Quindi, chi è che disillude? La persona investita dalle tue proiezioni, o quella parte di te stesso che ha creato illusoriamente quelle proiezioni?
a mio avviso l'errore di fondo che rilevo nel tuo quesito consiste nel considerare la psiche umana come composta da una pluralità di compartimenti: io non ho "parti di me stesso" io ho un solo me stesso anche se in effetti questa concettualizzazione può sfaccettarsi prismaticamente in un universo variegato di interfacce psicologiche e sociali che poi si riverberano ovviamente in un feedback introspettivo...dunque...non esiste il compartimento delle illusioni, quello delle certezze, quello delle speranze, e così via ma un solo ed unico vissuto esperienziale che determina quello che si è...ora.
che cosa è l'illusione quindi se non una commistione storico-culturale di pseudo consapevolezze autoindotte dal proprio vissuto e dalla digestione critica del medesimo?
sotto tale profilo non ha senso ricorrere alla "proiezione" alla quale tu alludevi ma secondo me è sufficiente in un'ottica di schematizzazione (se proprio ci punge vaghezza farlo), derubricare la questione nel concetto di istintualità emotiva che può anche prescindere dal "provocante" coinvolgendo quasi esclusivamente il "provocato", laddove il "provocante" non necessariamente coincide con una persona fisica ma può assimilarsi persino ad un evento o una esplicitazione sensoriale (chessò...la vista di un tramonto o delle foglie che cadono o cagate di questa natura)...