Nel giorno in cui Lady Musty diventa ispettrice ma non trova l'Ispettore,
parto presto, anche oggi prima delle 7:00.
Fa freddo; la divisa invernale è assolutamente necessaria, nella tasca l'impermeabile, pronto ad essere sfoderato, il parafango montato aspetta la pioggia.
Le colline sono ammantate da banchi di nebbia, la strada bagnata testimonia che è piovuto fino a poco prima.
Scendo verso valle, come da programma, oggi sono solo e assumo una velocità tranquilla.
Arrivato a Taverna, svolto a sinistra ed inizio a salire la collina su asfalto. Provo a poggiare le
ruote su una carraia: melma! In due metri raccolgo 4 kg. di terra, torno velocemente su asfalto.
Arrivo sul crinale e la Valconca da qui è ancora più bella, scendo tranquillamente verso Croce, svolto per san Savino e preno la per me nuova strada per Agello.
Incrocio una carovana di trattori agricoli lampeggianti, agghindati a festa, dove andranno? Di certo a qualche manifestazione. Ah, giusto, faranno di sicuro un carosello sul lungomare per la beatificazione di Sua Santità: ottima idea!
Raggiungo Agello e scendo di nuovo: qui la campagna è meravigliosa; alimentata da terre fertili ed irrigata dall'abbondanza di pioggie degli ultimi mesi si presenta verde e rigogliosa.
Raggiungo San Clemente e faccio un giro nel parco pubblico, ancora vuoto.
Controllo l'orologio, dovrei essere in tempo per il rendez-vous dei Farmacisti: chissà dove saranno diretti oggi?
Penso di unirmi a loro e vengo anticipato da un componente della banda della Cella che mi raggiunge su un ripido e "condomizzato" sentiero.
Arriviamo appaiati alla farmacia, altri 4 della banda ed altri ancora, quasi tutti visi conosciuti.
Alcuni sfoderano fiammanti nuove MTB; la mia si noasconde sotto un abbondante strato di terra e timidamente si presenta.
Partiamo!
Dopo 300 metri prima diatriba sulla scelta del percorso e vince chi interpreta la MTB nella sua accezione più selvaggia: dopo due chilometri tutte le MTB sono "vestite" come la mia.
Nel successivo tratto su asfalto il confronto cresce di tono, alcuni minacciano di andarsene perchè c'è troppo fango, altri perchè ce n'è poco; il derby si conclude con un pareggio e siamo già arriviati in spiaggia.
Il bagnino ci guarda male quando si deve spostare per farci passare; saluto e mi scuso.
Su! Verso Gabicce, percorrendo sentieri aspri e scivolosi; ci dirigiamo ora decisamente verso sud, intervallando brevi tratti di asfalto a lunghi sentieri.
C'è chi ha male ad un ginocchio, e ci sorpassa a 30 all'ora mentre noi litighiamo col rampichino.
Nonostante il terreno umido, il grip è eccellente, arriviamo in un batter d'occhio al tetto del mondo, indecorosamente lasciato sporco da precedenti visitatori.
Scendiamo sul single-track, bandellato ma aperto e percorribile, lo affronto con calma, per godermi al massimo il paesaggio; slalom tra le ginestre, rovi che ci sfiorano, precipizzi che rabbrividiscono; finito, peccato.
Ci dirigiamo ora verso la nazionale, che oltrepassiamo per andare sugli splendidi sentieri di Granarola, prima un durissimo "su", poi uno splendido "giù".
Rientriamo verso casa, percorrendo il fangosissimo parallelo autostradale, mi avvantaggio sugli altri perchè col fango ho evidentemente legami più profondi, mi accorgo che il posteriore è a terra: quando il gruppo mi raggiunge la ruota è già riparata.
Alla fine della carraia da una gomma zampilla un buon getto d'acqua: la utilizziamo per pulire alla bene-meglio le MTB; qualcuno ingordo si tuffa in carpiato dalla piattaforma, la sua MTB è salva, lui risalirà dal fosso non più di 1/4 d'ora dopo, nessuno lo aiuta! Tutti indegnamente ridono!
Il gruppo si spezza: io con il primo seguo a ruota un ex-cavallettaro che ha lasciato la sua vintage in ferro pieno per una modernissimo gioiello della tecnica; gli allenamenti con la bici da 35 chili, cavalletto escluso, gli sono oltremodo serviti e taglia l'aria come fosse Cancellara; la mia ruota anteriore non supera mai il centimetro di distanza dalla sua posteriore.
Siamo io e la banda della Cella ma loro, pochi chilometri dopo, svoltano decisamente a destra. Li saluto e rallento per mangiare l'ultima brioche.
Ripreso il mio ritmo, inizio a contare i chilometri che mi mancano a casa quando, sbuffando e fischiando, mi raggiunge e mi supera un trenino composto dal grande-piccolo Claudino e da un locomotore: essere rimasti nel secondo gruppo non è servito a nulla: hanno recuperato alla grande!
Con uno spunto d'orgoglio riesco ad attaccarmi alla loro scia e, quando penso a quanto resisterò, i due svoltano verso destra lasciando la mia strada; li saluto e rifiato.
Mi mancano quasi venti chilometri e li percorro ai due, pure col vento contro.
Arrivo a casa col contachilometri che segna 85, dislivello stimato oltre i 1.000, l'indicatore di energie residue segna zero!
Missione compiuta: in due giorni 160 chilometri e psassa,
lungo percorsi sconosciuti e conosciuti,
con amici vecchi e nuovi.
Grazie alla Banda della Cella ed ai Farmacisti per la compagnia.
Alla prossima!