Mi piace pensare che aspettasse me.

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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EmilG

Biker extra
1/11/10
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Bolzano
www.scaltair.com
Quei biker bardati, con il casco in testa e occhiali che vanno di fretta sembrano macchine da battaglia, dei duri insensibili ma sotto hanno un cuore e un'anima e come dice Papa Francesco " non abbiate paura della tenerezza ".
è sempre bello leggere certe riflessioni che fanno vedere anche l'altro lato dello sport

Emil
 

mattley lee

Biker serius
12/11/09
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Veneto e FVG
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Beh, che dire ragazzi .... questo mio post ha quasi tre anni ed ogni tanto qualcuno lo ripesca e lo rilancia.

Sono contento di aver condiviso un'emozione con tanti "colleghi". Io nel frattempo continuo a pedalare e la MTB continua a darmi emozioni.
Grazie ragazzi e saluti a tutti :i-want-t:
 

monnypenny

Biker novus
4/7/11
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Torino
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Beh, che dire ragazzi .... questo mio post ha quasi tre anni ed ogni tanto qualcuno lo ripesca e lo rilancia.

Sono contento di aver condiviso un'emozione con tanti "colleghi". Io nel frattempo continuo a pedalare e la MTB continua a darmi emozioni.
Grazie ragazzi e saluti a tutti :i-want-t:

Bellissimo, sei un poeta e tutte le volte che mi è capitato di leggerlo mi sono emozionata veramente tanto, spero che altri lo leggano e non lo tolgano mai, è uno dei racconti più belli, grazie sei forte. continua a pedalare con le tue
emozioni e trasmettile...io ci sono
 

pandabear

Biker popularis
20/3/13
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Mi piaceva pensare che la vecchietta aspettasse me. Era spesso sulla grande terrazza dell’ultima casa prima del sentiero. Stava seduta su di una sedia con i braccioli, con i pizzi sul cuscino. E mi salutava allegra con la mano, quando mi vedeva passare veloce sulla bike, prima di scomparire risucchiato dal bosco. Mi piaceva pensare che aspettasse me, ed ogni volta, un attimo prima di impegnare il sentiero, la cercavo con lo sguardo e se c’era mi salutava contenta ed io rispondevo subito, più volte, contento. E se non c’era un po’ mi dispiaceva, un po’ mi mancava. La vidi ancora, ma sempre meno, e i suoi saluti erano più lenti, meno gioiosi e le sue spalle erano coperte dallo scialle e lei un po’ più vecchia un po’ più stanca. E poi non la vidi più. Ma la sedia con i braccioli restava sulla terrazza, come un presagio, e lentamente marciva sotto la pioggia ed i pizzi svolazzavano con il vento impietoso che in inverno scende dal sentiero e si infila tra le case e in quella casa silenziosa, vuota, angosciante. Che tristezza, piegato sui pedali spingevo in salita, quasi a voler cancellare con la fatica il pensiero della vecchietta giunta al suo ultimo inverno. E tutto intorno a me a ricordarmi le stagioni della vita e sperare inconsciamente di poter tutto esorcizzare correndo veloce sui sentieri silenziosi, nel fitto di un bosco stillante in un inverno malinconico. E lungamente quella sedia triste abbandonata, dimenticata, in un oblio doloroso, ed ogni volta un pensiero, una fitta di tristezza. Poi la casa riprese vita e colore e chiasso, lavori, operai e bambini, ma la sedia non c’era più, né i pizzi né lo scialle, in una nuova stagione della vita, sempre, inevitabile…….


Mi piace ancora pensare che la vecchietta aspettasse me.

Gironzolavo per il forum e guarda un po'.. ho trovato questo.
Davvero commovente, mi hai emozionato.
 

dodimiki

Biker serius
8/7/12
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campania
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mi piaceva pensare che la vecchietta aspettasse me. Era spesso sulla grande terrazza dell’ultima casa prima del sentiero. Stava seduta su di una sedia con i braccioli, con i pizzi sul cuscino. E mi salutava allegra con la mano, quando mi vedeva passare veloce sulla bike, prima di scomparire risucchiato dal bosco. Mi piaceva pensare che aspettasse me, ed ogni volta, un attimo prima di impegnare il sentiero, la cercavo con lo sguardo e se c’era mi salutava contenta ed io rispondevo subito, più volte, contento. E se non c’era un po’ mi dispiaceva, un po’ mi mancava. La vidi ancora, ma sempre meno, e i suoi saluti erano più lenti, meno gioiosi e le sue spalle erano coperte dallo scialle e lei un po’ più vecchia un po’ più stanca. E poi non la vidi più. Ma la sedia con i braccioli restava sulla terrazza, come un presagio, e lentamente marciva sotto la pioggia ed i pizzi svolazzavano con il vento impietoso che in inverno scende dal sentiero e si infila tra le case e in quella casa silenziosa, vuota, angosciante. Che tristezza, piegato sui pedali spingevo in salita, quasi a voler cancellare con la fatica il pensiero della vecchietta giunta al suo ultimo inverno. E tutto intorno a me a ricordarmi le stagioni della vita e sperare inconsciamente di poter tutto esorcizzare correndo veloce sui sentieri silenziosi, nel fitto di un bosco stillante in un inverno malinconico. E lungamente quella sedia triste abbandonata, dimenticata, in un oblio doloroso, ed ogni volta un pensiero, una fitta di tristezza. Poi la casa riprese vita e colore e chiasso, lavori, operai e bambini, ma la sedia non c’era più, né i pizzi né lo scialle, in una nuova stagione della vita, sempre, inevitabile…….


Mi piace ancora pensare che la vecchietta aspettasse me.
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