...penso a voce alta - ho anche qualche dubbio: farò "invia risposta" ho lascerò tutto nel pensatoio?...vediamo...
una decina d'anni di Dh, roba old school, anni 90...bici ormai stra-superate, percorsi superati...cadute d'ogni tipo viste e "sentite" (sulla pelle)...restando in topic direi che nè è valsa la pena, seguendo invece la linea degli ultimi messaggi direi pericoli spesso sottovalutati, sicurezza molto approssimativa e tanto da fare nell'ambito molto generale dell'organizzazione di una gara. poi, fino ad oggi, anni di DH dal di fuori - la passione è grande e non sono mai riuscito ad allontanarmi del tutto da questo bel circus. ho seguito lo svilupparsi e l'evolversi di tutto, l'affermarsi di un approccio molto supercrossistico e davvero estremo fatto di salti doppi e tripli, sponde enormi, drop enormi, road gap e chi più ne ha.... Ora la Dh è veramente spettacolare, avvincente anche per chi guarderebbe soltanto calcio e poi calcio in tv... Per fortuna anche le protezioni hanno fatto grandi passi avanti a suon di neck brace, pettorine comode e protettive, caschi leggeri ed efficaci... A dire il vero, nel frattempo, vedevo sempre più spesso rider fare a meno di tante protezioni e mi chiedevo perchè...qualcuno dice che si gira meglio (e forse, avendolo provato anche per conto mio, è vero), più sciolti, ma ci si fracassa anche meglio!
la domanda che mi faccio (sto sempre pensando a voce alta) è questa - e mi ricollego al discorso dei doppi raccordati che faceva Tano: allora lo spettacolo e l'emozione sono legati al solo e semplice elemento RISCHIO? più rischio c'è e meglio è? in effetti è così in molti sport, dal motocross alla formula uno, dallo sci di discesa allo stesso ciclismo su strada. in parte tutto ciò è legato all'innegabile fascino ancestrale del rischio, in parte credo sia frutto della nostra quotidianità - allo stesso tempo così pigra e ripetitiva ma così sul filo del rasoio: abbiamo un perverso bisogno di "sentirci vivi" (??). e ora, che fare? scarificare la bellezza radicale ed estrema della DH togliendo l'elemento rischio (e quindi, per puro esempio, "panettonizzare" i doppi) - e questo per me ha molto più senso nelle competizioni che nel freeride, oppure lasciare sempre una chicken-line ma mantenere dei passaggi al limite per esaltare il coraggio puro davanti a rischi sempre più severi? sì, trovo che forse il vero depositario del rischio dovrebbe essere il freeride (emblematica le Rampage di qualche anno fa), lasciando alle competizioni (quindin alla DH) il compito di selezionare i più bravi e preparati, non solo i più coraggiosi...
...intanto che rimugino spalanco le orecchie per ascoltare la vostra...
una decina d'anni di Dh, roba old school, anni 90...bici ormai stra-superate, percorsi superati...cadute d'ogni tipo viste e "sentite" (sulla pelle)...restando in topic direi che nè è valsa la pena, seguendo invece la linea degli ultimi messaggi direi pericoli spesso sottovalutati, sicurezza molto approssimativa e tanto da fare nell'ambito molto generale dell'organizzazione di una gara. poi, fino ad oggi, anni di DH dal di fuori - la passione è grande e non sono mai riuscito ad allontanarmi del tutto da questo bel circus. ho seguito lo svilupparsi e l'evolversi di tutto, l'affermarsi di un approccio molto supercrossistico e davvero estremo fatto di salti doppi e tripli, sponde enormi, drop enormi, road gap e chi più ne ha.... Ora la Dh è veramente spettacolare, avvincente anche per chi guarderebbe soltanto calcio e poi calcio in tv... Per fortuna anche le protezioni hanno fatto grandi passi avanti a suon di neck brace, pettorine comode e protettive, caschi leggeri ed efficaci... A dire il vero, nel frattempo, vedevo sempre più spesso rider fare a meno di tante protezioni e mi chiedevo perchè...qualcuno dice che si gira meglio (e forse, avendolo provato anche per conto mio, è vero), più sciolti, ma ci si fracassa anche meglio!
la domanda che mi faccio (sto sempre pensando a voce alta) è questa - e mi ricollego al discorso dei doppi raccordati che faceva Tano: allora lo spettacolo e l'emozione sono legati al solo e semplice elemento RISCHIO? più rischio c'è e meglio è? in effetti è così in molti sport, dal motocross alla formula uno, dallo sci di discesa allo stesso ciclismo su strada. in parte tutto ciò è legato all'innegabile fascino ancestrale del rischio, in parte credo sia frutto della nostra quotidianità - allo stesso tempo così pigra e ripetitiva ma così sul filo del rasoio: abbiamo un perverso bisogno di "sentirci vivi" (??). e ora, che fare? scarificare la bellezza radicale ed estrema della DH togliendo l'elemento rischio (e quindi, per puro esempio, "panettonizzare" i doppi) - e questo per me ha molto più senso nelle competizioni che nel freeride, oppure lasciare sempre una chicken-line ma mantenere dei passaggi al limite per esaltare il coraggio puro davanti a rischi sempre più severi? sì, trovo che forse il vero depositario del rischio dovrebbe essere il freeride (emblematica le Rampage di qualche anno fa), lasciando alle competizioni (quindin alla DH) il compito di selezionare i più bravi e preparati, non solo i più coraggiosi...
...intanto che rimugino spalanco le orecchie per ascoltare la vostra...