Non chiamatemi fratello, non sono della tribù

  • Cominciano a vedersi in giro le prime bici con il nuovo motore Bosch SX, la drive unit per le ebike leggere del marchio tedesco. Dopo la Canyon Neuron ON Fly è la volta della Mondraker Dune. Andiamo a vedere nel dettaglio le differenze fra il CX full power e l’SX, quanto quest’ultimo sia potente e quale autonomia offre con la sua batteria standard di 420WH.
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bikerciuc

Biker infernalis
l'uomo tende al divino.
bikerciuk tende al vino...
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lembo...hai centrato il punto...

come sarebbe chi??!!

Berlusconi, naturalmente! :smile:

porca miseria...chimicamente parlando mi pareva più esperto di silicone che di endorfine...:smile:

Ovvero: i cerchi da frirraid servono sempre :-)


Gnap
(o )Beta



PS.: postando il video non significa che mi piaccia :-)

si ma questi han mangiato troppi bambini e gli son rimasti sullo stomaco come quello della brioschi che c'ha il cinghialotto a turbargli i sonni....:smile::hahaha:

la noia ciclicamente si ripresenta alla faccia dello spirito:nunsacci:

se lo spirito è quello giusto, e di spiriti ne esistono di mille qualità (santi, da umorista, distillati, infusi, macerati)...la noia passa in fretta...la scelta di quale spirito sia quello giusto per il singolo biker sta tra le parole di lembokid, le affermazioni di motobimbo e la faccia stordita di quello che palleggia con i cerchioni.

salute a tutti.
 

gazibo83

Biker urlandum
14/5/12
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Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!​


Ovvero confessioni occidentali di un biker controcorrente​


Sono un ribelle, un miscredente, un misantropo, un estremista. Lo diventai per difendermi dall’idiozia del mio mondo adolescenziale fatto di “paninari” e “baciapile” quando non di “paninari-baciapile” che erano l’universo intero del cattolicissimo liceo della prima cintura nel quale mi ero ritrovato “confinato”.

La Domenica e la montagna erano il mio rifugio. Imparai a conoscere, a scoprire e a gioire della scoperta. In silenzio. Sviluppai le mie regole: antitetiche, lapidarie ed inviolabili.
Così, mentre i miei pii e vestitissimi compagnucci si recavano a frequentissimi ed interminabili ritiri spirituali (ero l’unico a non andare) per compiacere l’ecclesiastico corpo docente io vagavo per boschi e pendii, fiero di rivendicare il mio diritto a farmi i cazzi miei almeno la domenica, con o senza il beneplacito di Dio, e forse perfino disposto a sopportare che per questo qualche suo ministro della fede provvedesse ad interrogarmi puntualmente ogni lunedì dovendo farmi scontare il mancato incasso della mia confessione -invariabilmente incentrata sul numero di volte in cui uno si “toccava” nella settimana- prima della messa serale di fine ritiro.

Avendo legato il concetto di montagna a una scelta esistenziale, il mio approccio diventò elitario, estremista, selettivo. Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di “urbano” il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il “merendero” anni ’80 fu capace di inventare: “il pizzamatic”, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,”milinzani” e quant’altro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dell’assenza di rumore.

Già…alla montagna ci si può adattare come facevano i pastori o portarci per qualche ora la propria più o meno invasiva e discutibile civiltà.

Gli anni, è ovvio, limano un po’ gli spigoli, ma quegli stessi pensieri non mi abbandonano mai del tutto nel vedere che la montagna è sempre più fruita in modo consumistico e sempre più in tale modo si cerca di venderla a masse via via crescenti.

Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di “truzzetti” stranieri di indiscutibile bravura vestiti per “far tendenza” più che sport…per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo “slang” caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al “manifesto ideologico” che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei “dirtisti” o dei “friraider” da “baikpark” allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap…anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme all’improbabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.

La teoria del “requisito minimo” per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un “terreno di gioco” senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui “esplorazione” potrebbe avere perlomeno un “valore aggiunto” per l’offerta turistica.
L’approccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con l’immancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.

Il marketing consumista cerca il grande numero, l’economia di scala, l’ottimizzazione delle risorse, l’industrializzazione del processo produttivo dell’offerta.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla fatica necessaria.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla qualità dell’offerta.
Il grande numero conterrà per postulato un numero più elevato di idioti.
La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore.

Volenti o nolenti progresso porterà sempre più persone in montagna con sempre meno fatica e queste saranno sempre meno preparate a rapportarsi con l’ambiente naturale in quanto sempre meno disposte a sacrificare qualcosa per conoscerlo.
Si consoliderà sempre di più la figura indefinita di un “eroe della domenica globale”, abbigliato con schinieri e corazze al pari di un principe acheo, combatterà su cavalcature ipertecnologiche le sue “battaglie” su pochi campi universalmente riconosciuti idonei da un grande numero di guerrieri e potrà comodamente rifocillarsi concludendo le sue tenzoni sulle terrazze di altrettanti ristori strategicamente posti alla fine di ogni discesa ove, indipendentemente che egli si trovi a Whistler mountain o in Valle di Susa, gli verrà servito lo stesso cheese-burger con le stesse patatine fritte perché la cultura del territorio, come è noto, si fa anche a tavola e perché a questo tipo di eroe fregherà sempre meno della cultura e delle tradizioni del posto che avrà la fortuna di ospitare le sue luminose gesta.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food d’alta quota.

E’ vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.



Vostro
Bikerciuc

chi sono i baciapile???
i baciabanchi forse ovvero i chiesaroli? :hahaha:
 

tettabeta

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chi sono i baciapile???
i baciabanchi forse ovvero i chiesaroli? :hahaha:

Baciapile = particolari soggetti che provano affetto solo per batterie NiMh. Solitamente destinati all'autodistruzione, quando passano al petting spinto con i modelli da 9 V.

Baciabanchi = sogggetti che spesso sedono in qualche commissione e grazie alla loro condizione intascano mensilmente somme che le persone oneste (quando lavorano) accumulano in mesi/anni.

Ma d'altra parte: che cos'e' il freerride ?
O meglio: nessuno ha mai provato un minion col lardo di colonnata ?

It's fraidai...
(o )Beta
 

Tc70

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Bike
Picola ma carattarastica...
A 19 anni,ore in montagna....mi portarono via da ciò che allora,fece morire 2 miei amici.....non aggiungo altro...
Quoto e straquoto,condividendo tutto....o-o
 
B

busdriver

Ospite
Bè,letto tutto ....è una discussione annosa e lunga. Ma come e con chi prendere posizione?
Dove inizia la logica e dove finisce? Terminando magari in un ecologismo da sesantottino fallito o (peggio) in una distruzione indiscriminata di tutto cosa sta in giro.
E mi girano parecchio che a 42 anni suonati non so dare una risposta oggettiva.
Ho abitato per parecchio a To,una città morta e sepolta dalla quale si andava via il sabato col pulma per mendicare un pò di libertà con lo snowboard nelle multinazionali del divertimento. Trovandole comunque molto belle,a parte sestriere,comunque voti postitivi per tutto cosa sta oltre il frejus. E surfando con i rapsody,i dover o con i dropkick murpy's nelle orecchie. Rigorosamente con lettore a cassette (ha funzionato fino a 4 anni fa) . Il rap no e la tecno nemmeno,non li digerisco....chissà come mai (forse perchè ascolto anche gli ultima frontiera e i civico 88) . Come non digerisco gli snowpark,il ghetto di chi si fossilizza su un salto mezza giornata è difficile da digerire,nè più ne meno come un arancia intera. ... Non va giù.
Ora abito in campagna,in una casetta abbastanza isolata da potermi permettere topgun col dolby surround senza trovarmi esseri in divisa fuori dalla porta dopo dieci minuti.
E continuo ad andare in montagna,ad osufruire degli impianti di risalita,e meno male che ci sono...continuo ad andare nei bike park. Non mi risulta che sia vietato...anzi è turismo,e se l'Italia fosse più turistica magari non dovrei farmi le ferie alle 2alps per trovare un pò di vita e divertimento. Le montagne sono grandi e c'è spazio per QUASI tutti...dico quasi perchè il pattumaro selvaggio non lo digerisco.
Inoltre per me il sacro non esiste,esiste il logico e l'illogico. Qualunque cosa non si veda,senta o misuri con uno strumento è zero. e vale meno dell'erba che cresce sul letame.
 

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