Senza entrare nelle metodologie di allenamento, dove non troverai mai un pro (di ogni sport) che si allena ogni santo giorno
Stai scherzando, vero?
Senza entrare nelle metodologie di allenamento, dove non troverai mai un pro (di ogni sport) che si allena ogni santo giorno
Non ci sono strutture? Non è assolutamente vero... Che strutture servono per l'enduro? Serve un sentiero e girare, girare girare. Allenarsi in inverno, pedalare, andare in palestra, fare discesa per allenare la resistenza. Cosa serve che qui in italia non c'è?
Pumptrack non ci sono? E' vero, ma te lo costruisci, come abbiamo fatto noi. Non ci sono i bike park? Non scherziamo: ok, i nostri park non saranno stupendi, ma abbiamo appena varcate le alpi posti come Deux Alpes, la Portes du Soleil ed i migliori park francesi ad un tiro di schioppo.
Il problema secondo me non è questo, il problema è che rimaniamo sempre nel nostro mondo. I top riders francesi vincono perchè sono riders di esperienza, sono allenati, hanno girato tutto il mondo ed hanno preso parte a tante competizioni diverse.
E' questo secondo me il punto, che tantissimi italiani sbagliano (non parlo solo di top riders, ma di enduristi di medio/alto livello): non andare all'estero, snobbando gare come la Megavalanche, le enduro francesi o le enduro tedesche. Tutte gare con format e tipologie di percorsi diversi dai nostri, che ti permettono di ottenere quella poliedricità che fa dei francesi i dominatori assoluti della world series.
Da corridore mi rendo conto che c'è molta reticenza ad abbandonare l'"orticello" italiano, dove ci si confronta sempre con gli stessi, i percorsi sono sempre i soliti per andare a confrontarsi con gli stranieri.
...e ripeto non è un discorso legato solo ai top riders, ma a tutti quelli che seguono in maniera un minimo agonistica il superenduro (si allenano e corrono per un risultato, che sia anche solo il 100° posto).
Nella maggioranza delle discipline chi gareggia a buon livello si allena perlomeno sei gioni a settimana, credimi.Senza entrare nelle metodologie di allenamento, dove non troverai mai un pro (di ogni sport) che si allena ogni santo giorno...
finchè stanno confinati nel tennis...i rampolli...non è che fanno danni (sò contenti, trombano, guadagnano, etc.)...il problema è quando li metti a fare impresa...e magari hanno pure studiato negli states...
Certamente, è la scomparsa dello sport dalla scuola che ha fatto i danni maggiori, non certo la tv. Io ho un'età per ricordare i Giochi della Gioventù, che nel bene o nel male facevano conoscere lo sport a bambini e ragazzi... giusto in questi giorni ho letto un'intervista al responsabile del nuoto agonistico olandese che spiegava come abbiano una piccola piscina prefabbricata con la quale vanno nelle scuole elementari... Per fare queste attività servono però volontà e risorse, ed in Italia c'è pochissimo dell' una e dell' altra.certo la tv ha un grande impatto ma non è l'unica "responsabile"...
io credo che tutto dovrebbe partire dalla scuola.
Ci è stato http://it.wikipedia.org/wiki/Gianluigi_Quinzi
Ma senza il tennis club (di cui il padre era presidente) sotto casa come avrebbe potuto mostrare delle qualità?
Idem per la Vinci, la Errani, la Schiavone, oppure Seppi o Fognini salito al 16° posto nei ranking... tutti giocatori che quando avevano l'età per decidere il tennis non lo vedevano certo in tv. Tv che conta, non illudiamoci, ma non è l'unico parametro.
Certamente, ma il reclutamento è un'altra cosa, ed è la presenza di una base ampia e di strutture competenti che porta poi alle eccellenze. In Italia invece spesso ci si affida allo "stellone", al colpo di fortuna, al fuoriclasse che capita ogni cinquant'anni.Mi risulta, ma potrei sbagliare, che tutti i nomi citati abbiano (sportivamente ) "abbandonato" l'italia, andando ad allenarsi all'estero seguiti da coach molto spesso spagnoli.
Quoto al 100%.Sull'andare a confrontarsi all'estero con il top. Il rugby italiano ha cominciato a crescere seriamente quando ha cominciato a confrontarsi regolarmente con il top mondiale. Prima la nazionale, con risultati che l'hanno portata nel 6 nazioni, poi i club con le franchigie in celtic league. Ovvio che nel mentre prendi delle sberle che non ti dico, e in quel caso intendo letteralmente, ma la crescita e' tangibile.
Quoto in parte. Le difficoltà del calcio italiano sono dovute all' arretratezza organizzativa, uno sport professionistico gestito in modo dilettantistico, col risultato che la concorrenza europea attrae e produce più risorse e ti surclassa su tutti i piani.Sul calcio. Diciamolo chiaro, lo spettacolo calcio ormai in italia e' finito da un pezzo. Siamo un calcio minore, sia tecnicamente che economicamente. Del calcio resiste solo un mito: diventare ricchi pur restando confortevolmente ignoranti. Il problema del calcio e' che sottrae alla fonte giovani praticanti e finanziamenti, impoverendo qualsiasi altra disciplina che avrebbe maggiori proprieta' educative sia sul fisico che sul cervello.
Nella maggioranza delle discipline chi gareggia a buon livello si allena perlomeno sei gioni a settimana,.
Il fatto però è che lo sport agonistico, qualunque esso sia, ha raramente "proprietà educativa", quella ce l'ha lo sport di base per i bambini ed i ragazzi, che incidentalmente produce anche i campioni.
La penso esattamente così anche io. Se hai talento veramente credo che gli sponsor (quelli veri $) ti vengano a cercare.
Non lo metto in dubbio, ma è così ad alti livelli anche e soprattutto perchè lo si insegna fin da piccoli... Se ai pulcini insegni a buttarti a terra e fingere di essere morto, non si va da nessuna parte...Quando guardo una partita di rugby vedo giocare fino all'ultimo respiro fino all'ultimo secondo anche sotto di 20 punti, vedo rispetto per l'arbitro, vedo rispetto per l'avversario, vedo il pubblico seduto mescolato che si beve una birra (dietro l'altra), se vedo uno sdraiato sul prato che si lamenta vuol dire che va _ricoverato_.
E questo lo vedo dai mondiali, al 6 nazioni, in celtic league, nel nostro semidilettantistico campionato o sul campetto di periferia.....
Lo sport può essere di livello, e contemporaneamente di spessore morale. Anzi, dovrebbe esserlo, dovremmo noi pretendere che lo sia.
L'importante è che si diverta e che impari il valore dell' impegnoIo ho solo una figlia femmina, so già che mi darà qualche dolore insopportabile tipo "il mio sogno è la danza classica". Forse rimpiangerò il calcio.;)
Illuso!
mica tanto. Prima si fanno i risultati, poi si cercano gli sponsor, e non il contrario.
non penso che per sponsorizzazione si intendesse qualche casco o qualche paio di scarpe che alle aziende costano zero.Quello è assolutamente vero... ma non è detto che i risultati portino sponsor, anzi, spesso se sei mediocre come atleta ma bravo a venderti, ottieni molto di più di uno che lavora sodo, si impegna, ma magari non è un fenomeno a fare il paraculo, almeno in italia è così, la meritocrazia non esiste, ed è piuttosto palese... c'è un sacco di gente che si prostituisce per un po' di materiale, e le aziende ci vanno a nozze, regalando una scarpa a quello, un casco a quell'altro, e sottraendo così risorse per un vero rapporto di sponsorship.
L'importante è che si diverta e che impari il valore dell' impegno