In attesa di reportage fotografico due righe per raccontare l'evento
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Trascurando le peripezie del sottoscritto che nell'ordine: dimentica il casco ed i guanti in garage e se ne accorge quando in macchina del nik con Lucio s'era finito di far benzina e si partiva; si devia verso casa per raccattare il dimenticato e ..... avevo le chiavi di casa in macchina che era rimasta al'euronics; sveglio la moglie col campanello (suonato 3 volte per riuscire a farsi aprire); il resto ve lo lascio immaginare
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Al fine si parte e dopo 3 ORE di macchina per una strada di m#@@#a tutta curve che mi rovina lo stomaco per tutto il giorno finalmente siamo a Fanano, ritrovo con i senesi (Sembola e Paolino (l'-ino è un eufemismo essendo una bestia di 2 metri per 100 e rotti kg che pedala un suv)) e alle 10.15 si parte sui pedali.
E iniziano i dolori perchè, passato l'euforia della partenza, si inizia una lunga salita su asfalto, per un pezzo, poi su strada bianca che, tolti un paio di strappetti, non presenta particolari degni di nota; in pratica dopo una oretta e mezzo di questo andazzo comincia a serpeggiare nel mio animo (e non solo nel mio) qualche perplessità per la giornata.
Un lungo passaggio in uno dei tanti boschi oggettivamente spettacolari e suggestivi, due o tre discesine divertenti e altrettanti passaggi tecnici in salita, che però pesano come un pizzichino di sale in una teglia di patate lesse, ci portano alla pausa pranzo.
Qui la prima piacevole sopresa (soprattutto per Lucio che aveva lasciato i panini in macchina
), si trova un rifugio aperto e scatta l'operazione gambe sotto il tavolo, cosa che come tutti sapete al botolo fa svoltare in un attimo la giornata. La pausina diventano circa due ore di chiacchiere
e minchiate
e poi si decide di ripartire.
E qui, a occhio credo che eravamo poco oltre un terzo del giro completo, la cosa prende tutta un'altra piega. Sarà stato il vino, il poco ossigeno per la quota (che sfiorerà i 1800 m), l'aspetto un pò lunare visto che pedalavamo in mezzo alle nuvole, ma tutto appare più interessante, salite e discese diventano molto più coinvolgenti fino al lago Scaffaiolo dove inizia la seconda parte del giro, quello che ti fa dire: "la cosa vale il prezzo del biglietto pagato". Le ultime rampe di salita dopo la croce arcana sono molto piacevoli e poi una lunga (alla fine ad occhio dovrebbero essere oltre due ore), ininterrotta ed incredibilmente variegata discesa per circa 1200 mt di dislivello
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Quello che mi ha entusiasmato è stata la varietà di difficoltà tecniche affrontate, da tratti ripidi e strettissimi in alta quota, che richiedevano sangue freddo ed equilibrio, a tratti boschivi velocissimi; da pietraie insidiosissime stile monachine, ad una serpentina che taglia in verticale il bosco con tornanti ed up and down stile cinghiale; e tutto per una ora e mezza buona ed ininterrotta sulla sella
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Per non parlare delle scenografie che ti accompagnavano; dalla tundra di mirtilli rosso ruggine, al bosco oramai autunnale, dalla totale esposizione ai crinali in alta quota ai tunnel tra i rami ancora verdi in valle.
Naturalmente noi a scendere ci s'è messo moooolto di più perchè tra set fotografici del gove che se fatto un mazzo tanto in su ed in giù per cercare di immortalarci, la pause per ricompattare il gruppo, le pause per sparare le solite 4 c#@@#e che non possono e non devono mancare mai, le pause tecniche per forature, stallonamenti, svalvolamenti, ecc. (s'è finito la camere di ricambio disponibili e forse è avanzato un co2 si e no) ci siamo ritrovati alle macchine alle 7 la sera
, pronti per affrontare le altre 3 ore di macchina per il ritorno
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Per dare una misura dell'impegno richiesto dalla seconda metà del giro alla fine serà tutti con le braccia rotte e i dolori alle mani aggrappate ai
freni.
Il brutto di fare questi giri è che quando torni a poti o lignano ti sembrerà di pedalare in cortile
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