Se il giudice l’ha condannato è perché ha ritenuto che l’imputato non poteva non aver visto la segnaletica di divieto ai pedoni, pertanto ha tenuto un comportamento quantomeno superficiale che avrebbe potuto portare a conseguenze gravissime. Quindi giusto così.
A me è capitato invece di trovarmi in bici dentro l’anello improvvisato di una gara XC, realizzato ad hoc per l’occasione su sentieri normalmente liberi e frequentati sia da ciclisti che pedoni.
Il “varco” da cui sono entrato non aveva la segnaletica provvisoria ne tantomeno era sorvegliato. Il caso ha poi voluto che imboccassi la “pista” in senso contrario ai partecipanti. Fatto sta che ad un certo punto, ancora nella piena inconsapevolezza della cosa e percorrendo a velocità sostenuta un sentiero strettino, mi sono trovato davanti un gruppetto di xcisti in piena foga di gara e in traiettoria da frontale.
Schivandoci, e mandandoci reciprocamente a fare nel di dietro, ho proseguito ancora qualche centinaio dì metri, fin quando non ho incontrato i nastri a delimitazione del percorso (l’organizzazione, oltre che di cartelli, era carente anche di nastro…).
A quel punto ho capito dove mi trovavo e sono uscito dal percorso e con bici a mano ho raggiunto un secondo varco, stavolta in uscita.
Lì ho incontrato uno dell’organizzazione con la bandierina in mano e la faccia da ebete (non ricordo se era più espressiva la faccia o la bandierina stessa) sul quale ho scaricato le peggio invettive, facendogli presente che col solo possesso del pollice opponibile sarebbe stato possibile fare di meglio nell’organizzazione.
Anche con l’ometto c’è poi stato lo scambio di complimenti.
La cosa buffa è che prima di incrociare il gruppetto in gara ho superato una famigliola di tre persone, evidentemente anche loro del tutto inconsapevoli di cosa era in corso.
La sicurezza è tutto e l’organizzazione di queste lodevoli iniziative dovrebbero essere affidate a gente che sa cosa sta facendo e non ad improvvisati che passano con disinvoltura dalla sagra della salamela alle gare di XC.