........sabato mi hanno preso per il Don Chisciotte della rovere
...non ricordo esattamente i termini della lingua straniera adoperata
per prendermi pe i fondelli
Come già detto il buon Li.cani, in preda al sacro furore dello sterminatore di qualunque cosa impedisca al suo cucciolo di leopardo di lanciarsi in discese a rotta di collo, trovandosi in mano un nodoso bastone, ha inveito ripetutamente e con odio, nei confronti di un caparbio macchione di rovi, che ha avuto la disgrazia di trovarsi lungo il cammino del nostro ardimentoso siculo.
L'epica scena che ne è sorta è meritevole di più degno narratore
e solo le immagini potrebbero testimoniare il pathos che abbiamo vissuto.
Proverò a descrivere la scena: immaginate di trovarvi bloccati, in sella ad una mountain bike, lungo un sentiero abbandonato da decenni quando all'improvviso sentite il lugubre suono di randello che si abbatte con inaudita ferocia su un organismo che accoglie con rassegnazione tale furia. Il tutto accompagnato da urla belluine ed imprecazioni a corredo dell'azione incessante di potenziale distruzione.
Dico potenziale perchè ad una più attenta osservazione di poteva vedere un energumeno in braghette corte ed elmetto di plastica che si spompava senza ritegno cercando di uccidere il... macchione di rovo!
Mosso a pietà ho messo al corrente l'esausto vendicatore (di un paio di sue camere d'aria...) di alcuni modi di dire osilesi, dettati dall'esperienza millenaria del pastore sardo.
Uno di questi è quello che recita: " Este comente a mazzare su rù" (E' come bastonare il rovo); simile a: "E' come cercare di cavare sangue da una rapa".
Azione assolutamente inutile.
Il rovo, infatti, pazientemente ha lasciato sfogare il nostro Francesco e poi, pian pianino si è riposizionato nello stesso identico modo precedente al "massacro".
Ho cercato di convincerlo dell'inutilità del suo lavoro, ma credo sia stato "comente mazzare su rù"...