La mia Islanda - 2000 km nelle zone più selvagge dell'isola - FOTO

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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Qua c'è tutto il diario e tutte le foto del viaggio
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Le vacanze sono arrivate ed io ho finalmente il tempo per risistemare gli appunti del viaggio che ho affrontato questa estate. Buona lettura.

Osservare il mondo seduti sopra un sellino, spostarsi usando solo l'energia prodotta dal proprio corpo, osservare, annusare e ascoltare tutto quello che ci sta intorno. Questo vuole dire viaggiare con la bicicletta. I chilometri che si possono fare in una sola giornata sono tantissimi, anche più di cento. Il contatto con la strada è diretto, senza filtri. Non è semplice spiegare tutto questo a chi mi sta intorno, molto spesso pensano che io sia un fanatico, uno fissato per le "cose strane" ma invece non si rendono conto della semplicità con cui si riesce a viaggiare in bicicletta. Il piacere immenso che si prova nel percorrere la strada, nell'affrontare un viaggio. Il viaggio che molto spesso diventa anche un viaggio alla scoperta di noi stessi, anzi, questo "viaggio parallelo" è una costante. Pedalare per molte ore al giorno non comporta l'impiego della testa, il cervello è libero di poter pensare, è un po' come stare seduti su di una poltrona e vedere il mondo che scorre sotto di noi. La testa vaga in ricordi e sensazioni, libera da tutte le congetture che solitamente ci circondano nella vita reale. Siamo liberi. Ad un viaggiatore è data la possibilità di staccarsi da tutti gli schemi della società, tutto, o quasi, è concesso. Forse è proprio questo che spinge una persona ad intraprendere un viaggio.

Pre-partenza

Sono altalenanti le emozioni dentro di me, passo dall'euforia alla paura in men che non si dica. Euforia per un viaggio tanto desiderato e paura di non farcela.
L'idea di intraprendere questo viaggio comincia nel 2008 quando, dopo aver comprato una guida di itinerari cicloturistici, vedo il nome del primo capitolo, ISLANDA. A dire il vero non sapevo nemmeno bene dove fosse l'Islanda e cosa ci fosse da vedere, poi ho iniziato ad informarmi, a leggere ed a vedere foto e finalmente adesso, nel 2012, il sogno sta per realizzarsi. Il programma è chiaro nella mia testa, voglio vedere tutto, Ring Road, West Fiords, pista del Kjolur e la famosa pista Sprengisandur. In totale sono più di 3000 km da fare in meno di un mese. Quasi impossibile ma comunque ci voglio provare.
Da quando ho deciso di partire per questo viaggio, tutti mi fanno la stessa domanda, ma perchè in Islanda? Ma cosa c'è da vedere? Perchè in bici? Difficile rispondere. Difficile soprattutto per chi non è un amante della natura, del vivere a contatto con il mondo esterno senza filtri di nessun genere. Ci sono persone che non sono mai state in montagna, che non si sono mai bagnate sotto un temporale, che non sanno quanto più essere bello sentirsi perduti in mezzo a un bosco. La risposta allora è molto semplicistica, a tutti ho detto che vado in Islanda “per la natura”. A dire il vero però non so bene nemmeno io perchè vado in quel posto invece che in un altro, è come se questa meta mi stesse chiamando. Sarà per la scarsissima presenza dell'uomo, i suoi 320.000 abitanti e 100.000 km2 di superficie la rendono il paese meno popolato d'Europa, oppure perchè avrò la possibilità di affrontare il deserto. Alla fine sento che questo è il posto giusto per me, perchè quest'anno non voglio fare una vacanza, voglio fare un viaggio, un'esperienza da portarmi dentro.

La mia attrezzatura è sparsa ovunque in casa, completi da bicicletta, attrezzi, sacco a pelo, tenda, gavetta, caricatore, cartine e quant'altro. Mentre preparo i bagagli mi accorgo sempre più di quanto la maggior parte degli oggetti di cui ci circondiamo sia superflua, per non dire inutile. Mi sto preparando per stare via un mese in un paese freddo e l'attrezzatura che mi porto dietro potrebbe benissimo essere la stessa che userei per stare via un anno. Tutto quello di cui ho bisogno sta sopra una bicicletta. Sembra impossibile ma non mi manca niente, la mia casa che adesso è fatta di cemento armato si tramuterà in una tenda, il mio letto in un sacco a pelo, la cucina in una gavetta. L'enorme armadio dove tutti noi teniamo quintali di vestiti si tramuterà come per magia in una borsa. Se uno si fermasse un attimo a riflettere su tutto ciò potrebbe chiedersi se in realtà siamo noi a possedere gli oggetti oppure sono gli oggetti che posseggono noi.

Tutto è pronto, bicicletta fatta revisionare, bagagli ultimati, scatolone per imballare la bici sull'aereo trovato, mappa del percorso caricata sul navigatore. Manca solo di arrivare al giorno della partenza ma come per magia più questo momento si avvicina e più il tempo rallenta; questa è la magia dell'attesa per un grande viaggio.
 
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Keflavik- Thingvellir
Distanza: 96 km
Durata: 5:36 ore
Dislivello: 760 m

Finalmente è lì davanti ai miei occhi. È tutto come me lo immaginavo, come lo avevo letto su internet ma amplificato dieci volte tanto. Gli spazi sono inimmaginabili per un italiano, l'occhio può spaziare per chilometri e chilometri senza vedere niente al di fuori della natura incontaminata.

Pioviggina come nelle più classiche delle giornate islandesi, ma sono galvanizzato al massimo e niente può intaccare il sorriso sulla faccia.

L'arrivo, alle 3 della mattina (le 5 in Italia), non è dei migliori perchè durante il volo non è stato possibile dormire per più di un paio di ore rimesse insieme. Smontiamo gli scatoloni e rimontiamo biciclette e attrezzatura, sono le 4.30 del mattino, non abbiamo riposato niente questa notte ma l'idea di mettersi a dormire non ci passa neppure per l'anticamera del cervello. La strada studiata per mesi è lì a portata di mano e noi non vogliamo indugiare ancora. Lasciamo gli scatoloni dell'imballo delle bici nel deposito dell'Alex Hotel che ci farà la cortesia, previo pagamento di ben due notti in campeggio, di tenercele fino al nostro ritorno, tra un mese.

Si parte finalmente! Ho un sorriso ebete stampato sulla faccia che non se ne vuole andare e il senso di appagamento è totale. Le prime pedalate volano via in un attimo anche se la strada che da Keflavik porta a Reykjavik non è il massimo a causa del traffico.

La periferia di Reykjavik è veramente desolante, il grigiume delle case si mimetizza con quello del cielo carico di acqua e il traffico è molto sostenuto. Per fortuna la corsia di emergenza si trasforma in un'ottima ciclabile per noi avventurieri. Passata la capitale finalmente i paesaggi sono come me li immaginavo, il traffico rallenta e le piste ciclabili ci accompagnano per molti chilometri.

Una cosa che mi ha subito stupito è vedere il massiccio numero di cicloturisti presenti sull'isola, solo oggi ho visto una cinquantina di colleghi. Nel campeggio di Thingvellir siamo quasi tutti “di noi” e il clima è molto cordiale. In maniera quasi maniacale ci studiamo, guardiamo che tipo di bici abbiamo, che copertoni, la marca delle borse, la disposizione del carico, sembriamo i cani quando si odorano a vicenda!

Ancora non mi rendo conto di essere viaggio, di avere di fronte un mese di strada e tanti chilometri da percorrere. Questo primo giorno è stato un successo sotto tutti i punti di vista e non mi potevo aspettare di meglio.

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Thingvellir-Gullfoss
Distanza: 77 km
Durata: 4:31 ore
Dislivello: 580 m

Acqua a catinelle e vento contrario, ecco il volto selvaggio dell'isola. Il risveglio non è dei migliori, dal cielo scende una pioggia fine e fitta e in cinque minuti sono già fradicio. Dopo un abbozzo di colazione con un (quasi) cappuccino liofilizzato che all'aspetto sembra acqua sporca e con qualche biscotto torniamo sulla strada. Adesso la sensazione di essere in viaggio è più forte rispetto a ieri. Finalmente mi sono risvegliato dentro la mia (nuova) tenda e ho potuto assaporare la prima notte di avventura.

Le nuvole basse nascondono il paesaggio ma si possono intuire benissimo gli enormi spazi intorno a noi. La pedalata si fa molto più sicura ma la colazione scarsa si ripercuote dopo poco sulle mie gambe, sono passate solo poche ore ed ho già una fame da lupi. Il clima certo non aiuta, sono passato dalla torrida estate italiana ad un clima autunnale in pochissimo tempo e il fisico deve ritrovare l'equilibrio.

Arrivati a Laugarvatn ecco finalmente un fast-food con all'interno un mini market, adesso la mia inesorabile fame può essere saziata con un piatto tipico islandese, hamburger e patatine!

Fortunatamente il tempo migliora e all'altezza di Geysir esce fuori dalle nuvole un bel sole che scalda i nostri corpi fradici. La località ospita, guarda caso, un parco pieno di geyser, di cui uno che sputa potenti colonne d'acqua ogni otto minuti esatti. Qua la natura è più precisa di un orologio svizzero.

Arrivati a Gullfoss lo spettacolo dell'enorme massa d'acqua che cade nel dirupo è abbellito dall'arcobaleno che si forma sugli spruzzi. Oggi è una giornata fantastica, di quelle che da queste parti se ne vedono poche.
Il sito naturale è invaso da centinaia di turisti che scendono da imponenti autobus. È divertente vedere questo tipo di turisti, di quelli che hanno comprato il pacchetto vacanze tutto incluso. Sono sballottati tutto il giorno su e giù per l'isola, appena scendono dall'autobus corrono tutti in bagno perchè solo Dio sa dopo quanto tempo potranno rivederne un altro, poi cominciano a fare foto a raffica con un occhio sull'obiettivo e l'altro all'orologio per controllare di non fare tardi per la ripartenza. Io osservo la scenetta divertente, che si ripete ad ogni comitiva, comodamente sdraiato sul prato, con vista cascata, mentre mi cucino uno spuntino con la gavetta. Finalmente sono completamente padrone della mia vita.

Riprendiamo la bici e ci dirigiamo verso il deserto sulla F35 ma all'orizzonte il panorama non è dei più confortanti, sta arrivando una tempesta di dimensioni galattiche. Non è il caso proseguire e addentrarci nella tempesta, siamo solo all'inizio e oggi abbiamo già fatto la nostra dose di chilometri giornalieri.

Rientro subito a Gullfoss al riparo del ristorante mentre fuori si scatena il finimondo. Decidiamo di accamparci sulle cascate e finalmente, visto l'orario, lo spettacolo della natura è tutto per noi che siamo in prima fila con le nostre tende.

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Gullfoss - Rifugio
Distanza: 77 km
Durata: 4:31 ore
Dislivello: 950 m

Risveglio bagnato risveglio fortunato. Sebbene il cielo sia straordinariamente limpido, sulle nostre tende piove copiosamente... è il buongiorno della cascata che ci sta mandando i suoi spruzzi.

Per la colazione aspettiamo che apra il bar posto a ridosso della cascata; ci sono un sacco di paninetti caldi appena sfornati pronti per essere mangiati con tanto burro e tantissima marmellata. Con il senno di poi forse ho esagerato nel mangiare ma sicuramente oggi brucerò molte più calorie di quelle che ho appena ingurgitato.

La giornata è fantastica e l'adrenalina è a mille, finalmente il deserto è davanti a noi. Il panorama è stupendo grazie al sole che ci bacia la faccia e in lontananza si può vedere il ghiacciaio che ci terrà compagnia per tutta la giornata. Molto presto l'asfalto lascia spazio allo sterrato e la sensazione di avventura diventa ancora più forte.

Ben presto la pista si rivela per quella che è, dura, molto dura. Lo stato di conservazione del fondo stradale è sempre più scadente e e dopo pochi chilometri facciamo conoscenza con quello che diventerà il nostro peggior nemico, le cunette. Detto così non sembra un grosso problema ma basta pedalare per dieci minuti con questo fondo e si rischiano i nervi. La causa di questo fenomeno è delle Jeep che passando a forte velocità modellano il fondo creando questi dossi continui. Sono fastidiosissimi e il mio è un continuo zig zagare a destra e a sinistra sul bordo della strada con l'intento di evitarli.
Tutto è però ripagato dallo spettacolo che ci circonda. Ben due ghiacciai, uno sulla destra e uno sulla sinistra, ci tengono compagnia, le colline si alternano e ci regalano sempre nuovi paesaggi.

Nessuna foto e nessun racconto può rendere veramente giustizia alla visione che ho davanti agli occhi, posso solo cercare di assimilare il più possibile nella mia testa per mantenere un ricordo nitido. Mi sento un vero avventuriero, davanti a me ho 180 km di pista da affrontare solo con la forza delle mie gambe e della mia testa. I numerosi cicloturisti che abbiamo incontrato fino ad adesso sono spariti a dimostrazione che questo non è un posto per tutti ma solo per chi si vuole mettere veramente in gioco.

Alla fine, stremati dopo 75 km in mezzo al deserto, ci dirigiamo in un rifugio per cenare e dormire. Fuori la temperatura è veramente bassa e il vento soffia forte, sarebbe stata una notte dura da passare in tenda.

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Rifugio - Hunaver
Distanza: 113 km
Durata: 8:58 ore
Dislivello: 914 m

Siamo a metà della F 35, detta anche Kjolur, e oggi abbiamo intenzione di arrivare fino alla Ring Road.

La strada riprende come l'abbiamo lasciata ieri anche se adesso lo scenario è reso fiabesco dalla fitta nebbia che oscura la nostra visuale.

Fin da subito ricomincia la lotta con il fondo stradale, le cunette sono devastanti per la guida e evitarle spesso comporta un gran dispendio di energie e pazienza. I portapacchi sono messi a dura prova ma per adesso il carico sembra non creare troppi problemi e la stabilità della guida è decisamente buona. Sono contento della scelta di aver montato anche il portapacchi anteriore, sebbene i bagagli stessero comodamente solo sul retro, questa scelta mi ha permesso di “bilanciare” la bicicletta evitando il fastidioso fenomeno dell'impennamento in salita.

Il paesaggio lentamente cambia, i ghiacciai escono dalla mia vista e il terreno da scabroso e spoglio si fa di un verde sempre più brillante. Fortunatamente anche fondo stradale comincia a cambiare in meglio sebbene il vento contro non sembri deciso a mollare.

La strada è un continuo di sali/scendi, i dislivelli non sono importanti ma alla lunga le gambe, già messe a dura prova, accusano la fatica dei chilometri macinati.

In questi giorni sull'Islanda si sta abbattendo una tempesta ma al contrario di quello che si può immaginare, è di sole. A pensarci bene fin da subito ci siamo accorti che qua il sole è differente da quello che bacia la pelle sulla nostra penisola, ho la strana sensazione di essere a 4000 m di altezza. Quando esce dalle nuvole sembra che ti preda a calci la faccia e la differenza di temperatura che c'è tra una zona all'ombra e una al sole è abissale. A guardarlo sembra proprio uguale al nostro, in definitiva siamo noi il paese del sole e sarebbe logico pensare che qua, ai confini con il circolo polare artico, sia meno potente. La colpa è del buco dell'ozono, fenomeno che noi abbiamo la fortuna di conoscere solo attraverso i telegiornali. Il riscaldamento globale fa sì che lo strato di ozono, che funge da filtro per le radiazioni ultraviolette, possa essere molto sottile e diminuire di molto il suo effetto protettivo.
Bastano due giorni sotto il sole per ritrovarmi con la faccia ustionata, non pensavo che in Islanda servisse la crema solare.

La fatica si fa sentire ma non c'è nessuna struttura per dormire fino alla strada N1. I chilometri sono ancora molta da fare, per giunta siamo dentro un banco di nuvole e il freddo e l'umidità sono notevoli. Non resta che stringere i denti e proseguire sebbene non abbia la minima idea di come possa essere la strada fino alla destinazione. Questo è uno degli aspetti che contraddistingue il viaggiare in bicicletta, l'unica persona che ti può aiutare mentre sei in viaggio è solo te stesso.

Finalmente dopo 115 km, di cui 90 di sterrato, arriviamo al campeggio che in realtà è una scuola che d'estate accoglie i turisti. La tipa che gestisce la struttura ci fa accomodare nella mensa dove c'è anche un palcoscenico per le recite. Con nostra sorpresa ci sistema i materassi proprio sul palcoscenico, stanotte andrà in scena un bello spettacolo di russatori!!

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ligamaister

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Hunaver - Hvammstangi
Distanza: 92 km
Durata: 5:01 ore
Dislivello: 554 m

Meno male che oggi doveva essere una tappa di defaticamento, 90 km di saliscendi continui di cui molti contro vento.

Il vento qua è per il ciclista una sorta di Dio o Demone secondo che sia a favore o contrario. Le distanze tra un posto e l'altro non sono mai definite in quanto la variabile del vento è fondamentale. Anche 20 km di asfalto in pianura possono diventare una tortura quando il vento è contrario, viceversa con il vento a favore i chilometri scorrono sotto le ruote senza nemmeno rendersene conto.

Ci si rende conto di essere vicini ai fiordi occidentali, le ampie valli hanno lasciato spazio a valli più strette e più scavate, la temperatura si è abbassata e si può vedere il mare.

Prendiamo verso Ovest, i West Fjords ci stanno aspettando. È incredibile come i paesaggi possano cambiare così rapidamente, tutti i giorni quest'isola ci sta regalando scenari mozzafiato. Bastano pochi colpi di pedale e dietro ogni curva è possibile apprezzare un paesaggio sempre diverso e sempre stupefacente.

Purtroppo essendo sulla Strada N1, la strada principale di collegamento islandese, il traffico si fa sentire. Qua il 60% della popolazione gira con fuoristrada con gomme enormi che da noi sarebbero illegali. Sento arrivare le macchine da un paio di chilometri di distanza dal baccano che fanno e quando mi sorpassano spesso barcollo a causa dello spostamento di aria. Inizio già a rimpiangere la solitudine del deserto.

Hvammstangi è una cittadina carina, peccato che l'unica guest house presente sia tutta piena. Ci dirigiamo all'albergo o meglio quella struttura con la scritta hotel che in Italia avrebbe la scritta “bettola” e alla richiesta di 120 euro a testa, senza nemmeno la colazione, decidiamo che anche stanotte dormiremo belli beati nelle nostre tende super lusso al campeggio della cittadina al costo di un'offerta libera. Ancora non ho ben capito come funzionino questi campeggi, non esiste reception, non chiedono documenti e per adesso non abbiamo tirato fuori un ero, ops, una corona!

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Malin

Biker urlandum
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L'Islanda è un luogo dell'anima,più che un luogo geografico.
Ho visto che hai fatto i westfjords...un giorno tornerò per i fiordi occidentali e per il Landmannalaugar:i-want-t:
Belle foto e bellissimo modo di raccontare.
 

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Hvammstangi - Bordeyri
Distanza: 45 km
Durata: 3:05 ore
Dislivello: 290 m

Sono seduto a scrivere in una splendida guest house e dalla finestra posso ammirare il paesaggio dei fiordi occidentali. È arrivato il momento della giornata in cui mi posso rilassare. Ho la faccia bruciata dal vento e dal sole e la stanchezza accumulata comincia a farsi sentire.

La giornata di oggi è stata segnata dalla prima rottura mecanica, un raggio della ruota posteriore è partito. Fortunatamente un meccanico è riuscito a smontarmi il pacco pignoni e insieme abbiamo messo il raggio nuovo. É stata una vera fortuna aver trovato qualcuno in grado di aiutarmi perchè qua non ci sono moli centri abitati e quei pochi non hanno certo sempre un meccanico a disposizione.

I chilometri fatti non sono stati molti, le gambe hanno bisogno di riposare. Oggi mi dedico al riposo ed al lavaggio vestiti. Abbiamo tutta una casa a nostra disposizione e passeremo il tempo in totale relax.

La vicinanza dei fiordi si percepisce molto bene, le macchine sono quasi scomparse dalla strada. La zona dove passeremo i prossimi dieci giorni non solo è la meno popolata dell'Islanda ma è anche la meno frequentata sia dagli islandesi che dai turisti.

In lontananza posso vedere i rilievi montuosi ancora innevati, si prospettano diversi giorni di salite e posti stupendi.

Siamo arrivati da pochi giorni ma ho come l'impressione di essere qua da un mese...

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ligamaister

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Bordeyri - Holmavik
Distanza: 104 km
Durata: 6:30 ore
Dislivello: 1055 m

I fiordi non sono certo una passeggiata e subito ce ne rendiamo conto. In questa parte dell'isola non c'è davvero niente ed a pranzo ci dobbiamo accontentare di cucinare qualcosa su una spiaggetta in riva al mare, non so quanto avrei pagato per un bel piatto di penne al pomodoro...

Ancora nuovi panorami davanti a noi.

La mattina è iniziata bene con l'avvistamento di una foca che incuriosita si è messa a nuotare davanti a noi. Purtroppo il tempo di prendere la reflex ed era già andata via, sono sicuro che non mancherà occasione di rincontrare questi bellissimi animali.
Il traffico è quasi inesistente, addirittura meno di quello che abbiamo incontrato nel deserto. Intorno a noi c'è la solita natura ma arricchita dalla presenza del mare. In serata arriviamo nella cittadina di Holmavik e finalmente possiamo fare un pasto come si deve. Ci sediamo al tavolo e ordiniamo il grande menù a buffet, carne e pesce a volontà senza limiti, sebbene il conto sia molto caro non noi sono andati a rimessa!

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Biker tremendus
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Complimenti per il viaggio liga.

Quest'estate mi sa che ci sara traffico in Islanda, a giugno vado anch'io a fare i westfjords e se e gia aperta anche la f35 se no vado a nord-est.
 

Malin

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Complimenti per il viaggio liga.

Quest'estate mi sa che ci sara traffico in Islanda, a giugno vado anch'io a fare i westfjords e se e gia aperta anche la f35 se no vado a nord-est.


se non avessi in mente un'altra cosina...sarei tornato volentieri anche io in Islanda. C'è tanto da esplorare!
Ad esempio la pista F910,quella che passa dietro il Vatnajokull!

Complimenti ancora per le foto
 

seby13

Biker tremendus
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liga ho visto il topic sul forum il cicloviaggiatore pero il suo programma e diverso dal mio e poi ho visto che gli si sono gia ataccati dietro un po di persone. Poi io ho sempre viaggiato da solo e sto ancora decidendo se farlo anche questa volta o cercare compania.

[MENTION=17417]Malin[/MENTION]: dato che ho qualcosa che non va nella mia testa e patecchie ferie aretrate, quest anno se tutto va bene vado in islanda due volte. A giugno i westfjords e poi si vedra e poi fra agosto e settembre volevo provare a fare la f578 per andare verso nord, un bagnetto a laugafell, lago Myvatn e zona circostante, Askja per poi rientrare dalla f910 verso Nydalur e giu verso sud fino a Landmannalaugar (o qualcosa del genere). Ho optato per fine agosto perche in quel periodo i fiumi sono abbastanza bassi e i guadi piu agevoli, l'anno scorso sulla f26 non mi sono neanche bagnato i piedi, di contro ce la temperatura piu bassa.
 

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Holmavik - Hotel Reykjanes
Distanza: 91 km
Durata: 5:02 ore
Dislivello: 670 m

Siamo nel cuore degli West Fiord, intorno a noi non c'è il minimo segno dell'uomo. La strada scorre veloce sotto le ruote fino a quando, improvvisamente, si alza il vento. É matematico, un lato del fiordo è con vento contrario (il primo) e l'altro con vento a favore.

All'ora di pranzo ci fermiamo a mangiare in una spiaggetta visto che non c'è la minima possibilità di trovare un ristorante o qualcosa di pronto. In mio aiuto arriva il fornellino e in particolare i noodles, gli “spaghetti cinesi”, che oltre ad avere il pregio di costare pochissimo (80 centesimi) cuociono in 3 minuti.

Finito di mangiare un forte suono coglie la mia attenzione, in mezzo al mare c'è una balena che sta saltando. Spettacolo unico mai visto prima. Sembra di essere davanti ad un documentario alla televisione ma invece è tutto reale davanti ai miei occhi. L'animale rimane ad offrirci lo spettacolo per dieci minuti buoni prima di sparire sott'acqua. L'avvistamento è valso tutta la fatica di questi giorni, che fortuna!

Finalmente anche per oggi la strada è finita e ci possiamo godere un bel bagno in una piscina di acqua calda all'aperto.

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Hotel Reykjanes - Isafjordur
Distanza: 137 km
Durata: 8:02 ore
Dislivello: 780 m

Quando una tappa diventa obbligata si ha sempre quella sgradevole paura di non farcela, di non avere le gambe per arrivare fino a destinazione. Oggi con una tappa programmata di 140 km ho avuto questa sensazione per tutto il giorno, fino a quando non sono finalmente arrivato in questa grande cittadina chiamata Isafjordur.

La sveglia suona presto, i chilometri da fare sono molti. Sebbene sulla carta le salite siano poche e con bassi dislivelli, quello che mette paura è il vento. Un lato del fiordo è sempre contro vento e l'altro è sempre a favore. Il vento soffia dalla terra verso il mare e quindi è il primo lato che mette paura. Contro vento la media scende a 13 km/h e i chilometri di pianura diventano salita. Un martirio che oggi si è ripetuto per quattro volte come quattro sono il numero di fiordi che abbiamo incontrato. Fortunatamente la tappa odierna è stata la più spettacolare dal punto di vista paesaggistico e questo aiuta non poco a sopportare le molte ore sul sellino. Alla fine della giornata saranno ben 9.

Se l'altro giorno è stata la giornata della balena oggi è quella delle foche. Arrivato sulla cima del fiordo l'emozione è grande quando vedo un nutrito gruppo di foche che stanno pacate a prendere il sole sugli scogli. Sono molti esemplari, ci sono anche i piccoli, e tutti se ne stanno a rilassarsi sotto al sole. Prendo la macchina fotografica in mano e ovviamente mi avvicino, con discrezione, per fargli delle foto. Mi sento unpo' come i fotografi in spedizione per il-National Geographic! Questi sono i momenti che non ti aspetti e che ti risollevano il morale, facendoti dimenticare la stanchezza e il dolore alle gambe.

Con l'ultimo sforzo arriviamo a Isafjordur, “capoluogo” degli West Fiords. Il comtachilometri segna 138 km. Tappone. La cittadina non è un gran che, forse perchè rispetto alle nostre non ha centro storico e le costruzioni sono messe un po' a casaccio. Le guest house sono tutte occupate e allora dobbiamo ripiegare all'Edda Hotel. È la prima notte che paghiamo per mettere la tenda e questi soldi non sono mai stati peggio spesi. Il campeggio è un semplice prato a ridosso della strada, doccia a pagamento e servizi igienici a dir poco sporchi. Il costo di una tripla è esorbitante considerato che è solo pernottamento e che questa struttura in Italia sarebbe un Hotel a due stelle. Stavolta la fortuna ci ha girato le spalle.

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Oggi è finalmente la prima vera giornata di relax, sono seduto sui divanetti della hall dell'Edda Hotel e penso che rimarrò qua per la maggior parte della giornata. Dopo la tappa di ieri le gambe sono veramente a pezzi e non voglio fare niente per appesantirle.
Per molti aspetti questa nazione è molto diversa dalla nostra Italia. Da una parte me lo aspettavo, siamo nel Nord Europa, terra di rigore, ordine e “civiltà”. Ci sono però anche molte particolarità che mi hanno lasciato quasi imbarazzato...
Partiamo dai campeggi. Il campeggio libero in Islanda è consentito dalla legge ma non lo fa nessuno (a meno di necessità) perchè i campeggi attrezzati sono quasi tutti gratuiti. Sono formati da una bel pratino all'inglese attrezzato con servizi e talvolta anche una stanza al coperto per cucinare. Gli islandesi usano molto questo tipo di sistemazione per le loro vacanze.
Alberi. Molto semplice, non ce ne sono. Ancora non sono riuscito a capire il motivo ma qua non ci sono alberi, gli unici presenti sono molto pochi e sono evidentemente stati piantati dall'uomo. La vegetazione è molto bassa e formata da arbusti.
Acqua. Non esistono (o quasi) le bottiglie di acqua, nemmeno nei supermercati. Qua tutti bevono l'acqua della cannella. Non ci sono però nemmeno le fontanelle per strada ma non è un grandissimo problema visto che si può chiedere all'interno delle strutture. Nel deserto addirittura bevono l'acqua del fiume! Niente filtri o cose varie, solo una pompa che pesca acqua. Non avendo nessun tipo di inquinamento e non essendoci neanche animali l'acqua è purissima (arriva dal ghiacciaio) ed è anche molto buona.
Cibo. Argomento molto interessante qua. Il 99% degli islandesi ha una relazione complicata con il cibo. Sono quasi tutti obesi. Di primo colpo sembra di essere negli USA. Sono sempre a mangiare a qualsiasi ora del giorno e della notte e nonostante la loro cucina sia ottima anche se con poca scelta, sono sempre rifugiati nei fast-food che imperversano in tutti gli angoli.
Vestiti. Tutte le donne ripeto TUTTE portano i fusò neri, nonostante non siano delle sirenette... Siccome anche qua è agosto e quindi estate, si sentono in dovere di andare a giro sbracciate e con vestiti estivi nonostante che qua ci siamo 12 gradi al sole. L'altro giorno, mentre noi eravamo vestiti di tutto punto e c'era una vento artico che faceva battere i denti, c'erano un sacco di bambini che si divertivano sugli scivoli di una piscina all'aperto... roba da islandesi!
Pecore. Ci sono una varietà infinita di questi animali. Molte di loro preferiscono brucare le alghe sulla spiaggia che l'erba dei prati.

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ligamaister

Biker marathonensis
26/5/07
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2
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Prato
www.bikepacking.it
Isafjordur - Cascate "qualcosa"....
Distanza: 90 km
Durata: 7:21 ore
Dislivello: 1400 m

Oggi ci siamo superati, bisognava dare qualcosa in più e lo abbiamo fato. Oggi l'Islanda ci ha fatto vedere il suo volto più selvaggio e più temuto, la natura ci ha preso a schiaffi in faccia e ci ha costretti ad un gioco impari per tutto il giorno.

La partenza da Isafjordur è sotto un bel sole ma subito il meteo volge al peggio. I giorni passati sotto un sole cocente sono solo un lontano ricordo, adesso il vento si è alzato e la pioggia scende copiosa.

Appena passata la galleria il vento è padrone della scena tanto che dobbiamo pedalare su di una discesa al 10% per mantenere l'equilibrio. È solo l'inizio. La direzione della tappa è Sud e il vento soffia verso Nord. La velocità media in piano è di 7/8 km/h e c'è da spingere sui pedali.

La prima vera salita del giro la affrontiamo in una situazione da girone dantesco del ciclista. Pendenze del 10%, strada sterrata, vento contro con raffiche fino a 70 km/h e pioggia a catinelle. I 500 m di dislivello diventano un calvario, in cima al passo incontriamo la neve e il vento è ancora più forte. Sono bagnato fradicio e le mani mi fanno male da quanto sono fredde.

Arrivati in fondo alla discesa ci dirigiamo all'interno del caffè del museo, la sala da thè è nostra. Fuori piove e il vento non cessa. Cerchiamo inutilmente di convincere la signora del muse di farci dormire all'interno della grande struttura ma non accette e ci rassicura dicendo che alle cascate, che sono vicinissime, c'è un “good camping”, noi ci fidiamo e partiamo. Il vicinissimo sta per 25 km di strada sterrata, contro vento, sotto la pioggia e diverse salite da rampichino. Arrivati al “good camping” scopriamo che è composto da un prato con un bagno. Piove, tira vento, siamo fradici e dobbiamo mangiare. Fortunatamente siamo gente di spirito e allora attrezziamo l'unica stanza al chiuso per cucinare, il bagno appunto. Non è il massimo ma ce lo facciamo andare bene. Necessità virtù.

Oggi è stata una giornata molto dura, di quelle che mettono alla prova. Più che le gambe è contata la testa e nonostante tutto abbiamo tenuto duro e siamo andati avanti. Bene così!

Traccia GPS
http://tc.mtb-forum.it/traccia.php?id=16235

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Classifica mensile dislivello positivo