Quello che emerge da tutta la discussione conferma la mia teoria in cui gli italiani sono più attenti alle mode e tendenze, piuttosto che nella creazione di un proprio senso critico (e già questo la dice lunga sul andazzo in generale).
Sono immerso nel mondo bici da più di 10 anni, ne ho viste di tutti i colori e ho visto personaggi di ogni genere, dai petulanti weekend warriors ai posers, passando anche per persone di un certo peso e livello, ho visto il mondo gravity da quando si girava con
Specialized Big hit, SX trail, Santacruz Vp-free ecc. al periodo in cui si affacciava in Italia il concetto enduro e le bici da esso derivate; ho visto i primi reggisella telescopici ( all'epoca rivoluzionari), le diatribe 26-27.5-29 e potrei elencarvi un'infinità di altre vicende.
Quello che però in tutti questi anni è rimasto invariato è l'approccio degli utenti italiani alla disciplina, una spanna sotto al Regno Unito, Usa, Canada dove sono presenti le varie factories, bene io ho provato l'Ancillotti Scarab Evo 29 al Gufi Day del 2018 e da quel giorno ho capito diverse cose, in prima battuta la capacità della famiglia Ancillotti di gestire una Factory in un mondo dannatamente competitivo, secondariamente dopo aver fatto due chiacchiere con Tomaso, la sua totale devozione al mondo mtb, la sua passione nella realizzazione di mezzi performanti e a mio modesto parere anche stupendi non ha eguali, la sua attitudine sui campi di gara e fuori, la sua continua ricerca di giovani talenti, il creare delle sinergie all'interno del team è qualcosa che solo lui in Italia è in grado di fare.
L'Italia è carente di factories rispetto ad altri paesi, e Ancillotti è una delle poche che gestisce la produzione e al tempo stesso un Factory team, badate bene a ciò che ho scritto "Factory team" e non il solito team del negoziante che non ha nessun interesse alla crescita e al progresso dei suoi atleti ( il negoziante venduta la bici, fa assistenza post-vendita, ma non sempre è presente sui campi di gara e meno che mai ha un background da atleta "gravity oriented"), e tutto ciò influisce come un effetto domino sul atteggiamento che assumeranno gli atleti più giovani nel relazionarsi con la loro capacità di gestire prima di tutto una bici e in secondo luogo lo svolgimento di una gara (perché dietro ci sono 1000 e 1 fattori da considerare).
Tornando al test non posso che confermare ciò che molti acquirenti hanno già detto nei post precedenti;
per concludere io per motivi economici ( mancanza di budget ) non ho potuto far parte del suo team con mio grandissimo rammarico e a distanza di anni profonda delusione, ciò che deve essere chiaro a tutti è che in Italia avremmo bisogno di più realtà come quella gestita da Tomaso.
Peace & ride guys