Ieri sera mio fratello, un amico ed io siamo stati al New Age Club di Roncade (TV), per assistere al concerto dei tedeschi Destruction e degli headliners svedesi Candlemass.
L'abbinamento non ha molto senso, viste le notevoli differenze stilistiche tra i due gruppi, però ne è scaturito un ottimo concerto, nonostante la non certo buona acustica di quel piccolo locale, come ho già avuto modo di constatare altre volte (con i Candlemass però la resa sonora era conunque tale da concedere di godere la musica senza particolari problemi). Oramai son troppo vecchio per agitarmi come un tempo, ora mi limito a seguire gli eventi a distanza di sicurezza, dando la precedenza alla musica e alla presenza scenica della band.
I Destruction furono uno dei primissimi gruppi che intrapresero la direzione del metal estremo, seguendo la scia degli antesignani e celeberrimi Metallica. Già nel 1984 pubblicarono un mini lp "Sentence of Death", dai contenuti molto estremi (in Germania furono pionieri assieme ai primissimi e pessimi Sodom) che venivano esplicati da uno stile musicale semplice, di puro impatto, abbastanza minimale nelle composizioni e non supportato da una tecnica di livello eccelso (ma neanche scadente), oltre che influenzato dalla declinante N.W.O.B.H.M. e dagli ispiratori d'oltreoceano, Salyer e Metallica su tutti.
Da allora molta acqua sotto i ponti è passata, la band ha fatto uscire parecchi dischi e avvicendato vari musicisti; lo stile ora si è aggiornato con le sonorità attuali ma fondamentalmente segue, senza tanta originalità, il filone thrash nostalgico, ispirato alla
metà anni '80, epoca in cui uscirono i loro classici più interessanti: prodotti e registrati male, suonati in modo così semplice da risultare quasi disarmante, ma pregni di entusiasmo, ottime idee, riffs taglienti e velocità, tanta velocità! Dopo l'esordio succitato seguirono i due lavori migliori,
Infernal Overkill (1985) ed
Eternal Devastation (1986), seguiti poi dal mini lp
Mad Butcher (1987) - che conteneva il rifacimento del brano omonimo già presente sull'esordio - nel quale la band si allargò a quattro musicisti, i quali fecero poi uscire anche l'album
Release From Agony (1988), ritenuto la loro opera più matura dell'epoca.
La scaletta di ieri comprendeva tanti classici, quali i seguenti:
- Unconsious Ruins
- Reject Emotions
- medley tra The Ritual/Antichrist/Release From Agony
- Eternal ban
- Curse The Gods
- Confused Mind
- Life Without Sense
- Bestial Invasion
- Total Desaster
- Mad Butcher
affiancati da brani più recenti quali:
- Thrash till Death
- Metal Discharge
- Nailed To The Cross
- The Butcher Strikes Back
Una scaletta da tagliare le gambe, senza un attimo di respiro! Il batterista era tecnicamente parlando, l'elemento di spicco della band, con i suoi passaggi precisi e le sue rullate di scuola lombardiana (hehehe). Lo show è durato circa 75 minuti e si è concluso con un duetto con Messiah Marcolin, il quale è sbucato fuori a sorpresa, si è rivolto sorprendentemente in buon italiano al pubblico e ha poi preannunciato l'evento clou della serata, la venuta dei signori del doom, di coloro che hanno dato forma a questo genere dalle classiche influenze dei celebri predecessori (Black sabbath e Trouble su tutti), personalizzando il concetto del dark nel metal, in una commistione personale ed inconfondibile, a tratti epica, tragica e ultra-heavy.
Lo show dei Candlemass è stato uno dei migliori che abbia visto: molto coinvolgenti, fedeli, anche simpatici, e trainati dal frontman Messiah Marcolin, il quale non sarà forse un sommo vocalist però ha dalla sua la notevole capacità di intrattenere il pubblico, facendolo interagire senza però strafare ed oscurare il resto della band. E poi, rivolgersi in italiano (ha detto di avere origini peninsulari) ha certamente contribuito a creare un feelin g particolare con la gente. Leif Edling, il bassista, che è anche l'autore di tutti i brani, è un tipo schivo, che durante lo show non si mette troppo in mostra: lascia che sia la sua musica cupa e pesante a parlare!
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Ho cantato una ad una le parole dei brani che mi ricordavo bene, la storica Solitude su tutti. Lars Johansson è un chitarrista sublime (la formazione esibitasi ieri era quella storica del 1987), professionale al massimo, preciso, dotato di una tecnica indiscutibile e di un pathos molto elevato, anche nei brani che non videro inizialmente la luce con lui, sui quali ha dovuto poi reinterpretare i guitar solos.
Questi sono stati i pezzi proposti, quasi in ordine:
The Well Of Souls
Dark Are The Veils Of Death
Mirror Mirror
The Man Who Fell From The Sky
Samarithan
Spellbreaker
At The Gallows End
Solitude
Copernicus
Crystal Ball
Son tornato a casa senza voce, alle 2:30 ero a dormire e quattro ore dopo in piedi! :-?
Metal rules!