kavillo

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ROMANO DI LOMBARDIA
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Bisognerebbe avere i dati per ogni produttore, così si generalizza. Moltissimi marchi producono in Italia e uno dei principali fornitori di tessuto tecnico di tutte i brand mondiali é la MITI di Urgnano (BG).

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Biker nirvanensus
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L'azienda "familiare" ha zero costi di marketing, lavora con margini bassissimi e vende il 90% della produzione in Italia,
È esattamente quello a cui facevo riferimento.
Quindi i "savings" li deve fare sulla qualità del prodotto, sulla lavorazione, sulla pelle del cliente in definitiva.
Infatti i marchi che ho citato guadagnano e possono investire anche in design e qualità.
Investimenti impossibili per le aziende locali.
Che piaccia o meno, questo è il prezzo della globalizzazione.
Ma aldilà della analisi dei costi, che rimane solo un esercizio accademico, come consumatore io guardo a ciò che compro e a quanto lo pago...
Poi se voglio sostenere le piccole aziende senza fare queste considerazioni, puramente economiche, sono libero di farlo.
Ma è come iscriversi al WWF
 

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Biker nirvanensus
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Tocchi un argomento interessante.
Il tessuto viaggia dall'Italia fino a dove viene fatta la confezione. E poi torna indietro come capo finito.
E chi ci guadagna sono quelle aziende che hanno "delocalizzato".
Questi sono casi misti. A metà strada.
Ma definirli Made in Italy a volte è difficile
 

kremer

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29/11/15
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Io intendevo proprio il contrario, considerando che il marketing per un'azienda di abbigliamento é uno dei costi maggiori, una piccola azienda locale che li azzera ottiene risparmi enormi. Ovviamente così facendo non diventerà mai un colosso mondiale, ma credo non sia nel loro interesse.
Poi bisognerebbe sapere quanto contano le economie di scala nella produzione di abbigliamento, a naso ti direi che contano poco, ma non ho dati certi su questo.
Insomma alla fine direi che i piccoli produttori (in genere) non risparmiano sulla pelle dei clienti, almeno non più di quanto lo fanno i grandi.

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Biker nirvanensus
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Insomma alla fine direi che i piccoli produttori (in genere) non risparmiano sulla pelle dei clienti, almeno non più di quanto lo fanno i grandi.
Non credo che qualcuno mi faccia dei regali.
Non me li fa Fox e nemmeno Rosti (che nemmeno sapevo esistesse fino a oggi).
Tutte e due le aziende, indipendentemente dalle dimensioni, puntano al proprio profitto e al mantenimento dell'immagine positiva del loro brand.
Come questo possa fare comodo a me come cliente/consumatore sta a me valutarlo. E, se possibile, trarne vantaggio.
Alla fin fine chi mi assicura una ragionevole qualità a un onesto prezzo ha conquistato la mia attenzione di acquirente.
È un fatto che i marchi che ho citato sono conosciuti da tutti. Come pochi o nessuno conoscono Rosti (mi scuso per continuare a citarli ad esempio).
A un'analisi finale sembra che i primi abbiano ottenuto ciò che si prefiggevano.
Mentre il secondo sembrerebbe destinato a un lento, ma inevitabile, oblio.
 

kavillo

Biker ciceronis
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ROMANO DI LOMBARDIA
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Rosti é uno dei tanti marchi che lavorano molto sui kit personalizzati per le squadre, questo é un altro fattore da considerare, la maggior parte dei loro ricavi viene (penso) da quel tipo di business. Se non ricordo male Rosti fornisce i kit per AG2R La Mondiale e ha fatto parecchio marketing al TDF.

Sulla qualità non vedo grandi differenze rispetto ad altri marchi, per quanto riguarda abbigliamento XC, usano gli stessi tessuti e gli stessi fondelli (tralasciando i top come assos). La differenza é su abbigliamento AM, su queste discipline i piccoli praticamente non esistono.

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