Probabilmente ha perso conoscenza già dal primo impatto..Comunque nell'incidente non un grido o un lamento...
Probabilmente ha perso conoscenza già dal primo impatto..Comunque nell'incidente non un grido o un lamento...
A differenza della maggior parte dei biker della domenica quale io sono, io quando esco metto sempre in conto di cadere 1-2 volte e a seconda del programma anche di più. Quando mi va da dio non cado, quando mi va benissimo cado e non mi faccio niente, quando mi va bene cado, devo interrompere l'uscita e devo stare fermo per qualche giorno, quando mi va male come la volta scorsa mi rompo qualcosa.
Un pro, secondo me fa lo stesso ragionamento. Sa che potrebbe cadere e lo mette in conto sperando di non rompersi qualcosa.
Come già detto , credo che qui dentro nessuno sia all altezza di questi pro ma nemmeno lontanamente il problema viene quando questi si emulano in proBella però sta cosa se responsabili o meno...lasciando perdere i pro, fisicamente e tecnicamente preparati, lo fanno per lavoro e son stipendiati, che se compiono imprese estreme sanno benissimo cosa fanno...
Mi chiedo se tutto il resto, cioè noi, i non pro...come si possano definire...
C è chi, se pur amatore, fa competizioni e se la cavicchia, c è chi non le fa, ma se la cavicchia comunque, poi ci sono credo la stragrande maggioranza, che si allena e si diverte nei wkend...o a 3000mt o nei bikepark o semplicemente nei boschi dietrocasa...
Definire il concetto di irresponsabilità in questi casi non mi sembra facile, un biker finisce giù dal sentiero, ma li è divieto, è definito, giustamente un irresponsabile...un altro scivola dalla discesa a tornanti del Tremalzo come potrebbe esser definito? Li è consentito andarci in mtb...scommetto già le prime battute: " eh andava troppo veloce, aveva le gomme troppo piene, gli è partita davanti ecc ecc...dispiace, ma poco responsabile...ha moglie e figli,a 50 anni non poteva scegliere qualcosa di più semplice? "
Sono chiacchere da bar, prevenute e sentite, ma è qui che poi risulta difficile definire un concetto di responsabilità...
Auguri a Gee ovviamente, ma anche a tutti quelli che si trovano nelle medesime condizioni.
Concordo con chi ha scritto che l'amatore medio rischia molto di più di loro: solo che in bici va molto di meno per cui diviene anche meno probabile che gli capiti.
Parlo di gente che fa mtb vera e non che va a spasso per ciclabili ovviamente.
Esattamente!Come già detto , credo che qui dentro nessuno sia all altezza di questi pro ma nemmeno lontanamente il problema viene quando questi si emulano in pro
L'amatore medio che va meno in bici rischia meno perchè fa cose meno pericolose. La probabilità di cadere però potrebbe essere la stessa nel momento in cui sia il pro che l'amatore medio alzano l'asticella, relativamente al proprio livello e capacità e non in maniera assoluta.
Io in bici, meteo permettendo, in genere ci vado quasi tutti i giorni e non a pedalare intorno al fiume. Motivo per cui il rischio di cadere è più alto. Sarei quindi più propenso a dire che più si è in bici, più il rischio di cadere è alto nel momento in cui si esce dalla propria confort zone. Ovviamente sfiga a parte come nel mio ultimo caso o nel caso di Mr. Atherton che, in un'altra circostanza, sono felice di immaginare che non sarebbe caduto su quel tratto.
Se emulano, non avendo le capacità, sono irresponsabili.Come già detto , credo che qui dentro nessuno sia all altezza di questi pro ma nemmeno lontanamente il problema viene quando questi si emulano in pro
EsattoSe emulano, non avendo le capacità, sono irresponsabili.
Se hanno le capacità e non emulano, ma cadono per una delle milioni di ragioni si possan azzardare...?
Semplicemente sfortunati?
ma che discorsi sono? Per chi ha la tua mentalità e non va in bici, saresti sicuramente un irresponsabile.No. Ad esempio io scio, ma non mi butto a 150km/h sulla Streif.
Pratico MTB da oltre 25 anni e mi ritengo, nel contesto amatoriale, di buon livello. Magari domani cado, come ogni tanto succede, e mi ferisco seriamente. Ma non credo possa essere ritenuto un irresponsabile.
Esatto. Anche Lunn è stato sfortunato. Le capacità non gli mancavano, la sfiga nemmeno.Semplicemente sfortunati?
Esatto. Comfort zone: era quello che intendevo quando dicevo che di jolly cerco di giocarmene il meno possibile.
I jolly sono quelli che tu metti in conto, non quelli che ti vengono "regalati"
No. Ad esempio io scio, ma non mi butto a 150km/h sulla Streif.Non so se definirli irresponsabili a quei livelli. ,sanno il rischio che corrono e sanno perfettamente cosa fanno e purtroppo capita anche a loro, gli irresponsabili siamo noi o almeno quelli che osano e non sappiamo andare in bici , tutti compresi
A me non interessa se uno è professionista o meno. Sono semplicemente dell'idea che c'è una malsana deriva di gente disposta a mettere a repentaglio la propria vita con la bibita del toro rosso che cavalca l'onda e si riempie le tasche. E con lei, naturalmente, tutti i vari attori del marketing a due ruote.Discorsi veramente futili nei confronti di un professionista. È il suo lavoro, si prepara per fare questo ed è uno dei pochissimi al mondo specializzato nel farlo. La possibilità che uno come Gee Atherton cada è remota e infatti è la prima volta che gli capita un infortunio di questa gravità, infortunio che tra l'altro gli sarebbe potuto capitare in una qualsiasi gara di DH o di enduro. Senza andare a scomodare lavori veramente pericolosi, rischia molto di più un qualsiasi operaio edile... e rischia ancora di più il biker della domenica. Vai a fare a loro la morale sulla responsabilità.
PS: dichiarazione del fratello Dan in merito all'incidente: “People think that Gee’s wild because of the scale of the stuff he’ll take on and those huge crashes but most of the time he won’t do something until he thinks he can do it easily."
Ognuno si assume il livello di rischio che meglio crede. Ma quando la valutazione è influenzata da cronometro, soldi, sponsor o quant'altro, allora non va più bene.ma che discorsi sono? Per chi ha la tua mentalità e non va in bici, saresti sicuramente un irresponsabile.
No. Ad esempio io scio, ma non mi butto a 150km/h sulla Streif.
Pratico MTB da oltre 25 anni e mi ritengo, nel contesto amatoriale, di buon livello. Magari domani cado, come ogni tanto succede, e mi ferisco seriamente. Ma non credo possa essere ritenuto un irresponsabile.
A me non interessa se uno è professionista o meno. Sono semplicemente dell'idea che c'è una malsana deriva di gente disposta a mettere a repentaglio la propria vita con la bibita del toro rosso che cavalca l'onda e si riempie le tasche. E con lei, naturalmente, tutti i vari attori del marketing a due ruote.
Poi, quando l'inevitabile succede, allora giù tutti a scrivere i "R.I.P." nel forum.
A mio parere tutt’altro che futile. La domanda va posta in ogni caso, la risposta tutt’altro che scontata, i tristi esempi non si contano e la vita ha un valore che non si paga in sponsorizzazioni. Tema aperto e personale, altroché futile.Discorso comprensibile, in parte anche condivisibile, ma sempre futile resta. Puoi dedicare ogni giorno della tua vita a trovare qualcuno a cui dare dell'irresponsabile e ne troverai sempre di nuovi, dagli astronauti al postino che non si è allacciato il casco per fare da un civico all'altro, avendo per altro ragione, ma generalmente questo è un hobby a cui dedicarsi da vecchi, molto vecchi. Allo stesso modo qualcuno vedendoti sciare o andare in bici o fare qualsiasi altra attività (magari solo svoltare senza freccia), ti avrà definito più volte irresponsabile. Ognuno ha la propria scala di valori, tu hai la tua che definisce sicuro ciò che fai tu e irresponsabile ciò che fa un atleta professionista come Gee... ma non puoi pretendere che la tua scala di valori debba essere un riferimento per chiunque e che Gee sia per questo definibile un irresponsabile. La tua scala di rischio è diversa dalla sua e la tua possibilità di farti male rapportata a ciò che fai e alle tue capacità tecniche nell'affrontare ciò che fai è con forte probabilità molto più alta di quella di Gee.
A mio parere tutt’altro che futile. La domanda va posta in ogni caso, la risposta tutt’altro che scontata, i tristi esempi non si contano e la vita ha un valore che non si paga in sponsorizzazioni. Tema aperto e personale, altroché futile.
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