rispolvero al proposito quanto scritto nel 2008... CHE GIORNATA!!!
18/05/08 Another epic day
GF Divinus Bike - Monteforte d'Alpone (VR)
Tre
due
uno
BOOM! Il boato dei cannoni dà il via alla Divinus Bike, edizione 2008, sotto un cielo plumbeo che non tarderà a riversare sul percorso (e sui partecipanti) il suo pesante carico dacqua. Alla fine la giornata si potrà riassumere in una sola parola: EPICA.
Epica per il fango, la classica argilla collosa che si attacca su
ruote e telaio intasando carro, forcella, cambio, deragliatore che dopo un po alzano inevitabilmente bandiera bianca.
Epica per il vento, fortissimo da nord-est, che sferza il percorso nei suoi passaggi più esposti sulle creste delle colline, ostacolando lincedere e compromettendo lequilibrio in sella.
Epica per la nebbia, calata in cima alla prima salita a rendere lo scollinamento degno di un passaggio dalta quota.
Epica per la pioggia, caduta copiosa prima, durante e dopo la corsa, trasformando semplici sterrati in enormi paludi.
Epica per i tuoni, i fulmini e le saette, il giusto contorno alle condizioni già estreme della seconda metà gara.
E stata una giornata durissima, unesperienza da ricordare, unavventura da raccontare, una memorabile sfida con la natura di cui poter dire io cero
soprattutto se ne si è usciti vincitori.
E quanto a me?
Complici la propensione psicologica ad affrontare fango e pioggia (che in un percorso facile come quello di Monteforte possono anche starci) ed alcune azzeccate scelte tecniche (
Cannondale F800 con Lefty e generosi passaruota posteriori contro laccumulo di fango, coperture nuove, parafanghi e lavacruscotti respingi-fango nei punti più dedicati) la corsa si è rivelata decisamente meno complessa di quanto ci si potesse aspettare.
Subito in partenza mi ritrovo davanti al gruppo, nelle primissime file della griglia riempitasi solo negli ultimi minuti prima del via: al colpo di cannone si parte a tutta e dopo le rampe iniziali, preso il ritmo giusto, si prosegue nei primi agevoli e discontinui chilometri di salita; di pioggia, per il momento, ancora nessuna traccia.
E dal decimo chilometro che iniziano le difficoltà: il percorso si addentra in boschi e vigneti su sentieri dal famigerato fondo argilloso che si incolla alle ruote riversando su bici e biker chili di fango. A bordo strada iniziano a vedersi i primi appiedati da noie meccaniche, sempre più numerose man mano che si prosegue: per molti la salita verso il Monte Mirabello si trasformerà in unagonia, in un annaspare affannoso nella melma tra cambi distrutti e catene spezzate; qualche problema capita anche a me, costringendomi ad alcune brevi soste per pulire dal fango pulegge e deragliatore.
Lultima parte di salita è un frangente di gara estremamente suggestivo: il vento fortissimo a sferzare il sentiero sommitale e la nebbia calata sullo scollinamento rendono la situazione ancor più impegnativa e spettacolare; dopo una breve serie di saliscendi ha poi inizio la discesa.
Il sentiero che scende a valle si dimostra bello, battuto e scorrevole ma fango e pioggia rendono alcuni passaggi decisamente tecnici e insidiosi: anche qui sono diversi i bikers in difficoltà mentre io, contro ogni previsione, sfreccio a gran velocità su un terreno viscido a me solitamente ostile; se le ultime rampe cementate della picchiata, rese una saponetta da acqua e fango, invitano alla prudenza, la successiva breve ascesa del Castelli d'Illasi fa emergere i primi segni di cedimento di molti, me compreso.
Nel frattempo iniziano a cadere le prime sporadiche gocce dacqua che si tramutano in pioggia nel falsopiano verso la fortezza: le gambe iniziano a soffrire e non riesco e forzare più di tanto; metto allora qualcosa sotto i denti nella speranza che la discesa fino a Cazzano di Tramigna (facile ma insidiosissima per via dellasfalto bagnato) possa farmi recuperare le energie necessarie per concludere la prova senza dover soffrire eccessivamente. Nel breve e interlocutorio tratto pianeggiante, però, non riesco neppure a tenere le ruote di chi mi precede: ormai mi vedo rassegnato a cedere ma il miracolo è dietro langolo.
In tasca ho uno di quei ciucciotti di zuccheri concentrati
tento il tutto per tutto: vediamo cosa succede. Il sapore è dolciastro e disgustoso ma leffetto è mirabolante: tempo qualche minuto ed ecco che lungo le prime ripidissime rampe di salita recupero uno dopo laltro i bikers davanti a me, passandoli a velocità doppia senza tuttavia spingere più di tanto e senza alcun sentore di fatica. Alla faccia del doping!
Così sarà per tutta lultima ascesa, salendo verso Castelcerino e Fittà sempre e comunque con riserva per evitare rotture delle parti meccaniche che ormai cigolano disperate; nella seconda parte di salita ecco tornare alla ribalta il fango argilloso e i tratti a piedi mentre il cielo sopra Monteforte si scatena in un valzer di tuoni, lampi e saette riversando su di noi eroici bikers un diluvio di proporzioni epiche.
La discesa fortunatamente si rivela piuttosto facile e il percorso sembra dirigersi con decisione verso larrivo; la sorpresa tuttavia arriva inaspettata: quando la strada si impenna improvvisa sotto le ruote il morale di tutti scende sotto i tacchetti infangati degli scarpini; leffetto del ciucciotto dopante sembra però non essersi ancora esaurito, ma ora a ostacolare lazione ci si mette il cambio, bloccato su un rapporto troppo duro, e sul deragliatore, che non ne vuole sapere di scendere sul vigliacco: mi ritrovo così a scalare lo strappo al 10% procedendo con massima cautela e senza spingere a fondo perché, si sa, la rottura è sempre dietro langolo
Quando finalmente la strada spiana ci si può avviare verso gli ultimi chilometri di corsa: è tutta pianura, ma le difficoltà non sono finite. Si procede tra strade allagate e campi paludosi, con gli
occhiali talmente sporchi che mi obbligano a proseguire a naso tra guadi e piscine; lultimo tratto tra argini e vigneti si rivela fortunatamente meno ostico del previsto, conducendo rapidamente sul deserto rettilineo darrivo.
Taglio il traguardo lercio, bagnato fradicio e infreddolito sotto il diluvio che non da tregua, in ogni caso soddisfatto per lepica prova portata a termine, riuscendo pure a divertirmi in più dun frangente.
Chiude la giornata il lavaggio bike-biker direttamente dalla canna di un cantiere, con lacqua addirittura calda: capirò tuttavia solo in seguito che non era lacqua ad essere calda, bensì il sottoscritto congelato.
Tirando le somme, si è rivelata una bella esperienza, resa epica dalle condizioni estreme in cui si è svolta (fango, acqua, pioggia, tuoni, lampi, fulmini, vento) e che, se la gara non è di per sé troppo impegnativa, possono anche starci.....sennò che offroad è???