Questa mattina aprendo il forum ho ricevuto una bellissima notizia, la LITEVILLE nota marca di bici teutonica ha sfornato l’ennesimo gioiellino la 601 Werksmaschine (in realtà il telaio c’era già ma va bè…) è una figata pazzesca. Così ho ripensato a cosa cavolo sia sto benedetto freeride ed essendo un grande fan dell’auto-amore mentale ho iniziato a ragionare (per quanto i limiti del mio cervello siano grandi). So che ci sono mille discussioni a riguardo, poi su sto forum hai voglia! Cosa distingue una bici da freeride da una da DH o da ENDURO? O meglio cosa cambia nella disciplina, cosa cavolo fanno questi cavolo di freerider quando si alzano le mattine nebbiose dei fine settimana, abbandonano quel dolce posto chiamato letto dove stanno i loro partner (in alcuni casi come il mio il partner è il cane) e prendono quei tralicci d’alluminio, plastica e carbonio per soffrire il freddo, il caldo, l’umidità, la stanchezza, il sudore che ti si appiccica nonostante le maglie traspiranti da 200 euro, le salite, le discese, le catene che cadono, le imprecazioni che salgono, le botte, i giorni, le notti, li mortacci miei e vostri, insomma perché? La mia risposta a tutto ciò non è passione, non è cuore o cose dal sapore eroico-romantico, ma semplicemente una mancanza di buonsenso e d’istinto di auto conservazione. Come sono giunto a questa conclusione? I nostri parenti più prossimi, enduristi, downhiler, dirtjumper, ecc hanno un obbiettivo vero, concreto, ossia fare il miglior tempo, essere i più veloci o fare i trick più esagerati, noi no. Noi non abbiamo una giuria che giudica (grazie a sta cippa che vuoi che fa una giuria) o un cronometro che ci sta con il fiato sul collo, noi abbiamo la SCEMITA’. La SCEMITA’ è quella cosa che non ti fa prendere la linea più veloce, ma la più gustosa. La SCEMITA’ ti fa dare dei piattoni allucinanti su salti non perché non ci sia un bel atterraggio o perché nel park non ci siano salti più grandi da provare, ma perché siamo scemi. E siamo scemi perché ci piace rifare a piedi i trail che abbiamo sudatamente aperto (sì sudatamente esiste), siamo scemi perché con bicione che fino a pochi anni fa erano macigni ce le tiravamo in spalla per spot irraggiungibili come calanchi o altri luoghi geologicamente interessanti solo per 120 secondi di discesa merdosa in posti dimenticati da dio, o per chi non crede, dimenticati dal gps dove rischi non la morte peggio! Il caziatone della consorte quando chiami e fai “amore oggi non torno a pranzo, sai sono in bici con gli amici e pensavamo di passare un po’ di tempo in ospedale per fare due chiacchiere…” (o non voio di che semo i meio, anzi…). Detto ciò ne ho dedotto che il freeride non potrà mai morire, perché non dipende dall’escursione, dalla geometria o dalle birre che ti fai prima di una discesa (che tra l’altro io c’ho provato e con tutta la terra che ho mangiato sono diventato neanche vegetariano, vegano), ma dipende da come ti poni (non ponetevi troppo in doccia che non si sa mai). Non conta l’esperienza, non conta quanti soldi hai sotto al culo, non conta se hai il dodge ram o il fiorino (però se hai la smart a fiori con il porta bici qualche domanda fattela…), importa solo la tua scemità la ricerca del divertimento puro, quello che hanno i bambini quando ad esempio si infilano le dita nel naso, si tolgono un bel panettone e l’attaccano sull’amico. Non c’è odio non c’è rabbia (a parte per voi con la smart) c’è solo il divertimento e lo stare con se stessi con i luoghi (con i laghi) con gli amici con cui condividiamo questi attimi che per quanto semplici sono intimi in una maniera che mi fa dubitare della mia stessa sessualità (faccio coming out, sì sono un biciofilosessuale). Fino a che ci sarà un ragazzino con una trubbiani della sorella , senza maglietta, con le ciabatte che tenterà di scendere per un greppo incurante delle inevitabili conseguenze (non ridete perchè i vostri figli saranno così), fino a che vi alzerete il sabato mattina e uscirete con la pioggia, fino a che comprerete queste c@#+o di bici che non servono a niente di preciso ci sarà il freeride. Fatta questa romantica premessa vi racconto una piccola storiella per dire ciò che volevo dire dall’inizio. Un paio d’anni fa scrissi ad un noto redazionale di mtb per chiedere cosa ne pensassero di queste bicione da enduro dalle grandi escursioni e dall’anima discesistica, loro mi risposero che ero un drogato, scemo e che era solo una cosa passeggera. Oggi posso dire con orgoglio che si erano sbagliati (non su tutto eh) infatti ad oggi sempre più vedo marchi che spingono bici da freeride chiamandole super enduro, sia marchi famosi che nicchia, volete degli esempi? Partiamo dalle bici più sconosciute e arriviamo a marchi famosi- la prima che cito è una bici tamarra ossia la X18 della 66SICK, poi come non citare la ancora più tamarra edison evo della BIONICON, le LITEVILLE sia la 601 che la 901, ROTWILD con la r.g1 fs, DARTMOOR e la nuova wish 2015, NS BIKE con la soda, ROSE con la soulfire, CUBE con la nuova fritzz 2015 e per ultima
SPECIALIZED con l’enduro evo di cui non mi stancherò mai di dire che si pedala porca miseria! E pure bene! Ci sarebbe anche la capra di YT industries che nacque quando ancora c’era la wicked che copriva il segmento enduro con 155mm e una geometria più pedalabile della capra, ma vabbè ringrazio chi non mi ha letto perché così facendo non ha contratto la mia senilità, purtroppo per tutti gli altri, soprattutto chi condivide questo pensiero, devo dirvi che siete scemi come me, ma a me mi piace essere scemo e in quanto scemo a ME MI lo posso dire, shiao.