Oggi ho fatto un giro freeride favoloso. Mi sono sentito veramente LIBERO.
La funivia era chiusa, e mi son detto "pazienza, ho una bici da freeride, mica una limitatissima bici da dh!" così mi sono caricato tutto in spalla (integrale e pettorina inclusi) e ho cominciato a pedalare, godendomi anche una bellissima salita, liscia, con pochi strappi, in boschi di una bellezza rara.
In cima, lo spettacolo delle montagne innevate, in contrasto con il cielo blu perfetto, i larici e le felci giallissime, l'erica bordeaux e i boschi multicolori, riempiva il cuore.
Ero da solo. Ho incontrato 4 alpigiani in tutto. Basta. Solitudine elitaria. Potente ostinazione.
Arrivato alla stazione di monte della funivia s'è cominciato a pestare un po' di neve.
L'aria era tersissima, le conche delle valli vicine sono pittoresche e ad ovest il sole illumina i ghiacciai del Monte Rosa e di un'incalcolabile numero di vette. Sembrano tutte importanti con quel cappello di neve!
La tentazione di scendere nei boschi stupendi che conosco è forte, ma la tensione eterna per la scoperta è più forte.
Approfitto del tempo che mi lascia la funivia chiusa.
Comincio a spingere nella neve verso la Bocchetta di Muino, per dare un'occhiata alle montagne svizzere. Non si riesce a pedalare neanche nei tratti pianeggianti perché non si sta in piedi e si sgomma un sacco. E allora si spinge. Quando le
ruote cominciano a non girare più pe le crostone di neve, la carico in spalla e sù ancora sulla mulattiera, col solo rumore soffice dei passi nella neve.
Finalmente arrivo alla Bocchetta. Ho i piedi un po' bagnati, ma il panorama dall'altra parte è sconfinato. Lascio la bici al passo e mi inerpico sull cresta ovest per studiare la cresta est su cui dovrei salire e per vedere se è fattibile una visita ad alcuni laghetti.
I laghetti sono lontani, un po' più in basso (a memoria di cartina) e la troppa neve mi sconsiglia questa deviazione.
L'esame della cresta est è sconfortante. La traccia che sale è strettissima, tutta neve, all'inizio ghiacciata, poi verso la vetta della Cima Trubbio mostra dubbi passaggi esposti di misto roccia-neve. Che fo? scendo da dove son salito? mi ero già studiato le traiettorie salendo, ma... no... si sale! Son sicuro che in qualche modo ci si arrampica. Valuterò sul momento.
Carico la bici in spalla (che nel frattempo era asciugata bene, eliminando quel fastidiosissimo sgocciolio) e comincio a picchiare le punte dei piedi nella neve ghiacciata, per crearmi gradini e non scivolare (sarei arrivato a valle
)
Cazz0 se pesa 'sta bici! ogni passo richiede tantissima attenzione. La traccia èè poco più larga di una spanna. Traccia... non è altro che una lunga ondulazione della neve che fa intuire che sotto ci sia un sentierino.
Spero di non prendere storte o mettere il piede su ciuffi d'erba che mi avrebbero fatto scivolare per centinaia di metri non proprio su lenzuola di seta.
Tanta tensione e fatica.
Raggiungo lo sperone roccioso da arrampicare. Comincio con la bici in spalla, ma è una pessima idea: non c'è spazio per muovermi. C'è proprio da arrampicarsi con le mani tra neve e lame di roccia fredda. Appoggio la bici sul sottile cornicione strapiombante, e mi isso sù passo a passo, tenendomi con una mano agli appigli della guglia e con la destra sollevo la bici... e così via con enorme apprensione ad ogni mossa, finché non riesco a passare alcuni gradoni ed aggirare la parte terminale della cresta. Tutto molto esposto ed insicuro. La lunga erba piegata è scivolosa asciutta! immaginatevi con 15cm di neve sopra!
Ma in pochi passi controllatissimi finalmente sono in vetta.
Che gioia!
Che spettacolo assoluto!
Una vista a 360° spazia lontanissima ad abbracciare le montagne più lontane. Che bello! Dal cuore sorge l'automatico desiderio di condividere quel momento con qualcuno, ma... chi cacchio verrebbe con me a far 'ste cose???
Mentre mi mangio gli ultimi panini e mi sdraio al sole su un posto asciutto, mi rendo conto che il cuore è ancora in agitazione. Faccio fatica a rilassarmi anche se sono ormai fuori pericolo. Ci metto un bel po' a tranquillizzarmi e godermi la siesta in questo posto magico... sempre snobbato a causa della frenesia delle discese, quando si sale in funivia.
Ma io sono lì. LIBERO. Assolutamente LIBERO!
Sono così soddisfatto dalla vista e dalla salita che potrei anche teletrasportarmi a casa felice. Eheh.
Ma... c'è ancora un'overdose di avventura dinnanzi!
L'obiettivo è scendere dall'Alpe Marco, per una mulattiera al di fuori del solito entourage delle discese gravity, visto che c'è da pedalare per raggiungerla. L'ho fatta una volta sola, con Fabio No Drop e mi aveva entusiasmato. Volevo rifarla.
Ora mi trovavo molto in alto e potevo raggiungere quegli alpeggi senza pedalare ulteriormente (su un sentiero tra l'altro molto bello, senza grandi pendenze... ma già che son sù... si taglia in diagonale e non si pedala oltre).
Già... si taglia in diagonale... eheh.
Mi corazzo completamente (in Vigezzo mi sono fatto più male che in tutti gli altri posti, da quando faccio freeride veramente. E' un posto che non perdona) e parto.
Gioia e adrenalina a mille. Ho i piedi bagnati, ma la siesta al sole caldo è stata rigenerante.
Devo centellinare l'acqua, perché son partito piuttosto scarico, sapendo che c'erano delle fontane, ma la salita al sole caldo mi ha spremuto più sudore di quanto credessi.
Dicevo... "si taglia in diagonale"... be', la situazione è meno rischiosa, perché da questo versante si può scivolare per centinaia di metri senza aver la certezza di morire, ma viaggiare in contropendenza sull'erba lunga e bagnata, anzi coperta dalla neve... è un'impresa.
E' la sagra del drift (con entrambe le ruote ovviamente).
I
freni bagnati su dischi bagnati sembrano scuoiare dei fagiani senza tregua. Un urlo straziante che non smette. "Ma quando minchia si asciugano?!" Faccio in tempo a uscire dalla zona nevosa e mettere alla prova le gomme sull'erba, sempre in mega-contropendenza sul prato pieno di buche e sassi, prima che i freni smettano di ragliare. Ihih.
Mi piacciono queste contropendenze. Riesco a guadagnar centinaia di metri in là, senza perdere troppa quota e senza bruciarmi i freni. Ovviamente mi sento fighissimo. Eheh
Gestisco bene la navigazione nel libero, evitando smottamenti e roccioni. Interseco un sentiero che sale ad un'altra bocchetta.. o che scende indietro, in una direzione che non mi garba. Peccato perché era un bel trail, ma io ho da freerideggiare ancora, eccheccazz!
Adrenalina a fiumi. Mi lancio tra crinali e conchette prative (sempre maledettamente sconnesse e zeppe di sassi) a velocità poco prudenti, poi il pendio si fa ripido e grosse pietraie e macchie di rododendri rendono molto ardua la navigazione. So che sotto c'è un sentiero che posso prendere in qualsiasi posto, ma vorrei tenermi sempre più possibile a sx, per ridurre al minimo la salitella finale.
Difficile districarsi in quel labirinto di pietre, mirtilli bruciati dal freddo e rododendri, pettinando qualche larice infuocato di giallo intenso. E' maledettamente ripido e penso "io amo i The One!!". Zigzagare tra gli ostacoli con le chiappe ad un centimetro dalla ruota post mi regala ancora un'iniezione d'orgoglio. Nulla mi può fermare. Ho il gruppo di baite che mi fa da faro, so dove andare e quello che c'è in mezzo non crea problema.
Io, la mia bici e un paesaggio stupendo. Wow.
Spesso mi volto a guardarmi alle spalle, per vedere da dove son sceso, ridisegnarmi le traiettorie prese, con stupore continuo. Che figata! LIBERO!!!
Giunti all'Alpe Colla iniziano i problemi, perché già quando ero venuto l'altra volta avevamo tribulato un sacco a trovare la traccia per scendere.
Intanto vedo due camosci che corrono nel bosco dove dovrei addentrarmi.
Girovago un po' a muzzo cercando un segno rosso su qualche albero ma trovo una traccia sottile e dimenticata da seguire.
Li mortacci le slavine della super-nevicata dell'anno scorso! rami dappertutto e tanti larici sradicati sul sentiero. Il sentiero, diventato un'ombra erbosa, si perde. In qualche modo giungo all'Alpe Marco. Giro ancora alla ricerca della mulattiera che mi ricordo essere strabella, tecnica, piena di tornantini da fare in nosepress... ma niente. Riconosco solo luoghi in cui avevamo tastato vanamente l'altra volta. Nada. Nel bosco è meglio che non mi addentri. Qui diventa davvero troppo ripido, intricato e pieno di rododendri, rami bassi e alberi inclinati. Impossibile.
Cerco cerco, ma non trovo nulla. Uff.
Ritorno alle dorsali pratose con gli alpeggi abbandonati e provo inutilmente una serie di tracce che svaniscono nel nulla, costringendomi a ritornare sui miei passi più molte volte. Comincio ad essere stanco e temo di andarmi ad infognare su una dorsale che so finire tra strapiombi rocciosi. Sono un po' preoccupato, ma l'ora è buona.
Viaggio ancora su altre estreme contropendenze tagliando questi crinali con l'erba alta e buche, ormai rassegnato a non trovare più la mulattiera divertente, ponendo come unica preoccupazione l'obiettivo di trovare quel sentiero-balcone che devo intercettare prima di finire in qualche burrone.
Sono da solo e nessuno sa dove sono.
Non vedo una persona da 4 ore e passa.
Ma nulla mi può fermare oggi.
I pascoli si fanno ripidissimi... maledettamente ripidi, abbandonati e con l'erba molto alta, mista a piante di lamponi secche. Arrivo all'ultimo alpeggio dove mi pareva potesse iniziare il traverso sull'altro versante della valle: ultimo appello. Più giù da dove sono io c'è solo un precipizio e una gola di pietre.
Girovago tra le canalette e dorsali ripidissime, tra grattaculi e contropendenze, e spingo, cerco, ritorno, salgo, scendo... come minchia si raggiunge quel patacchino bianco che luccica dall'altra parte della valletta?! dev'esser un cartello!
Vince la mia ostinazione (non avevo molta scelta) e trovo il sentiero giusto.
Finalmente!
Ora so che non posso più sbagliare!
Avrò fatto 800m di dislivello nel libero. Freerideeeee!
Adesso comincia un'altra parte divertente. Ormai tranquillo, posso viaggiare, sapendo che sono finiti i problemi di navigazione e in poco tempo sarò giù.
Peccato che ormai sono in ombra... ma non per molto.
C'è da prestare ancora molta attenzione: la mulattiera è ben costruita, ma ci sono lame di pietra che sporgono nascoste dall'erba alta. Si viaggia veloci, ma non bisogna assolutamente impigliarsi con un pedale, pena una rovinosa caduta... magari nel precipizio vertiginoso che scorre lì di fianco.
ma io viaggio veloce, ollando tutto. ghghgh Godo.
Queste caz di lame di roccia sono dappertutto e quasi sempre nascoste. C'è da guidare moltossimo anche coi talloni (nosepress senza freni) per non piegare dischi o strappare il cambio. Ma via velocissimo! Yeahh!!
La mulattiera è divertente, impegnativa, scassata di brutto, molto veloce.
I tornanti gradonati si potrebbero fare lentamente senza nosepress... ma perché rallentare così tanto?! si alza il post, mentre l'ant già sta girando sui gradini e via... anche dove non è strettamente necessario, tanto per crogiolarmi nel mio stile ahahahahah.
La mulattiera sul baratro si tramuta in ampio singletrack liscio in saliscendi in boschi incantati, prima di tornare a scendere "impetuoso".
Ancora mulattiera a tornanti e fottute lame di pietra. Bisogna continuare a guidare con entrambe le ruote (manubrio e reni), instancabilmente, veloce, fluido e cattivo.
Non finisce mai questa discesa.
Dopo tanto free per prati folti, dove il segno delle ruote non rimane impresso, qui sui sentieri nel bosco, con sottobosco tenero, non esco dal tracciato, non taglio una curva, non sgommo mezzo metro... pulito dalla vetta alla strada. Godo.
LIBERO e soddisfatto.
Raggiunto l'asfalto mi riporto in paese. Scendo per un po' di stradine gradonate fino a raggiungere una via crucis che con altri mille gradini mi porta poco sotto a dove avevo lasciato la macchina.
Yeah!
Grande SX!
Oggi ho fatto lavorare parecchio le sospensioni dopo una piacevolissima salita (tratto innevato a parte).
FREE RIDE!
a breve le foto (113)
1300m di dislivello
una ventina di km