Vabbè dai...mi accollo io l'onere di sollevare il problema: "Il carro delle 29' è più lungo e quindi si rompe più facilmente".
Fisici della mutua...a meeeeeeee
Proprio della mutua... se è più lungo è naturalmente meno rigido , e quindi dovrebbe rompersi di meno...
A parte queste nostre teorie da fisici della mutua, la lunghezza del pezzo non ha nulla a che vedere con la maggiore o minore fragilità, peggio che mai col carbonio che ha caratteristiche meccaniche particolari e non decidibili senza sapere nulla sulle pelli, su come son orientate, su quante ce ne sono, su quanta resina...
Però la domanda è assolutamente sensata, perchè i telai sono effettivamente diversi, e quindi anche un ipotetico errore di progettazione potrebbe esistere su un tipo e non su un altro. Non che risolva il problema, eh! ma si fa per capire
Il venditore è responsabile,ma fa quello che puó,se la casa non riconosce la garanzia non credo proprio che regali al cliente un telaio da 2000€,in fin dei conti mica lo ha prodotto lui il telaio,non ha fatto altro che comprarlo e rivenderlo. Non vedo proprio il senso della lettera al negoziante,cosa dovrebbe fare? Al massimo può sollecitare la casa madre,ma nulla di più. Adesso la Cannondale cappella e non vuol pagare,deve rimetterci lui? Per di più con i segni di una caduta. Io consiglio come già qualcuno suggeriva,di raggruppare qui sul forum e su fb parecchi che hanno avuto lo stesso problema con la stessa bici,rivolgersi ad un'associazione dei consumatori e fare una class action contro cannondale se si vuole ottenere qualcosa.
La legge dice che il responsabile è il
venditore. Una causa in prima battuta contro Cannondale avrebbe ottime possibilità di essere respinta dal giudice in quanto irrituale. Nulla impedirebbe di citare il negoziante e Cannondale, però se poi il giudice decidesse che la rottura non coperta da garanzia si rischierebbe di pagare spese doppie, o se anche si avesse ragione di pagare in più.
Detto questo, andare in giudizio anche davanti al giudice di pace non è comunque una passeggiata, perchè bene o male un perito lo dovresti pagare subito, per non parlare di un avvocato. E' su questo, e sui tempi biblici della giustizia, che puntano i furbi di ogni tipo per scoraggiare le cause. Proprio per questo prima di mettersi in un'impresa dall'esito incerto, dalla lunga durata e dal costo imprevedibile io proverei a dare una spintarella con una lettera di un legale, al quale comunque consiglio di rivolgersi.
Il problema è che i venditori, come del resto molti di noi, non sono molto consapevoli della questione e/o si "fidano" della serietà del marchio.
Aspetta aspetta....cosa cosa cosa???
Ma che cavolo è una truffa!
No, è aria fritta che per la legge italiana vale molto, molto poco. Il già citato articolo 129 del Codice del consumo die che la conformità esiste se i beni "sono idonei all'uso al quale servono abitualmente beni dello stesso tipo" e se "presentano la qualita' e le prestazioni abituali di un bene dello stesso tipo, che il consumatore puo' ragionevolmente aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e, se del caso,
delle dichiarazioni pubbliche sulle caratteristiche specifiche dei beni fatte al riguardo dal venditore, dal produttore o dal suo agente o rappresentante, in particolare
nella pubblicita' o sull'etichettatura.
Insiomma, se pubblichi il catalogo con una Flash in fuoristrada o fai apparire sul sito web Fontana in sella alla sua Flash che va alla conquista della medaglia a Londra (senza sella, ma è un'altra storia,-)) dopo non puoi scrivere nelle istruzioni che non è una bici per andare in fuoristrada. Ho fatto l'esempio su Cannondale per semplicità, spero si sia capito.
se offri una garanzia così i tuoi telai non dovrebbero rompere quasi mai..se rompono con la stessa frequenza degli altri vuol dire che sono come gli altri e che per dare credibilitá al marchio fissi un numero massimo nel budget annuale di telai che puoi rimborsare e fai un pó a testa e croce per chi deve essere rimborsato. questa è semplicemnte matematica + marketing non ricerca e sviluppo.
Se devo essere onesto, a leggere le ripetute lamentele mi è venuta in mente l'assicurazione de "L'uomo della pioggia" di Grisham. Spero di sbagliarmi.
il venditore come fa a fare una valutazione del vizio di conformità? solo la casa può farlo perchè è l'unica che sa con esattezza come è costruito il telaio. quindi anche trascinando in causa il rivenditore egli ha un elemento fortissimo a sua difesa, che è la dichiarazione del produttore (chiamato come testimone) che conferma la rottura colposa. quindi il ricorso in giudizio contro il venditore è tosto da vincere. come avrete capito chi tira le redini in qualsiasi caso è la casa produttrice. per quello che evito di lavorare con case che si comportano così, e fanno a scarica barile non supportando i propri rivenditori.
Sono d'accordo nelle premesse ma non nella conclusione.
Mi pare di aver già scritto che è normale che il negoziante si appoggi alla casa madre per giudicare la causa della rottura, ed è altrettanto normale che si fidi di quanto gli viene detto.
Se però si arriva ad una causa quello che dice la casa madre non è per se stesso considerato automaticamente vero, ma solo uno dei possibili elementi di prova presentati dalle parti o disposti dal giudice. Il danneggiato potrebbe presentare una perizia redatta da un tecnico che sostiene esattamente il contrario, ed il giudice potrebbe disporre una perizia d'ufficio, che potrebbe concordare con l'una o con l'altra o anche con nessuna. Alla fine potrebbe benissimo capitare che il giudice dia ragione al ricorrente nonostante l'esistenza di una perizia a lui sfavorevole: ed in quel caso sarebbe il negoziante a restare col cerino in mano: sarebbe costretto a sostituire il telaio e poi a rivalersi sulla casa madre, che potrebbe benissimo continuare a rifiutarsi, costringendio il negoziante ad abbozzare o a citare la casa madre, con quel che ne segue e consegue.