Oggi è toccato a me.
Quando si gira come facciamo noi è abbastanza usuale che qualcuno pesti le cornacce per terra e, in modo più o meno grave, si porti a casa qualcosa. Lividi, ammaccature, qualche pezzo di bici rotto.
Oggi è toccato a me e, vi assicuro, oltre a una “forte trauma contusivo acromion-claveare” (che fa un po’ male ma va decisamente meglio), oggi ho portato a casa qualcosa di speciale.
Non riuscivo a capirlo all’inizio. Lo ho capito piano piano.
Dapprima la caduta, la botta, il male. Poi lo sconforto dato dalla consapevolezza di non riuscire a scendere in sella. Poi quella, ancora più bastarda e devastante, di non riuscire nemmeno a portare la bici a mano. Poi il dolore alla spalla ad ogni scalino di roccia che scendeva verso le baite.
Ma, nonostante la mia mente fosse offuscata da mille improperi (per non dire peggio!) e dal dolore, questa cosa speciale si faceva strada e urlava sempre più forte per farsi sentire nella mia testa.
Questa cosa speciale siete voi!
Tutti. Proprio tutti.
A partire da Martello che, vedendomi cadere, si ammazza pure lui per venire a soccorrermi. A Claudio che, con grande esperienza, ha messo a frutto tutte le conoscenze di primo soccorso e i test per capire che cavolo potevo essermi fatto. A Sergio che si inventa un sacchetto di neve per raffreddarmi la spalla. Ad Eugenio che la neve è tornato a 2500 mt di altitudine per ritrovarla e portarne un po’. A Riky e a tutti quelli che, pur essendo avanti un km hanno abbandonato le bici sul sentiero per venire a vedere se potevano rendersi utili per me. A tutti quelli che si sono preoccupati e che, nel dolore, facevo anche fatica a mettere a fuoco. A Giorgio che, oltre a sfoderare una confezione di antidolorifico, si è fatto tutta la discesa da Mezzeno alla macchina per tornare a prendermi e poi mi ha aspettato due ore e mezza in quel caxo di pronto soccorso dove non hanno trovato neanche il tempo di darmi un’occhiata (troppo presi a fumare nei bagni!). E cosa si può dire di Giovanni che, preoccupatissimo, mi ha inseguito fino a quando non gli ho affidato la bici (a dire il vero abbandonandola nel massimo sconforto!) per poi caricarsela in spalla e scendere dal sentiero…
Non ho parole o, forse come mio solito, ne ho usate anche troppe per esprimere un concetto semplicissimo: siete GRANDI e mi sento veramente fortunato ad avere degli amici come voi.
GRAZIE a tutti voi, compresi tutti quelli che tra sms e telefonate, continuano a farmi squillare il cellulare per sapere come sto!
Alberto