sito
Ho conosciuto Marco durante la gara nelle risalite con il furgone e nel trasferimento a piedi,si discuteva di quanto era buono il panino con la salamella e di quanto costasse poco la birra al gazebo,si rideva come matti con lui e il suo socio(scusa se nn ricordo il nome),successa la tragedia mi si è spezzato un pezzo di cuore,tornato a casa la prima cosa che ho fatto è stato abbracciare e baciare all'infinito moglie e piccolina(2 anni e mezzo)e mi sono chiesto anche io se ne vale la pena,beh x me SI NE vale ogni singolo secondo,quando sono sulla bici sto bene,mi sento veramente vivo!!(Sto scrivendo con le lacrime in viso),nn riesco a nn pensare all'accaduto e a come stiano i suoi cari,mi sento male.....!!
Riposa in pace Marco,sei un GRANDE....!!
Riporto qui le parole della sua compagna(che hanno già postato anche nell'altro topic),beh a me hanno fatto capire ulteriolmente che ne vale la pena:


"Ciao a tutti, sono Giovanna la compagna di Marco, da due giorni sto leggendo i vostri commenti e non posso fare a meno di dirvi grazie! Marco era la vita, la amava, la assaporava in ogni suo piccolo frammento, la azzannava, stare vicino a lui era come assorbire continuamente la sua linfa vitale. Era grandioso in ogni cosa che faceva perché ci credeva, perché era guidato e spronato dalla sua passione che esprimeva sempre al massimo e al massimo lo portava. La passione per la bicicletta, l’amore che provava per questo sport erano senza fine, adoravo vederlo partire magari all’alba con il sorriso sulle labbra, carico di grinta e voglia di migliorarsi sempre un pochino di più e quando ritornava a casa, sudato, stanco ma felice, soddisfatto e vivo, io non potevo fare altro che imparare, ogni volta, cosa significa, cosa sentite tutti voi quando salite sulle vostre biciclette… E’ stato bello poter vivere tutto questo accanto a lui,mi ritengo una donna, nonostante tutto, molto fortunata, ho avuto la possibilità di condividere parte della mia vita con una persona unica, speciale, insostituibile e ringrazio dio di essere circondata da tanti amici e persone come voi perché attraverso tutto questo Marco non morirà mai… Vi sento tutti vicini…
Grazie davvero di cuore…
Giovanna con Maddalena e il piccolo Yader"
 

giobìgiobà

Biker superioris
Il succo è che se abbiamo un hobby questo deve prima di tutto darci serenità, non preoccupazioni, quando le preoccupazioni si insinuano credo sia il caso di rivedere qualcosa per fare in modo che NE VALGA LA PENA!!!

oh, sì, sì, condivido e straquoto: e la logica giusta - anche secondo me.
dobbiamo fare in modo che ne valga la pena, percorrere le vie giuste per rendere il rischio degno di esistere e di accompagnarci. ognuno a modo suo e ognuno nella sua misura, senza stare lì con il cuore impiccato ad una paura poco sana (e molto pericolosa). hobby=divertimento=serenità=godersi la vita. se tutto torna ne vale sempre la pena. grandi ragazzi, è bellissimo condividere così le emozioni (anche tristi, purtroppo) di questi giorni!
buona serata a tutti
 

zapomatic

Biker serius
27/8/07
294
13
0
est
Visita sito
A mio parere credo sia opportuno fare una riflessione sulla sicurezza delle piste in genere e come questa possa essere migliorata.
Ormai è un dato di fatto che la gran parte dei rider gira solo per passione e con mille altre resposabilità sulle spalle.
E' da molti anni che corro mi piacciono i percorsi tecnici, ma non quelli inutilmente insidiosi dove la presenza del pericolo è fine a se stessa.
Dopo quello che è successo non credo che tutto sarà come prima

Un abbraccio virtuale alla moglie ed ai figli
 

Kap.1

Biker ciceronis
13/1/04
1.414
7
0
Padova
Visita sito
Bike
MDE DAMPER 29 2021
Cara Giovanna e bello sentirti raccontare Marco, come lo hai vissuto e amato per come era. Io parlo penso a nome del popolo che pratica il nostro sport sarebbe bello aprire un conto corrente postale a tuo nome, cosi noi possiamo aiutare Marco a vedere crescere la sua amata famiglia nel modo migliore e con l'amore anche delle persone che praticano il nostro sport.
Un grazie a te e i tuoi bimbi
 
  • Mi piace
Reactions: LEPUS

giobìgiobà

Biker superioris
A mio parere credo sia opportuno fare una riflessione sulla sicurezza delle piste in genere e come questa possa essere migliorata.
Ormai è un dato di fatto che la gran parte dei rider gira solo per passione e con mille altre resposabilità sulle spalle.
E' da molti anni che corro mi piacciono i percorsi tecnici, ma non quelli inutilmente insidiosi dove la presenza del pericolo è fine a se stessa.
Dopo quello che è successo non credo che tutto sarà come prima



...mah...che dire...il discorso "sicurezza" è davvero ampio e complesso. è difficile stabilire delle vere e proprie regole su questo punto, anche per il tipo di sport di cui parliamo. percorsi di mille diverse tipologie, terreni dalle caratteristiche più varie, ostacoli ora "ridicoli" (con rispetto per le capacità di ognuno e per il loro "ne vale la pena" personale) ora eccessivi, salti ora perfetti altre assurdamente costruiti, protezioni a volte assenti altre volte quasi invadenti...e chi più ne ha... Certo è che episodi come quello di Marco fanno pensare, al nostro modo di vivere questo sport ma anche a come può essere praticato e goduto nella massima sicurezza. posto che, come detto da altri, una componente rischio (anche notevole) è insita in questa attività (dh o fr, ma anche am anche xc anche...chiunque faccia o abbia fatto gare in circuito su strada sa quanto siano pericolose: altro che neck brace!!!), io sono uno di quelli che pensa che il più bravo viene sempre fuori e sta sempre davanti; perciò che ci sia un doppio da 15 o da 5 metri, un drop da due o da cinque metri, il più forte starà sempre davanti....potremmo anche discutere sui percorsi "adatti" a chi è pienamente un amatore e a chi invece è un pro, ma ci porterebbe lontano e gonfierebbe troppi petti... il pericolo fine a sè stesso non ha in me un grande estimatore: preferisco anche io percorsi tecnici e da guidare senza per questo rischiare la vita... Sicurezza? abbiate pazienza, cari praticanti dell'enduro, ma vi pare sicuro farsi una speciale a tuitta con il cashetto sulle spalle? pensate che la schiena abbia piacere, in caso di caduta, ad "avvolgersi" attorno al caschetto? non scaldatevi, era solo un flash che mi colpisce spesso sfogliando le riviste... la sicurezza è prima di tutto una nostra responsabilità (noi che stiamo in bici: protezioni!), poi un nostro atteggiamento (ma sì, forse si è più "sciolti" senza niente addosso ma le pietre sono dure...), quindi - ma solo in ultimo - un aspetto importante nell'organizzazione di gare ed eventi. non so...le idee per la testa ne girano tante...ma avete mai visto una pista "sicura"??? non lo è neanche andando piano, a volte...cosa significa "sicura"? senza difficoltà? lenta? piena di materassi? senza piante attorno? con un ambulanza ogni 200 metri? vuoi iscriverti ad una gara? bene: casco integrale, protezioni integrali e neck brace, questo è certo (c'è chi dice che il neck sia pericoloso...eh?????) ...aiutatemi a capire...è "sicuro" portarsi un caschetto sulla schiena durante una speciale di un superenduro fatta a manetta?...era per dire...la sicurezza è davvero un ginepraio...
 
  • Mi piace
Reactions: ymarti and LEPUS

marcosorma

Biker novus
7/12/06
27
0
0
CAMBIAGO
Visita sito
Sicurezza? abbiate pazienza, cari praticanti dell'enduro, ma vi pare sicuro farsi una speciale a tutta con il caschetto sulle spalle? pensate che la schiena abbia piacere, in caso di caduta, ad "avvolgersi" attorno al caschetto? ...aiutatemi a capire...è "sicuro" portarsi un caschetto sulla schiena durante una speciale di un superenduro fatta a manetta?...era per dire...la sicurezza è davvero un ginepraio...[/QUOTE]


:celopiùg: E come darti torto...
 

ymarti

Biker imperialis
16/9/03
10.822
2.720
0
Milano
Visita sito
Bike
Specialized Demo 8 26 oldschool & Nukeproof Mega 29 newschool
mi ricordo una botta sulla schiena a causa dello zainetto proprio per la dinamica sopra descritta....ho avuto per settimane un dolore alla zona cervicale......se avessi avuto il caschetto sulle spalle non oso immaginare le conseguenze!
 

Happykiller

Biker pazzescus
4/3/05
13.797
123
0
Lac Leman
broadbandsports.com
Bike
Sentinella
Tantissimi anni fa avevo assistito ad una gara di DH in cui si usavano bici che non si potevano definire da Dh e bikers che non erano adeguatamente corazzati, perché si era poco più che agli esordi e chi non usava protezioni da motocross, era inevitabilmente più vulnerabile.
2 sono stati portati via con l'elicottero con muso sfasciato perché avevano il caschetto aperto, non l'integrale.

La settimana successiva ho comprato il casco integrale.
Al di là dell'estrema fatalità, anche solo sfregiarsi per sempre o perdere i denti non è una cosa auspicabile, no?

Anche a fare enduro non si scende tra sassi di gommapiuma.


Vale la pena portarsi appresso quel fastidioso casco integrale? la fatica e l'ingombro? dal mio punto di vista, sì.
Più sono protetto e più mi sento sicuro, concentrato solo sulla traiettoria, senza angosciarmi per il potermi far male; quindi guido meglio e rischio meno. E se sbaglio... limito al minimo i danni.
Clavicole, polsi, mani... roba che si rompe comunque, anche corazzati, ma decisamente meno di frequente rispetto a non indossarli.

Rinunciare a fare uno sport estremo, perché rischioso, secondo me non ha senso, entro certi limiti.
Il limite è la probabilità per la gravità dell'infortunio.
Ognuno avrà una soglia di ammissibilità del rischio in base al proprio senso di responsabilità.
 
  • Mi piace
Reactions: l.j.silver

Teo HC

Biker tremendus
12/5/06
1.352
0
0
Brianza Hardcore
Visita sito
La DH è semplice/banale: è uno sport estremo.

Ho maturato la convinzione che abbia poco senso dire “anche andare in auto/treno/aereo/piedi è rischioso” (e sono uno di coloro i quali l’ha detto nelle pagine indietro, ad “inizio” riflessione) per il fatto che il muoversi è strumentale alla vita quotidiana e caratterizza l’uomo da sempre, a meno che non ci si voglia suicidare socialmente.... personalmente sono giunto alla conclusione che tale razionale sia un nascondersi dietro ad un dito per giustificare il rischio "aggiuntivo" che introduciamo con la DH & Co.

La DH aggiunge “felicità” alla vita, alla quale si contrappone un consapevole “rischio”… nel rispetto dell’unica regola che domina la vita, ossia il “dare vs avere”… o “rischio vs rendimento” che dir si voglia.

Non è quindi in discussione il fatto che andare in bici sia più rischioso del non andarci, è indiscussione la presa di coscienza del singolo nel mettere in conto il fatto che questo divertimento non è gratis… accettandone le conseguenze.

La morte del caro Marco è una estremizzazione del rischio implicito in qualsiasi attività e la Dh non se ne sottrae… e credo, dopo 3giorni di riflessioni senza soluzione di continuità, che non sia rappresentativo del reale rischio che si corre in DH : tuttavia offre spunto per provare dolore e ripercorrere una serie di “perch锅 che trovano risposte differenti in ognuno di noi.

Personalmente il praticare DH mi fa sentire “egoista” ed “altruista” allo stesso tempo:
- sono egoista nei confronti di chi mi è vicino, perché aggiungo rischio laddove il rischio potrebbe essere eliminato…
- ed allo stesso tempo sono altruista nei miei confronti, perché mi fa felice….

Alla fine mi pare quasi che l’egoismo non sia altro che altruismo verso se stessi, ma dove finisce il perimetro del “noi stessi”?

Credo che il tema sia radicalmente diviso su due pesi di valutazione:
- chi ha responsabilità anche e soprattutto verso altri;
- chi ha responsabilità principalmente e quasi esclusivamente verso se stesso.

> Se non si hanno responsabilità verso altri, ne vale sicuramente la pena : il gioco è equo ed è chiara la posta in palio…

> Il discorso cambia quando vi è di mezzo una serie di responsabilità, che possono essere una professione che viene compromessa (e con essa il benessere della famiglia) o altri vincoli “da padri di famiglia” (mantenere un genitore malato, avere figli, moglie, fratelli da accudire, ecc…)… in questi casi non ne vale la pena.

Quindi la domanda non è più “ne vale la pena”, bensì “il mio egoismo è sopportabile? Il mio altruismo è negoziabile”?

Fino a che punto le passioni hanno “la precedenza” sulle responsabilità, sul benessere dei nostri cari, sul futuro della nosta famiglia? Smetterla con gli sport estremi non riduce di certo i rischi che corro quotidianamente… ma sicuramente praticare sport estremi aggiunge rischio: è da persone responsabili aggiungere rischio laddove non ve ne sarebbe bisogno?

Se si ha famiglia o grosse responsabilità… sono convinto che
non ne valga la pena
… ma credo che per ora continuerò ad essere egoista… nonostante abbia grosse responsabilità come molti tra noi (almeno gli over 30)
.

Tutto IMHO



Hai centrato in pieno il punto.

Mentre la maggior parte degli interventi verte sul punto di come ci sentiamo vivi in bicicletta, io mi domando come sia accettabile morire.
Dalle parole di Giovanna mi sembra di intuire la risposta di Marco.
Per me vale lo stesso.

Un abbraccio forte alla famiglia di Marco.
 

giobìgiobà

Biker superioris
Mentre la maggior parte degli interventi verte sul punto di come ci sentiamo vivi in bicicletta, io mi domando come sia accettabile morire...

essere (o sentirsi) vivi girando in bici: è così che il morire diventa accettabile? voglio dire: è cosi tanta la vita che ci sentiamo scorrere nelle vene quando cavalchiamo i nostri cavalli di metallo (in certi fugacissimi istanti l'ebbrezza è quasi devastante) che ci porta ad ignorare i rischi? lì, a cuore bollente e mente libera, giustifichiamo il rischio, forse è così. quanti di noi si sono detti, almeno una volta (magari dopo una bella botta): no basta, così è troppo, o smetto del tutto o tiro il freno. sì, è vero, molti quarantenni (eh eh eh:celopiùg:) dichiarano che "una volta" tiravano di più, rischiavano grosso etc etc etc... in fondo, anche se un pelo di meno, corrono ancora praticamente gli stessi rischi; forse meno gare (o niente), forse chiudono un tantino...ma non così tanto! diciamo che gli accadimenti recenti ci hanno portato a CONSIDERARE come POSSIBILE l'evento estremo, ci hanno messo davanti agli occhi, con chiarezza inconfutabile, che la morte è dietro l'angolo. sì, lo è sempre, ma la accarezziamo molto meglio quando, chi più chi meno, rischiamo sopra le nostre bici. mi viene in mente: la vita non è data in dono a nessuno ma in prestito a noi tutti. Seneca, credo (citazione non virgolettata poichè molto dubbia - non nel concetto). siamo dei Blade Runner, accettiamolo tutti i giorni. in bici (e in molti altri sport) non facciamo altro che valutarlo meglio ancora... forse, da amatori e appassionati, il problema da porsi sta più nei termini della "responsabilità verso altri". se il farsi male coinvolge solo noi stessi, gli sport estremi sono un gioco di coraggio; se coinvolge una famiglia, un lavoro e via dicendo, allora è un gioco di ragione. nel primo caso mettiamo in palio una vita, nel secondo più d'una... D'altra parte certi atteggiamenti e pulsioni sono parte integrante di un individuo, perciò è quasi una "violenza" dover rinunciare... ragazzi, è sempre più :nunsacci:difficile...
 

DOGO

Biker delirius tremens
13/7/05
11.792
11
0
Milano
Visita sito
giobìgiobà;4620937 ha scritto:
il problema da porsi sta più nei termini della "responsabilità verso altri". se il farsi male coinvolge solo noi stessi, gli sport estremi sono un gioco di coraggio; se coinvolge una famiglia, un lavoro e via dicendo, allora è un gioco di ragione. nel primo caso mettiamo in palio una vita, nel secondo più d'una...
Questa è la sintesi del mio pensiero... è la risposta che vale per mè è univoca:
- comportamento egoista, io vengo prima di tutto: ne vale la pena, ossia le conseguenze sono eque rispetto al piacere provato girando;
- comportamento responsabile, dove io non vengo prima di tutto: non ne vale la pena, perchè le conseguenze hanno impatto sui miei cari e posso evitare di aggiungere rischi ad una vita che ne è già colma.

Questa è la mia opinione definitiva e soggettiva.

morire facendo quello che si ama, sia più accettabile.
Accettabile finchè si resta nell'individuale perimetro dell' "Io".
Ma se si sconfina nel "noi", con un noi rappresentato da una famiglia che ha bisogno di noi?
 

Happykiller

Biker pazzescus
4/3/05
13.797
123
0
Lac Leman
broadbandsports.com
Bike
Sentinella
Quello che volevo dire è che, a prescindere dalla vita che conduciamo, noi tutti dobbiamo morire.
Sono cresciuto con la convinzione romantica che, morire facendo quello che si ama, sia più accettabile.
sì... ma lasciando chi ci ama...
Secondo me non è più accettabile, ma più consolante. Un po' come dire "non ha sofferto" o "era già molto vecchio". Il vuoto che lascia una persona amata è talmente grande, che nulla può dirsi "accettabile". IMHO.
 

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo