E' buio pesto, la solita vocina: "ma chi te lo fa fare......."
Ci metto cinque minuti per aprire una finestra, il sonno mi divora, "ma nemmeno il sabato mattina si può più dormire?" la vocina continua a rompere; la affogo con un caffè bollente, mi vesto, esco di casa: è ancora buio, e continua: "ancora non sei contento? torna indietro!". Aspiro a pieni polmoni la gelida aria mattutina, qualche corda vocale si congela, comincia a tossire, è ancora zitta da allora.
Raggiungo Luca che mi anticipava di qualche centinaio di metri, lo avviso che son due settimane che non pedalo, che andrò ben piano; non appare diapiaciuto, per tutta la mattina avrà il buon cuore di non staccarmi mai.
Il freddo quasi non si sente, ma i piedi alle pendici del Carpegna cominciano a bruciare, proprio quando la strada inizia ad essere coperta di neve, sciatori in auto ci superano allibiti, decidiamo di farci qualche cento metri a spinta per scaldarci un po' i piedi.
Saliamo all'Eremo quasi costantemente sotto la nebbia, arriviamo al parcheggio con il parcheggiatore che ci scruta di sbieco, gli facciamo cenno che non ci fermiamo, non si preoccupi per noi; lui torna alle auto, noi proseguiamo oltre la seggiovia.
La neve è splendida, il sole comincia a far capolino tra le nubi che viaggiano a mille all'ora, spinte da un gelido vento da nord.
Saliamo ai bordi della piasta azzurra, solo in parte pedalando; siamo all'imbocco del 101, con le staccionate ghiacciate all'inverosimile.
Proseguiamo lungo la cresta ed il vento raggiunge il suo apice; scavalchiamo la recinzione ed iniziamo finalmente a scendere, ancora a spinta in alcuni punti.
Raggiungiamo la croce e ci infiliamo di corsa lungo il sentiero dove ci attende un muro di neve di oltre un metro e mezzo; sento Luca preoccupato ma in quattro e quattr'otto lo scavalchiamo e siamo pronti a salire di nuovo in sella.
E' un incanto, solo le tracce di un animale selvatico segnano la discesa immacolata, la neve raggiunge i 30 centimetri ma si scende molto bene, i rami degli alberi sotto il peso della neve gelata arrivano ad altezza
ruote e l'unico modo per oltrepassarli senza scendere è quello di affrontarli tuffandocisi a testa bassa.
I
freni di Luca "suonano" nel bosco, a metà discesa mi fermo per lasciargli l'onore ed il divertimento di aprire la traccia; siamo alla forestale in un battibaleno.
Qui il sole comincia a filtrare abbondantemente dalle alte chiome degli alberi, la forestale è bellissima ed in poco raggiungiamo il sentiero delle pigne; il manto nevoso ora è più basso ed affiorano le pietre, che ci invitano alla prudenza, usciamo senza problemi dal bosco ed arriviamo alla fattoria, con i soliti cagnolini impestati che ci abbaiono contro.
Di lì a poco siamo a Carpegna, beviamo un sorso di granatina, ci scaldiamo velocemente mani e piedi e partiamo, in perfetto orario con la tabella di marcia.
Giunti quasi a destinazione riceviamo una telefonata e di lì a poco il gruppo si infittisce, peccato doverli lasciare, ma l'obiettivo importante è stato messo in cascina.
Non ho parole per descrivere.......... ah sì, ce l'ho:
peccato per chi non c'era, grosso peccato!