Appesa via in una galleria di ricordi una nuova opera d'arte: un quadretto di montagna.
Lo spunto per la discesa di sabato mi è venuto dopo aver visto il video di Lorenzo con gli OnIce. Il sentiero in questione mi manca e non mi dispiacerebbe andare a provarlo. Scrivo una letterina a Babbo Orma che subito si mette al lavoro, con l'assistenza di simpatici folletti per accontentare i suoi amici BdB. La traccia è pronta in un attimo e l'annuncio ufficiale sul forum arriva poco dopo...
Dario, GFavier, Demon.box, Mauro ed il sottoscritto gli avventurosi di sabato. Milzo glissa sull'evento in maniera sospettosa... con un'improbabile scusa "il giro che avete intenzione di fare è fuori dalla mia portata". Ma cosa mi dici mai. Qui c'è sotto qualcosa... ed infatti... COMPLIMENTI!
Poi arrivano gli atteggiamenti di falsa modestia:
Dario: "el farò tot a pè"
GFavier: "io mi farò calare dalla terrazza, imbragato con le corde fino a valle"
Mauro: "io non porto neanche il casco, e vengo con la
brompton così prima della discesa la impacchetto e la metto nello
zainù"
Demon.box: "io nello
zaino metto il parapendio così mi lancio dalla terrazza, che è più sicuro"
Perse: "mi è venuto improvvisamente un forte mal di pancia, vado a prendere un pacchetto di sigarette e torno"
Messa da parte la paura per il sentiero 201, sabato mattina partiamo per un bel girone BdB, consapevoli del fatto che prima della ciliegina ci sono parecchi strati di pan di spagna, una farcitura da leccarsi i baffi e panna montata a volontà. Iniziamo con un tratto di trasferimento su asfalto, con lo sguardo rivolto al male dei nostri tempi, il cemento, che avanza senza tregua, inghiottendo i bei paesini che si affacciano sul lago con costruzioni improponibili, illogiche, ipermercato style.
Lasciato alle spalle il disgusto per questi obbrobri, ci addentriamo finalmente nel selvaggio: bellissima la valle di San Michele, con il torrente che segue la strada e poi su a zig zag per il bel sentiero che ci porta verso la Bocca di Nansesa. Gran fatica per tutti, ma siamo stati ripagati con un premio di gran valore: L'arachide d'oro 2011. Ha ritirato il premio il nostro Gianfranco.
foto ©Gnali
Mi perdo poco dopo ad ammirare un piccolo specchio d'acqua e mi faccio attendere all'inizio della discesa.
Il primo pezzo ha sembianze verteggianti, con pietre smosse e qualche facile tornante. A parte le difficoltà tecniche legate alla mia
Marzocchi fatta con il pongo, tutto fila liscio. Siamo colti da un certo stupore alla prima rampona nel bosco sul 218. Un breve tratto a spinta che ci riporta su di qualche metro e poi ritorniamo finalmente a scendere. Mauro inforca un bastone che gli leva il cambio, ma con il forcellino di scorta ritorna tutto a posto. GFavier nelle retrovie rumoreggia, nel tentativo di liberarsi definitivamente del peso delle arachidi ingurgitate avidamente in precedenza.
Un altro bel tratto di discesa, piuttosto scorrevole e veloce ci porta rapidamente a valle e man mano che ci avviciniamo alla terrazza di Tremosine la tensione sale. Tensione subito sopita con alcune risalite che ci fanno sudare e arrancare. Abbassiamo e rialziamo la sella a ripetizione: con uno sguardo che è tutto un programma Mauro aziona la leva del
telescopico e tak, il gioco è fatto. In mezzo ad un verde prato ecco una bella baita in pietra locale, rustica come piace a me.. che sogno poterci vivere.
A Tremosine, dissetati alla fontana, ci dirigiamo all'imbocco del 201. Dario con un "me racumandi" ci invita alla prudenza.
Inizia subito una serie di scalini, poi tornanti. Roba semplice che divoriamo senza paura. Poi un passaggio con gradino su tornante e un asse di legno. Qualche numero ed ecco superato anche questo. Dario si spaventa quando vede la mia ruota anteriore pericolosamente sul bordo del sentiero; un balzo ed ecco che ritorna in traccia. Il sentiero è divertente e per chi riesce a manovrare bene la bici nello stretto il divertimento è assicurato. Vedo bene anche Gianfranco, solito modesto, Enrico e Mauro. I tornantini sono stretti, ma il resto del sentiero non presenta particolari difficoltà. Man mano che si scende però troviamo sempre più tratti ripidi, rocciosi ed impegnativi. Siamo impegnati nella guida e sudiamo copiosamente. Che bel! Roccie appuntite scizzano sotto i copertoni, una perfora il tubeless martoriato che monto all'anteriore. Liquido schiumoso bianco incomincia a fuoriuscire ma continuo imperterrito nella discesa. Con piacere noto che la falla viene sistemata dal
lattice e ho perso poca pressione. Dario segnala qualche punto pericoloso e rimango bene all'interno e per scongiurare qualsiasi volo limito estremamente la velocità. Tutto fila liscio. Verso la fine, in prossimità di ripidi gradini si scende a piedi: è sicuramente un tratto tosto che in condizioni di freschezza e lucidità si può tentare di fare, sicuramente a più riprese, aiutandosi magari con la staccionata che fa da parapetto. Bei numeri nel complesso e sentiero difficile ma non infattibile, anzi. Bravi BdB, una bella manciata di arachidi per tutti!
Poco riposo tra sabato e domenica, anche per il mio computer, intento a scaricare GB di filmati.
La sveglia non fa in tempo a suonare che i miei occhi sono già aperti e le mie gambe hanno cominciato a muoversi. Preparate le ultime cose raggiungo Dario e Wilmer, poi a Peschiera avviene l'incontro con Vito ed Elena, desiderosi di sfogare per bene le tensioni accumulate durante la settimana con una bella pedalata.
La giornata è magnifica e la meta di oggi è il Corno della Paura, già affrontato in diverse occasioni, sempre in periodi particolari per cui si trovava abbondante neve a costringerci a piedi. Chissà che si riesca anche questa volta a pucciare i piedi per diverse centinaia di metri di dislivello. Per questa volta però abbiamo pensato alla via di fuga.
Il trasferimento inziale è lungo una bella pista ciclabile che parte da Avio e prosegue in Val D'Adige in direzione di Trento e oltre..
Io pedalo più che agile in single speed con il 32x22, ma smetto di lì a poco di mulinellare, perché inesorabile arriva la salita ed il solito Vito che mi insidia con megafono e frustino forzandomi l'andatura..
Sbuff! Che copada! Per fortuna il rimorso di aver abbandonato al suo destino Elena in fondo al gruppo lo attanaglia subito dopo e finalmente vengo lasciato in pace a soffrire in silenzio, col mio ritmo.
Peccato anche qui per alcune magnifiche stradine che in maniera assurda sono state inghiottite dall'asfalto."Non sapete dove mettere il vostro surplus di materia nera? Ma asfaltatevi il chiulo, no?!"
Per fortuna nel bosco ritroviamo lo sterrato, la nuda roccia ed un bel mucchio di letame fumante. Che romanticismo!
La giornata, con il tepore del sole, ed un'aria frizzantina, ci dona delle piacevoli sensazioni di primavera che avanza...
Il bianco della neve se ne andrà velocemente per lasciare spazio al verde dei prati e dei boschi.
Lungo la strada però, come sospettato, la neve c'è ancora e allora scatta il piano B. La cartina IGM caricata sul GPS di Wilmer ci dà una grossa mano a scovare un bel sentiero che ci fa scendere di quota verso la strada sicuramente sgombera da neve, unica nostra possibilità per risalire l'altipano di Brentonico in direzione Corno della Paura e la discesa finale.
Pausa pranzo in un'area attrezzata: tutti mangiano panini mega-imbottiti, frutta disidratata, grana padano, cioccolati. Vito si astiene da tutto, ma di che cosa si alimenta!? Va ad energia solare? Ha fatto il pieno di metano prima di partire? Non oso immaginare dove abbia il serbatoio ed il bocchettone per il rifornimento...
È dall'inizio del giro che stiamo cercando un bar dove bere un caffé, cosa estremamente rara da queste parti, e Dario non ha pensato neanche ad un punto di ristoro a metà giro! Che organizzazione di pupù. Ma dico io!
Siamo insospettiti da uno strano movimento di automobili con porta sci e facce di chiappe con
occhiali a specchio alla guida; dove cavolo vanno questi pirla! Terminata la salita si arriva al fulcro di tutto, un'orgia di sciatori attaccati tutti ad un ultima pezza di neve e agli impianti di risalita.
Nel bar troviamo solievo in una radler media, una bella fetta di torta e terminiamo con un sospirato caffé.
Non consci di quello che stavamo provocando, abbiamo obblicato Vito a mangiare il dolce e in questo modo abbiamo innescato un processo irreversibile in cui vedremo l'atleta perfetto trasformarsi in un incontrollabile trituratore di cibo. Si salvi chi può!
Dopo la merenda inziamo l'inevitabile camminata nella neve.
Camminata che non ci pesa più di tanto, circondati da un ambiente sensazionale, in una giornata meravigliosa, con una speciale compagnia di amici trituratori di cibo; e anche se i piedi si bagnano un po', il freddo non si avverte.
Verso la fine, in un tratto all'ombra, riusciamo anche a pedalare ed i nostri animi si riscaldano ancor di più, prima della discesa...
Quanti balòt lungo il sentiero... la mia bici rigida saltella da tutte le parti, non che sia facile scendere anche con una bici ammortizzata; i miei compagni d'avventura mi confermano la mia supposizione. Il sentiero dopo un inverno movimentato, ha bisogno di manutenzione e infatti troviamo alcuni alberi caduti e dei lavori in corso.
Quando la traccia si pulisce, ci divertiamo ancora di più ed in un attimo di distrazione, per la velocità, per un momento smarriamo la traccia. Ritrovato il bandolo della matassa, si scende di nuovo lungo questo bel sentiero, sempre molto divertente ed entusiasmante. Niente di troppo difficile, ma occorre mantenere alta la concentrazione per non incorrere in qualche caduta.
Wilmer fora e noi ci concediamo una breve pausa mentre avviene la sostituzione della camera d'aria. Dario è intento a filmare con la
GoPro, anche se gli sballottamenti che si verificano lungo questi tortuosi sentieri non rendono la vita facile allo stabilizzatore d'immagine.
Con una certa stanchezza nel corpo, ma la mente libera e svuotata da tutte le preoccuopazioni e disagi della settimana, arriviamo alle macchine.
Non è tardi e vorremmo prolungare ancor di più questa bella giornata. Affamati e stuzzicati da un piacevole ricordo, pensiamo subito ad una pizzeria in zona a cui ci siamo affezionati negli ultimi anni.
È presto e mettiamo all'opera il pizzaiolo piuttosto in anticipo rispetto al solito, ma lo staff è cortese e disponibile ed in un baleno davanti a noi arrivano fumanti 5 belle pizze.
Una di queste è quadrata, una specialità del posto con porcini, gorgonzola e rucola. Gustosissima! Che goduria. Una buona fetta di torta di mele ed il caffé e con la pancia di nuovo piena ritorniamo verso casa... verso il traffico... verso Montichiari e Montichiari e Montichiari e Montichiari....
Che giornata, che week end, che bel quadretto di montagna!