Penso che questo caos divieto si-divieto no-con cartello-senza cartello-c’è l’ordinanza-anche no sia figlio di una visione distorta della montagna, visione a cui il trentino si è venduto da anni.
Quando fai di tutto per cementificare i monti (v. ad esempio impianti sciistici in Val di Fassa), quando l’obiettivo è portare sempre più in alto la gente a suon di funivie, con l’unico obiettivo quello di guadagnare senza nessuna regola e limite si arriva a questo punto. Poi però devi gestire la situazione e iniziano i dolori.
Perché quando sono le biciclette a farla da padrone e fare danè (es. Limone o Riva del Garda) i divieti spariscono e anzi, si creano ciclabili a sbalzo sul lago, fregandosene bellamente di quanto riguarda la sostenibilità.
La penso esattamente come te e secondo me il nocciolo della questione sta proprio qua!
In alcune zone d'Italia (tipo in Dolomiti dove vivo) La montagna è diventata proprietà degli investitori, i quali, per il proprio tornaconto personale fanno di tutto per rendere la montagna accessibili a tutti (con impianti, bus navetta, trenini, ex rifugi trasformati in hotel parcheggi da n mila auto a 2000mt etc). La montagna si è trasformata da un luogo per appassionati a un luogo di massa, come essere al mare sulla riviera adriatica. Ormai sui sentieri non c'è più spazio neanche per le marmotte, figuriamoci per una bici
L'Odio per la bici è direttamente proporzionale più ti avvicini a questi luoghi, dai fastidio in primis ai merenderos che hanno pagato fior di quattrini per godersi tutto questo circo e a questi investitori che disturbi le loro "vacche" da mungere ed ecco sorgere i DIVIETI con le motivazioni più stravaganti. Sono il primo che è contrario a frequentare certe zone in alta stagione (anche se a volte capita, abitandoci non è che posso eclissarmi) però forse si sta esagerando col numero di accessi giornalieri.
Davanti a casa mia (val di fassa) nel mese di agosto si forma una colonna per Canazei che inizia alle 8.00 e finisce alle 12.00 (tempo di arrivare all'impianto per salire in rifugio a mangiare). Questa è la situazione a cui bisogna mettere un freno ma finchè porta soldi è pura illusione.
Appena ti allontani da questo luna park, inizi a trovare la montagna vera, quella dove te la devi sudare, frequentata da pochi appassionati, che molto raramente avranno qualcosa da criticare se mai vedono uno in bici, anzi il più delle volte l'incontro fra bikers e trekkers è motivo per scambiare cordialmente due piacevoli parole
Situazione di qualche giorno fa sul Boè:
Piz Boè, tutti in coda a 3 mila metri di quota
In processione sui sentieri a Ferragosto, l'appello del soccorso alpino: "Attenzione a non sottovalutare mai l'alta montagna"
In sostanza dove c'è troppa frequentazione e un certo tipo di turismo montano è anche dove nascono i problemi
Un altro problema è anche la mancanza di educazione di alcuni bikers improvvisati, difficile da trovare su determinati percorsi alpini ma basta comportarsi male su una strada forestale per poi fare di un erba un fascio...tema che è stato già ampiamente discusso nei messaggi precedenti
Comunque io sono contro i divieti, la montagna dovrebbe essere di tutti, togliere la libertà di frequentarla a chi decide di farlo con un mezzo diverso da uno scarpone per me rimarrà sempre incomprensibile. Più che vietare sarebbe meglio educare!