AM e FR nel Biellese e VCO (Aprile-Luglio) - Info e appuntamenti

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Intanto il 3 Giugno andrò a provare dei sentieri che spero non troppo innevati a Livigno (la famosa Cancano-Trela-Alpisella), mantre il 5 Giugno, tornando, vorrei andare qui:
Direi 1500m di dislivello per 35km con panorami DA URLO
Itinerario tratto da M. Muggio di muldox e da Giumello di giscover
 

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Biker pazzescus
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Aver il cell scarico e il caricabatterie a Pavia, mi ha costretto ad un isolamento forzato.
In un barlume di batteria alle 8e34 a Cesara leggo che il Turi mi pacca.
Cambio programma.
Cesara - Arola - Alpe Sacchi - Alpe Ranghetto - cimetta sconosciuta - Monte Croce - Alpe Camasca - Quarna Sotto - Laghetti di Nonio - Cesara.
Giro parecchio impegnativo visto il clima, il dislivello (1370m) e sviluppo non trascurabili e il portage, che non è mai piacevole.
Su asfalto solo Cesara-Arola, poi solo sterrate, sentieri, mulattiere, rododendri e bosco.
Ma è stato un giro molto gratificante, perché le discese sono state molto interessanti e raggiungere la vetta del Monte Croce era una mia prerogativa da diversi anni.
Forse sarebbe stato "troppo", ma Turi... se c'eri, avresti aggiunto un altro giro epico al tuo carnet.

Ho percorso tutte le creste da metà Cusio alla Val Strona. Ho saltato solo il M. Mazzoccone perché l'ho tenuto per farlo col Tetta.

Sopra Quarna ho scoperto sentieri fantastici.
La mia ostinazione mi ha premiato.
Spero di poter accompagnare qualcuno in quei posti la prossima volta.

Cesara 480m - Arola 617m - M. Vesso 1257m - bocchetta 1200 - Alpe Sacchi 1331m - bocchetta 1279m - saliscendi 1230m - Alpe Ranghetto 1315m - Monte Ostano 1505m - rododendri - bocchetta 1412m - Monte Croce 1644m - Bocchetta Valfoglia 1269m - Alpe Camasca 1230m - Quarna Sotto 769m - Laghetti di Nonio 530m - saliscendi - Cesara 480m










Com'è ancora lontano il Monte Croce! Ma su che cacchio di cima sono salito?!


Ehm... il sentiero dov'è?? foto da in piedi guardando da dove son sceso


... e dove devo andare. Giù dritto galleggiando nella boscaglia, poi sù dritto per i prati, fino alla croce in lontananza.


Mottarone in lontananza, Monte Mazzoccone in secondo piano (sulla sx, quello coi pascoli marroncini), Monte Congiura (quello bocoso dietro al mio manubrio, davanti a Quarna)








ATTENZIONE! se arrivate per caso in questo punto, dietro questa curva c'è un punto in cui la vegetazione si chiude sul sentiero nascondendo un passaggio non ciclabile pericoloso.



Gran parte della salita è molto panoramica, ma avendola già percorsa varie volte ed essendoci un po' di foschia, ho evitato di far foto... però merita.
 

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belle ed interessanti parole!!!
 
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Bel giro e belle foto!

Ovviamente da rifare in compagnia

P.S. venerdì pomeriggio ti ho avvisato via forum (MP), ti ho telefonato, ti ho messaggiato... Non vale come pacco Ma tengo il jolly per un'altra occasione

Ci sentiamo per domenica

Turi
 

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Bel giro e belle foto!

Ovviamente da rifare in compagnia

P.S. venerdì pomeriggio ti ho avvisato via forum (MP), ti ho telefonato, ti ho messaggiato... Non vale come pacco Ma tengo il jolly per un'altra occasione

Ci sentiamo per domenica

Turi
Lo so. Me spias. Venerdì pome non ho visto l'MP, perché ero un po' sommerso, poi ho fatto tutto di corsa e ho lasciato il caricabatterie del cell a Pavia, rimanendo isolato per 2 giorni. Son tutti diversi 'sti attacchi dei telefonini, brut bastard.

Anche il prox we ci sono solo sabato mattina (abbondante). So che così mi perdo la seconda mottaronata in compagnia in 8 gg... ma checcipossofare?!

Sabato vorrei andare a Bielmonte partendo da Trivero, passando dalla "via dei rododendri" che ora sarà fioritissima, poi sterrata pianeggiante fino alla Cascina d'Oro Zegna, Bocchetto Luvera, asfalto fino a Bielmonte; salire magari sul Monte Marca, per avere un panorama a 360° dall'Appennino a tutto l'arco alpino. Scendere verso nord e prendere l'F7 da dove diventa sentiero e godersi il favoloso saliscendi per tornare al Bocchetto Luvera. Proseguirei sull'F7 a nord verso Stavello per buttarsi poi sulla antica mulattiera (da esplorare) che scende in Val Sessera fino al ponte romano su quelle stupende lanche smeraldo. Ci starebbe magari un bagnetto... Poi si risale a Trivero su sterrata scavata nella roccia.

So che l'antica mulattiera che scende al ponte romano è già stata percorsa qualche anno fa da Ivo. Chiederò altre info.

Se interessa a qualcuno...
 

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Giro molto soddisfacente.

Partito alle 7 da Coggiola, son salito per lo più su asfalto, oltrepassando Trivero, fino all'imbocco del Sentiero delle More (L2), che mi ha portato in falsopiano fin alla cascina degli Zegna. Bel panorama su tutta la pianura fino agli Appennini ad accompagnarmi per tutta la salita, con un cielo blu stupendo e l'aria fresca del mattino.





Arrivato al Bocchetto Luvera su sentiero tra betulle e mirtilli, son salito velocemente fino a Bielmonte su asfalto per raggiungere la vetta del Monte Marca (1622m) su una sterrata sorprendentemente agevole.



I prati coperti di narcisi bianchi a sud e di genziane a nord sarebbero valsi la fatica, ma alle 9e30 piazzarsi al sole a far colazione guardando i ghiacciai del Monte Rosa, in quella mattina con l'aria cristallina, è stato ancora più appagante.






Da sinistra a destra: Breithorn, Castore, Liskam Occidentale e Orientale, Pirmide Vincent, Ludwigshohe, poi Parrot, Gnifetti, Zomstein e Dufour sovrapposti ed infine la Nordend.


Stellihorn tagliato a sinistra, la Weissmies la più alta in mezzo, Sonnighorn la cima aguzza a destra. I prati in primo piano sono dell'Alpe Mera.


Corno Bianco



Mi attardo un po' in vetta a riconoscer il Corno Bianco, lo Stralhorn, la Cima Tre Vescovi (era quella?!), il Mucrone, ecc, poi mi corazzo e scendo free tra le genziane e i rododendri fino ad incrociare la traccia dell'F7.



L'F7 un sentiero che adoro: un balcone sulla selvaggia Valsessera, con il signor M. Rosa sempre a sorvegliarti, tra rododendri fioriti e rocce, in quel sù e giù scorrevole che fa godere.



Al Bocchetto Luvera inizia l'esplorazione. In breve, prima in falsopiano in discesa su singletrack, poi su sterrata in dolce salita, si arriva alla bocchetta di Margosio.
Seguendo "l'itinerario dolciniano" sul sentiero F5a tutto sembra perfetto: lieve discesa scorrevole, staccionata, erbetta, panorama su vallate incontaminate e selvagge, Monte Rosa sempre in vista. Poi si entra nel bosco di faggi e la live discesa rende tutto giocoso.
E' tutto scorrevole, a parte 3 piccole prietraie da far a piedi, sù e giù senza dislivelli seri e sempre con bella vista.



Alla Bocchetta di Stavello il dubbio: è un po' tardino... mi tuffo in Val Sessera, pur sapendo che poi c'è da risalire dal Piancone a Castagnea oppure punto diretto su Castagnea dalla Punta Civetta? Tengo l'opzione B per un'altra volta e mi voglio buttare nell'impervia Valsessera sul Sentiero della Transumanza (F2), per attenermi al mio programma di pattugliamento esplorativo
Decisione immediatamente gratificante.
Prima si serpeggia tra i mirtilli, poi il singletrack ben segnato è superflow in faggete maestose, con rari passaggini più tecnici e tornantini (senza nose). Si fa tutto (99,9%) in sella comodamente; è scorrevole, mai banale, con pendenze blande che allungano la discesa e il divertimento.
La bella discesa si conclude sul ponte di pietra a schiena d'asino sulle lache smeraldo del Torrente Sessera. Fiko.



Con begli scorci sull'acqua verde del torrente, si scende lievemente su sterrata fino alla Centrale del Piancone, da cui si riprende a salire decisi su questa sterrata intagliata nella roccia nella gola stretta. Non è ripida, ma la fretta e i km percorsi la vorrebbero più breve.
Al Santuario della Novareia ci si rinfresca e abbevera alla fonte freschissima. Da lì dovrebbe partire il sentiero che avevo in mente, ma le indicazioni mi porterebbero indietro, dove non avevo notato l'imbocco di qualche sentiero. Hum.. a ragion veduta, avrei dovuto cercare meglio...
Vado fino a Castagnea, seguendo le indicazioni di un anziano passante, poi torno indietro di un km e mezzo seguendo le indicazioni di due che facevano jogging... 'vant e 'ndré su 'sti falsipiani, che col pepe al cù per la fretta, non erano piacevoli come avrebbero dovuto (a farli una volta). Infine uno slavo che abita lì tra i boschi, mi indica una strada che scende. Mmm. Non è il sentiero che volevo fare, anzi, non è neanche un sentiero, anzi è una strada asfaltata! peggio ancora... è lunga, ripida ed è un vicolo cieco! Maledizione. Ho perso senza godere 100m di dislivello sudato... è tardi e tornar sù è improponibile. Quindi? Giù free no: è più ripido e inconsistente di quanto sia ammissibile. Non perdo le speranze e trovo una sentiero che porta ad un altro alpeggio, dopodiché tutto si perde di nuovo nel nulla. Scovo una traccia di sentiero abbandonato, con tanti gradini, tornantini in nose, pendenze da grattaculo. E' difficile individuarlo, per l'incuria immemore. Però si scende e arrivo a Coggiola intero e felice.

Se avessi beccato il sentiero giusto per questi ultimi 250m di dislivello, sarebbe stato meglio, ma la bellezza del resto del giro è stata di gran lunga più decisiva per il bilancio globale del giro.
Molto bene.

M'è spiaciuto non poter condividere con qualche amico questa bella esplorazione. Però 'sto sabato era dannato per tutti e svegliarsi alle 5 per tornar a casa a pranzo non è una cosa che piace molto.

Da rifare.


Foto? poche, perché ero un po' di fretta.
Circa 40km circa 1400m di dislivello (o più visto che i tantissimi saliscendi sono difficilmente quantificabili senza gps), 4h lorde, un po' meno di 3h nette.
 
Reactions: motobimbo

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Allora... con un po' di sole e qualche nuvola capricciosa venerdì andrò a Livigno, partendo dal lago di Cancano. Più o meno su questo itinerario.
La situazione neve, dovrebbe essere accettabile. A guardar varie webcam sembra che la quota dei nevai sia piuttosto elevata e fino a 2500m e oltre i pendii siano sgombri.

sabato girello digestivo in Val Viola e domenica mi sposterò sulla via der ritorno, fermandomi dove il meteo è previsto migliore o dove c'è compagnia.
Papabili sono Poschiavo-Passo Bernina, Sondrio e dintorni su proposta di marzia (M. Storile), Tracciolino o altre belle mete su proposta di muldox.
Non mi dispiacerebbe andare sul Monte Muggio, come proponevo nel messaggio 61, qui sopra; che non è troppo lontano anche per chi parte da casa.
 

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Salutami Livigno
Il giro che vuoi fare è il mio preferito! Divertiti ma occio alla neve...
Mi racconterai...
Spero di vederti una volta o l'altra!
Quando torni dal Briasco domani, fammi un trillo, che se sono in zona (o a casa a studiare [pauuura!] o in moto con la mia donzella) ci vediamo.

Domenica se fa bello sul lago di Como, potreste aggregarvi!
Ciao!
 

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Spero di vederti una volta o l'altra!
Quando torni dal Briasco domani, fammi un trillo, che se sono in zona (o a casa a studiare [pauuura!] o in moto con la mia donzella) ci vediamo.

Domenica se fa bello sul lago di Como, potreste aggregarvi!
Ciao!
il meteo in questi ultimi due giorni ha fatto quel che ha voluto,
in barba alle previsioni...
domenica potrebbe essere anche bello!!!
 
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Se non sei riuscito a fare il giro, we prossimo c'è l' apertura del bike Park mottolino . Partenza da milano venerdì tardo pomeriggio o sabato molto presto. Rientro domenica sera. Ci sei?
 

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Se non sei riuscito a fare il giro, we prossimo c'è l'apertura del bike Park mottolino . Partenza da milano venerdì tardo pomeriggio o sabato molto presto. Rientro domenica sera. Ci sei?
Ho un esame bruttobruttobrutto giovedì 16. Il prox weekend è già buona se mi concedo un giretto di 4 ore. Poi le 9 ore di viaggio dello scorso we mi bastano per un po'!
Ci sono poi il 19 per un giro easy [NON mi devo far male, visto che dal 25 al 3 Luglio vo in Corsica in moto].
 

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Comunque questi giorni in alta Valtellina sono andati abbastanza bene. Il meteo ha intristito un po' tutto, ma pazienza. Le foto infatti hanno colori spenti. L'ideale è tornarci tra un mese, coi rododendri in fiore, mirtilli maturi e beccando un po' di bel tempo!

3 Giugno - Fraele - Passo di Trela - Alpisella - Lago di Fraele - Bocche di Trela



Venerdì sono arrivato a Valdidentro alle 11e30.
Dopo 20 ciliegie, un panino al salame piacentino e uno al pecorino di Montalcino, sono partito da appena sotto le Torri di Fraele, le ho raggiunte e ho costeggiato rapidamente il lago di Cancano (vuoto!) e il lago di Fraele.





Cielo grigio, rocce grigie, lago grigio perché rispecchia il cielo grigio e l'umore fatica un po' a non uniformarsi alla tinta smunta del contesto.

Ma begli scorci tengono sù il morale.





La salita alla Malga di Trela mi ha sorpreso per la pendenza, che in mappa m'era parsa più blanda. Non c'è in giro quasi nessuno. Solo nuvolone pronte a starnutire.







Spingo un po' per i prati, per risparmiare energie, poi si pedala piacevolmente sul saliscendi verso il passo di Trela, incontrando diversi bikers che vanno in senso inverso, facendomi pensare che forse è più bello il giro in senso inverso.
[assurdo... ho sempre considerato da evitare una discesa che possa essere percorsa anche in salita!]



Si mette a piovigginare, tira un'aria fredda e le nubi non paiono lasciar spazio all'azzurro in nessuna direzione, ma è tempo di scendere e subito ci si diverte. Nonostante sia troppo largo per i miei gusti, il sentiero è giocoso e spassoso. Il non trovar nessuno in questo tratto, mi consente di percorrere d'un fiato tutta la discesa... tanto bella quanto breve.



Verso il Canal Torto si comincia a capire che "è troppo presto per andare a Livigno": la manutenzione dei sentieri è ancora da cominciare, tant'è che diverse frane ostacolano non poco l'attraversamento di quel tratto. Vengo sorpreso anche dal pezzo bici-in-spalla sù per gradini, che mi fa pensare per l'ennesima volta di aver percorso il giro nel senso peggiore. L'aria molto umida e fredda non aiuta la sudorazione, facendo faticare più del dovuto.







La salita in Val Alpisella è dura. Non molla mai. Torna a piovere con più insistenza. Incrocio qualche biker che scende su quella luuunga e pallosa sterrata. Questo mi fa pensare che in fondo la direzione in cui sto facendo il giro non è il peggiore. Ma che triste. Senza colori quella bella ma breve discesa non solleva il voto del giro sopra la sufficienza, per ora.



Arrivato finalmente al passo, salgo fino alle baite che ci sono sulla destra, per cercare un po' di brivido almeno per scendere qualche metro free e scalfire la banalità della sterrata che mi aspetta.



Mangio una mela in compagnia dei tanti bruchi che aspettano di diventar mille farfalle colorate, in giornate di sole, tra i rododendri che fioriranno.
Ora anche le genziane stanno chiuse per non farsi lavar via il polline dalla pioggia.

Consulto la mappa e decido di rompere ancora una volta gli schemi. Invece di scendere free per quei pochi metri e ricongiungermi all'ovvietà dei biker che passa sulla sterrata (oh! tutti nell'altra direzione!), imbocco una antica mulattiera abbandonata, che non percorrono più neanche le vacche. Doveva essere lastricata, molto bella. Probabilmente era al vecchia strada, antecedente all'apertura di quella attuale. Suppongo che la vecchia mulattiera non passasse sul fondo della valle per poter essere percorribile prima che gli accumuli di neve in basso si sciogliessero. Sogno. Mi immagino genti in costume d'epoca transitare con muli e mandrie, mercanti di giorno, contrabbandieri di notte...





Le "mura" e i ghiaioni sull'altro versante costituiscono una cortina austera e insormontabile, bastioni di una città gigante che si sviluppa nell'immaginazione al di sopra delle nuvole impigliate in quelle rocce.



Corazzato mi diletto nel saliscendi scassato della mullatiera. Felice come un bimbo col nuovo gioco, godo nell'impressionante capacità delle ruotone di macinare ogni ostacolo senza impuntarsi, passando su frane e una selva di boccioni. Ciclabilità della mulattiera con la 29? 90% con una 26"? 60% e dire che con la SX mi sembrava davvero di poter macinare tutto anche in salita! Godo. Non ho sprecato i miei soldi nel voler una 29. Non è stato solo un capriccio estetico.

Ma godo ancora di più per l'ennesimo premio all'audacia di voler esplorare. Non è niente di estremo né pericoloso, ma tutti passano giù in basso e non sanno neanche che c'è questa divertente e panoramica alternativa.
Che piacere sublime l'esplorazione...





Finalmente qualche titubante raggio di sole. I laghetti tanto d'una volta non sono grigi, ma si mostrano smeraldo e i prati, benché ancora in letargo, cominciano timidamente a mostrare i primi fiorellini. Si vede che la neve se n'è appena andata. Che strano. Sulle mie montagne alle stesse quote, appena va via la neve i prati sono distese di crochi bianchi, genziane e anemoni! Invece lì verso Livigno c'è da scendere ancora molto prima di trovare le distese di ranuncoli e botton d'oro e una miriade di altre specie variopinte appena sbocciate.



Perdo la mulattiera nei prati e scendo saltellando tra le rocce come la capretta di Heidi fino al primo laghetto.





Raggiungo l'imbocco del sentiero che indica "Sorgenti dell'Adda" e torno a godere un sacco, provando i tabletop sui dossetti [non c'è video che si rispetti in cui non facciano 'sti table! imparerò no?]. Il primo tratto è fantastico, poi si allarga eccessivamente, perdendo ogni poesia e assaggio la rigidità dei numerosi pini caduti, rischiando di farmi disarcionare: non si piega neanche la punta! E' presto per girar di qui. Devono ancora pulir i sentieri, mi ripeto.



Passato anche questo nanosecondo, la discesa è finita. Com'è possibile?! la salita è stata così lunga e dura!! Uff. Amen. Quantomeno è stata bella.

Qualche altro raggio di sole mi fa apprezzare i veri colori del lago di Fraele, i prati-moquette fioriti e mi concedo una veloce merendola a bordo strada, contemplando il lago, prima di rimettermi in sella.





Sulla carta, da casa, avevo previsto di salire nuovamente alla Malga di Trela, per scollinare però verso la vallata di Isolaccia. Non sapevo che quel breve tratto era così ripido e farlo due volte non è l'ideale, ma non mi perdo d'animo, anzi, vado sù a ritmi ancora più sostenuti, pensando che la Dorado non è poi così scomoda anche senza cercar un accrocchio per accorciarla. Tant'è che sorpasso un tedesco con una cannondale superleggera (che, 2 tornanti più sù, vedo spingere arrancando. Chissà da dov'è partito e dove deve tornare. Che brutto aver finito le forze! Spero di averne io fino alla fine del giro!)

Le mie amiche a Semogo continuano a chiamarmi per sapere se son vivo e a che ora arrivo. Miii... che stress. Pedalopedalopedalo.

Tornato alla Malga di Trela, vedo un gruppo di bikers che sale nella direzione da me percorsa prima (allora non sono l'unico scemo). Stavolta però io salgo a sinistra, verso le Bocche di Trela, tra le marmotte magre che mi guardano curiose. Il sentiero che in mappa mi faceva presagire una lunga passeggiata, spingendo la bici con difficoltà, invece è ripido ma pedalabile, raramente sconnesso e stupendamente senza impronte di bici.
Non sarò il primo a passar di lì, ma il piacere di scappare dal carillon è sempre grande. Avevo letto troppe recensioni del giro Trela-Alpisella. Nessuna sulle Bocche di Trela.



L'ambiente non è molto vario, ma le marmotte fanno sorridere e lo spettacolo che si gode dal passo ripaga la fatica di arrivar fin lì: tutta la vallata piena di dettagli che attirano l'occhio, stupendomi con contrasti di luci e ombre, morbidezze e rocce crude, pascoli macchiati di giallo, baite e scure pinete, conche, balze, ruscelli serpeggianti come le sterrate che collegano gli alpeggi...



Purtroppo non c'è tempo, pioviggina di nuovo, prima di far riapparire un po' di sole e la brama di scoprire questo nuovo trail sconosciuto mi fa salire l'adrenalina.
La traccia è sottilissima, a volte si perde nel prato, poi si riprende col fiuto. E' stupendo! Il panorama continua a svelare scorci nuovi, il sentiero è finalmente un sentiero stretto, non un'autostrada! Si serpeggia veloci a mezzacosta, toccando poco i freni, driblando i sassi portati dalle slavine (sciolte), qualche contropendenza, niente di molto tecnico, ma il flow non banale che piace a me. Che godimento...











Anche stavolta lo spirito esplorativo ha dato i suoi frutti succosi.



Raggiungo delle baite dopo un po' di free, visto che s'era perso il sentiero, come previsto, ma la traccia zigzagante che scende vista in cartina è una sterrata. Pazienza. Sui prati sembra che si siano rovesciati molti bauli dei pirati, tanto scintillano d'oro giallo delle ranuncolacee.







E' tardi. Alle 18 devo essere alla macchina e non ho tempo di cercare alternative sentierose; e allora giù a fionda sulla sterrata, ma subito buco. Dannaz. Metto la pezza e con la pompetta che ho, mi sembra di far le seghe a un criceto. Si fa tardi a gonfiar il mio canotto da 29, quindi opto per un taglio strategico giù per i prati-moquette, ripidi con dossetti e conche inzuppate. Godo ancora.





Arrivato alla Decouville, ingrano i rapporti più duri e, con energie che non sapevo d'avere, spingo come un treno per arrivare in fretta alla macchina e fiondarmi da chi mi aspetta.



6h30' compreso spuntini, 65 foto (ne uploadderò qualcuna), copri-scopri-copri-scopri multipli per pioggia intermittente e una foratura pezzata... tutto abbastanza di corsa.

Bel giro.
Molto soddisfatto soprattutto da tutto ciò che non era scritto da nessuna parte.
Freeride. I LOVE IT!
 

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Il sabato mattina presto vado a farmi una corsa a piedi verso Arnoga, scovando mulattiere e sterrate che mi sarebbero poi servite domenica.
Il sontuoso pranzo nunziale finisce alle 19e45. So che il giorno dopo dovrò darci dentro per bruciarlo.

Sole e pioggia tutto il giorno. Forte pioggia nella notte. Previsioni pessime verso sud. Solo in alta valle c'è qualche possibilità di schiarita.
Con Muldox rimaniamo per un aggiornamento al mattino successivo.

Le opzioni sono poche, vista la neve a bassa quota. Val Mora? Giro del Monte Scale? di nuovo sù di là no... voglio cambiar prospettive. Verso Livigno non saprei cosa fare. Più giù in valle piove. Andrò nella Val Viola a veder un po' di laghetti, sperando poi di aver begli scenari dal Passo. Al ritorno magari trovo una variantina. Nell'angolo della mappa si vede un sentiero zigzagante stretto nel bosco, che non capisco se si riesce a prendere dalla Val Viola o no... boh. Vedrò sul posto.

5 Giugno - mattino - Val Viola
Alle 8 Muldox mi dice che giù piove e rimane in branda. Io sù invece vedo sprazzi di sole, mi preparo, colazione e via. Parto in bici direttamente dall'Hotel a S. Carlo e salgo un po' per asfalto e più per sterrate (scoperte sabato) fino ad Arnoga, entrando subito in temperatura.





E' tutto madido di pioggia e scintillano i prati quando un sorriso di sole appare tra le nuvole capricciose. Il cielo non sa cosa vuol fare. Appena sembra aprirsi, subito cambia idea e rimane convulsamente coperto a lungo.

Al Bike Hotel di Arnoga raccolgo qualche info e una cartina non tanto dettagliata, ma meglio di niente. Quella che mi ero preparato a casa con le carte svizzere non comprendeva la Val Viola, visto che non pensavo di andarci.



La salita in Val Viola è poco pendente e si viaggia veloci. Gli strappetti lasciano sempre una tregua. L'asfalto lascia spazio alla terra solo dopo un parcheggio circa ad un terzo della salita.
Sull'altro versante si aprono diverse vallate, ma tutte le cime innevate sono ammantate di nuvole che non lasciano intravvedere i profili aguzzi delle vette.



Lo sguardo scandaglia ogni scampolo di sentiero visibile sul fondovalle e cerco alternative a quelle suggerite. Individuo una possibile salita per la variante cattiva conclusiva e un sentiero abbandonato appena prima del laghetto prima del rifugio Viola. Bene.









Arrivo al primo lago. Due marmotte attraversano la strada e si fermano a guardami. Mi dicono "Che cacchio di bici hai?!". Le colpisco con due Kinder Pinguì e proseguo.





Finalmente riappare il sole a scaldarmi un po', ma l'entusiasmo è tanto veloce a venire quanto a sparire, portato via dal vento gelido, insieme al sole.
I laghi increspati non possono che riflettere il bianco-grigio del cielo.



Quanto devono essere belli quegli occhi azzurri quando il tempo è sereno!
Non stavolta.
I rododendri sono ancora addormentati, i mirtilli piccoli e rossi; i lamponi sentono l'estate lontana. Allora sono io che sono fuori stagione!

La salita al passo è inizialmente liscissima, appena restaurata; poi si fa più sconnessa.



Ad ogni giro di pedale si vedono nuovi laghetti, che non posso far altro che immaginarli blu, da cartolina. Che giornata triste e fredda!



Arrivato al passo, seguendo le indicazioni per la mtb, la vista verso la Val da Camp e Val Poschiavo è chiusa in sù dalle nuvole basse e in giù da numerose balze rocciose. Li mortacci.





Decido di salire sul monterozzo che c'è tra il "passo pedonale" della vecchia mulattiera e il "passo ciclabile", sperando di aver vista migliore verso ovest.
Niente. Le creste basse si inseguono senza lasciarmi soddisfare la curiosità di veder il fondovalle. Però salendo sulla montagnetta, scopro altri bei laghetti.



Sono sudatissimo. Un'ora e mezza pronosticata dal gestore del Bike Hotel da Arnoga al Rifugio: invece c'ho messo un'ora e 20 da Arnoga alla cimetta tra i due passi. D'altra parte se al pome dovevo essere a Sondrio per un giro con Muldox, dovevo muovermi!



Si mette a piovere. Tanto il vento gelato non mi avrebbe permesso una sosta là sopra. Mi corazzo, k-way e giù free tra le rocce, fino alla mulattiera; 100m "in", poi mi butto "off", per le morbide pendenze dei prati bassi, zuppi, costellati di sassi buche e ruscelletti, disegnando traiettorie libere e spensierate (c'è poco da frenare).



Mi rifugio nel rifugio Viola ad aspettare che finisca l'acquazzone.
"Polenta e salsiccia 5€", "Polenta e formaggio 5€"... maledette tentazioni!! sono le 11e45... potrei aspettare un attimino e soddisfare la mia porcellosità, ma no... cacchio, sto tirando come uno scemo per smaltire il pranzo del matrimonio di sabato! Non posso cedere! Azz... è stato più faticoso rinunciare a questa mangiata che non salire fin qui!
Chiedo qualche info al gestore, che mi sconsiglia un sentiero pieno di rocce, che ora è sommerso dalla neve e mi indica la retta via. Nulla di nuovo.

Con un sentiero mi collego dal rifugio alla sterrata che costeggia il primo grande lago delle marmotte; al termine della quale mi butto fuori dalla retta via, riscoprendo la vecchia mulattiera abbandonata. (Ormai sono un patito della ricerca delal viabilità storica!) Un sacco di sassi e acqua piovana renderebbero disagevole la discesa, se non avessi una forcella mangiatutto.
Asfaltato virtualmente anche questo tratturo dimenticato [come godo quando espoloro! non s'era capito, n'è?], con anche un bagliore fuggente di sole, mi porto al Rifugio CAI dell'Alpe Dosdé su una sterrata.



Il sentiero successivo alterna tratti lisci pianeggianti ad altri più pendenti e scassati, sui quali è possibile fare dei tagli su lastroni di roccia non troppo bagnata, con una certa cautela.
Nulla di entusiasmante.
Poi ancora sterrata, poi sentiero poco ciclabile, poi sterrata... bla bla. Riprende a piovigginare, ma si vedono ampie schiarite tutt'intorno.



Sarebbe il momento di cominciare a salire verso la deviazione per la discesina tornantinosa, ma è mezzogiorno passato e se Muldox mi dicesse che a Sondrio non piove, devo arrivare velocemente alla macchina: preferisco fare un giro bagnatino in compagnia che un'altro da solo con un po' di sole, quindi tiro dritto verso Arnoga.
Pochi minuti dopo infatti Muldox mi chiama, dicendo che si può andare a far un giro verso casa sua o il Tracciolino. Magari c'è anche Zergio.
Molto bene.

Pedalo ancora a manetta fino ad Arnoga, poi mi inerpico ancora in piedi sui pedali verso il Foscagno per qualche centinaio di metri, volendo evitare discese ovvie. Quando il pendio sembra favorevole e c'è uno spazio nel guardrail, mi fiodo per un prato, mi aggroviglio nella boscaglia, raggiungo una sterrata, la taglio, ripido, droppino, poi lascio di nuovo la sterrata, trovo un sentiero abbandonato malmesso e giù fino ad incrociar l'asfalto. Toh, proprio di fronte alla sterrata che ho percorso al mattino.
Tre stradisti salgono e mi guardano straniti, con l'aria di chi vede un marziano "ma da dove sbuchi?". Sorrido sornione e giù ancora a tutta velocità, cercando però qualche mini-deviazione per scoprire ancora qualche angolo intorno alla linea conosciuta che in breve mi riporta a San Carlo.
Dei lavori in corso mi costringono ad un ripido che arriva al terrazzo di un casa in costruzione. Ehm... palpeggio i gradini della scala con un piede per vedere se il calcestruzzo è duro... è duro... quindi scendo e sparisco.




Rapidissimamente carico tutto in macchina. Puzzo come un cammello.
Passo a salutar gli sposi in partenza e mi metto in coda sulla statale dello Stelvio per raggiungere Muldox.

Alle spalle 50% azzurro e 50% nuvolette. Davanti grigio uniforme e coda.
Avrò fatto bene? mmm... vabbeh, mal che vada ci si beve una birra e si fa una chiacchierata, tanto un giretto me lo son sparato cmq.

Code infinite, traffico in stile tangenziale di Milano alle 7. Scrosci violenti si alternano a pause in cui scrutare il cielo cercando un utopico spazio azzurro. No no... è tuuuutto grigio. Che scazzo.
Entro un salto in un supermarket aperto per prendermi una pagnotta per finire il salame piacentino mentre sono in coda. I 2 Kg di ciliege che avevo raccolto giovedì sera sono impietosamente ammuffite tutte. Boia faus!

Raggiungo Muldox a Molveno per far un giretto breve in un'ipotetica finestra d'asciutto, senza andar al Traccioilno a prendere altra acqua.
Piove.
Piove.
Raggiunta la partenza del giro, ci mettiamo a chiacchierare al riparo di un albero, ma la pioggia è forte. Ci rifugiamo in macchina, senza limonare, a chiacchierare all'asciutto, aprendo periodicamente le portiere per constatare che la nuvola fantozziana è grande come tutta la vallata e si è innamorata di Molveno.
Passa un quantitativo di tempo imprecisato e ad un certo punto gettiamo la spugna (fradicia) e optiamo per un ritorno a casa con le pive nel sacco: il terreno non è tipo Sestri Levante né Vigezzo, quindi scendere sul saponette muschiate non è saggio né divertente.

Piove.

Trovo una messa in un paesello, uscendo per un po' dalla lunghissima coda, e quando esco splende un sole incoraggiante.
Mi rimetto in coda. Zzzz.
Non conosco per niente la zona e non ho mappe.
Decido di puntare a Bellano, dove quantomeno avevo studiato abbastanza la cartina a casa e ho dei barlumi di memoria per non andare completamente a caso.
Muldox mi aveva sconsigliato quelle mulattiere, perché sono un inutile tormento di gradini. Ma io spero di scovar qualche altro sentiero, visto che finora sono stato appagato dagli azzardi esplorativi.


5 Giugno - sera - Noceno-Bellano

La coda mi porta a Bellano alle 19e05 e parto dal paesino poco sopra, dove mi pare sbuchi una mulattiera vista in mappa. Non la trovo, ma mi fido della memoria.



Punto verso il Monte Muggio. Non mi ricordo quanto è alto. 1200m? 1400m? Boh. Stimo che avrò circa un'ora e 20 prima che il sole si inabissi dietro le montagne dall'altra parte del lago. Però intanto io salgo e "allungo" la giornata in quota, quindi... potrei forse farmi la cersta bella della vetta su sentiero e al limite scender su asfalto quando è buio... uhm...
Mentre questi pensieri si affollano nella mente, accaldato pedalo a tutta velocità su questa salita, col sangue che pulsa nelle tempie e l'occhio che continua a controllare l'ora e l'altimetro. Non ho le energie della mattina appena sveglio e nemmeno la giornata davanti. Penso che avventurarmi in un'esplorazione solitaria a quest'ora della sera sia assolutamente insensato e pericoloso.



Fa caldo, sono fradicio di sudore e paonazzo... e mi do del deficiente ad aver portato la maglia (che non avevo portato al mattino a 2500m col vento gelido, che per precauzione non sarebbe stata proprio inutile) e aver dimenticato i paragomiti.
Ormai sono qui, è tardi e sto dando l'anima.

Ma non si avvicina mai quel caz di paesino?! dove inizia la salita al Monte Muggio? in ogni caso il sole è più veloce a scendere delle mie gambe a salire. Abbandono l'idea di andar fino in alto e mi pongo l'obiettivo di raggiungere quel cavolo di paesello, che sembra caratteristico e panoramico. Da lì passava un sentiero, mi pareva. Ne ero sicuro.

Arrivato finalmente ad un altro paesino di cui non ricordo il nome (e non ho voglia di andarlo a cercare), vicino ad una chiesetta c'è un pannello a ciambella con indicate tutte le cime che si vedono. Cerco subito il Monte Muggio... quasi 1800m.. ettecredo che non si avvicinava 'sta cima in 3/4 d'ora di pedalata, per quanto furiosa...
A quel punto mi sovviene anche un passaggio della relazione proprio di Muldox che descriveva un giro sul monte Muggio, parlando proprio di 1800m...
"Kicco, bravo scemo". :-P
mi consolo col fatto che non avevo alternative plausibili, senza mappe, senza guida, senza tempo.

La Grigna è là dietro, a sinistra.

Piano B: chiedo info ad un reticente gruppo di persone davanti ad un bar: mi indicano una mulattiera che sale a Noceno che "dopo pochi gradini qui in paese, poi è praticamente in piano". Scettico, mi fido, giusto per non fare ancora asfalto.
E sticazzi il "piano". 22-36 e cuore a ritmo di rave party. Con calma, forse non sarebbe stata percepita così ripida e sfiancante. Ma il grafico dell'altimetro non mente: sto guadagnando quota in fretta. Ma questo sole bastardo è più veloce di me, aiutato dalle nuvole!

Quasi 700m di dislivello in 55 minuti a fine giornata mi son sembrati un'impresa.
Arrivo a Noceno abbastanza preoccupato per tutte le incognite che mi attendono insieme alla sera incalzante.
Trovo un tipo barbuto e burbero a cui chiedo info per i sentieri: mi dice che ce n'è uno solo ed è ripido e pericoloso. Bene. E' quello che cercavo!

Faccio una capatina nel paesino a far due foto. E' carino, con vicoli stretti, solo pedonali, scalini, gigli e una fontanella.







La luce sta scemando. Uff. Mi mangio una banana per non portarla giù spappolata nello zaino e per non aver crisi di zuccheri ed essere lucido in questa avventura. Mi corazzo e parto veloce.

Appena esco dal paesino, il cartello di legno marcio e l'erba alta che sommerge il sentiero spengono ogni entusiasmo.
Il "sentiero" è proprio la mulattiera pessima di cui parlava Muldox.
Erba alta tra i sassi bagnati. Tornanti difficilmente individuabili. Canaline nascoste nell'erba. Una schifezza.
Spero che nel bosco la situazione migliori, mancando l'erbaccia...
Mavvaaa'... PEGGIO!
Il sole dev'essere comparso tardi e non è asciugato niente, neanche per finta.
La mulattiera lastricata è viscidissima. Slittano entrambe le ruote, facendomi cacar sotto in diverse situazioni (soprattutto nei tanti tornantini chiusi con via di fuga nel burrone). Che merda.
E' sempre più buio e il sentiero è spesso molto ripido.



Anche quando non è ripidissimo, la viscidezza del fondo mi costringe a piedi (rischiando di cadere anche a piedi). Le gomme non sono all'altezza della situazione; ma credo che anche con delle Michelin DH 16 non avrei avuto abbastanza grip per star tranquillo.
Si scivola da matti. E la mulattiera sarebbe una menata anche da asciutta. Divertente come un documentario in polacco sulle case di riposo del Polesine.
Ma non è asciutta. Per niente! E' un acciottolato di saponette Dove.
In alcuni meandri del bosco sembra notte. Non si sa dove mettere le ruote, ma non importa, tanto c'è poco da scegliere... il sapone poi ti sposta dove vuole lui.
"Ma proprio le gomitiere dovevo dimenticare?!"
Non ho paura, ma saggiamente faccio alcuni passaggi scivolando con le suole, bici a fianco, senza cercar di far l'eroe in sella.
Sono solo stufo.



Finalmente si arriva ad un alpeggio e si apre una bella vista sul lago. Un sentiero in falsopiano verso nord è molto invitante, ma sono già parecchio lontano da Bellano. Devo trovare un diagonale che mi riporti alla macchina.







Trovo la traccia in fondo al pascolo: forse è finito questo tormento!
No.
Rientrando nel bosco mi trovo altri passaggi impraticabili per viscidezza e pendenza. Fanculizzando la mia ostinazione a non andare a casa direttamente, senza fermarmi a Bellano, raggiungo finalmente una parvenza di tranquillità, con la mulattiera che diventa più umana, fino a sbucare sull'asfalto.
Senza pensarci un secondo attraverso la strada e continuo ora tra le case, su un bel balcone con pergole e terrazzamenti. Il sentiero diventa sempre più stretto - rischio di finire nei rovi cadendo da un terrazzamento (ci sarebbe mancato solo quello!) - ma va nella direzione giusta. Ovviamente è un vicolo cieco. Mmmm! Numii!



Torno tra le case e ritrovo la mulattiera che scende.



Ritrovo l'asfalto. Credo di essere arrivato "giusto". Ora non so se la macchina è parcheggiata più sù o più giù. Non mi ricordo neanche il nome del paesino in cui l'avevo lasciata. Pazienza; seguo l'istinto, pedalo ancora forte in salita e arrivo a destinazione.

Che minkia di giro...
C'ho messo più tempo a scendere che a salire. Mi son tirato il collo ad andar sù e la discesa non mi ha dato mezza soddisfazione.
"potevo andar a far il giro in Val Mora o del Monte Scale..." ma no dai.. è andata così e basta. Non mi son fatto male, ho bruciato tutto il pranzo nunziale e ora mi mancano solo 2 ore ad una doccia.
Carico tutto in macchina e mi immergo nel traffico del rientro, con vacanzieri, incidenti e lavori in corso. Alè.
"Dai che domani alle 8 sono già in cantiere!"

Insomma... serata un po' del czz.




Però ho fatto il pieno di emozioni. Nel complesso il weekend è andato bene.
Ma... NOCENO-BELLANO... meglio su asfalto!
 

turbolince

Biker superis
11/9/05
322
-1
0
51
Milano-Postalesio
mtbtour.it
Bike
Enduro+Epic
Acc noi abbiamo fatto lo stesso giorno Livigno, Alpisella, Alpe del Gallo Val Mora, passo Trela, Livigno, sono 55 km e 1955 metri, e sabato il camanel e una ricognizione ai lavori del Park. qui c'è la traccia Gps con foto che raccomando vivamente di tenere nei preferiti http://bit.ly/trail-della-libidine
Dato che sabato prossimo andiamo su con una dozzina di amici occorreva fare una ricognizione ... noi nel park ci siamo solo domenica sabato faremo sto giro chi volesse pedalare enDURO ...
 

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