Discussione sui bike park (con qualche variante)

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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Little Eagle

Biker superis
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ora mi rammarico nel leggere che se si sale pedalando e si scende su percorsi tracciati non si parli di AM, anche perchè mi chiedo "cosa si intende per tracciati"?

Poichè anche la mtb non è esente da impatto ambientale, il passaggio ripetuto delle ruote crea un "tracciato". Per questo è necessario non uscire dai tracciati già esistenti o appositamente predisposti per non compromettere la natura e la stabilità del suolo (salvo rare eccezioni dove il suolo manca, come ad esempio uno scivolo di roccia).

Condivido l'utilità di "incasellare" le discipline secondo un ordine che giova al forum (quindi a tutti noi), ma non ne comprendo fondamenta, fine ed aautorità nel definire "cosa sia cosa" al di fuori di tali necessità organizzative (da me, ribadisco, pienamente condivise).

AM è la più ampia, soggettiva, intrigante, libera, "autoctona" interpretazione del rapporto biker/montagna... la lascerei libera dalle briglie ed aperta ad ogni opportunità intepretativa... ovviamente escludendo cronometro e depilazione.

Incasellare le discipline è importante. I fondamenti li puoi trovare nella legislazione regionale piemontese citata da kikhit.
Si tratta di una netta suddivisione tra attività ludico-sportive ed escursionistiche. Non si parla di DH, XC, AM o altro. Si tratta del modo di comportarsi.
Regola che poi banalmente discende dal Codice della Strada: chi vuol fare le corse in auto o intende divertirsi con evoluzioni varie o va in circuito o attende che la strada sia chiusa per una manifestazione sportiva (rally, cronoscalata o altro). Sulle strade aperte al traffico ci si attiene al CdS e non si fanno gare né evoluzioni.
Quindi i bike parks sono i luoghi dove si possono praticare attività ludiche o ci si può misurare con il cronometro; le gare di DH o XC si fanno solo nei momenti e nei luoghi appositamente indicati. In tutti gli altri casi si rispettano regole per la salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza degli altri.
In questo senso è giusto dire che si può fare DH senza guardare al cronometro.
Però in questo senso è altrettanto vero che è sbagliato affermare che AM è la più ampia, soggettiva, intrigante, libera, "autoctona" interpretazione del rapporto biker/montagna... da lasciare libera dalle briglie ed aperta ad ogni opportunità intepretativa. O meglio: se parli di libertà di esplorazione (sotto un profilo culturale, psicologico), sono d'accordo con te. Se invece intendi libertà di azione, permettimi qualche perplessità. La montagna non è tua, la condividi con altri e ogni rapporto sociale è inevitabilmente soggetto a regole. Vale sempre il vecchio aforisma che la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri.
 
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DOGO

Biker delirius tremens
13/7/05
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Incasellare le discipline è importante. I fondamenti li puoi trovare nella legislazione regionale piemontese citata da kikhit.
Si tratta di una netta suddivisione tra attività ludico-sportive ed escursionistiche. Non si parla di DH, XC, AM o altro. Si tratta del modo di comportarsi.
Regola che poi banalmente discende dal Codice della Strada: chi vuol fare le corse in auto o intende divertirsi con evoluzioni varie o va in circuito o attende che la strada sia chiusa per una manifestazione sportiva (rally, cronoscalata o altro). Sulle strade aperte al traffico ci si attiene al CdS e non si fanno gare né evoluzioni.
Quindi i bike parks sono i luoghi dove si possono praticare attività ludiche o ci si può misurare con il cronometro; le gare di DH o XC si fanno solo nei momenti e nei luoghi appositamente indicati. In tutti gli altri casi si rispettano regole per la salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza degli altri.
In questo senso è giusto dire che si può fare DH senza guardare al cronometro.
Però in questo senso è altrettanto vero che è sbagliato affermare che AM è la più ampia, soggettiva, intrigante, libera, "autoctona" interpretazione del rapporto biker/montagna... da lasciare libera dalle briglie ed aperta ad ogni opportunità intepretativa. O meglio: se parli di libertà di esplorazione (sotto un profilo culturale, psicologico), sono d'accordo con te. Se invece intendi libertà di azione, permettimi qualche perplessità. La montagna non è tua, la condividi con altri e ogni rapporto sociale è inevitabilmente soggetto a regole. Vale sempre il vecchio aforisma che la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri.

Perdonami, ma mi pare evidente il fatto che parlassi di "libertà nel godersi la bici senza vincoli di definizione" e che non intendessi libertà antagonista all'educazione ed il rispetto sociale.

Sarei un folle se pensassi che tutte le discipline, tranne l'AM, fossero soggette a vincoli civili e razionali. Di certo non intendevo che chi pratica AM abbia una wild card per comportarsi come meglio creda... sono piuttosto attonito...
Pare quindi ovvio (non credevo fosse necessario sottolinearlo) che per libertà non intendessi: libero di derapare contro delle vecchiette, libero di droppare nei giardini della gente, libero di passare su un terreno privato, libero di tassellare boschi o aree protette... ossia libero di pensare ai soli miei interessi, limitando la libertà altrui (tutetala civilmente, peraltro).

Se dobbiamo partire dall'originaria condivisioni di queste che, per me, sono regole che vanno oltre il "buon vivere la bici", allora siamo proprio all'era della pietra in termini di dialogo e confronto.

E' ovvio che se ho un numero su un manubrio da 760mm, una pettorina, un cronometro stia praticando DH competitiva. Uguale se ho tutte le protezioni e mi lancio a missile su un tracciato.

E' ovvio che se ho un numero ed una biga da 10kg, stia praticando XC competitivo.

IMHO non è tanto ovvio (ecco qui il mio personale disappunto nei confronti degli incasellamenti) il fatto che se salgo a pedali, e scendo su un tracciato, non stia praticando AM. Ma temo si finisca OT e credo non porti valore al 3D.
 
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Modus In Rebus

Biker popularis
24/2/10
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Quello dei sentieri è un bel problema.
Per poter passare da un posto ad un altro il sentiero serve, e se non lo si fa con pale o con le ineleganti ruspe, si forma comunque per via del calpestio di piedi e rotolio di gomme, ma prende una forma irregolare ed indecorosa.
Ora: tracciare sentieri nuovi serve se c'è il bisogno di andare in posti nuovi in modi nuovi.
Io faccio discesa da poco, ma mi è evidente che i bike park servono a gasare la libidine di chi cerca velocità e traiettorie estreme. Per la discesa tecnica, lenta e riflessiva ci sono mulattiere in abbondanza che, però, a loro volta, sono state tracciate a costo dello stesso scempio e delle stesse ferite.
Il distinguo che si può fare è tra il bisogno "genuino" di portare le bestie al pascolo che determina la mulattiera ed il bisogno "artificiale" di fare salti e paraboliche.
Tuttavia la montagna genuina è un sistema morente, affossato dalla tendenza all'inurbaqmento e dall'universalità del lavoro computerizzato. Oggi in alpeggio con le bestie ci stanno i rumeni e i marocchini, perchè noi abbiamo rinnegato il nostro legame con la natura e lo sbolognamo come lavoro infimo alle categorie che consideriamo infime.
Il punto è che non c'è nessun altro sentiero da tracciare se non quello del Downhill, lo dimostra il fatto che le mulattiere cadano progressivamente in stato di abbandono
Da un lato il gravity permette alle comunità montane di sopravvivere portando qualche soldo in più durante la stagione estiva. Dall'altro ne aggrava la crisi di identità recando, come lo sci, masse di gitanti che non assaporano la maestà della montagna, ma fruiscono le facility del divertimento. Questo secondo le modalità fissate dalle industrie di bici e di abbigliamento tecnico che con le fini perifrasi psicologiche del marketing sanno modulare il consumo e quindi il comportamento entro gli interessi del profitto.
A margine di questo tipo umano esistono i discesiti, in bici e in sci, "mistici" che vivono con trasporto la montagna e che sono il manipolo di eroici scalmanati che hanno inventato e perpetuano il freeride.
Ciò detto, credo che il danno prodotto dal sentiero sia il sintomo di un male più ampio, ci si dovrebbe invece preoccupare dell'inclusione tout court della montagna, prima marginalmente interessata, nel sistema di mercato e valori che ci ammala in città.
 

Little Eagle

Biker superis
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Quello dei sentieri è un bel problema.
Per poter passare da un posto ad un altro il sentiero serve, e se non lo si fa con pale o con le ineleganti ruspe, si forma comunque per via del calpestio di piedi e rotolio di gomme, ma prende una forma irregolare ed indecorosa.
Ora: tracciare sentieri nuovi serve se c'è il bisogno di andare in posti nuovi in modi nuovi.
Io faccio discesa da poco, ma mi è evidente che i bike park servono a gasare la libidine di chi cerca velocità e traiettorie estreme. Per la discesa tecnica, lenta e riflessiva ci sono mulattiere in abbondanza che, però, a loro volta, sono state tracciate a costo dello stesso scempio e delle stesse ferite.
Il distinguo che si può fare è tra il bisogno "genuino" di portare le bestie al pascolo che determina la mulattiera ed il bisogno "artificiale" di fare salti e paraboliche.
Tuttavia la montagna genuina è un sistema morente, affossato dalla tendenza all'inurbaqmento e dall'universalità del lavoro computerizzato. Oggi in alpeggio con le bestie ci stanno i rumeni e i marocchini, perchè noi abbiamo rinnegato il nostro legame con la natura e lo sbolognamo come lavoro infimo alle categorie che consideriamo infime.
Il punto è che non c'è nessun altro sentiero da tracciare se non quello del Downhill, lo dimostra il fatto che le mulattiere cadano progressivamente in stato di abbandono
Da un lato il gravity permette alle comunità montane di sopravvivere portando qualche soldo in più durante la stagione estiva. Dall'altro ne aggrava la crisi di identità recando, come lo sci, masse di gitanti che non assaporano la maestà della montagna, ma fruiscono le facility del divertimento. Questo secondo le modalità fissate dalle industrie di bici e di abbigliamento tecnico che con le fini perifrasi psicologiche del marketing sanno modulare il consumo e quindi il comportamento entro gli interessi del profitto.
A margine di questo tipo umano esistono i discesiti, in bici e in sci, "mistici" che vivono con trasporto la montagna e che sono il manipolo di eroici scalmanati che hanno inventato il freeride.
Ciò detto, credo che il danno prodotto dal sentiero sia il sintomo di un male più ampio, ci si dovrebbe invece preoccupare dell'inclusione tout court della montagna, prima marginalmente interessata, nel sistema di mercato e valori che ci ammala in città.

Occorre tenere presente la differenza tra sentiero/mulattiera e pista. La viabilità storica montana deve essere rispettata e non può essere utilizzata per scopi ludici. Se la montagna si sta spopolando e mutano le economie locali, non per questo siamo autorizzati a cambiarne le destinazioni d'uso. La montagna è un bene comune e nessuna categoria può appropriarsene arbitrariamente.
Con questo non dico che dobbiamo mantenere lo status quo e fossilizzarci nel passato: le nuove esigenze richiedono nuovi tracciati. Le piste agro-silvo-forestali (tanto apprezzate dai biker, ci permetteno di pedalare fino in quota) sono nate per adeguarsi alla "modernità" (dal mulo al fuoristrada). Le piste da sci, che d'estate possono diventare bike parks, sono nate per soddisfare il desiderio di divertimento della "nuova" società.
Creare una nuova pista per dh va bene, purché sia fatta nei luoghi adatti e autorizzati allo scopo. Utilizzare o trasformare un sentiero "antico" per farne un tracciato di dh: questo no, non mi trova affatto d'accordo.
 
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Modus In Rebus

Biker popularis
24/2/10
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Sono d'accordo con te, Little Eagle. Le mulattiere hanno un valore storico e non vanno toccate. Ma nemmeno in punta di gomme? ;-)
Per le piste da DH, credo che l'impatto ambientale sia tollerabile. Al bosco fa poca differenza se ammucchi la terra un pò qui e un pò la. Ovviamente va fatto in modo coscienzioso e non nascondo che i sentieri, appena tracciati, sono bruttini e serve qualche stagione perchè l'erba ricresca sugli argini delle parabole.
Tutto sta nel fare in modo che il discesista ami tanto il tracciato quanto la montagna.
Come è già stato detto la MTB può avvicinare alla natura. A volte temo che nel DH ci sia più interesse verso la bici, l'attrezzatura e l'abbigliamento che verso l'ambiente. E mi sembra che sia in questa direzione che spingono le grandi aziende.
Se il pubblico fosse lievemente più critico verso l'intrattenimento che gli viene somministrato i problemi sarebbero subito tutti risolti.
Io ho girato prali, sauze e bardonecchia e non saprei eccepire sulla realizzazione di nessun sentiero. Se ho da ridire è sugli schiamazzi di pochi. E se mi si consente una considerazione antropologica, tutti cinquantenni dalla personlità coronarica.
Ricordiamoci che il freerider, e anche il downhiller, sono i tipi che ti aiutano a riparare quando fori, che ti regalano la birra e che dormono abbracciati alla bici nel parcheggio degli impianti. Si tratta solo di sponsorizzare questa immagine del discesista a sfavore del maniaco della velocità.
 

Little Eagle

Biker superis
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Sono d'accordo con te, Little Eagle. Le mulattiere hanno un valore storico e non vanno toccate. Ma nemmeno in punta di gomme? ;-)
Per le piste da DH, credo che l'impatto ambientale sia tollerabile. Al bosco fa poca differenza se ammucchi la terra un pò qui e un pò la. Ovviamente va fatto in modo coscienzioso e non nascondo che i sentieri, appena tracciati, sono bruttini e serve qualche stagione perchè l'erba ricresca sugli argini delle parabole.
Tutto sta nel fare in modo che il discesista ami tanto il tracciato quanto la montagna.
Come è già stato detto la MTB può avvicinare alla natura. A volte temo che nel DH ci sia più interesse verso la bici, l'attrezzatura e l'abbigliamento che verso l'ambiente. E mi sembra che sia in questa direzione che spingono le grandi aziende.
Se il pubblico fosse lievemente più critico verso l'intrattenimento che gli viene somministrato i problemi sarebbero subito tutti risolti.
Io ho girato prali, sauze e bardonecchia e non saprei eccepire sulla realizzazione di nessun sentiero. Se ho da ridire è sugli schiamazzi di pochi. E se mi si consente una considerazione antropologica, tutti cinquantenni dalla personlità coronarica.
Ricordiamoci che il freerider, e anche il downhiller, sono i tipi che ti aiutano a riparare quando fori, che ti regalano la birra e che dormono abbracciati alla bici nel parcheggio degli impianti. Si tratta solo di sponsorizzare questa immagine del discesista a sfavore del maniaco della velocità.

Concordo su ogni parola!
Le mulattiere storiche sembrano fatte apposta per la mtb, sono il nostro miglior terreno. Da parte nostra è richiesto il massimo rispetto: una guida pulita e coscienziosa, che non smuova le pietre e non alteri il fondo, è compatibile. Altrimenti rischiamo di danneggiare un percorso che ha superato decenni, talora persino secoli di storia, che chi è passato prima di noi ha rispettato e ci permette di percorrere. Se lo trattiamo male, perchè abbiamo a cuore solo la scarica di adrenalina, rischiamo di interrompere questo filo magico e meraviglioso della storia e della cultura montana.
Poi - a mio parere - hai colto nel segno il problema: la bici è un mezzo per frequentare la montagna. Invece per qualcuno la montagna è uno strumento per divertirsi. Ma la montagna non è un luna park, non può essere "usata", è piuttosto un ambiente da amare e rispettare. Indipendentemente dal tipo di bici o dalle protezioni che indossi. Non è l'abito che fa il monaco.
 

AlfA'

Biker incredibilis
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non ho letto tutto il 3ead, e di questo mi scuso in anticipo nel caso l' argomento sia già stato sollevato.

Al di là dell' argomento del 3ead, mi colpisce particolarmente l' incapacità di esulare da un ottica orientata esclusivamente alla mtb......

Nel 3ead della valla del singol un percorso è stato "pedanalizzato" e si grida allo scempio.

di qua si ruspa ex-novo un bosco e visto che è un bel lavoro ( dal punto di vista della mtb) allora tutto a posto......:nunsacci::nunsacci::nunsacci:
 

sembola

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una nera e l'altra pure
non ho letto tutto il 3ead, e di questo mi scuso in anticipo nel caso l' argomento sia già stato sollevato.

Al di là dell' argomento del 3ead, mi colpisce particolarmente l' incapacità di esulare da un ottica orientata esclusivamente alla mtb......

Nel 3ead della valla del singol un percorso è stato "pedanalizzato" e si grida allo scempio.

di qua si ruspa ex-novo un bosco e visto che è un bel lavoro ( dal punto di vista della mtb) allora tutto a posto......:nunsacci::nunsacci::nunsacci:

Non tutto è bianco o nero.

Un bike park è un ambiente prevalentemente artificiale, realizzato per uno scopo ben preciso e, si spera, in maniera da minimizzare l'impatto sull' ambiente sia lì che altrove.

Nell' altro caso siamo in presenza di un lavoro realizzato senza alcun motivo apparente ed in modo probabilmente errato dal punto di vista tecnico, che spiana un sentiero creato dall' interazione tra uomini, animali e natura nei decenni se non nei secoli.
 

marzia

Modera_i_tour?
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non ho letto tutto il 3ead, e di questo mi scuso in anticipo nel caso l' argomento sia già stato sollevato.

Al di là dell' argomento del 3ead, mi colpisce particolarmente l' incapacità di esulare da un ottica orientata esclusivamente alla mtb......

Nel 3ead della valla del singol un percorso è stato "pedanalizzato" e si grida allo scempio.

di qua si ruspa ex-novo un bosco e visto che è un bel lavoro ( dal punto di vista della mtb) allora tutto a posto......:nunsacci::nunsacci::nunsacci:

beh, se un sentiero è percorribile in mtb, normalmente lo è anche a piedi...
poi, a mio avviso c'è anche una bella differenza fra percorsi che hanno anche un valore storico e culturale (e quindi andrebbero preservati con caratteristiche tanto più affini a quelle originarie) e pistini ad hoc realizzati appositamente per la pratica di uno sport, che in fondo mi pare siano più legati al concetto "pista da sci", da bob o da quant'altro..
 

maurizio62

Biker tremendus
18/5/08
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Ualtellina
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Personalmente non sono contrario ai bike park a prescindere, però c'è modo e modo di fare le cose (questo senza voler insinuare che a Madesimo le stiano facendo male, dato che tre foto in croce non dicono molto).

Il Gravity di Talamona insegna: pulizia e segnalazione dei sentieri esistenti, salti e drop costruiti A MANO e con materiale reperito sul posto....
Simone e company non si arricchiranno certo.... ma noi pedaliamo nella Natura e non su di un ottovolante...:medita:
 

Malin

Biker urlandum
17/5/07
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...
Però in questo senso è altrettanto vero che è sbagliato affermare che AM è la più ampia, soggettiva, intrigante, libera, "autoctona" interpretazione del rapporto biker/montagna... da lasciare libera dalle briglie ed aperta ad ogni opportunità intepretativa. O meglio: se parli di libertà di esplorazione (sotto un profilo culturale, psicologico), sono d'accordo con te. Se invece intendi libertà di azione, permettimi qualche perplessità. La montagna non è tua, la condividi con altri e ogni rapporto sociale è inevitabilmente soggetto a regole. Vale sempre il vecchio aforisma che la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri.



La libertà uno la deve avere in testa. E' l'unica che conta,è l'unica che si può definire tale. Vengo dal cicloturismo e mi sto avvicinando(con fatica :-)) all'AM. Per me libertà è perdere quei 20 sec per decidere se prendere il sentiero di destra o quello di sinistra. Sperando che la scelta non porti troppo fuori rotta,ma anche se fosse,chi se ne frega. Faccio veramente fatica,limite mio eh, a considerare libertà velocità più alte perchè qualcuno ha studiato e messo in opera un tracciato atto a questo. Di più,ti "portano" in cima,scendi,ti portano in cima,scendi,ti portano in cima,scendi e così via.
Mi sembra l'equivalente nel nostro sport della pesca sportiva.

Detto questo la mia è solo una considerazione e,anche se non ci sono riuscito pienamente,assicuro non vuole essere un giudizio su chi frequenta bike park et similia.
 

Fra#42

Biker forumensus
15/9/09
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alba, CN
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piccola considerazione su una mia esperienza personale: FassaBike, già tirata in ballo prima. io ho auto la fortuna di vedere il park al pecol/belvedere sia dal col dei rossi che dal col rodella; bene, vi giuro che in quell'enorme groviglio di impianti fermi, le tracce sono solo l'ultimo dei problemi; che poi le fettucce eccetera siano un cazzotto in faccia ok, lo dico pure io, ma riflettiamo un po': in una zona dove alcuni impianti girano comunque anche d'estate, non vale la pena di valorizzarli ulteriormente con due tracciati che cmq vengono creati su piste invernali, senza arare boschi, spianare monti ecc.?

quindi il park non è, secondo me, opera del male assoluto, come non lo sono i DHillers (perchè bisogna sempre insultarsi per la disciplina che si pratica? se a uno piace solo scendere avrà il diritto di farlo, così come uno che si gusta i suoi n-mila metri di dislivello positivo in mezzo al nulla avrà il diritto a farlo), ma può essere inteso anche come un modo per 'valorizzare' (prendete con le molle questo concetto...) impianti e piste, che impatterebbero comunque, in estate, facendo girare un po' l'economia di stazioni che solitamente vivono di sci puro... (dolomiti escluse, ovvio!)

poi ovvio che se vogliamo sigillare la montagna ai pochi 'eletti' (tra cui spero di essere compreso...) per preservarla da qualsiasi cosa beh...così sfioriamo l'utopia!

tutto of course IMHO
o-o
scusate se ho scritto male e in modo poco comprensibile, ma la stanchezza...
 
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dieguito

Biker tremendus
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far west
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ciao perse,
noi oggi abbiamo sbancato, tagliato alberi per aprire una nuova traccia del park di bardonecchia... bosco non gestito da decenni, frassini e noccioli cresciuti a casaccio, larici soffocati, un casino di spazzatura sommersa da mezzo metro di sfasciume... forse non sarà tanto "naturale" e a te apparirà come uno stupro del bosco
a me guardando le foto della spazzatura viene voglia di "tirare le orecchie" al vecchio gestore del bar sopra al bosco, decine di latte di olio di semi vari esausto scaricate, una sedia di plastica anni '70 e centinaia di bottiglie (le schegge di vetro sono fatali alle bestie che mangiano erbetta, manco la radiografia in emergenza li salva), senza contare i sacchi di plastica oramai secchi che si sbriciolano... se non avessimo iniziato i lavori per rinnovare il park, tutta quella merda sarebbe rimasta lì a far altri danni
ps: ricordo ancora con disgusto il sacco della spazzatura che nel 2010 avevo raccolto allo jafferau... solo vicino al percorso della vecchia granfondo e solo confezioni di barrette energetiche per pedalatori depilati in tutina aderente... ovviamente della freeride marathon non trovi neanche un cm di fettuccia vecchia
ciao
 

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ZioTeddy

Biker grossissimus
29/8/08
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ciao perse,
noi oggi abbiamo sbancato, tagliato alberi per aprire una nuova traccia del park di bardonecchia... bosco non gestito da decenni, frassini e noccioli cresciuti a casaccio, larici soffocati, un casino di spazzatura sommersa da mezzo metro di sfasciume... forse non sarà tanto "naturale" e a te apparirà come uno stupro del bosco
Scusami, potresti spiegarmi cosa intendi x "bosco non gestito da decenni, frassini e noccioli cresciuti a casaccio, larici soffocati, un casino di spazzatura sommersa da mezzo metro di sfasciume...":nunsacci:.... solo mia curiosità.... Grazie!:celopiùg:
 

fabbio89

Biker ultra
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Uncle jimbo
secondo me bisogna distinguere da quello definito "stupro del bosco" a renderlo agibile...perché si può fare pulizia da sporcizia (purtroppo ce né sempre di più) e radici, foglie ecc...senza comunque perdere la bellezza di fare un uscita in mezzo alla natura; io sostengo che con il piccolo contributo di tutti si potrebbe fare molto per rendere le cose migliori. Purtroppo esistono anche persone incivili, l'azione di uno danneggia la passione e gli sforzi di molti
 

dieguito

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Scusami, potresti spiegarmi cosa intendi x "bosco non gestito da decenni, frassini e noccioli cresciuti a casaccio, larici soffocati, un casino di spazzatura sommersa da mezzo metro di sfasciume...":nunsacci:.... solo mia curiosità.... Grazie!:celopiùg:
gestire un bosco significa tagliare le piante che crescono storte, pulire il sottobosco, renderlo utilizzabile anche dalle vacche o dalle capre, non accumulare legname che marcirà e si trasformerà in un inoculo di malattie, controllare i criminali che lasciano le lastre di eternit in giro, usarlo... un bosco bello non è un'entità aliena piovuta dal cielo, è il risultato dell'intervento anche pesante dell'uomo, ma soprattutto di una presenza umana costante... anche un bike park è una fonte di reddito
 

ZioTeddy

Biker grossissimus
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gestire un bosco significa tagliare le piante che crescono storte, pulire il sottobosco, renderlo utilizzabile anche dalle vacche o dalle capre, non accumulare legname che marcirà e si trasformerà in un inoculo di malattie, controllare i criminali che lasciano le lastre di eternit in giro, usarlo... un bosco bello non è un'entità aliena piovuta dal cielo, è il risultato dell'intervento anche pesante dell'uomo, ma soprattutto di una presenza umana costante... anche un bike park è una fonte di reddito
Che un Bike Park sia una fonte di reddito non è che ci voglia uno scienziato per capirlo, ma che il bosco vada gestito (a meno chè non si tratti di recuperare boschi ceduati o tratti di esso dove l'uomo ci ha già messo le mani) questa è una emerita cavolata: le piante storte sono struturate in modo tale da risultare forti quanto le dritte, mettendo legno di rinforzo sulle radici, sul fusto e sulle parti aeree così poi per non schiantarsi al suolo; il legname al suolo che marcisce serve per tutta l'attività biotica e microbiotica che fà muovere e crescere il bosco stesso! Sull'eternit e su tutto quello che è estraneo al bosco, mi trovi in accordo. Un bosco bello non è affatto un posto dove una antropizzazione medio-forte cambia la struttura stessa del bosco... un bosco bello è il frutto di migliaia di anni di cambiamenti da parte della natura (e solo della natura) e che mantiene la sua diversità (biodiversità).
Sono molto contento (e ti stimo per questo) che avete cavato via il merdaio che hanno buttato a valle, ma sul resto credimi sono in forte disaccordo...
 

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gestire un bosco significa tagliare le piante che crescono storte, pulire il sottobosco, renderlo utilizzabile anche dalle vacche o dalle capre, non accumulare legname che marcirà e si trasformerà in un inoculo di malattie...
Che le piante crescano storte e che quando cadono per il vento poi marciscano mi sembra una cosa perfettamente naturale e normale. Mi suona tanto come mettere le mutande agli indigeni che hanno sempre vissuto ignudi.

... controllare i criminali che lasciano le lastre di eternit in giro...
Immagino, visto che il privato cittadino non ha alcun potere di nessun tipo e che la bonifica è un'operazione complessa, pericolosa e costosa. :omertà:

usarlo... un bosco bello non è un'entità aliena piovuta dal cielo, è il risultato dell'intervento anche pesante dell'uomo, ma soprattutto di una presenza umana costante...
E chi l'ha detto? Il bosco, bello o brutto che sia, può essere il risultato dell' interazione con l'uomo, ma anche no. Non è scritto da nessuna parte che un bosco debba essere "gestito", perlomeno non prima di aver chiarito quali siano le linee guida ed i limiti delle azioni da porre in atto.


anche un bike park è una fonte di reddito
Permettimi di dubitare fortemente. Neppure le stazioni sciistiche sono in grado di produrre reddito, senza gli enormi contributi regionali nessuna società sarebbe in grado di mantenere aperti gli impianti, figuriamoci i bike park.

Ci sarebbe poi da discutere sulla manichea distinzione tra freerider corretti e depilati zozzoni, ma sarà meglio soprassedere.
 

Classifica mensile dislivello positivo