Tiliment Marathon 18/04/2010

fabiog1974

Biker novus
ciao anchio ho fatto la 50 km, e premettendo che fango cosi' l'ho trovato al montello di qualche anno fà e ad una 12 0re tutto sommato i tratti in pianura e greto del fiume erano pure divertenti, invece tutto il primo tratto del bosco (salite e discese) erano prevedibilmente impraticabili con quelle condizioni meteo, anche a detta di alcuni miei compagni di uscite che bazzicano spesso quei sentieri quindi si poteva creare un "alternativa caso pioggia" come stanno facendo in altre GF più blasonate.
cmq complimenti per l'organizzazzione e i tanti volontari che hanno reso possibile la manifestazione come sempre i friulani dove c'è da lavorare si fanno riconoscere.
ah dimenticavo.......ottima anke la birra e la salsiccia!!
 

darioras

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Ho trovato qualcosina qui.. [url]http://www.zanetphoto.com/last-photos/tiliment-marathon-bike[/URL]

sono quasi tutte della 100km, pero' che spettacolo di posti, sicuramente meritava! pero' tutti quei km.....:scassat:

foto stupende!! in qualcuna ci sono pure io, in un gruppetto nella pianura iniziale... :celopiùg:

questo comunque il mio report... ;-)


Cercando bene nell’affollato calendario granfondistico nazionale ci si può ancora imbattere in alcune gare dal sapore antico, di quelle che si differenziano dalla massa, di quelle che sanno ancora regalare emozioni uniche e irripetibili attraverso un’esperienza epica e indimenticabile. La Tiliment Marathon è una di queste.

A Spilimbergo, cittadina pordenonese famosa per l’arte del mosaico, domenica scorsa è andata in scena la seconda edizione della manifestazione che coinvolgeva tre eventi: la Marathon di 100km., la Granfondo di 50km. e la Pedalata Ecologica valida per il Trofeo Friulbike di 25km.. A coordinare il tutto un’organizzazione di discreto livello impegnata a gestire i circa 700 iscritti complessivi tra cui un nutrito numero di stranieri, austriaci su tutti. Il “discreto” è dettato da alcuni aspetti sicuramente migliorabili, anche se nel complesso il comitato organizzatore ha svolto bene il suo lavoro, soprattutto con il personale di sicurezza presente in abbondanza nei tratti più pericolosi del percorso.

L’obiettivo adesso non è però parlare della gara, delle classifiche, dell’organizzazione e di tutti quegli aspetti “convenzionali”, bensì di porre l’attenzione su alcuni elementi che troppo spesso viene trascurati: il piacere di partecipare a un evento per il solo gusto di divertirsi, per la sola soddisfazione di dire “io c’ero”, per vivere un’esperienza che difficilmente potrà essere ritrovata in qualche altra granfondo. La Tiliment Marathon, con il suo percorso vario, tecnico e complicato ha sicuramente le carte in regola per renderci felici.

La partenza dal centro di Spilimbergo, poco dopo le nove, avviene sotto un cielo grigio di quelli che non capisci se stia per aprirsi o rovesciarti in testa litri d’acqua: dopo i primi dieci chilometri sul greto sassoso e sconnesso del Tagliamento, il fiume che si comporta come un torrente di montagna ridisegnando a ogni piena il suo corso, inizia a piovere. Se il terreno ghiaioso bene aveva drenato la pioggia caduta nottetempo, l’acqua adesso inizia a ristagnare con estrema rapidità sulle pietraie e le piste improvvisate che tagliano il Magredi, un ambiente semiarido che si rivela ostile ma di una spettacolarità unica.

Al ventesimo chilometro, ora sul letto del fiume Meduna, il mix di pioggia e vento che flagella i vari gruppetti di bikers rende la corsa una specie di Parigi-Roubaix delle ruote grasse: l’acqua arriva sia dal cielo che dalle ruote di chi ci precede, il vento fa sbandare in continuazione e il supplizio delle migliaia di pietre levigate dall’acqua fa dolere braccia e schiena, alla faccia delle forcelle ammortizzate.

Quando finalmente la tortura del vento e dei sassi finisce, inizia quella del fango: le colline attorno a Sequals rappresentano le prime due “ridicole” salite di giornata, poche centinaia di metri per un dislivello irrisorio. Tuttavia, a dispetto della morfologia ghiaiosa e drenante che ci circonda, queste colline fanno eccezione: sono come un’isola di argilla in mezzo a un mare di pietre; è facile intuire il seguito: tutti fermi a togliere i blocchi di fango accumulatisi sui passaruote. Non solo, ma la prima di queste salite “ridicole” si rivela essere una micidiale rampa dalle pendenze proibitive dove la scalata (circa dieci minuti a piedi) si trasforma in una scivolosa sessione di arrampicata libera tra gli alberi alla ricerca di qualche appiglio per non cadere, visto che anche le tacchette degli scarpini, su queste pendenze, nulla possono contro il fango. In discesa non si contano poi le cadute sugli stretti e ripidi sentieri trasformati in pericolose saponette.

Il 35° chilometro, in corrispondenza del bivio con il percorso medio, è il punto chiave della corsa: in tanti alzano bandiera bianca avendone già abbastanza dopo un’ora e mezza di pioggia e fango. I più temerari, invece, proseguono optando per la scelta più ardita ma azzeccata: pochi minuti dopo la pioggia cesserà e il terreno tornerà rapidamente in buone condizioni. A fare paura, ora, c’è però dell’altro.

Alcuni tratti veloci conducono rapidamente ai piedi del panoramico Col della Siera: un’ascesa semplice seguita da una difficile discesa in single track tra fango e rocce bagnate; a metà discesa un gruppo di escursionisti raccolti attorno a un falò improvvisato accoglie calorosamente il passaggio dei bikers infangati e infreddoliti offrendo pane, salame, acqua… e pure un po’ di vino. Per il vino non c’è tempo, ma per il resto ci si ferma ben volentieri prima di tornare ancora all’insù per la scalata principale della gara attraverso un inerpicarsi continuo per oltre dieci chilometri su pendenze, terreni e ambientazioni sempre diversi: il clou si ha quasi subito quando un umido ciottolato nega il grip alle gomme obbligando tutti a procedere a piedi. Stessa scena quando il terreno si fa più compatto ma incredibilmente ripido addentrandosi nella vegetazione.
Tra le case di Vito d’Asio la pendenza cala drasticamente concedendo un po’ di respiro ai bikers: è il momento giusto per fare la conta dei danni, di mangiare qualcosa e - finalmente - di distogliere lo sguardo da terra. In questo frangente interlocutorio un ragazzo del posto rappresenta la salvezza di molti: armato di canna dell’acqua ripulisce uomini e mezzi dalla melma della pianura aiutandoli nel migliore dei modi affinché possano raggiungere l’obiettivo di giornata: tagliare il traguardo.

I quindici chilometri seguenti, nonostante la presenza di qualche tratto sterrato più impegnativo, si dimostrano filanti e scorrevoli attraversando luoghi fuori dal mondo ma dall’incredibile fascino: ambienti idilliaci fatti di boschi incontaminati, borghi isolati e strade rovinate dal tempo ci accompagnano fino alle pendici dei monti Ciaurlec e Pala dove la straordinaria veduta sulla pianura fa per un attimo dimenticare la fatica e la stanchezza. Subito però si torna con i piedi per terra nella picchiata che segue: ripida, difficile, pericolosa, faticosa, tecnica. Un vecchio percorso pedonale creato oltre un secolo fa, tutto ciottoli e pietre, scende a pendenze vertiginose da quota ottocento metri fin quasi alla pianura in meno di cinque chilometri. Una discesa tremenda anche per le full, durissima al punto che in fondo alla picchiata le facce dei bikers sono segnate da una smorfia di sofferenza. Smorfia ancora più accentuata dalla successiva scalata, teoricamente l’ultima, non impossibile ma decisamente logorante dopo 75 chilometri di corsa in queste condizioni. Raggiunta la vetta del Monte Santo, però, la certezza che “da qui è tutta discesa” viene però smentita.

Dopo la pioggia e il vento, il fango e le pietraie, i ciottolati e le ripide salite, all’ottantesimo chilometro arriva la ciliegina sulla torta: sotto le ruote iniziano a sfilare un’infinità di single track, uno meglio dell’altro, ognuno diverso dal precedente. Veloci e lenti, da guidare e da pedalare, in salita e in discesa, tecnici e più facili: un lungo dedalo di sentieri nella boscaglia che ci fa perdere l’orientamento in preda come siamo a un mix di stanchezza, euforia ed entusiasmo. Ogni tanto compare pure qualche muro asfaltato al 20%, ma non ci facciamo troppo caso visto che – come ci dicono ogni volta – “questo è l’ultimo!”. Poi ancora discesa, ancora single track, ancora adrenalina fino al ponte della ferrovia, al guado e alla larga sterrata degli ultimi dieci chilometri.

Siamo di nuovo sull’alveo del Tagliamento, il fiume che cambia faccia a ogni piena, sulla stessa terra che ancora ci sporca il volto trasformato ora in una maschera di fango secco. Il cerchio si chiude e torniamo a pedalare ad alta velocità tra rocce e sabbia, ghiaia e pietraie, vibrazioni e sollecitazioni: giunti fin qui non ci facciamo più caso, in fondo dopo tutto quello che abbiamo passato oggi, questo è il male minore. Non facciamo caso nemmeno ai crampi che ci arrivano puntuali al novantanovesimo chilometro, l’ultimo, proprio mentre entriamo nel pavè di Spilimbergo varcando la porta est.

Dopo due ore dall’arrivo del vincitore non ci aspettiamo una grande accoglienza e invece, inaspettatamente, lo speaker ci annuncia e più d’uno spettatore ci incita e ci applaude: sembrerà strano, ma l’applauso di quei pochi rappresenta comunque il meritato premio e soddisfazione per l’impresa portata a termine.

Un’impresa che solo in pochi hanno osato intraprendere, e che in meno di cento hanno saputo portare a termine. Un’impresa resa ancor più epica dalle condizioni meteo della prima parte di gara, dagli ambienti ostili attraversati e dall’elevata tecnicità di ampie porzioni di percorso. Un percorso che ha condotto i biker alla scoperta di un territorio poco noto e ancora incontaminato, dal fascino misterioso e primordiale: la pianura semidesertica del Magredi e i terreni carsici del Ciaurlec, la natura selvaggia delle Prealpi Carniche e lo scorrere impetuoso dei torrenti di montagna, le antiche borgate isolate e le valli nascoste.

Un territorio tutto da scoprire, e soprattutto… da pedalare!
 

ZanMTB

Biker novus
28/4/10
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Spilimbergo
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Ciao Francesco e Giorgio piacere

Siamo il fotografo dell'evento (www.zanetphoto.com) e un organizzatore/tracciatore della 100 Km...abbiamo letto il tuo report sul forum. Complimenti

Ci piacerebbe avere un il tuo indirizzo mail per contattarti personalmente.
Rispondici pure su [email protected]

p.s. sarebbe interessante poter allegare alle fotografie il tuo report scritto all'interno del mio sito ovviamente con citazione autore e contatto, se può interessarti, sarebbe un bel valore aggiunto.

Francesco / Giorgio















foto stupende!! in qualcuna ci sono pure io, in un gruppetto nella pianura iniziale... :celopiùg:

questo comunque il mio report... ;-)


Cercando bene nell’affollato calendario granfondistico nazionale ci si può ancora imbattere in alcune gare dal sapore antico, di quelle che si differenziano dalla massa, di quelle che sanno ancora regalare emozioni uniche e irripetibili attraverso un’esperienza epica e indimenticabile. La Tiliment Marathon è una di queste.

A Spilimbergo, cittadina pordenonese famosa per l’arte del mosaico, domenica scorsa è andata in scena la seconda edizione della manifestazione che coinvolgeva tre eventi: la Marathon di 100km., la Granfondo di 50km. e la Pedalata Ecologica valida per il Trofeo Friulbike di 25km.. A coordinare il tutto un’organizzazione di discreto livello impegnata a gestire i circa 700 iscritti complessivi tra cui un nutrito numero di stranieri, austriaci su tutti. Il “discreto” è dettato da alcuni aspetti sicuramente migliorabili, anche se nel complesso il comitato organizzatore ha svolto bene il suo lavoro, soprattutto con il personale di sicurezza presente in abbondanza nei tratti più pericolosi del percorso.

L’obiettivo adesso non è però parlare della gara, delle classifiche, dell’organizzazione e di tutti quegli aspetti “convenzionali”, bensì di porre l’attenzione su alcuni elementi che troppo spesso viene trascurati: il piacere di partecipare a un evento per il solo gusto di divertirsi, per la sola soddisfazione di dire “io c’ero”, per vivere un’esperienza che difficilmente potrà essere ritrovata in qualche altra granfondo. La Tiliment Marathon, con il suo percorso vario, tecnico e complicato ha sicuramente le carte in regola per renderci felici.

La partenza dal centro di Spilimbergo, poco dopo le nove, avviene sotto un cielo grigio di quelli che non capisci se stia per aprirsi o rovesciarti in testa litri d’acqua: dopo i primi dieci chilometri sul greto sassoso e sconnesso del Tagliamento, il fiume che si comporta come un torrente di montagna ridisegnando a ogni piena il suo corso, inizia a piovere. Se il terreno ghiaioso bene aveva drenato la pioggia caduta nottetempo, l’acqua adesso inizia a ristagnare con estrema rapidità sulle pietraie e le piste improvvisate che tagliano il Magredi, un ambiente semiarido che si rivela ostile ma di una spettacolarità unica.

Al ventesimo chilometro, ora sul letto del fiume Meduna, il mix di pioggia e vento che flagella i vari gruppetti di bikers rende la corsa una specie di Parigi-Roubaix delle ruote grasse: l’acqua arriva sia dal cielo che dalle ruote di chi ci precede, il vento fa sbandare in continuazione e il supplizio delle migliaia di pietre levigate dall’acqua fa dolere braccia e schiena, alla faccia delle forcelle ammortizzate.

Quando finalmente la tortura del vento e dei sassi finisce, inizia quella del fango: le colline attorno a Sequals rappresentano le prime due “ridicole” salite di giornata, poche centinaia di metri per un dislivello irrisorio. Tuttavia, a dispetto della morfologia ghiaiosa e drenante che ci circonda, queste colline fanno eccezione: sono come un’isola di argilla in mezzo a un mare di pietre; è facile intuire il seguito: tutti fermi a togliere i blocchi di fango accumulatisi sui passaruote. Non solo, ma la prima di queste salite “ridicole” si rivela essere una micidiale rampa dalle pendenze proibitive dove la scalata (circa dieci minuti a piedi) si trasforma in una scivolosa sessione di arrampicata libera tra gli alberi alla ricerca di qualche appiglio per non cadere, visto che anche le tacchette degli scarpini, su queste pendenze, nulla possono contro il fango. In discesa non si contano poi le cadute sugli stretti e ripidi sentieri trasformati in pericolose saponette.

Il 35° chilometro, in corrispondenza del bivio con il percorso medio, è il punto chiave della corsa: in tanti alzano bandiera bianca avendone già abbastanza dopo un’ora e mezza di pioggia e fango. I più temerari, invece, proseguono optando per la scelta più ardita ma azzeccata: pochi minuti dopo la pioggia cesserà e il terreno tornerà rapidamente in buone condizioni. A fare paura, ora, c’è però dell’altro.

Alcuni tratti veloci conducono rapidamente ai piedi del panoramico Col della Siera: un’ascesa semplice seguita da una difficile discesa in single track tra fango e rocce bagnate; a metà discesa un gruppo di escursionisti raccolti attorno a un falò improvvisato accoglie calorosamente il passaggio dei bikers infangati e infreddoliti offrendo pane, salame, acqua… e pure un po’ di vino. Per il vino non c’è tempo, ma per il resto ci si ferma ben volentieri prima di tornare ancora all’insù per la scalata principale della gara attraverso un inerpicarsi continuo per oltre dieci chilometri su pendenze, terreni e ambientazioni sempre diversi: il clou si ha quasi subito quando un umido ciottolato nega il grip alle gomme obbligando tutti a procedere a piedi. Stessa scena quando il terreno si fa più compatto ma incredibilmente ripido addentrandosi nella vegetazione.
Tra le case di Vito d’Asio la pendenza cala drasticamente concedendo un po’ di respiro ai bikers: è il momento giusto per fare la conta dei danni, di mangiare qualcosa e - finalmente - di distogliere lo sguardo da terra. In questo frangente interlocutorio un ragazzo del posto rappresenta la salvezza di molti: armato di canna dell’acqua ripulisce uomini e mezzi dalla melma della pianura aiutandoli nel migliore dei modi affinché possano raggiungere l’obiettivo di giornata: tagliare il traguardo.

I quindici chilometri seguenti, nonostante la presenza di qualche tratto sterrato più impegnativo, si dimostrano filanti e scorrevoli attraversando luoghi fuori dal mondo ma dall’incredibile fascino: ambienti idilliaci fatti di boschi incontaminati, borghi isolati e strade rovinate dal tempo ci accompagnano fino alle pendici dei monti Ciaurlec e Pala dove la straordinaria veduta sulla pianura fa per un attimo dimenticare la fatica e la stanchezza. Subito però si torna con i piedi per terra nella picchiata che segue: ripida, difficile, pericolosa, faticosa, tecnica. Un vecchio percorso pedonale creato oltre un secolo fa, tutto ciottoli e pietre, scende a pendenze vertiginose da quota ottocento metri fin quasi alla pianura in meno di cinque chilometri. Una discesa tremenda anche per le full, durissima al punto che in fondo alla picchiata le facce dei bikers sono segnate da una smorfia di sofferenza. Smorfia ancora più accentuata dalla successiva scalata, teoricamente l’ultima, non impossibile ma decisamente logorante dopo 75 chilometri di corsa in queste condizioni. Raggiunta la vetta del Monte Santo, però, la certezza che “da qui è tutta discesa” viene però smentita.

Dopo la pioggia e il vento, il fango e le pietraie, i ciottolati e le ripide salite, all’ottantesimo chilometro arriva la ciliegina sulla torta: sotto le ruote iniziano a sfilare un’infinità di single track, uno meglio dell’altro, ognuno diverso dal precedente. Veloci e lenti, da guidare e da pedalare, in salita e in discesa, tecnici e più facili: un lungo dedalo di sentieri nella boscaglia che ci fa perdere l’orientamento in preda come siamo a un mix di stanchezza, euforia ed entusiasmo. Ogni tanto compare pure qualche muro asfaltato al 20%, ma non ci facciamo troppo caso visto che – come ci dicono ogni volta – “questo è l’ultimo!”. Poi ancora discesa, ancora single track, ancora adrenalina fino al ponte della ferrovia, al guado e alla larga sterrata degli ultimi dieci chilometri.

Siamo di nuovo sull’alveo del Tagliamento, il fiume che cambia faccia a ogni piena, sulla stessa terra che ancora ci sporca il volto trasformato ora in una maschera di fango secco. Il cerchio si chiude e torniamo a pedalare ad alta velocità tra rocce e sabbia, ghiaia e pietraie, vibrazioni e sollecitazioni: giunti fin qui non ci facciamo più caso, in fondo dopo tutto quello che abbiamo passato oggi, questo è il male minore. Non facciamo caso nemmeno ai crampi che ci arrivano puntuali al novantanovesimo chilometro, l’ultimo, proprio mentre entriamo nel pavè di Spilimbergo varcando la porta est.

Dopo due ore dall’arrivo del vincitore non ci aspettiamo una grande accoglienza e invece, inaspettatamente, lo speaker ci annuncia e più d’uno spettatore ci incita e ci applaude: sembrerà strano, ma l’applauso di quei pochi rappresenta comunque il meritato premio e soddisfazione per l’impresa portata a termine.

Un’impresa che solo in pochi hanno osato intraprendere, e che in meno di cento hanno saputo portare a termine. Un’impresa resa ancor più epica dalle condizioni meteo della prima parte di gara, dagli ambienti ostili attraversati e dall’elevata tecnicità di ampie porzioni di percorso. Un percorso che ha condotto i biker alla scoperta di un territorio poco noto e ancora incontaminato, dal fascino misterioso e primordiale: la pianura semidesertica del Magredi e i terreni carsici del Ciaurlec, la natura selvaggia delle Prealpi Carniche e lo scorrere impetuoso dei torrenti di montagna, le antiche borgate isolate e le valli nascoste.

Un territorio tutto da scoprire, e soprattutto… da pedalare!
 

ZanMTB

Biker novus
28/4/10
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Spilimbergo
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Graxie per il tuo commento. Tutto è migliorabile . Abbiamo gia verificato le cose che il prossimo anno andranno migliorate . Ti assicuro che organizzare un evento come la Tiliment con tre percorsi in contemporanea di cui uno di 100 km è stata una grossa scommessa e siamo orgogliosi di averla portata a termine. Sono uno dei tracciatori della 100. Era da ottobre 2009 che provavamo i percorsi e io personalmente ti posso dire di aver percorso ogni metro in lungo e in largo e in tutte le condizioni di tempo. L'incognita della prima salita del" fango" in effetti c'era, ma ti assicuro che fino sabato notte e poi da lunedi mattina il fondo era cemento armato. Purtroppo il temporale della notte ha complicato le cose. In centro ad Anduins era prevista una altra discesa che alla mattina presto abbiamo modificato ritenendola troppo pericolosa. Abbiamo privilegiato apposta il fattore sicurezza ......il fango si lava le cadute fanno danni. Ma questa è la Mtb e chi ha cuore e p. è giusto che si metta alla prova e chi critica provi andare in Austria a gareggiare e poi mi sapra dire il grado di sicurezza !!!! :specc: :arrabbiat:







riporto anche qui il messaggio che ho postato su gare ed eventi

Corsa da leggenda oggi a Spilimbergo! Tiliment Marathon...100km e 2000m. dislivello tra pioggia vento e fango. Una giornata da veri duri. E quando il gioco si fa duro... the.mtb.biker c'è!!!! ;-)

Quindi.. standing ovation per la TILIMENT MARATHON!!!
:}}}:
:}}}:
:}}}:

Non mi riferisco all'organizzazione in generale (qualche critica da fare c'è...:spetteguless:) ma al percorso...

Un percorso... ma un percorso... DA URLO!!!! c'era di tutto e di più che un biker dovesse avere nel suo bagaglio tecnico: rettilinei sconnessi controvento da rapportone, tratti a piedi, fango "Montello-style":smile:, salitoni "da capotarse", sntieri tecnici, ciottolati in salita e discesa, single track senza fine.. soprattutto quello interminabile dal 80° km, divertentissimo e tutto da guidare... se solo non arrivasse quando le energie erano ormai al lumicino.

Tutto questo condito anche, soprattutto nella parte centrale, da alcuni e lunghi trasferimenti su asfalto.. e meno male sennò facevano notte!!! :cucù: Senza contare gli stupendi paesaggi sulla pianura friulana... e le NUMEROSE ragazze veramente carine ai ristori e lugo il percorso

Quindi... complimenti al tracciatore, voto 0 per la fatica che mi ha fatto fare (tanta:smile:) ma 10 e lode per il divertimento, le emozioni e la soddisfazione di concludere una prova così impegnativa. Anzi no, gli diamo un nove perchè dall'altimetria non si capiva na mazza...:prost:

Forse seguiranno ulteriori dettagli... vediamo se ho un po' di tempo da perdere...:nunsacci:

PS: una goduria essere in 4 gatti... ognuno fa corsa a sè e ci si gode con la max tranquillità gara, percorso e scorci


quanto all'organizzazione, qualcosa può sicuramente migliorare:
-ristori: numero e posizione azzeccati, ma se facevo affidamento su di loro (crostatine, banane e qualche barretta) morivo di fame... (tanto per capirci, in più ai ristori mi son pappato anche 3 barrette e 4 panini con la nutella che tenevo nello zaino).

-segnaletica: ogni tanto c'era una doppia segnaletica sull'asfalto arancione e bianca... a un bivio sono andato "a naso" sperando di imbroccare. E poi spesso le freccie arancioni sull'asfalto sostituivano in toto la segnaletica: più di una volta ho rischiato di sbagliare perchè non vedevo i cartelli...

-personale sul percorso: tanto, cordiale, divertente e divertito. Sempre presente in abbondanza nei punti più pericolosi, ma alcune volte non ho visto anima viva per chilometri (soprattutto nei collegamenti su asfalto...)

in ogni caso, io sono andato a farla perchè cercavo qualcosa di "diverso" dalle solite GF... e devo dire che l'ho trovato, anche di più di quel che mi aspettavo. quindi... non posso che essere contento della bella giornata passata a spilimbergo.

PS: ma le Furlane sono tutte così gnocche? le ragazze ai ristori e lungo il percorso erano una meglio dell'altra!!! :sbavon:
 

the.mtb.biker

Biker assatanatus
30/10/05
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Ciao Francesco e Giorgio piacere

Siamo il fotografo dell'evento (www.zanetphoto.com) e un organizzatore/tracciatore della 100 Km...abbiamo letto il tuo report sul forum. Complimenti

Ci piacerebbe avere un il tuo indirizzo mail per contattarti personalmente.
Rispondici pure su [email protected]

p.s. sarebbe interessante poter allegare alle fotografie il tuo report scritto all'interno del mio sito ovviamente con citazione autore e contatto, se può interessarti, sarebbe un bel valore aggiunto.

Francesco / Giorgio

scrivimi pure a [email protected]
 

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