Padova, luglio 1980: un giovane carb è iscritto all’università. Nel viaggio di ritorno verso Merano, all’altezza di Bassano, l’occhio scivola inevitabilmente in cima a quel gruppo montuoso che si erge maestoso come prima roccaforte delle alpi. La sua sagoma è visibile da decine di km di distanza, quasi dal cuore della pianura padana. Gli amici dicono che sia il Grappa, chissà poi perché si chiama cosi? Una domanda che rimarrà senza risposta, come rimarrà sconosciuto per tanti anni anche quello che rimane nascosto nel fitto dei boschi
Crespano del Grappa, luglio 2010: nel bosco sento solo il mio ansimare, coperto però sempre più spesso dal rumore dei sassi che si muovono al passaggio della bici. E’ già da un’ora che salgo, ma questa salita sembra non avere mai fine. Fra l’altro non è neanche semplice: prima la via crucis fino alla Madonna del Covolo, una strada asfaltata con pendenze notevoli, poi quando l’asfalto lascia posto alla mulattiera, meno ripida, ci si mettono i sassi smossi a complicare la pedalata. Improvvisamente però il bosco si apre compare la pianura, la giornata è abbastanza limpida e laggiù in fondo mi sembra di scorgere Padova. Quanti ricordi!
Ma è solo un attimo, il bosco si richiude e io devo concentrarmi per salire, visto che la mulattiera è sempre più sconnessa e in alcuni tratti anche ripida. Salgo, salgo, ho già superato 1100 metri di dislivello, il bosco sembra diradarsi, curvo verso destra e all’improvviso….eccola, è la cima del Grappa! Sotto c’è il rifugio Ardosetta e sopra il Bassano.
Ma mancano ancora 300 m alla cima, prima la solita mulattiera scassata e poi un tratto in asfalto. Con calma arrivo in cima e ripenso a quante volte, trent’anni prima, passando 1500 metri più in basso, mi ero immaginato come potesse essere la cima del Grappa. Adesso finalmente la vedo, e vedo il fantastico panorama a 360° che si può ammirare da quassù.
Dopo un doveroso saluto ai caduti,
comincia un bellissimo sentiero in costa che fa perdere rapidamente quota
e in breve si arriva all’inizio del sentiero delle meatte, tutto in salita ma pedalabile. Prima di iniziare la nuova salita, mi concedo un po’ di riposo e un panino.
Il sentiero è molto bello, con gallerie e tratti esposti, ma protetti da fune d’acciaio.
A destra si intravede il 151, che sembra molto interessante, una buona scusa per tornare da queste parti!
Ala fine del sentiero , dopo un tratto in piano,
incomincia a destra il sentiero 153 che ho scelto per tornare a valle. La vista dall’alto incute un po’ di timore,
ma in effetti cominciando a scendere il sentiero è piuttosto comodo e con tornanti larghi anche se con molti sassi smossi e parti esposte.
In ogni caso è molto divertente e appena si entra nel bosco il terreno diventa più compatto invitando alla velocità.
La discesa, come la salita, sembra non finire mai, ma poi il sentiero si allarga, diventa mulattiera e alla fine arriva l’asfalto. Ormai però sono vicino al fondovalle e in men che non si dica si entra a Crespano
Che dire....ci sono voluti trent'anni per salirci, ma è stata una scoperta veramente notevole, uno di quei posti dove tornare è d'obbligo o-o
Crespano del Grappa, luglio 2010: nel bosco sento solo il mio ansimare, coperto però sempre più spesso dal rumore dei sassi che si muovono al passaggio della bici. E’ già da un’ora che salgo, ma questa salita sembra non avere mai fine. Fra l’altro non è neanche semplice: prima la via crucis fino alla Madonna del Covolo, una strada asfaltata con pendenze notevoli, poi quando l’asfalto lascia posto alla mulattiera, meno ripida, ci si mettono i sassi smossi a complicare la pedalata. Improvvisamente però il bosco si apre compare la pianura, la giornata è abbastanza limpida e laggiù in fondo mi sembra di scorgere Padova. Quanti ricordi!
Ma è solo un attimo, il bosco si richiude e io devo concentrarmi per salire, visto che la mulattiera è sempre più sconnessa e in alcuni tratti anche ripida. Salgo, salgo, ho già superato 1100 metri di dislivello, il bosco sembra diradarsi, curvo verso destra e all’improvviso….eccola, è la cima del Grappa! Sotto c’è il rifugio Ardosetta e sopra il Bassano.
Ma mancano ancora 300 m alla cima, prima la solita mulattiera scassata e poi un tratto in asfalto. Con calma arrivo in cima e ripenso a quante volte, trent’anni prima, passando 1500 metri più in basso, mi ero immaginato come potesse essere la cima del Grappa. Adesso finalmente la vedo, e vedo il fantastico panorama a 360° che si può ammirare da quassù.
Dopo un doveroso saluto ai caduti,
comincia un bellissimo sentiero in costa che fa perdere rapidamente quota
e in breve si arriva all’inizio del sentiero delle meatte, tutto in salita ma pedalabile. Prima di iniziare la nuova salita, mi concedo un po’ di riposo e un panino.
Il sentiero è molto bello, con gallerie e tratti esposti, ma protetti da fune d’acciaio.
A destra si intravede il 151, che sembra molto interessante, una buona scusa per tornare da queste parti!
Ala fine del sentiero , dopo un tratto in piano,
incomincia a destra il sentiero 153 che ho scelto per tornare a valle. La vista dall’alto incute un po’ di timore,
ma in effetti cominciando a scendere il sentiero è piuttosto comodo e con tornanti larghi anche se con molti sassi smossi e parti esposte.
In ogni caso è molto divertente e appena si entra nel bosco il terreno diventa più compatto invitando alla velocità.
La discesa, come la salita, sembra non finire mai, ma poi il sentiero si allarga, diventa mulattiera e alla fine arriva l’asfalto. Ormai però sono vicino al fondovalle e in men che non si dica si entra a Crespano
Che dire....ci sono voluti trent'anni per salirci, ma è stata una scoperta veramente notevole, uno di quei posti dove tornare è d'obbligo o-o