Se cercate un posto per andare in discesa a testa bassa con la manetta tutta aperta, Davos non è il posto che fa per voi, non perché il luogo non lo consenta, anzi, ma perché tutto ciò che vi circonda è talmente bello e curato nei minimi dettagli, che il vostro sguardo verrà rapito ad ogni curva o cambio di visuale e non potrete fare a meno di fermarvi ad ammirare un tale ben di Dio.
Partiamo dal principio.
Il meteo dei giorni precedenti al week end appena trascorso non lasciavano presagire nulla di buono, ma ormai avevo deciso, insieme a due amici, due veri amici (anzi tre) che avremmo passato il ferragosto in terra elvetica.
Decisi ma sottomessi ai capricci di Giove pluvio, ci incontriamo sotto casa mia alle 5 del mattino e partiamo in direzione nord.
Le nuvole aumentano man mano che saliamo di quota e fra il Malojapass ed il Fluelapass la situazione si fa piuttosto seria. Il morale tuttavia rimane alto e siamo fiduciosi.
La perseveranza ci premia quando scolliniamo e davanti a noi appare un cielo azzuro quasi completamente sgombro.
Leccitazione sale e solo leloquente faccia di Martello ci fa capire che la temperatura raffredderà i nostri bollenti spiriti.
In men che non si dica raggiungiamo Davos e tutto è così assolutamente svizzero che restiamo a bocca aperta. Ogni albero, sasso, ruscello sembra posizionato dalla mano di un abile architetto e invece è solo Svizzera.
Giusto il tempo di cambiarci e tirare giù i nostri mezzi e dopo poco siamo nella stazione del primo impianto che ci porterà a quasi 2700 metri di quota.
Incredibile, già nella stazione ci sono le indicazioni per i trails ciclabili!
Mentre saliamo Martello e Blues sono esterrefatti ed il mio è lo sguardo di chi pensa
ve lo avevo detto io!
La prima parte della discesa attraversa una morena di rocce variamente colorate, dallaspetto quasi lunare
e facendo attenzione ai pedoni che passeggiano (qui non ci sono divieti, sui sentieri si convive pacificamente!) ci fiondiamo verso valle
Il sentiero corre a mezzacosta sul versante esposto ad ovest, quindi in ombra, e la visione di alcune pseudo gallerie che ci apprestiamo ad attraversare fa crescere lentusiasmo
è pura libidine
divertimento allo stato puro
lunico rammarico è che alcuni fra gli amici più cari non siano venuti con noi.
Arrivati allo Strelapass, una bevanda calda ci rigenera e siamo pronti a proseguire
I panorami sono di quelli che non si dimenticano facilmente
difficile tenere gli occhi sul tracciato
Inizia ora un tratto quasi pianeggiante, il cui nome non lascia dubbi: panoramaweg
I pedoni sono molto cordiali ed altrettanto lo siamo noi, è lunico modo, ma anche il più facile per condividere i sentieri in montagna.
Le marmotte accompagnano la nostra pedalata fino alla stazione Gotschna
la discesa inizia a diventare più impegnativa ma comunque alla nostra portata e le indicazioni dei percorsi sono a prova di imbranato
Arriviamo a valle stanchi ma felici e la ciliegina sulla torta sono due caprioli che corrono nel prato ad un centinaio di metri da noi.
Tutto sembra fatto apposta per sorprendere i turisti!
Pranzetto tanto veloce quanto caro e ci dirigiamo verso Glaris dove limpianto Rinerhorn ci permetterà di fare un secondo giro prima di sera.
Il tracciato è molto diverso dal precedente: la valle del Sertig è più stretta ma il sentiero stretto, sassi, radici e innumerevoli passerelle tengono alta la concentrazione
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arriviamo in un villaggio fiabesco, lo attraversiamo, e dopo aver bevuto un po dacqua gelida
ci apprestiamo a percorrere lultimo pezzo del tracciato che corre con poca pendenza in una abetaia fittissima.
La giornata è finita ed è andata benissimo, ci aspetta un appartamentino perfetto per loccasione, una doccia calda ed una cena. Poi tutti a nanna.
Davos 2010 on Vimeo