io so che la manutenzione di sentieri & co. è fatta da volontari, dal CAI e da qualche associazione.
In 15 anni in giro per la Toscana (per lavoro e non) non ho mai incontrato ne volontari ne associazioni che si occupassero della manutenzione dei sentieri (in aree
non protette); al contrario ho visto moltissimi cacciatori che svolgevano tali compiti. In alcune provincie hanno addirittura un libretto personale con i "compiti" assegnati da svolgere nel corso dell'anno per avere diritto al rinnovo della licenza.
non credo che senza di loro ci sarebbe tutta questo degrado, resta poi da stabilire cosa si intende per degrado...
Se vuol dire più animali allo stato brado ed il 10% in meno di percorsi non credo sia una tragedia.
Per degrado intendo quella situazione di abbandono e di incuria cui versano tante zone cosiddette naturali e che naturali non lo sono per nulla (per quanto è stato invasivo l'intervento umano) come zone agricole demaniali lasciate incolte, pascoli esauriti ed abbandonati, boschi una volta utilizzati per la raccolta delle castagne piuttosto che della legna che sono bruciati in poche ore, vegetazione riparia e siepi estirpate dalle pratiche agricole più disinvolte, aree umide costiere interrate per incuria o per dolo, e così via. Nelle regioni in cui è molto forte la presenza di cacciatori e in cui si è affermata una "tradizione" di gestione del territorio, situazioni sopra descritte sono molte meno che in passato e sono molte meno che in regioni in cui "il cacciatore" non partecipa attivamente alla gestione del territorio, o lo fa molto meno.
Quanto alla presenza della fauna, nelle regioni, o meglio, nelle provincie in cui i cacciatori partecipano attivamente alla gestione faunistica, unitamente ad una politica di ripopolamento e di controllo delle popolazioni, si sta assistendo se non ad un aumento, per lo meno a una non-diminuzione di presenza di fauna selvatica. Faccio un esempio concreto: se in provincia di Siena (dove ho lavorato), in un solo Ambito Territoriale di Caccia esistono 7 zone di ripopolamento e 8 zone di rispetto venatorio, vuol dire che gran parte di quel territorio, che altrimenti resterebbe privo di alcuna protezione ambientale specifica, ha delle persone (cacciatori) che si dedicano ai miglioramenti ambientali, alle colture "a perdere" destinate alla alimentazione della fauna selvatica, ai censimenti per stabilire la numerosità delle popolazioni di selvatici, alla vigilanza per il rispetto dei calendari e delle zone di caccia. Senza contare la collaborazione con ricerche scientifiche mirate proprio al miglioramento delle condizioni ambientali e al ripristino dell'equilibrio delle popolazioni di fauna selvatica. Considera che in una zona destinata al ripopolamento (per esempio) di fagiani, non solo è vietata la caccia, ma sono obbligatorie tutta una serie di azioni di miglioramento ambientale, di gestione e di controllo che finiscono per giovare anche ad una moltitudine di specie, dal capriolo alla donnola, dalla lepre al fringuello, dal tasso all'allocco.
Naturalmente non è tutto così "bello" e facile, ci sono ovviamente problemi e difficoltà, ma come sarebbe la situazione senza un movimento venatorio forte e presente?
Una ultima cosa e poi smetto: la Regione Toscana, poco più di tre anni fa, in un convegno mostrò forte preoccupazione perché la diminuzione di cacciatori nei prossimi (di allora) dieci anni avrebbe comportato una drastica diminuzione dei fondi destinati alla gestione degli ambienti naturali al di fuori di aree protette (oasi, riserve e parchi). Fa pensare, non credi?
Ripeto, a me la caccia come "sport" non piace, ma al momento resta comunque una risorsa importante per la gestione ambientale.
Poi possiamo anche discutere sul fatto che uno stato "moderno" non dovrebbe aver bisogno di ricorrere al paradosso di rivolgersi ai cacciatori per proteggere la fauna e l'ambiente e che dovrebbe comunque trovare le risorse economiche per una corretta gestione ambientale... ma andremmo in profondo OT.