Beh, è normale che da bambini si rischi di più, e il tutto commisurato all'età: ricordo ancora la caduta successiva alla mia prima discesa "seria", ovvero una discesetta qua attorno, brevissima, praticamente adesso nemmeno considerata tale, ma che per un bambino di 8 anni sulla sella della sua "bici da cross" (quelle col sellone lungo) sembrava il muro della morte. Alla fine, più che per le abrasioni su ginocchia e braccia, mi dispiacque perchè si erano abrasi pure i cavi dei
freni, rovinandosi.
Poi si cresce, a suo tempo arrivò la
bmx, si facevano cose molto più divertenti, e pericolose, cose che tua mamma mai avrebbe dovuto sapere e infine arrivò la mtb.
Però cambiò qualcosa, e la bici divenne sinonimo di giri lunghi, più che di rischio su strade scassatissime e/o sentieri boscosi.
Adesso, a 47 suonati, rischio assai meno: se trovo un tratto difficile scendo e lo affronto a piedi. Si, ok, è da vigliacchi, me ne rendo conto, ma l'età ti insegna che:
1. ti rompi un po' più facilmente
2. impieghi più tempo a guarire
3. se vivi da solo, voglio vedere come farai ad andare in bagno con entrambe le braccia ingessate
4. da bambini si ha un concetto di "responsabilità" assai nebuloso e lontano
5. non aprite una partita iva, o cercate un'assicurazione che vi copra la magagna di turno
Ma soprattutto, girando da solo, ragazzi: se mi scasso seriamente una gamba o una spalla, o mi provoco qualche brutta frattura e sto a 70 km da casa, di cui 50 di boschi dove non passa nessuno per giorni, e dove il cellulare non ha per niente campo, hai voglia di mettersi a rischiare, di spezzare circoli viziosi o cose del genere: ci lasci le penne, altro che "mi faccio un mesetto in trazione e poi torno come nuovo!", perchè per prima cosa devi tornare nel civile consorzio, evitando, se possibile, che prima ti trovino i lupi, sempre più numerosi, tra le altre cose.
Direi che Jon Krakauer in un suo racconto sulla scalata dell'Eiger riassunse benissimo il concetto:
"Una delle differenze fra noi era che lui desiderava da morire scalare l'Eiger, mentre io desideravo da morire aver scalato l'Eiger. Marc, capite, è in quell'età in cui la ghiandola pituitaria secerne in sovrabbondanza gli ormoni che mascherano le emozioni più sottili come la paura. Ha la tendenza a confondere con il puro divertimento cose come le scalate dove ci si gioca l'osso del collo."
Ps: comunque non è solo una questione di sentieri, tecnicismi e single track... già solo uscire con la
gravel e affrontare qualche strada in paese è abbastanza preoccupante. A volte penso che si, forse fare drop e salti in luoghi in tanta malora, infestati dai lupi sia comunque più salutare e sicuro che mettersi a pedalare in centro o su una strada qualsiasi, mediamente o poco trafficata, in certi orari. Le auto, alla fine, quelle si ti spingono a spezzare il circolo vizioso, perchè altrimenti non si dovrebbe più uscire in bici...