Allora... capisco che generalizzare da un caso è sempre discutibile, ma le foto della pedivella sono fin troppo chiare.
Premessa: io ho studiato agli elementi finiti le pedivelle per la tesi di laurea, ho dimensionato e provato con applicazione di estensimetri vari modelli per validare i calcoli, ho partecipato alle sessioni di misura delle sollecitazioni nell'ambito del gruppo di lavoro sulla normativa ISO presso l'università di Padova.
Sul lavoro (Ofmega di Brescia) ho progettato pedivelle, fatto verifiche FEM e un numero molto alto (centinaia) di prove di fatica e urto secondo le norme UNI, DIN, ISO e JIS (Giapponesi).
Ma ancor prima avevo assorbito il "know-how" aziendale che già sapeva che per determinate zone e determinati materiali era impossibile scendere al di sotto di determinate sezioni.
Con la fatica non c'è "ultralight" che tenga, o si dimensiona correttamente o la rottura interviene con rapidità.
Ci sarebbe anche da considerare il materiale, se è Ergal è sensibilissimo all'intaglio e alla corrosione intergranulare che agisce da acceleratore della rottura.
altre leghe, come il meno resistente 6082, non presentano questi problemi tant'è che sono usate dalla stessa
Shimano per le sue pedivelle anche di alta gamma.
E' lavorabile, resistente, anodizzabile, insensibile alla corrosione e poco sensibile all'intaglio.
Veniamo al "morto": la rottura è evidentissima per fatica innescatasi dove poggia il perno del pedale.
Se osservate la sezione, lì di "ciccia" ce n'è ben poca, in più con quei fori è una sorta di sezione aperta, quindi debolissima torsionalmente e flessionalmente.
Basta poco per metterla in crisi.
La rottura è localizzata su un piano a 45° rispetto all'asse della pedivella, corrisponde alla posizione (45° verso il basso) in cui si ha la massima forza della pedalata.
Il sottoscritto, in condizioni di mediocre allenamento, in quella posizione applicava una forza di oltre 1500 N (150 kgf circa) e all'epoca il mio peso forma era di 75 kg circa.
Tale posizione corrisponde alle prescrizioni di prova ISO, pedivella a 45° e carico pulsante di 1500 N, non vi deve essere rottura dopo 100000 (centomila) cicli.
Se volete fare un po' di conti e capire a quanti km corrispondono 100000 giri di pedale, bisogna fare qualche semplice operazione, ma occorre almeno conoscere velocità media e rapporto di trasmissione medio utilizzato.
Non sono poi così tanti 100000 cicli...
E allora?
Ingegneristicamente quella pedivella è una sconcezza, quella roba o la si tiene d'occhio regolarmente con metodi non distruttivi (liquidi penetranti) o si fa a meno di usarla.
Ci sono parti della bici che, ultralight o ultraweight che siano, se si rompono mettono a rischio la vita.
Ne vale la pena?
Diffidate dalle pedivelle troppo "magre" nella zona di attacco del pedale, sono a rischio.