-pronto, milzo?
-si?
-Visto che fai arrivare le cartine per il giro del Brennero, mi prenderesti la Kompass n.85 del Monte Bianco?
- Ok, ma cosa c’entra il Monte Bianco con Innsbruck?
- Niente, solo che prima o poi mi piacerebbe andare a farci un giro.
Tutto è iniziato con questa brevissima telefonata tra me e giani79, biker radunensis della sezione bresciana del forum. Che bella idea pensavo, la più alta montagna d’Europa, chissà a che quota ci ritroveremmo a pedalare… Io non conoscevo nulla di quelle zone, non avevo mai nemmeno raggiunto il casello autostradale di Aosta in auto. Al massimo mi ero spinto a pedalare in zone dove la gente parla con un simpatico e pronunciato accento tirolese, cosa mi sarebbe aspettato partendo in bici da una località altisonante come Courmayeur?
Una breve ricerca sul forum e scopro che il giro del monte bianco in mountain bike è cosa assai famosa e che può essere portato a termine in diversi modi: in tre giorni, in cinque giorni, in senso orario oppure in senso antiorario. Un veloce scambio di messaggi e di mail con qualche local e con chi l’aveva già portato a termine e decidiamo per i cinque giorni in senso orario. E’ la versione più lunga: 240km per circa 8500m di dislivello ma che dovrebbe farci spallare la bici il meno possibile (non più di 3 ore in totale di bici a spalla se si ha una buona gamba, sostengono i meglio informati). E’ anche la versione che ci permetterà di arrivare al Cornet du Roselend e all’omonimo magnifico lago dove ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, fa tappa il tour de France. Altro nostro ed importantissimo dictatum, prevede la totale autonomia ed economia; quindi niente viaggi organizzati , niente auto/assistenza ai punti tappa e niente trasporto bagagli motorizzato o per mezzo di muli.
Lanciamo l’idea a tutto il nostro gruppo, i BdB (Bikers di Brescia) e raccogliamo ben cinque adesioni:
Perse (Claudio), Steen (Stefano), Lisabike (Elena), Gilbomorris (Moreno) e Il Lonfo (il lonfo).
Per vari motivi ed impegni lavorativi non ci possiamo permettere l’arrivo a Courmayeur la sera precedente la partenza in sella e quindi il 30 luglio, giorno della prima tappa, sveglia alle quattro circa, ritrovo in zona autostrada nel capannone di gilbomorris alle 5.15, raggruppamento su due auto (le altre verranno lasciate al sicuro nel capannone) e partenza puntuale alle 5.30 alla volta di Curmayeur.
Nel caricare le bici nelle auto, avviene la “pesata” di rito degli zaini. Ci siamo portati quasi una bici di riserva fatta a pezzi e distribuita nei nostri sette zaini. Lo zaino più leggero è quello del lonfo, dal peso di 5.5 chili senza acqua, ma si riscatterà portandosi abilmente legati al telaio, un copertone ed un raggio di scorta. Lo zaino più pesante è sicuramente quello di Perse, solo il cavalletto della videocamera pesa un chilo ed il suo zaino completo sfiora i nove chili. Alle 9.30 puntuali siamo a Courmayeur. Come consigliato da tutti, evitiamo di lasciare per cinque giorni le auto nella nota località turistica e parcheggiamo comodamente (e gratuitamente) in località La Palud, tre chilometri a nord in direzione del traforo.
Giù le bici, zaini in spalla, si parte!
LA PALUD - LES CHAPIEUX
Basta una rapida occhiata verso l’alto per capire con che razza di monti abbiamo a che fare.
Sono montagne enormi, severe. Con lingue di ghiaccio color titanio immense che sembrano vicinissime.
Imbocchiamo velocemente la val veny ed iniziamo subito a salire. Il punto più alto della tappa è posto a 2516m di quota del Col de la Seigne e rappresenta il confine tra Italia e Francia. Ci saremmo potuti arrivare comodamente seguendo il fondovalle, ma giunti nei pressi della chiesa di Notre Dame de la guerison, abbiamo abbandonato il fondovalle, per dirigerci a sinistra in direzione del rifugio Monte Bianco.
Una bella strada che diventerà presto sterrata, fino a portarci alla Maison Vieille dove incontreremo il sentiero TMB. Un Bellissimo sentiero in quota che ci farà ammirare i molti ghiacciai che colano dal massiccio del Monte Bianco:
prima il ghiacciaio della Brenva la cui morena arriva quasi a ridosso della strada, poi il ghiacciaio del Miage e altri ancora, uno gigantesco e dall’inconfondibile forma a ferro di cavallo.
Giunti in località Combe des Vesses a circa 2420m di quota, inizia la divertente discesa verso il lago di combal.
Dopo una pausa presso il rifugio Elisabetta Soldini, si riprende a salire con rinnovata forza,verso il confine francese.
Lasciato il rifugio la salita si fa parecchio dura e ci obbliga a portare la bici in spalla per raggiungere il col de la Seigne.
Dopo questa bella faticata, incontriamo due bikers nostri connazionali che stavano concludendo il TMB nel senso di marcia inverso al nostro. Ricordo una bella scott scale sotto al culo di uno dei due ed uno zaino microscopico. Ci osservano e quello scott munito spara la sua bella castroneria:
_Vedrete come vi divertirete nei prossimi giorni, con tutti gli impianti di risalita che ci sono…
Ma come è possibile penso tra me e me, ti basta vedere una bici biammortizzata ed un paio di coperture generose per pensare che siamo qui in cerca di bike parks? Ma non vedi dove siamo?? Ti pare che ci abbiano portato qui con l’elicottero??? Non facevi prima ad augurarci “buon viaggio” e basta? Va bè… Siamo gentili e proseguiamo il nostro viaggio con l’ultima e divertente discesa della giornata verso Les Chapieux, al rifugio de la Nova, unico rifugio e ristorante in questo sperduto ed incantato paesino francese.
LES CHAPIEUX – LES CONTAMINES
Alle 8.00 siamo già in sella. L’aria è fresca e partiamo tutti con le maniche lunghe. Abbiamo la possibilità di imboccare subito un sentiero nei pressi del rifugio ma per evitare di portare la bici a spinta, optiamo per un pezzo di strada asfaltata.
Abbiamo fatto bene. E’ la mitica salita al cornet de roselend, attraversando il Parc National de la Vanoise. Una salita bellissima, senza automobili, in un ambiente favoloso con i capitelli ufficiali del tour de France a bordo strada, a scandire ritmicamente la distanza che ci separa dalla cima.
Al “gran premio della montagna” troviamo un provvidenziale “baracchino”, gestito da un nostro compaesano (incredibile!) che ci confeziona degli ottimi panini. In men che non si dica siamo al lago di roselend
e qui si sprecano gli scatti fotografici.
Ora inizia una delle salite più toste di tutto il tour che ci porterà sul col de la Gitte (2320m), attraverso l’omonimo lago.
La salita è una sterratona che procede prima a zig zag (una ventina di tornanti) mantenendo una pendenza sempre di tutto rispetto, tanto che i panini del compaesano avranno vita breve. Poi finita la dura sterrata, è necessario spingere la bici su un ripidissimo sentiero per arrivare allo scollinamento,
dove si apre uno scenario incredibile sul massiccio del bianco.
Ci lanciamo nella bella discesa, nel primo tratto abbastanza tecnica, poi sempre più scorrevole e divertente
fino ad incontrare la strada. Una breve ed ultima salita ci porta al Col du Joly. Forse il posto meno interessante di tutto il tour, con belle sdraio prendisole rivolte verso il massiccio del bianco, ampio parcheggio auto, tavolini con tanto di ombrellone e un bar caro furioso, da farci sentire a Cesenatico in un caldo pomeriggio di luglio.
Ripartiamo subito ed affrontiamo anche l’ultima discesa della giornata fino a Nant Borrant e ad incrociare nuovamente il sentiero TMB.
Una piacevole “promenade” nel bosco ci porta al nostro secondo punto tappa; l’accogliente rifugio C.A.F. di Les Contamines.
LES CONTAMINES – TRIENT
Anche per questa tappa partiamo di buon ora. Credevo fosse una giornata di trasferimento con un lungo tratto in fondovalle ed invece per alcuni di noi, è stata la tappa più dura e con il maggior dislivello in salita dell’intero tour. Poco dopo essere partiti, ci tocca affrontare la tremenda rampa che porta al piccolo abitato di Le Champel. Tremenda perché è larga, e non ti rendi subito conto che ha una pendenza del 30%. Perse si lascia sfuggire un “ma come azzo le costruiscono qui le strade? Non era meglio metterci un paio di tornanti?”. Continuiamo a salire. Una delle principali difficoltà è data dalla abbondante presenza di pedoni; non perché intralciano o disturbano il nostro avanzare, ma semplicemente perché non vuoi far vedere che molli, che scendi dalla bici, che procedi faticosamente a piedi impiegandoci più di loro che non devono spingere una bici di 14-16 chili. A volte speri persino di perdere aderenza per avere la scusa di smontare dalla sella, ma con questo fondo perfetto e con le gomme da 29 pollici (parlo per me e per Perse), questo accade molto ma molto di rado…
Arriviamo al col de Voza. Ci sono: una vista sul monte bianco da pelle d’oca, due bar dai prezzi rabbiosi, una barista rabbiosa pure lei ed un trenino che porta i merenderos fino ai 2372m del Nid D’Aigle.
Glbomorris acquista qualche calippo a caro prezzo, Il Lonfo si spalma la crema solare e l’olezzo mi conduce ai caldi pomeriggi di milano marittima. La cosa più interessante, oltre al trenino dei merenderos, è un grande cartello che descrive tutte le cime visibili e ben distinguibili del panorama.
Ripartiamo inboccando una vera e propria pista da downhill con tanto di divieto per i pedoni.
Per alcuni di noi è la prima volta e devo dire che è stato molto divertente.
Passerelle, curvone in appoggio, piccoli salti e ripidoni ci portano velocemente e in un atmosfera da luna park, al punto più basso della tappa; Les Houches. Inizia il lunghissimo tratto in fondo valle che fortunatamente corre su di una bella sterrata ad una piazza e mezza, accanto al fiume, lontano dallo stradone principale e mantenendci spesso in ombra. Attraversiamo anche l’affollato centro di Chamonix Mont Blanc tra un’infinità di passeggiatori e lussuose vetrine.
Eccoci a Le Tour e guardando verso l’alto, si scorge la “cima coppi” della tappa: il col de Balme e lo scollinamento a 2300m, vicino alla croix De Fer. I più puritani (Perse, Elena ed Il Lonfo) decidono di salire in bici, mentre io, giani, steen e gilbomorris, ci avvaliamo nelle comode funivie che in un batter d’occhio ci portano alla meta. Visto che il biglietto della funivia era un giornaliero, perché non approfittarne e farsi una bella discesotta? Scendiamo e giunti a metà discesa incontriamo i nostri amici che faticosamente (molto faticosamente) salivano per l’irta strada. Ecco che allora, mentre io giani e steen ci accomodavamo per la seconda volta sulla seggiovia, Gilbomorris fulminato dallo sguardo severo della Elena, decide di risalire in bici.
Ci raduniamo tutti nei pressi del rifugio “col de Balme”, confine tra Francia e Svizzera. Un bellissimo sentiero ci porta in breve all’inizio della discesa.
E che discesa! bellissima! In basso si distingue benissimo la nostra meta; Trient e l’omonimo ghiacciaio che cola dalle pendici del Mont Blanc.
Mancano pochi chilometri a Trient quando una transenna con tanto di cartello, sbarra il sentiero: vietato proseguire per crollo del sentiero, ora in manutenzione. Una freccia che punta verso l’orrido, indica il sentiero alternativo. Che facciamo? E qui scatta la battutona di Perse: “Abbiamo fatto Trient, facciamo Trientuno!” (rigorosamente in dialetto cremonese). Per fortuna il sentiero alternativo era perfettamente asciutto, altrimenti sarebberò stati guai seri.
Raggiungiamo illesi il rifugio/abitazione La Gardienne dove ci accolgono calorosamente il padrone di casa, con la simpatica moglie di origine sarda trapiantata in svizzera.
TRIENT - LA FOULY
La sera dell’arrivo a Trient, c’era stato un violento temporale. Al nostro risveglio non pioveva ma il cielo e le previsioni meteo, non promettevano nulla di buono… ci eravamo serenamente rassegnati alla pioggia.
Siamo silenziosamente saliti fino ai 1600m del ch. Du Glacier su asfalto, e da qui abbiamo preso quello che è stato a mio avviso, il più bel sentiero del tour.
Una vera opera d’arte. Spettacolare! Il fondo sembrava di finissima ghiaia compressa, il bordo di sinistra era delimitato da pietre minuziosamente accostate, mentre a destra correva un ruscello incanalato in una vera e propria opera idrica d’altri tempi. Qui un signore sulla sessantina che procedeva a piedi in senso contrario al nostro e al quale abbiamo dato la precedenza fermandoci, ci fa notare che questo sentiero è vietato alle bici, ma che d’altro canto, abbiamo anche dimostrato di essere persone responsabili. Era con molta probabilità un addetto alla manutenzione del sentiero visto gli attrezzi che si portava appresso e questo episodio ci ha fatto parecchio riflettere: a volte basta veramente poco per essere tolleranti e tollerati.
Abbiamo continuato per tutto il resto del sentiero “in punta di pedale” fino al col de la Forclaz e da qui con vari tagli, fino alla quota più bassa del tour, all’inizio dell’abitato di Martigny (555m). Siamo nella patria delle albicocche! Ci sono albicocche ovunque. Piante di albicocche, venditori ambulanti, furgoncini, cassette, baracchini, tavolini imbanditi con marmellate e confetture tutte rigorosamente a base di albicocche delle più particolari varietà.
Ne compriamo un chilo abbondante e lo bruciamo in un attimo, prima di iniziare la lunga salita asfaltata di 12 chilometri che ci porterà nei pressi del lac de Champex (1485m). Inizia a piovere e ne approfittiamo per fiondarci in un ristorante – pizzeria.
Riprenderemo a pedalare sotto una pioggia costante che però non ci toglie minimamente l’entusiasmo per il bellissimo tratto di sentiero che stiamo percorrendo.
Seguiamo rigorosamente il sentiero T.M.B. contrassegnato dagli inconfondibili segnavia gialli fino a la Fouly in un susseguirsi di curve aeree, tratti in pineta, pietraie, e bellissimi panorami, anche sotto la pioggia.
LA FOULY – LA PALUD
E’ l’ultimo giorno e tra di noi, compagni di avventura, si respira quella malinconia tipica dell’ultimo giorno. Anche oggi il meteo è decisamente sfigato. C’è la nebbia, fa freddo e dobbiamo salire al Col Grand Ferret ad oltre 2500m e dalle parti non c’è il mar ligure, ma quelle enormi lingue di ghiaccio.
Si sale. Prima su asfalto, poi una bella e ripida sterrata nella nebbia, mentre Steen per motivi scaramantici, continua ad urlare, mentendo, che uscirà il sole. Giunti a 2000m di quota inizia il sentiero.
Per alcuni tratti è pedalabile ma il fondo viscido ci obbligherà a percorrere lunghi tratti a spinta. Eccoci al passo, il col Grand Ferret, confine tra Svizzera ed Italia. Qui vengo preso per pochi attimi da profondo sconforto. Piove ghiacciolino, c’è un forte vento, ho freddo, in modo particolare alle mani e sono bagnato fradicio.
Guardo i miei compagni e capisco subito che non se la stanno cavando molto meglio. Iniziamo immediatamente la discesa e puntiamo dritti al rifugio elena, posto a circa 500m di quota più in basso. Poco dopo ecco il mezzo miracolo: cessa la pioggia, si apre il cielo che lascia intravedere le vette che sventolano a circa 4000m e compare pure un arcobaleno.
Ma allore Steen aveva ragione! Sta uscendo il sole! Ci fiondiamo nel rifugio Elena per bere qualcosa di caldo.
Un tizio che sembra appena uscito da Cinecittà, mi si avvicina e mi raccomanda con uno spiccato accento romano, di non insozzargli i bagagli. Bè.. non me ne voglia il buon “Tostarello” moderatore di codesto forum, ma in quel momento avrei voluto cantare a squarciagola un vecchio brano di Alberto Fortis: “io vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti!!”.
Riprendiamo la bella discesa incrociando parecchi pedoni che salivano il breve tratto dal parcheggio delle auto, al rifugio Elena. Da notare che praticamente tutti indossavano un abbigliamento tecnico strafigo e candido. Ecco il sole in tutto il suo splendore e giunti a 1700m di quota, prendiamo a sinistra, abbandoniamo la “valle dei romani” e riprendiamo a salire.
Seguiremo fedelmente il sentiero del T.M.B. Dobbiamo spallare la bici per circa mezz’ora e 300m di dislivello.
Da qui inizierà uno dei più bei sentieri in assoluto che io abbia mai percorso in bici.
A destra c’è questo enorme massiccio del Monte Bianco con le sue lingue glaciali. Normalmente, quando pedalando nelle mie valli arrivavo oltre i 2500m di quota, ero abituato a guardare verso il basso, mi sentivo in alto e sopra di me restava poco ad esclusione dell’Adamello e dei pochi over 3000 della mia zona. Qui le vette sfiorano i 5000m accidenti! Sono veramente enormi!
Il sentiero e già asciutto, forse qui sul versante italiano non è nemmeno piovuto e si prosegue in un avvincente su e giù; rimpiango solo di non avere il tubo reggisella telescopico.
Arriviamo rapidamente al rifugio Bonatti per la veloce pausa pranzo e poi ancora il meraviglioso singletrack fino al rifugio Bertone,
che come giustamente diceva il Lonfo: “l’unico tra gli ultimi rifugi incontrati, a sembrare un vero rifugio alpino e non una pizzeria”. Per forza! Non c’erano comode strade o impianti di risalita per poterlo raggiungere.
L’ultima è a mio parere, la più entusiasmante discesa del Tour. Dal rifugio Bertone a Courmayeur. Più di quattro chilometri di pura adrenalina con passaggi tecnici al punto giusto e mai troppo difficili, anche con in groppa i pesanti zaini ed i circa 2000m di dislivello guadagnati in salita. Ci siamo ed eccoci a Courmayeur, l’ultima breve salita ci porta al parcheggio in località la palud da dove cinque giorni prima, avevamo iniziato questa fantastica avventura. Cinque giorni letteralmente volati, splenditi, con una compagnia formidabile. Quasi viene voglia di ripartire immediatamente e farsi un altro giro
Un ringraziamento particolare a Cropcircle, yoda76 e domingosh per averci fornito preziose indicazioni o-o
TRACCIA GPS
Tutte le foto sono di Lisabike, Gilbomorris, Il Lonfo e Giani79
Ecco il video girato e montato da Perse (grazie di cuore)
BdB - Tour Mont Blanc on Vimeo
-si?
-Visto che fai arrivare le cartine per il giro del Brennero, mi prenderesti la Kompass n.85 del Monte Bianco?
- Ok, ma cosa c’entra il Monte Bianco con Innsbruck?
- Niente, solo che prima o poi mi piacerebbe andare a farci un giro.
Tutto è iniziato con questa brevissima telefonata tra me e giani79, biker radunensis della sezione bresciana del forum. Che bella idea pensavo, la più alta montagna d’Europa, chissà a che quota ci ritroveremmo a pedalare… Io non conoscevo nulla di quelle zone, non avevo mai nemmeno raggiunto il casello autostradale di Aosta in auto. Al massimo mi ero spinto a pedalare in zone dove la gente parla con un simpatico e pronunciato accento tirolese, cosa mi sarebbe aspettato partendo in bici da una località altisonante come Courmayeur?
Una breve ricerca sul forum e scopro che il giro del monte bianco in mountain bike è cosa assai famosa e che può essere portato a termine in diversi modi: in tre giorni, in cinque giorni, in senso orario oppure in senso antiorario. Un veloce scambio di messaggi e di mail con qualche local e con chi l’aveva già portato a termine e decidiamo per i cinque giorni in senso orario. E’ la versione più lunga: 240km per circa 8500m di dislivello ma che dovrebbe farci spallare la bici il meno possibile (non più di 3 ore in totale di bici a spalla se si ha una buona gamba, sostengono i meglio informati). E’ anche la versione che ci permetterà di arrivare al Cornet du Roselend e all’omonimo magnifico lago dove ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, fa tappa il tour de France. Altro nostro ed importantissimo dictatum, prevede la totale autonomia ed economia; quindi niente viaggi organizzati , niente auto/assistenza ai punti tappa e niente trasporto bagagli motorizzato o per mezzo di muli.
Lanciamo l’idea a tutto il nostro gruppo, i BdB (Bikers di Brescia) e raccogliamo ben cinque adesioni:
Perse (Claudio), Steen (Stefano), Lisabike (Elena), Gilbomorris (Moreno) e Il Lonfo (il lonfo).
Per vari motivi ed impegni lavorativi non ci possiamo permettere l’arrivo a Courmayeur la sera precedente la partenza in sella e quindi il 30 luglio, giorno della prima tappa, sveglia alle quattro circa, ritrovo in zona autostrada nel capannone di gilbomorris alle 5.15, raggruppamento su due auto (le altre verranno lasciate al sicuro nel capannone) e partenza puntuale alle 5.30 alla volta di Curmayeur.
Nel caricare le bici nelle auto, avviene la “pesata” di rito degli zaini. Ci siamo portati quasi una bici di riserva fatta a pezzi e distribuita nei nostri sette zaini. Lo zaino più leggero è quello del lonfo, dal peso di 5.5 chili senza acqua, ma si riscatterà portandosi abilmente legati al telaio, un copertone ed un raggio di scorta. Lo zaino più pesante è sicuramente quello di Perse, solo il cavalletto della videocamera pesa un chilo ed il suo zaino completo sfiora i nove chili. Alle 9.30 puntuali siamo a Courmayeur. Come consigliato da tutti, evitiamo di lasciare per cinque giorni le auto nella nota località turistica e parcheggiamo comodamente (e gratuitamente) in località La Palud, tre chilometri a nord in direzione del traforo.
Giù le bici, zaini in spalla, si parte!
LA PALUD - LES CHAPIEUX
Basta una rapida occhiata verso l’alto per capire con che razza di monti abbiamo a che fare.
Sono montagne enormi, severe. Con lingue di ghiaccio color titanio immense che sembrano vicinissime.
Imbocchiamo velocemente la val veny ed iniziamo subito a salire. Il punto più alto della tappa è posto a 2516m di quota del Col de la Seigne e rappresenta il confine tra Italia e Francia. Ci saremmo potuti arrivare comodamente seguendo il fondovalle, ma giunti nei pressi della chiesa di Notre Dame de la guerison, abbiamo abbandonato il fondovalle, per dirigerci a sinistra in direzione del rifugio Monte Bianco.
Una bella strada che diventerà presto sterrata, fino a portarci alla Maison Vieille dove incontreremo il sentiero TMB. Un Bellissimo sentiero in quota che ci farà ammirare i molti ghiacciai che colano dal massiccio del Monte Bianco:
prima il ghiacciaio della Brenva la cui morena arriva quasi a ridosso della strada, poi il ghiacciaio del Miage e altri ancora, uno gigantesco e dall’inconfondibile forma a ferro di cavallo.
Giunti in località Combe des Vesses a circa 2420m di quota, inizia la divertente discesa verso il lago di combal.
Dopo una pausa presso il rifugio Elisabetta Soldini, si riprende a salire con rinnovata forza,verso il confine francese.
Lasciato il rifugio la salita si fa parecchio dura e ci obbliga a portare la bici in spalla per raggiungere il col de la Seigne.
Dopo questa bella faticata, incontriamo due bikers nostri connazionali che stavano concludendo il TMB nel senso di marcia inverso al nostro. Ricordo una bella scott scale sotto al culo di uno dei due ed uno zaino microscopico. Ci osservano e quello scott munito spara la sua bella castroneria:
_Vedrete come vi divertirete nei prossimi giorni, con tutti gli impianti di risalita che ci sono…
Ma come è possibile penso tra me e me, ti basta vedere una bici biammortizzata ed un paio di coperture generose per pensare che siamo qui in cerca di bike parks? Ma non vedi dove siamo?? Ti pare che ci abbiano portato qui con l’elicottero??? Non facevi prima ad augurarci “buon viaggio” e basta? Va bè… Siamo gentili e proseguiamo il nostro viaggio con l’ultima e divertente discesa della giornata verso Les Chapieux, al rifugio de la Nova, unico rifugio e ristorante in questo sperduto ed incantato paesino francese.
LES CHAPIEUX – LES CONTAMINES
Alle 8.00 siamo già in sella. L’aria è fresca e partiamo tutti con le maniche lunghe. Abbiamo la possibilità di imboccare subito un sentiero nei pressi del rifugio ma per evitare di portare la bici a spinta, optiamo per un pezzo di strada asfaltata.
Abbiamo fatto bene. E’ la mitica salita al cornet de roselend, attraversando il Parc National de la Vanoise. Una salita bellissima, senza automobili, in un ambiente favoloso con i capitelli ufficiali del tour de France a bordo strada, a scandire ritmicamente la distanza che ci separa dalla cima.
Al “gran premio della montagna” troviamo un provvidenziale “baracchino”, gestito da un nostro compaesano (incredibile!) che ci confeziona degli ottimi panini. In men che non si dica siamo al lago di roselend
e qui si sprecano gli scatti fotografici.
Ora inizia una delle salite più toste di tutto il tour che ci porterà sul col de la Gitte (2320m), attraverso l’omonimo lago.
La salita è una sterratona che procede prima a zig zag (una ventina di tornanti) mantenendo una pendenza sempre di tutto rispetto, tanto che i panini del compaesano avranno vita breve. Poi finita la dura sterrata, è necessario spingere la bici su un ripidissimo sentiero per arrivare allo scollinamento,
dove si apre uno scenario incredibile sul massiccio del bianco.
Ci lanciamo nella bella discesa, nel primo tratto abbastanza tecnica, poi sempre più scorrevole e divertente
fino ad incontrare la strada. Una breve ed ultima salita ci porta al Col du Joly. Forse il posto meno interessante di tutto il tour, con belle sdraio prendisole rivolte verso il massiccio del bianco, ampio parcheggio auto, tavolini con tanto di ombrellone e un bar caro furioso, da farci sentire a Cesenatico in un caldo pomeriggio di luglio.
Ripartiamo subito ed affrontiamo anche l’ultima discesa della giornata fino a Nant Borrant e ad incrociare nuovamente il sentiero TMB.
Una piacevole “promenade” nel bosco ci porta al nostro secondo punto tappa; l’accogliente rifugio C.A.F. di Les Contamines.
LES CONTAMINES – TRIENT
Anche per questa tappa partiamo di buon ora. Credevo fosse una giornata di trasferimento con un lungo tratto in fondovalle ed invece per alcuni di noi, è stata la tappa più dura e con il maggior dislivello in salita dell’intero tour. Poco dopo essere partiti, ci tocca affrontare la tremenda rampa che porta al piccolo abitato di Le Champel. Tremenda perché è larga, e non ti rendi subito conto che ha una pendenza del 30%. Perse si lascia sfuggire un “ma come azzo le costruiscono qui le strade? Non era meglio metterci un paio di tornanti?”. Continuiamo a salire. Una delle principali difficoltà è data dalla abbondante presenza di pedoni; non perché intralciano o disturbano il nostro avanzare, ma semplicemente perché non vuoi far vedere che molli, che scendi dalla bici, che procedi faticosamente a piedi impiegandoci più di loro che non devono spingere una bici di 14-16 chili. A volte speri persino di perdere aderenza per avere la scusa di smontare dalla sella, ma con questo fondo perfetto e con le gomme da 29 pollici (parlo per me e per Perse), questo accade molto ma molto di rado…
Arriviamo al col de Voza. Ci sono: una vista sul monte bianco da pelle d’oca, due bar dai prezzi rabbiosi, una barista rabbiosa pure lei ed un trenino che porta i merenderos fino ai 2372m del Nid D’Aigle.
Glbomorris acquista qualche calippo a caro prezzo, Il Lonfo si spalma la crema solare e l’olezzo mi conduce ai caldi pomeriggi di milano marittima. La cosa più interessante, oltre al trenino dei merenderos, è un grande cartello che descrive tutte le cime visibili e ben distinguibili del panorama.
Ripartiamo inboccando una vera e propria pista da downhill con tanto di divieto per i pedoni.
Per alcuni di noi è la prima volta e devo dire che è stato molto divertente.
Passerelle, curvone in appoggio, piccoli salti e ripidoni ci portano velocemente e in un atmosfera da luna park, al punto più basso della tappa; Les Houches. Inizia il lunghissimo tratto in fondo valle che fortunatamente corre su di una bella sterrata ad una piazza e mezza, accanto al fiume, lontano dallo stradone principale e mantenendci spesso in ombra. Attraversiamo anche l’affollato centro di Chamonix Mont Blanc tra un’infinità di passeggiatori e lussuose vetrine.
Eccoci a Le Tour e guardando verso l’alto, si scorge la “cima coppi” della tappa: il col de Balme e lo scollinamento a 2300m, vicino alla croix De Fer. I più puritani (Perse, Elena ed Il Lonfo) decidono di salire in bici, mentre io, giani, steen e gilbomorris, ci avvaliamo nelle comode funivie che in un batter d’occhio ci portano alla meta. Visto che il biglietto della funivia era un giornaliero, perché non approfittarne e farsi una bella discesotta? Scendiamo e giunti a metà discesa incontriamo i nostri amici che faticosamente (molto faticosamente) salivano per l’irta strada. Ecco che allora, mentre io giani e steen ci accomodavamo per la seconda volta sulla seggiovia, Gilbomorris fulminato dallo sguardo severo della Elena, decide di risalire in bici.
Ci raduniamo tutti nei pressi del rifugio “col de Balme”, confine tra Francia e Svizzera. Un bellissimo sentiero ci porta in breve all’inizio della discesa.
E che discesa! bellissima! In basso si distingue benissimo la nostra meta; Trient e l’omonimo ghiacciaio che cola dalle pendici del Mont Blanc.
Mancano pochi chilometri a Trient quando una transenna con tanto di cartello, sbarra il sentiero: vietato proseguire per crollo del sentiero, ora in manutenzione. Una freccia che punta verso l’orrido, indica il sentiero alternativo. Che facciamo? E qui scatta la battutona di Perse: “Abbiamo fatto Trient, facciamo Trientuno!” (rigorosamente in dialetto cremonese). Per fortuna il sentiero alternativo era perfettamente asciutto, altrimenti sarebberò stati guai seri.
Raggiungiamo illesi il rifugio/abitazione La Gardienne dove ci accolgono calorosamente il padrone di casa, con la simpatica moglie di origine sarda trapiantata in svizzera.
TRIENT - LA FOULY
La sera dell’arrivo a Trient, c’era stato un violento temporale. Al nostro risveglio non pioveva ma il cielo e le previsioni meteo, non promettevano nulla di buono… ci eravamo serenamente rassegnati alla pioggia.
Siamo silenziosamente saliti fino ai 1600m del ch. Du Glacier su asfalto, e da qui abbiamo preso quello che è stato a mio avviso, il più bel sentiero del tour.
Una vera opera d’arte. Spettacolare! Il fondo sembrava di finissima ghiaia compressa, il bordo di sinistra era delimitato da pietre minuziosamente accostate, mentre a destra correva un ruscello incanalato in una vera e propria opera idrica d’altri tempi. Qui un signore sulla sessantina che procedeva a piedi in senso contrario al nostro e al quale abbiamo dato la precedenza fermandoci, ci fa notare che questo sentiero è vietato alle bici, ma che d’altro canto, abbiamo anche dimostrato di essere persone responsabili. Era con molta probabilità un addetto alla manutenzione del sentiero visto gli attrezzi che si portava appresso e questo episodio ci ha fatto parecchio riflettere: a volte basta veramente poco per essere tolleranti e tollerati.
Abbiamo continuato per tutto il resto del sentiero “in punta di pedale” fino al col de la Forclaz e da qui con vari tagli, fino alla quota più bassa del tour, all’inizio dell’abitato di Martigny (555m). Siamo nella patria delle albicocche! Ci sono albicocche ovunque. Piante di albicocche, venditori ambulanti, furgoncini, cassette, baracchini, tavolini imbanditi con marmellate e confetture tutte rigorosamente a base di albicocche delle più particolari varietà.
Ne compriamo un chilo abbondante e lo bruciamo in un attimo, prima di iniziare la lunga salita asfaltata di 12 chilometri che ci porterà nei pressi del lac de Champex (1485m). Inizia a piovere e ne approfittiamo per fiondarci in un ristorante – pizzeria.
Riprenderemo a pedalare sotto una pioggia costante che però non ci toglie minimamente l’entusiasmo per il bellissimo tratto di sentiero che stiamo percorrendo.
Seguiamo rigorosamente il sentiero T.M.B. contrassegnato dagli inconfondibili segnavia gialli fino a la Fouly in un susseguirsi di curve aeree, tratti in pineta, pietraie, e bellissimi panorami, anche sotto la pioggia.
LA FOULY – LA PALUD
E’ l’ultimo giorno e tra di noi, compagni di avventura, si respira quella malinconia tipica dell’ultimo giorno. Anche oggi il meteo è decisamente sfigato. C’è la nebbia, fa freddo e dobbiamo salire al Col Grand Ferret ad oltre 2500m e dalle parti non c’è il mar ligure, ma quelle enormi lingue di ghiaccio.
Si sale. Prima su asfalto, poi una bella e ripida sterrata nella nebbia, mentre Steen per motivi scaramantici, continua ad urlare, mentendo, che uscirà il sole. Giunti a 2000m di quota inizia il sentiero.
Per alcuni tratti è pedalabile ma il fondo viscido ci obbligherà a percorrere lunghi tratti a spinta. Eccoci al passo, il col Grand Ferret, confine tra Svizzera ed Italia. Qui vengo preso per pochi attimi da profondo sconforto. Piove ghiacciolino, c’è un forte vento, ho freddo, in modo particolare alle mani e sono bagnato fradicio.
Guardo i miei compagni e capisco subito che non se la stanno cavando molto meglio. Iniziamo immediatamente la discesa e puntiamo dritti al rifugio elena, posto a circa 500m di quota più in basso. Poco dopo ecco il mezzo miracolo: cessa la pioggia, si apre il cielo che lascia intravedere le vette che sventolano a circa 4000m e compare pure un arcobaleno.
Ma allore Steen aveva ragione! Sta uscendo il sole! Ci fiondiamo nel rifugio Elena per bere qualcosa di caldo.
Un tizio che sembra appena uscito da Cinecittà, mi si avvicina e mi raccomanda con uno spiccato accento romano, di non insozzargli i bagagli. Bè.. non me ne voglia il buon “Tostarello” moderatore di codesto forum, ma in quel momento avrei voluto cantare a squarciagola un vecchio brano di Alberto Fortis: “io vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti!!”.
Riprendiamo la bella discesa incrociando parecchi pedoni che salivano il breve tratto dal parcheggio delle auto, al rifugio Elena. Da notare che praticamente tutti indossavano un abbigliamento tecnico strafigo e candido. Ecco il sole in tutto il suo splendore e giunti a 1700m di quota, prendiamo a sinistra, abbandoniamo la “valle dei romani” e riprendiamo a salire.
Seguiremo fedelmente il sentiero del T.M.B. Dobbiamo spallare la bici per circa mezz’ora e 300m di dislivello.
Da qui inizierà uno dei più bei sentieri in assoluto che io abbia mai percorso in bici.
A destra c’è questo enorme massiccio del Monte Bianco con le sue lingue glaciali. Normalmente, quando pedalando nelle mie valli arrivavo oltre i 2500m di quota, ero abituato a guardare verso il basso, mi sentivo in alto e sopra di me restava poco ad esclusione dell’Adamello e dei pochi over 3000 della mia zona. Qui le vette sfiorano i 5000m accidenti! Sono veramente enormi!
Il sentiero e già asciutto, forse qui sul versante italiano non è nemmeno piovuto e si prosegue in un avvincente su e giù; rimpiango solo di non avere il tubo reggisella telescopico.
Arriviamo rapidamente al rifugio Bonatti per la veloce pausa pranzo e poi ancora il meraviglioso singletrack fino al rifugio Bertone,
che come giustamente diceva il Lonfo: “l’unico tra gli ultimi rifugi incontrati, a sembrare un vero rifugio alpino e non una pizzeria”. Per forza! Non c’erano comode strade o impianti di risalita per poterlo raggiungere.
L’ultima è a mio parere, la più entusiasmante discesa del Tour. Dal rifugio Bertone a Courmayeur. Più di quattro chilometri di pura adrenalina con passaggi tecnici al punto giusto e mai troppo difficili, anche con in groppa i pesanti zaini ed i circa 2000m di dislivello guadagnati in salita. Ci siamo ed eccoci a Courmayeur, l’ultima breve salita ci porta al parcheggio in località la palud da dove cinque giorni prima, avevamo iniziato questa fantastica avventura. Cinque giorni letteralmente volati, splenditi, con una compagnia formidabile. Quasi viene voglia di ripartire immediatamente e farsi un altro giro
Un ringraziamento particolare a Cropcircle, yoda76 e domingosh per averci fornito preziose indicazioni o-o
TRACCIA GPS
Tutte le foto sono di Lisabike, Gilbomorris, Il Lonfo e Giani79
Ecco il video girato e montato da Perse (grazie di cuore)
BdB - Tour Mont Blanc on Vimeo