Dal moralismo al vittimismo il passo è breve...
Mi auguro che, dovesse capitare un piccolo e banale infortunio in bici anche a voi, saprete essere coerenti con colui che verrà a farvi la morale dandovi degli irresponsabili, ringraziandolo per non essersi dispensato dall'esprimervi il suo gradevolissimo punto di osservazione.
A prescindere da quali siano i riferimenti che tu consideri lecito ritenere degli esempi, con la definizione di "Rambo" stai sfottendo allegramente un atleta professionista che a momenti ci lascia le penne... e questo non è affatto edificante.
A giudicare dalle risposte che state ottenendo, evidentemente il punto di vista non è molto condiviso. Come abbiamo già provato a spiegare in molti, quello del livello di rischio è un argomento molto, molto, molto soggettivo, quindi è plausibile che il limite invalicabile di alcuni sia ritenuto agevolmente superabile da altri così come il limite raggiungibile da altri sia ritenuto oltre ciò che alcuni possono concepire. Da lì ad arrogarsi il diritto di definire gli altri degli irresponsabili, ce ne passa veramente tanta, tantissima, perché definire il proprio livello di rischio è un'opinione, dare gratuitamente dell'irresponsabile a qualcun altro invece, dal mio punto di vista, è un insulto bello e buono nonché una totale mancanza di rispetto, a prescindere che la vittima di questo insulto sia appena uscita da un letto di ospedale o meno.
Ribadisco inoltre (repetita iuvant) il concetto di come il livello di rischio sia un'interpretazione assolutamente personale e distorta dal proprio sé e che quindi è metro di giudizio per sé stessi ma non può e non deve essere metro di giudizio per gli altri. Ci sono numerosi esempi di professioni, come ha riportato
@Koroviev, che espongono le persone a rischi ben più frequenti e maggiori di quelli a cui è sottoposto un rider professionista, ci sono altri sport infinitamente più pericolosi ed estremi della MTB che vengono accettati senza moralismi, come per esempio la maggior parte degli sport a motore. Due esempi su tutti la
Formula 1 e la Moto GP che purtroppo hanno una lunga e tragica storia di piloti professionisti defunti, quando in MTB, tra tutte le discipline, li possiamo contare su una mano in 30 anni, ed avanzano pure delle dita. Senza contare che un campione e veterano come Schumacher la sua disgrazia la deve a una tranquilla sciata in famiglia... e non stava andando "a 150km/h sulla Streif".