Per i sentieri di chi cammina
di Tarcisio Deflorian
Agli inizi della scorsa estate, la SAT ha ricevuto da parte del sindaco del Comune di Pozza di Fassa una lettera con la quale intimava lo sfratto da un sentiero mantenuto da decenni dai volontari della SAT stessa e prima ancora dai contadini di Meida per laccesso ai loro alpeggi di Buffaure.
Motivo? Utilizzare il sentiero per farne una pista da downhill, cioè una pista da discesa per biciclette.
Pare sia dunque finito il tempo in cui le amministrazioni comunali, le associazioni di promozione turistica, invitavano la SAT a farsi carico della manutenzione di sentieri per favorire il turismo alpino e con essi contribuire alla crescita anche economica nelle valli.
Mai era finora successo che per motivi diversi da ordinanze sindacali di chiusura conseguenti eventi calamitosi o lavori in corso, un Comune richiedesse alla SAT di farsi da parte.
Non erano bastate le precedenti argomentazioni per convincere il sindaco e i suoi consiglieri a conservare il sentiero per i pedoni e a indirizzare lattività ciclistico-sportiva sulla vicina pista da sci. E alla SAT non è sufficiente sapere che il Comune si impegnerà a individuare un percorso pedonale alternativo.
Con cinismo si è scelto di occupare altro territorio, anche in presenza di alternative, come se le risorse siano infinite, come ammettere che di fronte a qualsiasi opportunità economica, ai numeri di potenziali presenze turistiche, sia consentito dire sempre e solo di sì! Il tutto ovviamente a spese della collettività in termine di ambiente privatizzato e di risorse economiche, che sono poi quasi sempre quelle pubbliche.
Non è la guerra della SAT verso luso della bicicletta in montagna e di questo se ne è ampiamente parlato e dibattuto con una linea di apertura al Convegno Montagna e Bici nel 2010 (nel quale si è distinto fra uso intelligente della bicicletta in montagna su itinerari adatti, rispetto alle discese free-ride e
down-hill che il buon senso porterebbe a ricondurre esclusivamente alle piste di sci opportunamente selezionate e attrezzate) ma verso la non gestione pubblica delle problematiche connesse, contro il modello divertimentificio e luna park al quale stanno tendendo con colpevole cedevolezza molti politici e amministratori.
Lo stesso marchio Dolomiti patrimonio dellumanità viene già utilizzato per commercializzare le Dolomiti anziché per farne conoscere il valore naturalistico e le peculiarità; lo abbiamo recentemente visto pure su un sito che le pubblicizza per mezzo di accattivanti filmati di discese in bicicletta free-ride lungo i sentieri nonostante la presenza di divieti di transito con le biciclette stesse.
Il fatto ci da lo spunto per riflettere sul cambiamento di mentalità in atto, impensabile fino a qualche anno fa, che inquieta per il futuro delle nostre montagne, per come potrebbero essere abusate se la popolazione locale accetta acriticamente qualsiasi trasformazione socio-economica rinunciando
allidentità dei luoghi, alle proprie tradizioni, in definitiva alla propria identità.
Questo episodio è purtroppo solo la punta di un iceberg sotto la quale si nasconde un modo di intendere la montagna, di frequentarla, di utilizzarla, di pubblicizzarla, per via del quale per esempio il turismo dellandare semplicemente a piedi lungo i sentieri non è più così interessante, non attrattivo e si sta consolidando una tendenza alla pura commercializzazione del territorio non considerandolo per le sue peculiarità tradizionali e nei limiti di utilizzo. Eppure ce ne sarebbe estremo bisogno: sempre più turisti arrivano ultimamente da realtà avulse dalla montagna.
Se lattrattiva pubblicitaria mostra solo laspetto ludico e godereccio, e nascondiamo i valori tradizionali del territorio e i termini di utilizzo dellospitalità, non stupiamoci dei risultati; ma è come se stessimo ingannando i nostri figli, pregiudicando il loro futuro.
Il calo di sensibilità verso gli equilibri della montagna è ampiamente sottovalutato e alcuni indici stanno ad indicarlo chiaramente: i cambi di destinazione duso del suolo, del pascolo trasformato in bosco, del prato in area edificabile, del bosco in pista di sci, del fienile in residence, ma anche del sentiero che diventa strada laddove non sarebbe necessario o solo in funzione dellassegnazione di contributi pubblici e ora del sentiero nato per essere percorso dai pedoni trasformato in pista da discesa per biciclette e dove il pedone non potrà più camminare.
Vi pare poco?
Negli interventi sul territorio si assiste alla progressiva cancellazione di sentieri e mulattiere pregevoli cui si sovrappongono strade, piste forestali, piste di sci, la cementificazione o asfaltatura di carrarecce di campagna, la mancata ricostruzione di muri a secco posti ai lati di queste vie ha già eliminato per sempre importanti tracce e testimonianze di vita passata.
Cè una perdita progressiva di identità culturali che sconcerta.
Nella pressoché totale indifferenza ad esempio le filagne in granito nel Bleggio o quelle simili in porfido ad Albiano, antiche opere che delimitavano la viabilità campestre, preziose testimonianze ed elementi caratteristici del paesaggio, sono ormai quasi del tutto scomparse.
In Svizzera, a tutela delle vie di comunicazione storiche fra il 1983 e il 2003 è stato creato lInventario delle Vie storiche, che censisce le vie di comunicazioni storiche presenti sul territorio della Confederazione. Nel corso del 2010 il Consiglio federale ha adottato lordinanza dellinventario per disciplinare la protezione di queste vie di importanza nazionale.
Cosa aspettiamo in Trentino?
Contro la cancellazione dei sentieri e lutilizzo improprio dei sentieri è però importante far fronte anche con la cultura del camminare, approfondire motivazioni e dare senso allandare a piedi, per evitare che il camminare in montagna, percorrere i sentieri sia solo gesto fisico-sportivo.
Il Convegno della SAT in Val di Ledro, ce ne offre lopportunità.