be'... l'affermazione "il futuro è gravity" l'hanno udita le mie orecchie nel corso di una discussione simile a quella contenuta in questi messaggi ed è stata pronunciata, nella fattispecie, da un direttore di hotel di una nota località valsusina... non me la sono inventata io...
anche perchè...sinceramente...spero proprio di no, almeno non solo.
riguardo allo svendere la propria identità culturale per portare i sacchi in granaio...no, non mi riferivo ai bike park, mi riferivo alle edificazioni selvagge ed agli scempi, architettonici e non, compiuti anche in anni recenti ed anche a firma di noti docenti universitari di progettazione architettonica...dei quali forse sembra non accorgersi TeoDh, ma di cui mi accorgo io e si accorgono tanti altri... mi riferivo agli ecomostri alveare di seconde case che sono completamente avulsi da qualsiasi realtà alpina vuoi come impatto volumetrico, vuoi come dialogo formale tra la costruzione e il contesto... mi riferivo alla politica generica dell'edificazione residenziale privata di villeggiatura come a un miraggio da perseguire quasi che le seconde case fossero per i paesi una sorta di vitalizio che permette di dare per scontato che chi ha una casa tornerà e, magari poco, ma qualcosa spenderà.
Il bike park è casomai una conseguenza, non per forza in toto negativa, di questo modo di intendere il turismo montano.
Però ho imparato che la montagna ha le sue regole e le detta lei in base al tempo, alle condizioni atmosferiche, alle temperature ed alle stagioni...ed ho imparato in qualche anno di alpinismo che in montagna si muore, spesso perchè non si tiene conto proprio di questo.. e perciò sono contrario alla promozione della montagna come parco giochi, all'appianamento meccanico delle difficoltà, alla cancellazione nell'immaginario collettivo civilizzato della eventuale paura atavica che l'ambiente naturale "selvaggio" (è virgolettato) può incutere... scema la paura di perdersi, quella di non trovare un ristoro, di passare un guaio per aver sottovalutato le proprie capacità e le proprie forze...su questo si può essere d'accordo o meno ma è il mio punto di vista...
per risponderti caro Ser, io non ho mai scritto da nessuna parte che sogno "torme di bikers pedalanti", i quali come scritto da qualcuno qualche post fa paiono non essere nè più rispettosi nè meno invasivi per l'ambiente montano di quanto non lo siano i parks...
Casomai ho scritto questo:
"La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore."<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>
Credo che però invece di limitarsi a qualche bel cartellone di uno bravo che droppa con stile, sarebbe possibile attivare un qualche progetto interreg per marcare percorsi a "tappe" di anche più giorni tra Francia e Italia, credo che si potrebbe favorire l'attrezzarsi dei rifugi per ospitare bici e bikers in modo da poter agevolare i loro viaggi con piccole officinette (pochi
attrezzi e poche centinaia di euri) e piccole dotazioni dei ricambi più comuni, credo che si potrebbe fare qualcosa per tutti quelli che amano scoprire ad ogni chilometro qualcosa di nuovo.
I rifugi di media quota, credo, ringrazierebbero.
Un giro di "millemila" metri di dislivello, articolato in più giorni con tappe anche di elevata difficoltà tecnica non attirerà mai i numeri di una granfondo, ne sono sicuro...però di sicuro permetterebbe di far arrivare gente molto appassionata, che come dimostrato dai report di questo forum, a fare queste cose ci va eccome anche sobbarcandosi zainate di ricambi ed adattandosi continuamente a "fare come può".
Forse a torto forse a ragione credo che l'abitudine alla fatica sia uno dei migliori modi per imparare il rispetto e la considerazione per le cose e la fatica altrui...ed anche quello per la montagna.
Dubito che tra i ragazzi del The Group o tra quelli dei BdiB che hanno postato i resoconti dei loro giri estivi ci siano persone che hanno abbandonato in giro le cartine delle barrette energetiche o le catene rotte per strada o le camere d'aria squarciate...
Quanto poi all'omologazione a me frega ben poco se uno ha le braghe fatte così o cosà... di norma e per le esperienze passate delle quali ho raccontato io tendo a scartare tutti coloro i quali, per considerarsi miei amici, hanno bisogno di essere rassicurati dall'etichetta delle mie mutande.
tant'è