Nelle discese ipertecniche di fatto si è soli. Sì, la concentrazione è al massimo, ma proprio per questo motivo non c'è spazio per perdersi nei propri pensieri. Non è catartico, ma adrenalinico, rigenerante. Dà benessere ed euforia durevoli e funge da panacea per ogni afflizione, ma questo avviene anche in compagnia, con l'aggiunta di una sicurezza maggiore, una possibilità di osare un po' di più, uno sprone reciproco, una giocosità ulteriore.
Se mentre scendi sul supertecnico pensi a qualcosa che non sia quello che stai facendo... cadi. E se sei da solo sono anche kazzi acidi.
L'uscita in solitaria ha sicuramente un fascino a sé
* stante, con quel senso di privilegio nel godere di certi panorami o condizioni superlative, come se fosse un premio divino.
...o un castigo divino, se l'uscita vira in negativo.
Penso che in molti casi l'uscita in solitaria dev'essere accompagnata dalla consapevolezza che si sta compiendo un atto irresponsabile e ardito. E per questo sia più corretto sentirsi degli incoscienti e non degli eroi, come talvolta si è portati a pensare.
Tante volte mi son detto "fanculo, la prossima volta vado per fatti miei, che almeno non sono ho 'ste limitazioni" (soprattutto sciando). Bisogna fare degli attenti bilanci, ponendo sempre al primo posto delle valutazioni il rischio, che quasi inevitabilmente sempre si cerca... e... fare in modo che si tratti di un'esperienza ripetibile... non l'ultima.
(questa considerazione ha un punto di vista egoistico, solitario, che va al di là del piacere di stare con gli amici)
Vabbe'.
Faccio fatica a capire chi gira da solo per scelta e non per necessità.
L'adrenalina è una droga che dà una dipendenza molto forte in me e il freeride è la fonte più potente di questo stupefacente, tanto estremo quanto controllabile.
Tutto ciò che mi impedisce di praticarlo con costanza mi crea malumore.
La "necessità" di osare implica un incremento di libertà quando si sa che c'è un compagno di avventura che può recuperare la tua salma o meglio intervenire prima del de
water.
Ma poi...
quello che più mi spinge a desiderare d'essere coi miei amici è la gioia incontenibile che mi provoca questo sport e il desiderio di condividerlo con chi mi è più caro, senza gelosie. Don't share your girl, but your trail!
Non è una donna...
è la montagna. Condividere la felicità che dà, non può dar fastidio!
Poi essere con un fedele amico quando si è tristi o incazzati neri è un bene, perché ci si aiuta reciprocamente a sfogarsi, ad esternare i problemi, analizzarli e magari risolverli, confrontarsi. E' un momento di crescita interiore, che in buona compagnia è più rapido ed efficace.
E se non si risolvono i problemi, almeno si ride un po' e ci si distrae.
Faccio davvero fatica a chi preferisce uscir da solo che con qualche buon amico. Mi fa pensare che si abbia paura di confrontarsi, aprirsi, chiusi in un'autarchia mentale. Una sorta di desiderio di autosufficienza.
Non è questa una critica a chi preferisce la solitudine in mtb, ma un'analisi mia, soggettiva, che mira a capire chi la pensa diversamente. Quindi... dite la vostra.
o-o
(*=dubbio risolto)