Il sabato mattina presto vado a farmi una corsa a piedi verso Arnoga, scovando mulattiere e sterrate che mi sarebbero poi servite domenica.
Il sontuoso pranzo nunziale finisce alle 19e45. So che il giorno dopo dovrò darci dentro per bruciarlo.
Sole e pioggia tutto il giorno. Forte pioggia nella notte. Previsioni pessime verso sud. Solo in alta valle c'è qualche possibilità di schiarita.
Con Muldox rimaniamo per un aggiornamento al mattino successivo.
Le opzioni sono poche, vista la neve a bassa quota. Val Mora? Giro del Monte Scale? di nuovo sù di là no... voglio cambiar prospettive. Verso Livigno non saprei cosa fare. Più giù in valle piove. Andrò nella Val Viola a veder un po' di laghetti, sperando poi di aver begli scenari dal Passo. Al ritorno magari trovo una variantina. Nell'angolo della mappa si vede un sentiero zigzagante stretto nel bosco, che non capisco se si riesce a prendere dalla Val Viola o no... boh. Vedrò sul posto.
5 Giugno - mattino - Val Viola
Alle 8 Muldox mi dice che giù piove e rimane in branda. Io sù invece vedo sprazzi di sole, mi preparo, colazione e via. Parto in bici direttamente dall'Hotel a S. Carlo e salgo un po' per asfalto e più per sterrate (scoperte sabato) fino ad Arnoga, entrando subito in temperatura.
E' tutto madido di pioggia e scintillano i prati quando un sorriso di sole appare tra le nuvole capricciose. Il cielo non sa cosa vuol fare. Appena sembra aprirsi, subito cambia idea e rimane convulsamente coperto a lungo.
Al Bike Hotel di Arnoga raccolgo qualche info e una cartina non tanto dettagliata, ma meglio di niente. Quella che mi ero preparato a casa con le carte svizzere non comprendeva la Val Viola, visto che non pensavo di andarci.
La salita in Val Viola è poco pendente e si viaggia veloci. Gli strappetti lasciano sempre una tregua. L'asfalto lascia spazio alla terra solo dopo un parcheggio circa ad un terzo della salita.
Sull'altro versante si aprono diverse vallate, ma tutte le cime innevate sono ammantate di nuvole che non lasciano intravvedere i profili aguzzi delle vette.
Lo sguardo scandaglia ogni scampolo di sentiero visibile sul fondovalle e cerco alternative a quelle suggerite. Individuo una possibile salita per la variante cattiva conclusiva e un sentiero abbandonato appena prima del laghetto prima del rifugio Viola. Bene.
Arrivo al primo lago. Due marmotte attraversano la strada e si fermano a guardami. Mi dicono "Che cacchio di bici hai?!". Le colpisco con due Kinder Pinguì e proseguo.
Finalmente riappare il sole a scaldarmi un po', ma l'entusiasmo è tanto veloce a venire quanto a sparire, portato via dal vento gelido, insieme al sole.
I laghi increspati non possono che riflettere il bianco-grigio del cielo.
Quanto devono essere belli quegli occhi azzurri quando il tempo è sereno!
Non stavolta.
I rododendri sono ancora addormentati, i mirtilli piccoli e rossi; i lamponi sentono l'estate lontana. Allora sono io che sono fuori stagione!
La salita al passo è inizialmente liscissima, appena restaurata; poi si fa più sconnessa.
Ad ogni giro di pedale si vedono nuovi laghetti, che non posso far altro che immaginarli blu, da cartolina. Che giornata triste e fredda!
Arrivato al passo, seguendo le indicazioni per la mtb, la vista verso la Val da Camp e Val Poschiavo è chiusa in sù dalle nuvole basse e in giù da numerose balze rocciose. Li mortacci.
Decido di salire sul monterozzo che c'è tra il "passo pedonale" della vecchia mulattiera e il "passo ciclabile", sperando di aver vista migliore verso ovest.
Niente. Le creste basse si inseguono senza lasciarmi soddisfare la curiosità di veder il fondovalle. Però salendo sulla montagnetta, scopro altri bei laghetti.
Sono sudatissimo. Un'ora e mezza pronosticata dal gestore del Bike Hotel da Arnoga al Rifugio: invece c'ho messo un'ora e 20 da Arnoga alla cimetta tra i due passi. D'altra parte se al pome dovevo essere a Sondrio per un giro con Muldox, dovevo muovermi!
Si mette a piovere. Tanto il vento gelato non mi avrebbe permesso una sosta là sopra. Mi corazzo, k-way e giù free tra le rocce, fino alla mulattiera; 100m "in", poi mi butto "off", per le morbide pendenze dei prati bassi, zuppi, costellati di sassi buche e ruscelletti, disegnando traiettorie libere e spensierate (c'è poco da frenare).
Mi rifugio nel rifugio Viola ad aspettare che finisca l'acquazzone.
"Polenta e salsiccia 5€", "Polenta e formaggio 5€"... maledette tentazioni!! sono le 11e45... potrei aspettare un attimino e soddisfare la mia porcellosità, ma no... cacchio, sto tirando come uno scemo per smaltire il pranzo del matrimonio di sabato! Non posso cedere! Azz... è stato più faticoso rinunciare a questa mangiata che non salire fin qui!
Chiedo qualche info al gestore, che mi sconsiglia un sentiero pieno di rocce, che ora è sommerso dalla neve e mi indica la retta via. Nulla di nuovo.
Con un sentiero mi collego dal rifugio alla sterrata che costeggia il primo grande lago delle marmotte; al termine della quale mi butto fuori dalla retta via, riscoprendo la vecchia mulattiera abbandonata. (Ormai sono un patito della ricerca delal viabilità storica!) Un sacco di sassi e acqua piovana renderebbero disagevole la discesa, se non avessi una forcella mangiatutto.
Asfaltato virtualmente anche questo tratturo dimenticato [come godo quando espoloro! non s'era capito, n'è?], con anche un bagliore fuggente di sole, mi porto al Rifugio CAI dell'Alpe Dosdé su una sterrata.
Il sentiero successivo alterna tratti lisci pianeggianti ad altri più pendenti e scassati, sui quali è possibile fare dei tagli su lastroni di roccia non troppo bagnata, con una certa cautela.
Nulla di entusiasmante.
Poi ancora sterrata, poi sentiero poco ciclabile, poi sterrata... bla bla. Riprende a piovigginare, ma si vedono ampie schiarite tutt'intorno.
Sarebbe il momento di cominciare a salire verso la deviazione per la discesina tornantinosa, ma è mezzogiorno passato e se Muldox mi dicesse che a Sondrio non piove, devo arrivare velocemente alla macchina: preferisco fare un giro bagnatino in compagnia che un'altro da solo con un po' di sole, quindi tiro dritto verso Arnoga.
Pochi minuti dopo infatti Muldox mi chiama, dicendo che si può andare a far un giro verso casa sua o il Tracciolino. Magari c'è anche Zergio.
Molto bene.
Pedalo ancora a manetta fino ad Arnoga, poi mi inerpico ancora in piedi sui pedali verso il Foscagno per qualche centinaio di metri, volendo evitare discese ovvie. Quando il pendio sembra favorevole e c'è uno spazio nel guardrail, mi fiodo per un prato, mi aggroviglio nella boscaglia, raggiungo una sterrata, la taglio, ripido, droppino, poi lascio di nuovo la sterrata, trovo un sentiero abbandonato malmesso e giù fino ad incrociar l'asfalto. Toh, proprio di fronte alla sterrata che ho percorso al mattino.
Tre stradisti salgono e mi guardano straniti, con l'aria di chi vede un marziano "ma da dove sbuchi?". Sorrido sornione e giù ancora a tutta velocità, cercando però qualche mini-deviazione per scoprire ancora qualche angolo intorno alla linea conosciuta che in breve mi riporta a San Carlo.
Dei lavori in corso mi costringono ad un ripido che arriva al terrazzo di un casa in costruzione. Ehm... palpeggio i gradini della scala con un piede per vedere se il calcestruzzo è duro... è duro... quindi scendo e sparisco.
Rapidissimamente carico tutto in macchina. Puzzo come un cammello.
Passo a salutar gli sposi in partenza e mi metto in coda sulla statale dello Stelvio per raggiungere Muldox.
Alle spalle 50% azzurro e 50% nuvolette. Davanti grigio uniforme e coda.
Avrò fatto bene? mmm... vabbeh, mal che vada ci si beve una birra e si fa una chiacchierata, tanto un giretto me lo son sparato cmq.
Code infinite, traffico in stile tangenziale di Milano alle 7. Scrosci violenti si alternano a pause in cui scrutare il cielo cercando un utopico spazio azzurro. No no... è tuuuutto grigio. Che scazzo.
Entro un salto in un supermarket aperto per prendermi una pagnotta per finire il salame piacentino mentre sono in coda. I 2 Kg di ciliege che avevo raccolto giovedì sera sono impietosamente ammuffite tutte. Boia faus!
Raggiungo Muldox a Molveno per far un giretto breve in un'ipotetica finestra d'asciutto, senza andar al Traccioilno a prendere altra acqua.
Piove.
Piove.
Raggiunta la partenza del giro, ci mettiamo a chiacchierare al riparo di un albero, ma la pioggia è forte. Ci rifugiamo in macchina, senza limonare, a chiacchierare all'asciutto, aprendo periodicamente le portiere per constatare che la nuvola fantozziana è grande come tutta la vallata e si è innamorata di Molveno.
Passa un quantitativo di tempo imprecisato e ad un certo punto gettiamo la spugna (fradicia) e optiamo per un ritorno a casa con le pive nel sacco: il terreno non è tipo Sestri Levante né Vigezzo, quindi scendere sul saponette muschiate non è saggio né divertente.
Piove.
Trovo una messa in un paesello, uscendo per un po' dalla lunghissima coda, e quando esco splende un sole incoraggiante.
Mi rimetto in coda. Zzzz.
Non conosco per niente la zona e non ho mappe.
Decido di puntare a Bellano, dove quantomeno avevo studiato abbastanza la cartina a casa e ho dei barlumi di memoria per non andare completamente a caso.
Muldox mi aveva sconsigliato quelle mulattiere, perché sono un inutile tormento di gradini. Ma io spero di scovar qualche altro sentiero, visto che finora sono stato appagato dagli azzardi esplorativi.
5 Giugno - sera - Noceno-Bellano
La coda mi porta a Bellano alle 19e05 e parto dal paesino poco sopra, dove mi pare sbuchi una mulattiera vista in mappa. Non la trovo, ma mi fido della memoria.
Punto verso il Monte Muggio. Non mi ricordo quanto è alto. 1200m? 1400m? Boh. Stimo che avrò circa un'ora e 20 prima che il sole si inabissi dietro le montagne dall'altra parte del lago. Però intanto io salgo e "allungo" la giornata in quota, quindi... potrei forse farmi la cersta bella della vetta su sentiero e al limite scender su asfalto quando è buio... uhm...
Mentre questi pensieri si affollano nella mente, accaldato pedalo a tutta velocità su questa salita, col sangue che pulsa nelle tempie e l'occhio che continua a controllare l'ora e l'altimetro. Non ho le energie della mattina appena sveglio e nemmeno la giornata davanti. Penso che avventurarmi in un'esplorazione solitaria a quest'ora della sera sia assolutamente insensato e pericoloso.
Fa caldo, sono fradicio di sudore e paonazzo... e mi do del deficiente ad aver portato la maglia (che non avevo portato al mattino a 2500m col vento gelido, che per precauzione non sarebbe stata proprio inutile) e aver dimenticato i paragomiti.
Ormai sono qui, è tardi e sto dando l'anima.
Ma non si avvicina mai quel caz di paesino?! dove inizia la salita al Monte Muggio? in ogni caso il sole è più veloce a scendere delle mie gambe a salire. Abbandono l'idea di andar fino in alto e mi pongo l'obiettivo di raggiungere quel cavolo di paesello, che sembra caratteristico e panoramico. Da lì passava un sentiero, mi pareva. Ne ero sicuro.
Arrivato finalmente ad un altro paesino di cui non ricordo il nome (e non ho voglia di andarlo a cercare), vicino ad una chiesetta c'è un pannello a ciambella con indicate tutte le cime che si vedono. Cerco subito il Monte Muggio... quasi 1800m.. ettecredo che non si avvicinava 'sta cima in 3/4 d'ora di pedalata, per quanto furiosa...
A quel punto mi sovviene anche un passaggio della relazione proprio di Muldox che descriveva un giro sul monte Muggio, parlando proprio di 1800m...
"Kicco, bravo scemo". :-P
mi consolo col fatto che non avevo alternative plausibili, senza mappe, senza guida, senza tempo.
La Grigna è là dietro, a sinistra.
Piano B: chiedo info ad un reticente gruppo di persone davanti ad un bar: mi indicano una mulattiera che sale a Noceno che "dopo pochi gradini qui in paese, poi è praticamente in piano". Scettico, mi fido, giusto per non fare ancora asfalto.
E sticazzi il "piano". 22-36 e cuore a ritmo di rave party. Con calma, forse non sarebbe stata percepita così ripida e sfiancante. Ma il grafico dell'altimetro non mente: sto guadagnando quota in fretta. Ma questo sole bastardo è più veloce di me, aiutato dalle nuvole!
Quasi 700m di dislivello in 55 minuti a fine giornata mi son sembrati un'impresa.
Arrivo a Noceno abbastanza preoccupato per tutte le incognite che mi attendono insieme alla sera incalzante.
Trovo un tipo barbuto e burbero a cui chiedo info per i sentieri: mi dice che ce n'è uno solo ed è ripido e pericoloso. Bene. E' quello che cercavo!
Faccio una capatina nel paesino a far due foto. E' carino, con vicoli stretti, solo pedonali, scalini, gigli e una fontanella.
La luce sta scemando. Uff. Mi mangio una banana per non portarla giù spappolata nello
zaino e per non aver crisi di zuccheri ed essere lucido in questa avventura. Mi corazzo e parto veloce.
Appena esco dal paesino, il cartello di legno marcio e l'erba alta che sommerge il sentiero spengono ogni entusiasmo.
Il "sentiero" è proprio la mulattiera pessima di cui parlava Muldox.
Erba alta tra i sassi bagnati. Tornanti difficilmente individuabili. Canaline nascoste nell'erba. Una schifezza.
Spero che nel bosco la situazione migliori, mancando l'erbaccia...
Mavvaaa'... PEGGIO!
Il sole dev'essere comparso tardi e non è asciugato niente, neanche per finta.
La mulattiera lastricata è viscidissima. Slittano entrambe le
ruote, facendomi cacar sotto in diverse situazioni (soprattutto nei tanti tornantini chiusi con via di fuga nel burrone). Che merda.
E' sempre più buio e il sentiero è spesso molto ripido.
Anche quando non è ripidissimo, la viscidezza del fondo mi costringe a piedi (rischiando di cadere anche a piedi). Le gomme non sono all'altezza della situazione; ma credo che anche con delle Michelin DH 16 non avrei avuto abbastanza grip per star tranquillo.
Si scivola da matti. E la mulattiera sarebbe una menata anche da asciutta. Divertente come un documentario in polacco sulle case di riposo del Polesine.
Ma non è asciutta. Per niente! E' un acciottolato di saponette
Dove.
In alcuni meandri del bosco sembra notte. Non si sa dove mettere le ruote, ma non importa, tanto c'è poco da scegliere... il sapone poi ti sposta dove vuole lui.
"Ma proprio le
gomitiere dovevo dimenticare?!"
Non ho paura, ma saggiamente faccio alcuni passaggi scivolando con le suole, bici a fianco, senza cercar di far l'eroe in sella.
Sono solo stufo.
Finalmente si arriva ad un alpeggio e si apre una bella vista sul lago. Un sentiero in falsopiano verso nord è molto invitante, ma sono già parecchio lontano da Bellano. Devo trovare un diagonale che mi riporti alla macchina.
Trovo la traccia in fondo al pascolo: forse è finito questo tormento!
No.
Rientrando nel bosco mi trovo altri passaggi impraticabili per viscidezza e pendenza. Fanculizzando la mia ostinazione a non andare a casa direttamente, senza fermarmi a Bellano, raggiungo finalmente una parvenza di tranquillità, con la mulattiera che diventa più umana, fino a sbucare sull'asfalto.
Senza pensarci un secondo attraverso la strada e continuo ora tra le case, su un bel balcone con pergole e terrazzamenti. Il sentiero diventa sempre più stretto - rischio di finire nei rovi cadendo da un terrazzamento (ci sarebbe mancato solo quello!) - ma va nella direzione giusta. Ovviamente è un vicolo cieco. Mmmm! Numii!
Torno tra le case e ritrovo la mulattiera che scende.
Ritrovo l'asfalto. Credo di essere arrivato "giusto". Ora non so se la macchina è parcheggiata più sù o più giù. Non mi ricordo neanche il nome del paesino in cui l'avevo lasciata. Pazienza; seguo l'istinto, pedalo ancora forte in salita e arrivo a destinazione.
Che minkia di giro...
C'ho messo più tempo a scendere che a salire. Mi son tirato il collo ad andar sù e la discesa non mi ha dato mezza soddisfazione.
"potevo andar a far il giro in Val Mora o del Monte Scale..." ma no dai.. è andata così e basta. Non mi son fatto male, ho bruciato tutto il pranzo nunziale e ora mi mancano solo 2 ore ad una doccia.
Carico tutto in macchina e mi immergo nel traffico del rientro, con vacanzieri, incidenti e lavori in corso. Alè.
"Dai che domani alle 8 sono già in cantiere!"
Insomma... serata un po' del czz.
Però ho fatto il pieno di emozioni. Nel complesso il weekend è andato bene.
Ma... NOCENO-BELLANO... meglio su asfalto!