Tornati al Nerone, stamattina, in un'inusuale infrasettimanale.
Abbiamo tentato un paio di varianti: la prima doveva evitare qualche chilometro di salita asfaltata, nei pressi di Rocca Leonella; la mulattiera che poi si trasforma in single trak era veramente splendida, soprattutto quando diventa un sottile sentiero scavato nella rocccia ed a strapiombo sul dirupo. Peccato che il tutto finisca in un nulla di fatto, nei pressi della Forra del Pressale, per altro splendida.
In quel punto il sentiero diventa un paio di tavole appoggiate su un impalcatura di ferro. Tavole fradicie e rese viscide dall'umidità, difficili da percorrere anche a piedi.
Oltretutto ormai si capiva che il sentiero non si dirigeva dove volevamo e quindi ce ne siamo tornati indietro.
Da lì a poco, ripresa l'asfatata verso la vetta, il cielo grigio si trasformava in fitta nebbia: temperature basse, visibilità di poche decine di metri, ogni panorama solo immaginato.
Nulla ci ha però impedito di raggiungere la vetta, anche se la sosta per foto e ammirazione del panorama è risultata nulla.
Abbiamo infilato un giacchetto ed imboccato la discesa per il rifugio Corsini, che abbiamo faticato a trovare visto la scarsa visibilità.
Mangiato al riparo delle pareti del rifugio, abbiamo presto ripreso la discesa, con il fondo reso molto viscido dall'umidità portata dalla nebbia, quasi come se piovesse.
A metà discesa la situazione è migliorata, con il fondo che è via via andato asciugandosi ed addirittura un pallido sole che è spuntato quando ormai eravamo a Serravalle.
Da lì proseguito verso Piobbico, sul percorso di quindici giorni orsono e l'aggiunta dell'ultima variante studiata sulla carta e provata dai Marmots che è veramente la ciliegina finale su un giro già splendido.
Eravamo solo in tre: purtroppo il giorno lavorativo non ha permesso di incrementare il gruppo.
Anche sulla strada del ritorno, la vetta del Nerone risultava invisibile, ancora nascosta da una coltra di nebbia.
E' comunque stata un'altra "splendida" giornata su Sua Maestà il Nerone.